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Realtà psichica, realtà digitale: un’integrazione possibile? Report di S. Bonavita M.L. Califano

1/07/24
Eventi

Realtà psichica, realtà digitale: un’integrazione possibile?

Report di S.Bonavita M.L.Califano

Lo scorso 23 febbraio 2024 si è tenuto a Benevento, presso il Complesso Sant’Agostino dell’Università̀ degli Studi del Sannio, il Convegno intitolato “Realtà̀ psichica, realtà̀ digitale: un’integrazione possibile?”.

L’evento è stato organizzato da: Università̀ degli Studi del Sannio, Gruppo Sud-Progetto Psicoanalisi e Periferie della Società̀ Psicoanalitica Italiana (SPI), Ordine dei Medici di Benevento, Fondazione Intercultura, nonché patrocinato dal Centro Napoletano di Psicoanalisi e dal Comune di Benevento. L’evento ha coinvolto referenti scientifici provenienti da differenti discipline, che si sono confrontati sul complesso tema dei rapporti tra l’umano e il virtuale, dando vita ad un dibattito arricchente, stimolante, e ancora aperto a riflessioni future.

I saluti istituzionali sono stati formulati dal Rettore G. Canfora, che ha anche proposto ampie riflessioni sul tema del convegno, e dal Sindaco C. Mastella. Il Dr. R. Musella ha portato i saluti della SPI e la Dott.ssa A. Catanzaro, come coordinatrice del Gruppo Sud Progetto Psicoanalisi e Periferie, nei suoi saluti ha illustrato le finalità di questo Progetto SPI. Il Dr Ruffino, Segretario Generale della Fondazione Intercultura, ha portato i saluti dell’associazione da lui rappresentata.

La Dott.ssa M. L. Califano, (Psicologa Psicoanalista, Ordinario SPI- IPA, Ordinario SIPP) ha aperto i lavori, introducendo la questione dell’inarrestabile rivoluzione digitale che, avviatasi negli anni cinquanta, ha dato luogo ad importanti conquiste in molti campi del sapere. Essa ha contribuito allo sviluppo scientifico ed economico degli ultimi decenni e generato un cambiamento epocale nelle modalità di lavorare, relazionarsi e vivere. Molti settori, tra cui quello psicoanalitico, ha ricordato la Califano, hanno accolto l’uso degli strumenti digitali, di cui risultano tuttavia ancora da valutare appieno gli effetti e i rischi di snaturamento della pratica clinica stessa. Tra gli impatti dei mutamenti tecnologici intervenuti, la Califano ha segnalato l’emersione di nuove problematiche legate ai diritti digitali, alla protezione dei dati, ai furti di identità e al cyberbullismo.  La Dottoressa ha evidenziato l’interdisciplinarietà del dibattito su questi temi, e invitato gli esperti coinvolti ad un confronto su opportunità e insidie insite nelle innovazioni digitali.

Il Dott. R. Galiani (Psicoanalista SPI IPA, Professore Associato Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”) ha guidato, come chair, i lavori della 1°sessione del Convegno, introducendo i contributi dei vari relatori.

La Dott.ssa G. Zontini (Psichiatra Psicoanalista, Ordinario AFT SPI IPA,) ha tenuto il primo intervento dal titolo ‘Il virtuale: oltre il principio di realtà” e ha proposto un’interessante similitudine tra il funzionamento psichico e i mondi virtuali, considerando l’apparato psichico alla luce della sua funzione virtualizzante e creatrice di rappresentazioni. È proprio in virtù della capacità rappresentativa della realtà materiale esterna, mediata attraverso gli organi di senso, che la realtà psichica risulta essa stessa virtuale, ha sottolineato la Zontini. Soffermandosi sui fenomeni di accelerazione e proliferazione dei mondi virtuali, la Zontini ne ha segnalato le ricadute sull’apparato psichico e sull’ambiente circostante, citando tra tutte l’alterazione della corporeità, l’insorgenza di problematiche etiche e di responsabilità sociale. Ne ha sottolineato l’impatto sul linguaggio, ponendo interrogativi che restano insaturi ed aprono questioni ancora tutte da esplorare.

A seguire il Dott. C. A. Visaggio ( Professore Associato di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni, Università degli Studi del Sannio), nel suo intervento “Disinformazione e ingegneria sociale, quando a essere attaccato è l’uomo,” ha affrontato il tema della verità e le sue evoluzioni storico culturali, soffermandosi sul concetto odierno di post-verità, e sulla perdita di valore nell’opinione pubblica dell’oggettività dei fatti, a favore del predominio di aspetti meramente emotivi e interpretazioni di quegli stessi fatti. Proponendo varie esemplificazioni, Visaggio ha evidenziato l’impatto inarrestabile del fenomeno della digitalizzazione nell’epoca contemporanea e il sempre più stretto rapporto tra esseri umani e macchine. L’evoluzione dell’IA, in continuo affinamento, starebbe fornendo, ha segnalato Visaggio, strumenti atti da un lato ad alterare la realtà, attraverso la generazione di contenuti mistificati e la diffusione di falsa informazione, dall’altro a manipolare le persone, orientando valori, credenze e comportamenti umani. Visaggio ha concluso il suo intervento con una citazione di Claude Shannon che stimola ad una riflessione sui rischi connessi al futuro digitale, convocando la sensibilità dell’ascoltatore su questioni di tipo etico e morale, e sui temi dei diritti e della libertà.

Il contributo del Dott. R. Musella (Psichiatra Psicoanalista, Ordinario AFT SPI – IPA, Segretario Nazionale SPI) con la relazione ‘Orizzonti della realtà (freudiana)’ si è concentrato sul concetto di realtà psichica, illustrato attraverso il ricorso all’esemplare caso clinico di Freud ‘L’uomo dei lupi’ del 1918 e la relativa interpretazione del famoso sogno che da il nome al caso. Ripercorrendo lo sviluppo del lungo lavoro interpretativo freudiano, Musella ne ha descritto l’avvicendamento delle posizioni teoriche: dall’iniziale ricerca della veridicità della scena osservata e dunque dell’avvenimento reale traumatico precoce, ad un abbandono progressivo del primato della ricostruzione storica a favore dell’individuazione di un portato traumatico insito nella stessa fantasia inconscia. Il sogno stesso, ha ricordato Musella, diventa per Freud da appagamento di desiderio inconscio rimosso a motore perlaborativo di contenuti traumatici fantasmatici, in concordanza con la teoria ferencziana che riconosce al sogno una funzione traumatolitica. In conclusione Musella ha posto l’accento sulle origini dei fantasmi originari, ipotesi di derivazione culturale e genetica, riconoscendo una pre-esistenza alla realtà psichica e attribuendole una capacità di determinazione della realtà storica stessa.

La 2°sessione dei lavor la Dott.ssa E. Lamparelli ( Psichiatra Psicoterapeuta SIPAG), nella funzione di chair,  ha facilitato l’interazione tra i relatori successivi.

La Dott.ssa V. De Micco (Psichiatra Psicoanalista, Ordinario SPI – IPA) con il suo intervento ‘Il corpo in rete – Realtà, corpo, affetti nell’era digitale’ ha illustrato le profonde trasformazioni nella percezione e rappresentazione del corpo umano innescate dalle circostanze pandemiche. La dimensione corporea, secondo la De Micco, si è imposta nella sua dimensione biologico organica, al tempo stesso smaterializzandosi e ibridandosi con la dimensione tecnologica nella sua funzione amplificatrice fantasmatica. Parlando della creazione di un campo relazionale multiplo, La Relatrice ha sottolineato la connotazione irriducibilmente antropologica dell’umano, sin dalla nascita immerso in reti relazionali simbolico-linguistiche, evidenziandone gli aspetti di fragilità e impotenza, resi maggiormente evidenti dall’emergenza pandemica. Di quest’ultima la De Micco ha sottolineato le inevitabili ricadute registrate anche sulla pratica clinica, citando la difficoltà di tenuta di uno degli elementi fondanti la situazione analitica, il silenzio, nonché la perdita dei confini corporali che la rete virtuale, in quanto luogo-non luogo, avrebbe provocato. Le mutate condizioni, ha osservato infine la De Micco, impongono un necessario ripensamento dei corpi in relazione, contemporaneamente protetti/tenuti ma anche esposti/dispersi da una rete che seduce promettendo di sottrarre l’umano alla sua finitudine. Per ovviare a tali rischi attrattivi, la De Micco ha indicato la necessarietà di una presa di coscienza della caducità umana come condizione vitale e non difetto, pena il rischio di una liquefazione della realtà e di dissoluzione dello stesso corpo.

La Dott.ssa A. Iannitelli (Phd, Psichiatra Psicoanalista, Membro Associato SPI- IPA) nel suo intervento ha proposto una lettura dei Sistemi complessi in Psicoanalisi con una teorizzazione dimensionale all’Es, attraverso la costruzione di 5 dimensioni. La prima, la Dimensione Evolutiva, guarda all’Es come alla più antica istanza psichica, contenente elementi ereditari e filogenetici. L’Es potrebbe essere paragonato al caos primordiale da cui emerge la vita. La teoria evolutiva applicata all’Es permette di individuare tracce originarie, contribuendo alla comprensione dell’origine dello psichico. Per la Dimensione Plastica, L’Es possiede una plasticità che gli consente di adattarsi agli stimoli esterni. La talking cure può essere vista come un agente epigenetico che modifica le connessioni sinaptiche e i circuiti neuronali, favorendo il cambiamento psichico. La Dimensione Energetica considera l’energia psichica dell’Es fondamentale per la vita mentale. La psicoanalisi interverrebbe sulla sofferenza psichica mobilitando l’energia necessaria per l’adattamento e la sopravvivenza. Secondo la Dimensione Pulsionale e Somatica, le pulsioni nascono dai bisogni dell’Es e trovano una prima espressione psichica nella sua organizzazione corporea. La Dimensione Inconscia e dei Sogni, l’ultima, vede l’Es abitato dall’inconscio e fonte originaria di sogni come espressione di desideri repressi. Il sonno ha una funzione importante nella formazione delle memorie e nel consolidamento delle tracce mnestiche, organizzando l’apparato mentale e la costruzione della realtà interna. La Iannitelli ha terminato la sua relazione citando Freud quando ricordava la necessità di avere il coraggio di pensare cose nuove prima di poterle provare.

L’ultimo contributo della mattinata è stato affidato al Dott. F. Palombi ( Filosofo, Professore Ordinario Università della Calabria) che ha proposto, come suggerisce lo stesso titolo del contributo ‘L’inconscio digitale: considerazioni filosofiche’, alcune considerazioni sul tema dell’inconscio digitale, inteso come un nuovo tipo di inconscio che guida e indirizza i comportamenti umani, rendendo disponibile a terzi aspetti della vita individuale. Palombi ha citato tre differenti accezioni dell’inconscio: psicologica, filosofica e psicoanalitica. La prima ha scarse relazioni con la riflessione freudiana e risulta assimilabile al comportamentismo. La seconda rimanda alla ricerca fenomenologica sulla coscienza e alla sua struttura continua e baricentrica, equiparabile al concetto di preconscio. Dal vertice psicoanalitico, l’inconscio si caratterizza per gli aspetti di dinamicità e conflittualità rispetto alla coscienza, ma anche per la sua natura discontinua. Nell’approccio all’Inconscio digitale, Palombi ha proposto un’estensione del concetto freudiano, da interpretare come un’utile provocazione teorica per approfondire il fenomeno della digitalizzazione, e le complesse ricadute sociali ad esso imputabili. Tra esse, Palombi ha rimarcato le radicali trasformazioni che hanno investito anche il setting terapeutico, invitando ad un’attenta analisi fenomenologica che favorisca un utilizzo più consapevole degli strumenti digitali.

Dopo il break sono state avviate due tavole rotonde pomeridiane, di cui sono stati chair la Dott.ssa S. Cella (Psicologa Psicoanalista, Associato SPI- IPA), Professore Associato Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”), e il Prof. F. Vespasiano, (Professore Associato di Sociologia Generale, Università degli Studi del Sannio), già tra i relatori dell’evento.

Prima tavola rotonda

La Dott.ssa R. Gentile (Psicologa Psicoanalista, Ordinario SPI IPA esperta nella psicoanalisi dei bambini e degli adolescenti) ha presentato la sua relazione ‘Il digitale nella clinica’ e a partire da due esperienze cliniche accomunate dall’utilizzo dello strumento digitale ha sottolineato le potenzialità creative insite nella tecnologia, e sulle sue positive ricadute in ambito terapeutico. Il primo caso, relativo a un preadolescente con una storia traumatica, ha mostrato come il cellulare possa trasformarsi da impedimento comunicativo a elemento condiviso e mediatore, assumendo la funzione di contenitore spazio-temporale per l’esplorazione e lo scambio reciproco tra paziente e terapeuta. Fondamentale, ha sostenuto la Gentile, la specificità del vertice d’osservazione e la tenuta interna dell’analista, che, in contatto con il proprio controtransfert, può cogliere nessi, dare forma ai vissuti, tollerare incognite e frustrazioni, convertendo i limiti in opportunità di crescita e sviluppo. L’altra esemplificazione clinica riguardava una consultazione con una paziente avvenuta in videochiamata durante il periodo pandemico, nell’ambito di un servizio realizzato in accordo con il Ministero della Salute. Attraverso rimandi al caso, la Gentile ha evidenziato quanto l’assetto interno analitico e il controtransfert possano risultare uno strumento al servizio dell’analista per cercare di comprendere in senso ampio ciò che accade in seduta, anche quando la relazione è mediata dalla tecnologia. In conclusione la Gentile ha riconosciuto al digitale la necessaria funzione vicariante, da esso avuta al tempo dell’isolamento pandemico, considerandolo anche un prezioso ‘motore’ del potenziale adattivo e creativo degli individui. Nel caso del preadolescente la Gentile ha ipotizzato che l’uso del digitale avesse contribuito a sbloccare potenzialità inespresse del ragazzo, proiettandolo in una creazione di se’ che lo sottraeva alle sue condotte autodistruttive.  

Il Dott. R. Ruffino (Segretario Generale della Fondazione Intercultura) con il suo lavoro intitolato ‘Adolescenti, apprendimento interculturale e realtà digitale’ ha esposto le caratteristiche del progetto educativo all’estero concepito per ragazzi di 16-17 anni, nato nel secondo dopo guerra e volto a valorizzare il concetto di umanità attraverso l’interscambio tra culture differenti. Citando i risultati di un lavoro di Ricerca promosso dalle università di Bari e Torino, nell’a.a. 2011/2012, e gli atti del convegno successivo, “Il corpo e la rete”, Ruffino ha riportato che l’esperienza interculturale promuove i vissuti di inclusività e globalizzazione e che la pervasività della rete non sostituisce né intacca il piacere dell’esperienza corporale di immersione in una nuova realtà estera. La rete, ha spiegato Ruffino, pur scardinando il senso delle distanze geografiche, risulta non influire nella percezione del distacco dalla propria cultura d’origine e assolve principalmente alla funzione di bonding più che di bridging. In conclusione Ruffino ha enfatizzato la capacità della rete di incrementare la condivisione dei vissuti e moltiplicare la narrazione dell’esperienza, favorendo una cultura dell’e/e in sostituzione della cultura nazionalistica dell’o/o.

A seguire, l’intervento del Prof. F. Vespasiano (Professore Associato di Sociologia Generale, Università degli Studi del Sannio), nella sua relazione “Le relazioni sociali nell’epoca digitale” ha illustrato i concetti di relazione sociale e di rete sociale ponendo l’accento sulla capacità generativa di nuove realtà ad esse intrinseca. Confrontando l’evoluzione di internet dagli albori degli anni ‘90 ai giorni d’oggi, Vespasiano ha commentato il passaggio culturale e sociologico da una dimensione passata, in cui l’uso di internet era padroneggiato dall’utenza, alla dimensione attuale in cui la dinamica appare rovesciata. Attraverso riferimenti al concetto di Onlife e della società delle mangrovie, Vespasiano ha illustrato il nuovo habitat assunto dalla vita umana, a cavallo tra realtà virtuale e offline. Ha inoltre sottolineato il peso sempre maggiore del mito del centro mediato nelle relazioni di rete, come testimonierebbero le alte percentuali di utilizzo delle tecnologie digitali. Vespasiano ha evidenziato gli aspetti di manipolazione, orientamento, trasformazione e intrattenimento insiti nella rete, in cui la diffusione dell’individualismo si profila come nuovo modello di socialità, secondo un funzionamento ‘io-centrico’. In conclusione, rimarcando l’esigenza di un rafforzamento dei doveri e dell’etica, Vespasiano ha invitato ad attenzionare il tema della libertà nella sua accezione relazionale, come elemento centrale nel processo di assunzione della responsabilità sociale.

La Dott.ssa C. Mazzoni (Professore Ordinario Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”) presentando la relazione intitolata ‘Creazione e distribuzione del valore nei mercati digitali’ ha portato un vertice economico d’osservazione focalizzandosi sui mercati che trattano beni digitali e su nozioni chiave quali: il concetto di valore, ad oggi rappresentato dal numero di utenti/coproduttori di contenuti appartenenti alle community; la servititation, ossia il passaggio dalla semplice vendita di prodotti alla fornitura di servizi completi; il paradosso del valore, secondo cui un particolare bene immateriale, come la conoscenza, acquista valore proporzionalmente alla sua diffusione, risultando impossibile da definire e regolamentare. Rifacendosi ad Amazon, la Mazzoni ha illustrato l’attuale situazione del mercato digitale, dominato da oligopolisti che ne detengono il controllo. Essi, consapevoli della necessarietà di tutti gli attori coinvolti nella creazione di valore, si premuniscono di ricompensare gli utenti per la loro partecipazione, detenendo di fatto le modalità di distribuzione e appropriandosi di una quota di valore molto alta.

Infine, il contributo del Dott. C. Maiorano (Assegnista e Dottore di ricerca in Diritto Privato, Università degli Studi del Sannio) nel suo intervento dal titolo “Persona umana, identità e sistemi digitali” si è concentrato sull’evoluzione della nozione di soggettività, identità e capacità giuridica alla luce delle sfide poste dai sistemi digitali. Maiorano ha esplorato come la letteratura giuridica, a partire dagli anni ‘70, abbia promosso un ripensamento dell’identità umana, sostenendo un approccio meno rigido e più aperto alle variazioni individuali e sociali. Il Relatore ha sottolineato che la presenza pervasiva dei sistemi digitali rende inevitabile un riesame delle tradizionali dicotomie giuridiche tra titolarità ed esercizio dei diritti, suggerendo una rielaborazione del concetto di capacità giuridica che consideri le dinamiche temporali e relazionali. In questo contesto, l’identità non è vista solo come un dato statico, ma come un processo dinamico di definizione e auto-definizione, influenzato dall’interazione con le tecnologie digitali. Maiorano ha evidenziato l’impatto della digitalizzazione sulla rappresentazione dell’identità individuale, spesso frammentata e molteplice a causa della raccolta ed elaborazione di dati tramite vari canali. Tale fenomeno solleva questioni significative riguardo la correttezza della rappresentazione dell’identità nelle diverse arene sociali e giuridiche. In conclusione, Maiorano ha stimolato una riconsiderazione complessiva del ruolo del soggetto giuridico nell’era digitale, enfatizzando la necessità di adeguare le forme di tutela legale alle realtà emergenti, per garantire che esse riflettano adeguatamente la realtà multiforme e dinamica dell’identità personale nel mondo interconnesso.

E’ seguito un dibattito con la platea nel quale si sono affacciati quesiti e riflessioni relative ai rischi e alle ricadute insite nella rivoluzione informatica dei tempi moderni, quali la destabilizzazione, la pluralità e la frammentazione identitaria. Dagli scambi è emerso tuttavia un pensiero volto a valorizzare l’uso creativo del digitale, a favorire un’appropriazione attiva e non passiva degli strumenti tecnologici e ad accogliere le sfide che la transizione digitale ci pone, trasformando le minacce in opportunità.

La Dott.ssa M. Stanzione (Neurologa Psicoanalista Ordinario SPI, IPA, Rappresentante Gruppo Sud) ha concluso l’evento e ha offerto una riflessione sull’esperienza di spaesamento e di disagio dell’uomo tecnologico moderno, ‘preso nella rete’. Attraverso una disamina del valore e della funzione della tecnica, nata come strumento di compensazione del limite umano, la Stanzione ha evidenziato l’aumento quantitativo del primato tecnologico e il suo farsi progressivamente da mezzo a fine in sé, anteponendo la logica del fare sul contemplare, privilegiando l’informazione a discapito della comunicazione. L’ esteriorizzazione dilagante innescata dalla tecnica digitale, ha sostenuto la Stanzione, sembra aver prodotto una dissoluzione dell’anima psichica e un azzeramento delle differenze individuali e dello spazio-tempo, rendendo superflua la mediazione del lavoro psichico per restituirci l’immediatezza del piacere. In chiusura la Stanzione ha auspicato che la tecnica ‘non accada’ ad insaputa dell’uomo e, in opposizione al troppo pieno di parole e immagini che il mondo digitale riserva, ha invitato ad un ripristino del silenzio, inteso non come contrario della comunicazione ma come interstizio, spazio di attesa e riconoscimento dell’altro, in cui poter fare esperienza del lutto, della rappresentazione, del desiderio.

Nella chiusura dei lavori il Dott. Vespasiano, formulando i saluti finali, ha espresso i migliori ringraziamenti ai Relatori intervenuti per l’impegno profuso e al pubblico in sala e da remoto per la preziosa partecipazione, sottolineando l’ottima riuscita del Convegno, rivelatosi una significativa occasione di approfondimento, confronto e crescita.

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