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Attorno alla psicoanalisi. Recensione di F. Barale

8/05/20

“Attorno alla Psicoanalisi”, Paul Ricoeur

Cura e introduzione di Francesco Barale. Postfazioni di Giuseppe Martini e Vinicio Busacchi .

(Jaca Book, 2020)

 

Recensione a cura di Francesco Barale

 

In tempi di coronavirus e malgrado mille difficoltà, Jaca Book stampa questo Attorno alla Psicoanalisi di Paul Ricoeur, per la collana Psyché (in cui è già comparso L’ascolto e l’ ostacolo, di Fausto Petrella); operazione editoriale impegnativa, di cui va dato merito alla casa editrice.

Il volume è costruito attorno alla traduzione del recente  Autour de la Psychanalyse  (Seuil, Parigi), primo di una serie di volumi attraverso i quali il Fonds Ricoeur , dopo un lungo lavoro di revisione critica e di confronti  testuali, ha deciso di pubblicare almeno una parte del vasto insieme di scritti e materiali lasciati da Ricoeur (molti inediti, altri dispersi in collocazioni più o meno inaccessibili). É peraltro significativo che il Fonds Ricoeur abbia dato avvio a questa iniziativa partendo proprio dagli scritti di interesse psicoanalitico: riconoscimento implicito della importanza centrale che la Psicoanalisi ha avuto nell’evoluzione complessiva del pensiero di Ricoeur.  A Autour de la Psychanalyse sono seguiti (sempre pubblicati da Seuil) altri due volumi, dedicati rispettivamente agli scritti di Ermeneutica e di Antropologia filosofica, pure in allestimento presso Jaca Book.

Autour de la Psychanalyse  comprende dieci saggi di grande interesse, in larga misura oramai non reperibili in Italia; essi  appartengono tutti, salvo due, agli anni ’70 e ’80, periodo molto importante in generale nell’evoluzione del pensiero di Paul Ricoeur,  in particolare nella evoluzione della sua riflessione sulla Psicoanalisi.

Il volume italiano, pur mantenendo il titolo complessivo Attorno alla Psicoanalisi, è tuttavia molto più esteso della omonima edizione parigina.  Infatti, a questo primo nucleo di scritti degli anni ’70 e ’80 l’edizione italiana, in una seconda parte del volume, accosta un altro gruppo di scritti “psicoanalitici” di Ricoeur (anch’essi recuperati dalle collocazioni originarie e in alcuni casi in parte per la prima volta tradotti), raccolti sotto il titolo Una lunga via,  parafrasi di  una celebre espressione con cui  Ricoeur stesso indicava  il ruolo di decentramento che la Psicoanalisi svolge rispetto a ogni tradizionale idea di “soggetto”.

L’operazione editoriale è stata decisa sia per consentire al  lettore italiano di contestualizzare meglio anche il nucleo specifico di scritti di Autour de la Psychanalyse all’interno dell’evoluzione complessiva del pensiero di  Ricoeur sulla Psicoanalisi, sia per mettere in questo modo a disposizione nel nostro paese pressoché tutti  i contributi  significativi di argomento psicoanalitico che Paul Ricoeur ha  pubblicato o approvato in vita, al di fuori dei due grandi saggi degli anni ’60, già ben noti al lettore italiano (il Dell’Interpretazione. Saggio su Freud del 1965 e Il Conflitto delle Interpretazioni del 1969).

Questa seconda parte, ideata dal curatore col prezioso contributo del nostro Giuseppe Martini e di Vinicio Busacchi, filosofo e collaboratore del Fonds Ricoeur, che già aveva partecipato alla edizione Seuil di Autour de la Psychanalyse, raccoglie scritti che vanno dagli anni ’50 fino agli ultimi anni di Ricoeur.

Nel loro insieme (il nucleo di Autour de la Psychanalyse e i testi di Una lunga via) gli scritti di questo volume delineano così la complessa evoluzione, nell’arco di più di mezzo secolo, della straordinaria e ricchissima riflessione di Paul Ricoeur sulla Psicoanalisi.

Tutta questa vicenda è seguita e descritta, nelle sue linee fondamentali, dal curatore nella sua Introduzione, con una analisi critica che accompagna il lettore, passo dopo passo,  attraverso tutti gli scritti qui presentati.

 

Si delinea così nei suoi tratti fondamentali una “lunga via” che parte da quando il giovane filosofo Ricoeur (traduttore di Husserl in francese durante la prigionia in campo di concentramento) incontra il pensiero di Freud a partire dai temi, che allora lo travagliavano, della Colpa, del Male, dell’ Involontario (e da una concezione ancora molto “fenomenologica” dell’ Inconscio); che si sviluppa attraverso la progressiva consapevolezza di come quell’incontro con Freud costringesse a riformulare in realtà tutte le questioni tradizionali; che transita  attraverso le grandi elaborazioni degli anni ’60….nonché, in ambito psicoanalitico, attraverso  le relative controversie e le polemiche, anche assai  aspre, a quei tempi, con Jacques Lacan, Jean Laplanche e diversi altri (che in questo volume sono in parte ripercorse anche a partire dal recupero di alcune  trascrizioni originali); che sembra trovare poi un parziale esito provvisorio nella elaborazione dei grandi paradigmi degli anni ’70 e ’80 (il Testo, la Narrazione…”il Sé come un Altro”…); che incontra tuttavia sulla sua strada nuovi fraintendimenti e nuove incomprensioni (in parte conseguenza anche di alcune banalizzazioni “ermeneuticiste”, americane e non); per infine approdare, nelle evoluzioni più mature (e paradossalmente attraverso un particolarissimo “ritorno a Freud”) al nuovo paradigma della “Traccia” e della “Traduzione”, che incrocia peraltro  questioni fondamentali della Psicoanalisi contemporanea…

Il paradigma della traduzione e della traccia infatti non solo interseca le questioni psicoanalitiche stesse del “diventare psichico” e poi della rappresentazione, ma sottolinea anche lo scarto irriducibile che ogni nuova traduzione, ogni nuova rappresentazione (ogni nuova “iscrizione” psichica  dell’esperienza; e poi, da essa, ogni Nachträglichkeit, ogni nuovo “récit”),  lasciano inevitabilmente ai loro margini; non solo “rivelano”, ma  in un certo senso “istituiscono”, producono.

La “lunga via” , che costituisce la seconda parte di questo volume, si conclude non a caso con l’intervista che Ricoeur rilasciò, nel 2003, a Giuseppe Martini, già pubblicata sulla rivista Esprit.  Ai temi e alle questioni che essa solleva, di grande rilievo anche per il nostro presente, sono dedicate, da diversi punti di vista, sia la parte finale della Introduzione del curatore, sia le postfazioni, già ricordate, di Giuseppe Martini e di Vinicio Busacchi.

Ricoeur ha rappresentato certamente un vertice della riflessione complessiva del ‘900 sulla Psicoanalisi; la sua riflessione ha un tratto caratteristico, che la distingue da molte altre: l’atteggiamento con cui il filosofo Ricoeur accosta la Psicoanalisi  non è mai quello di chi “cerca la pecca teorica” o tanto meno di chi impartisce lezioni di epistemologia, ma, caso raro, quello di chi, con curiosità e rispetto, cerca di capire cosa quella specifica esperienza e i costrutti che essa ha prodotto abbiano da dire, nella loro peculiarità. Per dirla con le stesse parole di Ricoeur: ”mi metto nella disposizione di spirito …di lasciarmi istruire da questa esperienza, per imparare da essa ciò che la filosofia non può estrarre da sola dal proprio fondo”.

Forse proprio anche per questo il pensiero di Ricoeur è stato uno dei contributi “esterni” più alti e sistematici  attraverso i quali la Psicoanalisi ha finora potuto, a sua volta, ampliare l’orizzonte della propria auto-comprensione, riflettere su se stessa, sui fondamenti e anche sui limiti della sua teoria, del suo linguaggio e della sua prassi e sulla sua posizione complessiva tra le scienze dell’ umano.

Quella riflessione è  ampiamente consegnata, oramai, alla storia del Pensiero, ma rimane tuttora una feconda matrice di idee. Ci auguriamo che questo libro possa dare un contributo alla sua ulteriore comprensione, magari a dissipare qualcuno degli  equivoci che ancora gravano su di essa,  aiutandoci a intendere meglio quanto ancora essa ci può dare (e anche quanto essa non ci può dare) nel nostro cammino di psicoanalisti.

 

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