a cura di Loredana Micati e Luciana Zecca
“È arrivato il momento di ristampare i vecchi articoli ma, essendo cambiato il mio punto di vista sul metodo psicoanalitico, non desidero pubblicarli nuovamente senza mostrare in cosa consista il cambiamento. Per quanti volessero leggere gli articoli, così com’erano stati originariamente stampati, gli articoli sono qui, ma ho aggiunto un commentario che comprende l’evoluzione del modo in cui sono cambiate le mie opinioni”. Wilfred Bion
Nel 1967 Bion pubblica Second Thoughts, testo geniale ma anche ambiguo e complesso.
Si tratta di una raccolta di articoli psicoanalitici, incentrati su casi clinici, già apparsi negli anni cinquanta: l’autore non vi apporta nessuna modifica, ma aggiunge, in fondo al volume, una lunga riflessione chiamata “Commentari”, in cui esprime cambiamenti di grande interesse avvenuti nel suo pensiero.
A cambiare non è tanto l’interpretazione dei casi clinici, quanto l’attitudine mentale che sottende l’interpretazione: Bion non considera più (diversamente da allora) i suoi resoconti come trascrizione fedele dei fatti accaduti, ma come trascrizione, espressa in parole, delle immagini sensoriali dell’analista in rapporto ai processi mentali del paziente.
I resoconti clinici, dunque, dovrebbero essere riconsiderati come formulazioni verbali di immagini sensoriali costruite per comunicare in una data forma (sensibile) qualcosa che in origine venne, probabilmente. comunicato in un’altra.
Ciò in virtù della sua convinzione che la memoria (su cui i resoconti clinici necessariamente si basano) nasce dall’esperienza sensoriale, mentre la psicoanalisi si occupa essenzialmente di esperienze non sensoriali.
In ogni resoconto di seduta, quindi, del tutto indipendentemente dalla tempestività di trascrizione, la memoria dovrebbe secondo Bion essere considerata solo come comunicazione figurativa di un’esperienza emotiva.
Wilfred Bion, uno dei massimi teorici della psicoanalisi, nacque nel 1897 a Muttra, nelle Province Unite dell’India. All’età di otto anni venne mandato in collegio in Inghilterra, e in India non tornò mai più, conservando però per sempre un forte attaccamento per il paese in cui era nato. Finita la scuola superiore, si arruolò come allievo uffciale carrista, combatté nelle Fiandre durante l’ultimo anno della Grande Guerra e fu decorato al valore militare. Dopo la guerra, si laureò in storia all’Università di Oxford, insegnò per un breve periodo, e si laureò in medicina all’Università di Londra. Solo allora iniziò a interessarsi di psicoterapia, frequentando la Tavistock Clinic a partire dal 1932. Nel 1938 intraprese un’analisi con John Rickman, interrotta dallo scoppio della seconda guerra mondiale e poi definitivamente abbandonata in seguito al fatto che Bion e Rickman, in quanto psichiatri militari, si trovarono a lavorare insieme all’ospedale militare di Northfield, luogo in cui Bion cominciò a sviluppare la teorizzazione sui gruppi. Nel 1945 Bion intraprese un’analisi con Melanie Klein e divenne rapidamente figura di spicco nella Società Psicoanalitica Britannica (Direttore della Clinica Psicoanalitica londinese dal 1956 al 1962 e Presidente della Società dal 1962 al 1965). Si trasferì a Los Angeles nel 1968 e tornò in Inghilterra pochi mesi prima di morire nel novembre del 1979.
Loredana Micati, analista con funzioni di Training della SPI, ha scritto articoli sulla sessualità femminile, la psicosi, la perversione, la mente e la realtà, comparsi su: Rivista di Psicoanalisi, International Journal of Psycho-Analyisis, e Revue Française de Psychanalise. Nel 2014 ha pubblicato un romanzo: Don Riccardo
Luciana Zecca è medico, psichiatra, membro associato della SPI.
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Leggi la conversazione con Loredana Micati e Luciana Zecca a cura di Doriano Fasoli