Cultura e Società

“Il piacere è tutto mio(Good luck to you)” di S. Hyde. Recensione di P. Ferri

30/12/22
"Il piacere è tutto mio" di S. Hyde. Recensione di M. Montemurro

Paola Ferri

Il piacere è tutto mio (Good luck to you), 2022, UK,

con Emma Thompson e Daryl McCormack

Regia di Sophie Hyde

Il film descrive l’incontro tra una  matura vedova, insegnante (di Religione) in pensione e un giovane gigolò, e il possibile declinarsi di un interessante rapporto erotico- sentimentale.

Il film si svolge una una stanza di hotel, con un impianto molto teatrale, e mostra la bravura non inusuale di Emma Thompson, nonché la storica capacità degli attori inglesi, quasi sempre provenienti dal glorioso teatro britannico, di declinare emozioni e sentimenti in maniera profonda e apparentemente leggera, come fossero capitati lì per caso, in un crescendo di tensione che trasforma la situazione da quasi banale in molto intensa.

La protagonista è intorno ai 60 anni, vedova da non molto, dopo una vita dedicata all’amato marito, e all’insegnamento scrupoloso ad alunni pure considerati e attenti.

Assolda un giovane e bellissimo escort per provare piacere, per la prima volta, gli dichiara, nella vita. Ha già un elenco preciso delle richieste da fargli in ambito sessuale, e la meta sarebbe di raggiungere, finalmente, un orgasmo.

Il giovane è sensibile e attento, ed eseguirà senza problemi, restituendo alla signora il senso di qualcosa che deliberatamente o meno, si è sempre negata: il piacere.

Per la verità si dimostra un terapeuta pratico del sesso, potremmo dire. La sua funzione però non si ferma lì, ma assume una valenza terapeutica più intima e profonda e si avventura sul terreno che indaga inibizioni,  mancanza di stimoli, vite piatte e senza piacere, con figli considerati noiosi e affetti scontati.

La sessualità è una leva potente, e se i protagonisti non sono stupidi, diventa veicolo di emozioni profonde e di riscatto da una vita piatta e senza apparente colore. Questo succede alla ancor bella e affascinante signora, ma anche al giovane escort, che si rivela portatore di traumi non indifferenti che sono alla base della sua scelta lavorativa: madre anaffettiva, ambiente brutale, necessità di riscatto economico, ma anche bisogno di libertà e autoaffermazione, un po’ ingenuamente declinate, ma passibili di trasformazione se qualcuno potesse dargli una mano.

Quindi il rapporto diventa terapeutico per entrambi, e il sesso non è solo sesso ( peraltro ottimo ingrediente di felicità), ma è comunicazione, amore potenziale, comprensione e affetto. E’ rispetto e stima, e questo è a mio parere il punto forte del film, se pure declinato in una stanza d’albergo né bella né brutta, se pure tra due sconosciuti, se pure avrebbe potuto avere risvolti squallidi e pericolosi.

Certo è una favola, certo è body positivity, certo è un po’ magico, ma perché no? I due attori sono bravi nel rendere la situazione, ed Emma Thompson francamente straordinaria,

Dipinge assai bene il senso di solitudine che può cogliere una donna di una certa età, e il vissuto che abbiamo noi tutte quasi sempre verso il nostro corpo, soprattutto ovviamente a età avanzata: vergogna, pudore, rimpianto per la freschezza svanita, e la bellezza che si trasforma, paura di non poter più vivere l’intensità delle passioni, delle relazioni e della sessualità, in un rimpianto malinconico che può portare all’immobilità.

La Thompson coraggiosamente si mostra e si indaga, non solo sul piano estetico, si espone alla possibile derisione di un giovane tanto bello e in forze, ma lui non ne approfitta, perché ugualmente reso fragile dalla vita, e ugualmente esposto ai traumi che tutti ci riguardano, balli e brutti, giovani e anziani.

Il sesso diventa metafora delle difficoltà della vita e della loro possibile elaborazione; che ovviamente non può avvenire solo per via corporea, diciamo, ma fa del corpo un veicolo importante, perché la sua nudità può rispecchiare quella dell’anima.

Certo occorre che i due protagonisti abbiano sufficiente spessore psicologico, e nel film questo avviene. Certo è una favola, certo è una metafora, ma salutare per i nostri tempi saturi e vuoti, se non decisamente traumatici e violenti.

Sembra un Pretty woman a parti invertite, ma senza quel lieto fine, ossia il matrimonio, o un possibile duraturo rapporto tra i due. Ma l’Inghilterra non è Hollywood, e le donne non sono forse ancora così potenti.

Potrebbe in fondo essere la metafora dell’incontro analitico, che dura quanto deve durare per poi separarsi per sempre. Ma sappiamo che anche quella separazione non è semplice e pure, come diceva Donald Winnicott, che l’area dell’Illusione è da coltivare intensamente, per la sopravvivenza creativa, e quindi vitale.

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