STORIA DEL CENTRO VENETO DI PSICOANALISI “GIORGIO SACERDOTI”
( A cura di Patrizia Paiola e Massimo de Mari )
PREMESSA
La storia del CVP da noi curata si articola in diverse parti, scritte in piena autonomia da alcuni membri molto rappresentativi del Centro stesso.
Il corpo principale è stato ampiamente svolto, come lettera aperta alla rivisitazione del nostro passato e del nostro presente, dalla dott.sa Carla Rufina Zennaro, uno dei soci fondatori la cui memoria storica è da tutti riconosciuta.
Seguono altri due brevi resoconti che integrano questa prima parte con una descrizione del lavoro svolto in due ambiti di grande interesse ed attualità: la psicoanalisi infantile a cura di Irenea Olivotto e lo sviluppo della psicoanalisi nell’Est europeo a cura di Paolo Fonda.
La psicoanalisi infantile ha sempre coinvolto sia nella clinica che nella ricerca numerosi Soci, a dimostrazione della vocazione e dell’interesse costanti nel CVP per quest’area, mentre lo sviluppo della psicoanalisi nell’Est europeo, in seguito anche ai cambiamenti geopolitici intervenuti in questi ultimi anni, ha un valore del tutto peculiare rappresentando un lavoro pionieristico che ha contribuito alla formazione psicoanalitica in paesi in cui la psicoanalisi non era ancora presente.
A completamento dei tre contributi abbiamo voluto ampliare la descrizione delle attività dei gruppi di studio tuttora in corso ed inoltre descrivere l’attività aperta svolta dal CVP a partire dal 1997.
Tale lavoro è stato, ed è tutt’ora, particolarmente importante per favorire il dialogo con altre istituzioni e altre discipline umanistiche e scientifiche.
ORIGINI, FUNZIONI, VICISSITUDINI DEL CENTRO VENETO DI PSICOANALISI
La memoria di un Socio fondatore
Care Colleghe, Cari Colleghi, Care Lettrici, Cari Lettori
mi fa piacere narrare le particolari origini del Centro Veneto di Psicoanalisi, qualche sua funzione, alcune sue vicissitudini. Mi arrogo questo diritto in quanto sono uno dei soci fondatori ed ho investito molto affettivamente nel nostro centro. Sicuramente non sarà una storia esauriente.
Sono convinta che i vari centri psicoanalitici sparsi per la nostra penisola abbiano proprie, singole caratteristiche in relazione al tempo ed allo spazio in cui si sono configurati, all’ambiente in cui si sono formati ed alle persone che hanno contribuito alla loro costituzione. Insomma, a mio avviso, non si può capire lo spirito di un Centro Psicoanalitico se non lo si inserisce nella sua realtà culturale, sociale e geografica. Ed il nostro centro è sorto sotto particolari stelle. Vorrei sottolineare questo, tracciando a modo mio il suo inizio, la sua evoluzione, la sua piccola/grande epopea. La mia versione sicuramente è soggettiva, ma, forse presuntuosamente, credo sia l’autentica espressione dello spirito e dell’identità del CVP, per lo meno del suo inizio.
Ciò che riporterò è frutto del mio esame del nostro archivio, della lettura di circolari della nostra segreteria, della consultazione dell’illuminante opuscolo “Centro Veneto di Psicoanalisi Giorgio Sacerdoti”, del ritrovamento dei miei ricordi. Desidero esprimere la mia gratitudine ai vari colleghi, soccorrevoli e generosi informatori, che mi hanno aiutata nel recuperare le memorie e nel ripercorrere la nostra storia gruppale.
Il mio proposito è di dare un significato corale a questo mio scrivere e perciò mi esprimo in forma discorsiva, colloquiale, quasi conducessi un dialogo con ciascuno di Voi.
Già qui si incomincia ad intravedere una delle funzioni del Centro Veneto come gruppo che aiuta a conservare le memorie di quegli eventi che non sono stati scritti e che vengono tramandati oralmente.
Su altre funzioni del gruppo ritornerò cammin facendo.
Cesare Musatti, importante, amabile ed amorevole sostenitore del CVP, anni or sono scrisse un libro dal titolo: “Questa notte ho fatto un sogno.” Oso parafrasarlo e scrivo: “Quest’oggi ho fatto un sogno ad occhi aperti”. Infatti, mentre percorrevo il breve Vicolo dei Conti, dove al numero 14 abbiamo la nostra sede, ed intravedendo gli alberi del giardino posto sullo sfondo, ho avuto una immagine: ero alla Giudecca (Venezia) e percorrevo una calle-fondamenta….. Ad un certo punto del canale vedevo ancorato un sandolo e dall’altro lato il portone di entrata di casa Sacerdoti, edificio in tempi molto lontani adibito ad ospedale. Entravo e dalla penombra di un vasto ingresso di sobria, vetusta eleganza, vedevo Giorgio Sacerdoti che si alzava dalla sua poltrona situata nel sottoportico, deponeva il libro che aveva in mano e si avvicinava per accogliermi. Aveva accanto il suo affettuoso e vivace cane; discosto, alla mia sinistra, notavo un cespuglio di ritardatarie antiche rose il cui profumo arrivava fino a me, mentre di fronte scorgevo un filare di melagrani dai frutti maturi, turgidi, colorati. L’insieme era inserito in uno stupefacente, rigoglioso, variopinto giardino.
Certo è una fantasia, ma era anche la realtà di quando Giorgio Sacerdoti ci accoglieva nella sua ospitale casa.
Per me è tutto un simbolo: l’ospedale come luogo della cura; il sandolo come metafora del viaggio analitico; le rose antiche ad evidenziare l’importanza delle cose passate, anche se non tutte sono fragranti, ma che, forse, possono diventarlo; i melagrani a rappresentare la resurrezione, la fertilità, la fecondità, l’abbondanza, la vita; il professor Sacerdoti lo studioso, il profondo conoscitore dell’animo umano, il signore d’altri tempi, il perfetto padrone di casa, sottilmente arguto, riservato ed un po’ schivo.
Quando G. Sacerdoti, lo psicoanalista decano del Veneto, membro ordinario con funzioni di training della SPI, negli anni settanta, constatò che gli analisti (o aspiranti analisti) del Triveneto stavano lentamente aumentando di numero, ma che erano sparsi nelle varie città, (A. A. Semi a Venezia; G. Fara, A. Schön ed io stessa a Padova; S. Spacal, a Trieste) incominciò a tessere una rete di contatti e di incontri informali. Lentamente si faceva strada l’idea di istituire un centro ufficiale: il Centro Veneto di Psicoanalisi, che sembrava essere solo un nostro desiderio, impossibile da realizzare.
G. Sacerdoti fu l’essenziale ispiratore ed Anteo Saraval l’indispensabile cofondatore del Centro.
Infatti, a quel tempo, si poteva fondare un centro solo se, in quella determinata sede, ci fossero stati almeno due membri ordinari della SPI. Da noi, G. Sacerdoti era il solo membro ordinario. Ci soccorse A. Saraval, oramai residente a Milano, ma non dimentico delle sue origini veneziane. Egli, generosamente, si prese l’impegno di recarsi mensilmente, regolarmente e per anni nel Veneto per sostenere e consolidare il nostro progetto. Così si arrivò alla costituzione del CVP.
Con l’atto notarile presso il dr. Mario Faotto -Galleria Matteotti 9- Mestre, repertorio nr. 25316 il
13 dicembre 1980 veniva fondato il Centro Veneto di Psicoanalisi.
I soci fondatori erano cinque:
Giorgio Sacerdoti: Presidente
Anteo Saraval: Segretario scientifico
Antonio Alberto Semi: Tesoriere
Savo Spacal
Carla Rufina Zennaro
La sede legale era presso l’abitazione di Antonio Alberto Semi in Venezia.
Io, più volentieri e per diversi motivi, avrei denominato il centro “Centro Triveneto di Psicoanalisi”:
1) per dare maggior rilievo alla storia dei primi anni della psicoanalisi a Trieste con Edoardo Weiss e per evidenziare il coinvolgimento del mondo culturale triestino con Umberto Saba, Bobi Bazlen, Italo Svevo;
2) per sottolineare l’operosa partecipazione dei colleghi triestini, che, fin dall’inizio della nostra attività, si sobbarcarono e continuano a sobbarcarsi, per amor di scienza, la fatica di un così lungo viaggio allo scopo di partecipare alle nostre riunioni scientifiche;
3) per mettere l’accento sul destino, segnato fin dalla fondazione, del CVP, che era chiamato a fare conoscere la psicoanalisi nel prossimo est ed oltre, in particolare attraverso i colleghi triestini, ma non solo.
La prima assemblea ordinaria fu tenuta il 10 gennaio 1981 in casa Semi. Venne eletto il consiglio Direttivo (denominazione poi cambiata in consiglio esecutivo). Presidente: A. Saraval; Segretario scientifico: G. Sacerdoti; Tesoriere: A. A. Semi; Segretario amministrativo: C. R. Zennaro
L’inaugurazione ufficiale del Centro Veneto di psicoanalisi avvenne il 25 aprile 1981 a Venezia alla fondazione Querini Stampalia. Cesare Musatti (nostro membro onorario) in tale occasione trattò il tema: Sviluppi storici della psicoanalisi nel Veneto; Giorgio Sacerdoti: Riflessi di Venezia sul lavoro psicoanalitico; Savo Spacal: Il contributo psicoanalitico di Edoardo Weiss
I presidenti del CVP sono stati nell’ordine: Anteo Saraval, Giorgio Sacerdoti, Carla Rufina Zennaro, Antonio Alberto Semi, Alberto Schon, Agostino Racalbuto, ancora Semi e Marco la Scala.
Mi è gradito esprimere la mia gratitudine a tutti i colleghi che si sono prodigati per il buon andamento del centro, siano essi segretari scientifici e amministrativi, tesorieri, consiglieri: senza di loro non saremmo potuti evolvere. Mi dispiace di non poterli nominare uno ad uno.
Sarebbe inadeguato riportare in questa sede l’elenco dei vari membri che via via si iscrissero al CVP. Posso solo dire che alla fine del 1981 eravamo diciassette (tra membri ordinari, associati ed allievi), oltre al membro onorario, Cesare Musatti, nominato il 14 febbraio 1981.
Nel 1988 , eleggemmo un altro membro onorario nella persona del prof Anteo Saraval.
A parte la sede legale a casa di A. A. Semi, non avevamo una sede fissa e continuavamo a riunirci, di volta in volta, nelle diverse abitazioni messe a disposizione dai vari membri. A mio avviso, le inevitabili difficoltà di avviamento del neonato gruppo furono di natura un po’ depressiva, ma vennero compensate dalla calorosa, amicale accoglienza (complici le gentili mogli dei colleghi che ci ospitavano) nelle abitazioni private nelle quali tenevamo gli incontri, che avevano luogo mensilmente nei pomeriggi del sabato e che si concludevano allegramente con uno squisito convivio.
Fummo accolti generosamente in diverse abitazioni: Sacerdoti, Semi, Zennaro, Fonda, Jogan, Schön, Fara, Milella, Bolognini, L. Pavan, Foccardi, Boccanegra, La Scala-Franca Munari, Irene Munari (per i più giovani devo aggiungere che Irene Munari si è formata come psicoanalista a Vienna, è andata a risciacquare i panni psicoanalitici nel Tamigi e, ritornata a Padova, ha stimolato molto lo sviluppo della psicoanalisi nel Veneto, ha insegnato alla scuola di specializzazione in psicologia annessa alla facoltà di Magistero, dove si sono specializzate M. Tallandini, I. Olivotto, M.R. De Zordo, A. Mescalchin),
Ma anche fummo ospitati in luoghi come il Centro di salute mentale via San Clemente a Padova, messo a disposizione da L. Pavan, la sede dell’ordine dei medici della provincia di Padova, la facoltà di Magistero (1983), l’ospedale civile nell’Aula Magna (1990).
Ricordo con nostalgia C. Musatti, con un sorriso sornione e compiaciuto, sprofondato su di un divano di casa Schön, mentre seguiva con attenzione la nostra vivace discussione; rivedo pure la nostra prima ospite “esterna”: Luciana Nissim Momigliano che trattò il tema “Due persone che parlano in una stanza” e l’incontro si concluse in una cordiale cena sociale; rammento il primo ospite “straniero” Martin Wangh (coraggioso ebreo tedesco dalla vita travagliata, amico di Egon Molinari, fuggito dalla Germania nell’epoca nazista, rifugiatosi temporaneamente in Italia, paese che pure dovette abbandonare per le leggi razziali, emigrò negli Stati Uniti, poi in Israele ed ora vive a New York) che trattò del “Narcisismo nel nostro tempo, alcune riflessioni psicoanalitiche e sociologiche sulla sua genesi”; rievoco Franco Ferradini, esempio di psicoanalista intelligente, severo, ma al contempo umile, che, dopo avere riferito sul sogno, passeggiando con noi per le calli di Venezia, ci diede una lezione di modestia parlando di alcuni suoi “scotomi” durante un trattamento da lui condotto; rivedo Tommaso Senise, che ci illustrò il suo modo di approcciare gli adolescenti e l’esuberante, vitale Pier Mario Masciangelo al tavolo da pranzo di casa mia attorniato da tutti i colleghi del CVP dopo che aveva riferito sul tema “Prolungamenti intrapsichici nella linea di confine” e Mario Princivalle, collega dalla notevole vena artistica, dissertò su “L’invidia, aspetti teorici e clinici”. E non mi è dato di proseguire, anche se a proposito dell’invidia che prende piede in un gruppo ci sarebbe molto da dire……
La vita scorre tra il ricordo nostalgico degli oggetti significativi perduti e la realizzazione di ulteriori investimenti libidici. In tale modo è garantita la continuità alla nostra vita ed alla vita del CVP.
Al di qua e al di là del confine
Era ed è nostra consuetudine, allo stesso tempo piacevole e doverosa, tenere il seminario di inizio o di fine anno sociale a Trieste o nelle vicinanze: questo per dare una prova, anche tangibile, del forte legame che ci unisce ai colleghi triestini e per dimostrare loro il nostro apprezzamento non solo per i loro contributi scientifici, ma anche per le loro qualità umane. Gli incontri, organizzati in modo impeccabile dagli stessi colleghi triestini, avvennero e avvengono, in luoghi ameni, che facilitano la discussione scientifica, alleggeriscono la fatica, favoriscono il consolidamento delle amicizie, promuovono nuove relazioni.
Perciò fummo accolti nella casa di E. Jogan con meravigliosa vista sul golfo di Trieste; nelle due case della famiglia Spacal a Pirano e nel Carso; nell’abitazione di P. Fonda ed anche fummo ospitati in luoghi pubblici: a Rupingrande (Trieste) presso la Casa Carsica; a Opicina (Trieste) presso la sede della Cassa Rurale; poi fu il turno dell’azienda di soggiorno di Sistiana Mare.
Nel giugno 1985, grazie all’intervento di Fonda, allora sindaco uscente di Duino, fummo ospitati nell’antico castello del principe Turm und Taxis. Ho un ricordo piacevole dell’ampio viale di accesso, dell’accoglienza nella grande sala con un elegante tavolo ovale attorno al quale ci sedemmo. E. Jogan trattò il tema “Rivisitando il transfert e la sua interpretazione”. Tanto eravamo immersi nell’atmosfera fiabesca e principesca durante la distensiva passeggiata nel curatissimo parco, tra aiuole fiorite ed alberi rigogliosi, che M. Tallandini, col suo piacevole brio e gradevole vivacità, disse al collega M. Milella: ” se trovo un rospo, lo bacio”.
In una atmosfera atemporale, il principe ci ricevette nella parte più privata del castello. Era sofferente ed aveva a portata di mano la bombola di ossigeno, che usava di frequente. Come espressione della nostra gratitudine per l’ospitalità principesca (è il caso dirlo), offrimmo al nostro anfitrione il libro “Sigmund Freud. Biografia per immagini”.
Nel giugno del 1986, fummo ospiti di Spacal a Pirano, in una abitazione artisticamente originale (il padre di Savo era un famoso pittore), e il dr. Eduard Klain, collega di Zagabria, tenne una relazione dal titolo “La via regia dell’inconscio è veramente una via regia?”.
Come si può vedere, già si avviava un dialogo, ora consolidato, coi colleghi dell’est, prevalentemente grazie ai colleghi triestini Paolo Fonda, Ettore Jogan e Vlasta Polojaz, ma anche grazie ad alcuni altri disponibili e coraggiosi colleghi del CVP per es. Andrea Braun, Luciana Cappellato (allora iscritta al CVP), Maria Rosa De Zordo, Paola Golinelli (allora iscritta al CVP).
Quindi, sono più di venti anni che colleghi del CVP tengono contatti con psichiatri e psicologi della ex Jugoslavia, in un primo tempo in modo informale, successivamente in un percorso di formazione più regolare. Nel giugno 1991 il CVP fu ospite presso l’ospedale civile di Fiume per un incontro con la sezione fiumana degli psicoterapeuti. Si avviò un dialogo ufficiale con la facoltà di medicina dell’università di Fiume allo scopo di abbozzare un protocollo per favorire la formazione dei colleghi di Slovenia e Croazia. Il CVP, su incarico della SPI, divenne il loro punto di riferimento e anche contribuì con un sostegno economico.
E. Jogan, da anni (dal 1997), si reca regolarmente ogni mese a Lubiana. Non dimentichiamo poi l’opera fondamentale di P. Fonda in Russia e nei paesi dell’Europa dell’est.
Ecco allora che è tempo che richiami la funzione principale di un centro di psicoanalisi e a tale scopo, riporto ciò che trovo scritto nella brochure (compilata da alcuni impegnati, volonterosi, brillanti colleghi: M. La Scala, I. Olivotto, V. Polojaz, A. Racalbuto) di presentazione del CVP, nel capitolo intitolato – Il Centro Veneto di Psicoanalisi, la ricerca, la trasmissione del sapere-
“la finalità del CVP è pertanto quella di promuovere, organizzare e diffondere la teoria, la ricerca, l’aggiornamento e la tutela della psicoanalisi e della professionalità dei suoi soci, nonché di stabilire rapporti scientifici con membri e istituti di altre discipline”.
Ed è quello che abbiamo fatto fin dall’inizio della nostra attività.
Ma sono convinta che il CVP abbia anche altre funzioni ed ho potuto constatarlo nel corso degli anni, fra l’altro, in occasione delle morti dei nostri colleghi:
Nel 1989 fummo privati del nostro membro onorario Cesare Musatti, veneziano di natali (1897), morto a Milano nel 1989,
Nello settembre 1989 morì anche S. Spacal.
Nell’agosto 2000 avvenne il decesso di Giorgio Sacerdoti.
Ma un altro lutto ci colpì nel marzo 2005 con la dipartita di Agostino Racalbuto.
E nell’aprile 2006 ci lasciava per sempre Maddalena Roccato.
Ecco una ulteriore funzione del gruppo del CVP: rafforzare il dialogo tra colleghi nei momenti tristi ed accompagnarlo, unirlo agli affetti amicali per un aiuto reciproco nella elaborazione del lutto.
Ed un’altra funzione sta nel prendersi cura dei pazienti di un collega scomparso:
a) immediatamente dopo i funerali di S. Spacal, alcuni di noi, che avevano partecipato alla cerimonia dell’addio, si riunirono a casa di Fonda: condividemmo i nostri ricordi (ecco ancora una già nominata funzione del gruppo dei colleghi del centro) e facemmo progetti per il futuro. Fonda e Jogan si occuparono dei suoi pazienti o facendosene carico in prima persona o inviandoli ad altri colleghi.
b) era una calda giornata di agosto, quando G. Sacerdoti chiuse la sua vita terrena. La maggior parte di noi era in vacanza, lontana dal Veneto e mi risulta che solo un ristretto
gruppo di colleghi partecipò ai funerali. Mi dispiacque molto non aver potuto dargli l’ultimo saluto. Mi è mancato il momento di incontro coi colleghi del Centro per condividere il dolore di questa grande perdita. Sono anche addolorata perché non è stato possibile accompagnare adeguatamente i suoi pazienti ed i suoi allievi nel momento della dipartita del loro padre e maestro. Purtroppo, ripeto, era tempo di vacanze e molti di noi erano assenti.
c) quando morì A. Racalbuto, M. La Scala e M. V. Costantini, assieme a tutti i membri del CVP mi diedero il doloroso compito di contattare i suoi allievi, ma soprattutto i suoi pazienti. Per questi non c’è stato tempo per un commiato e ciò ha reso più difficile la separazione. Tutti si sono mostrati generosi preoccupandosi delle eventuali sofferenze del loro analista o pensando al dolore dei suoi famigliari. Tutti mi hanno profondamente commossa per la loro intensa partecipazione e per la loro elevatezza d’animo. Posso affermare che i pazienti di Agostino mi hanno dato molto. Spero di essere stata anch’io di aiuto a loro, almeno a qualcuno di loro. Io li ringrazio dal profondo del mio cuore. Occuparmi di loro a volte è stato straziante, ma per me è stato anche un modo per esprimere la mia gratitudine ad Agostino e di avvicinarmi alla elaborazione del mio lutto per la sua morte. Ancora un riconoscimento commosso ai pazienti di Agostino.
Anche grazie a questa vicinanza e collaborazione tra noi colleghi, la vita del centro continuò. Il numero degli iscritti crebbe e nuove, valide leve arrivarono e continuano ad arrivare. Attualmente (primavera 2008), oltre al membro onorario A. Saraval, abbiamo raggiunto un totale di 52 iscritti.
Nel 1990 festeggiammo il decimo anniversario della fondazione nella accogliente, elegante, raffinata casa Sacerdoti. Ferdinando Vanni riferì sul tema “Rappresentazione e costituzione del Sé nelle interazioni”.
Non ricordo che mai più sia avvenuta una celebrazione così vibrante, così viva. La signora Sacerdoti fu (come numerose altre volte) una impeccabile padrona di casa ed una cuoca eccellente. Il professore G. Sacerdoti e il professore A. Saraval, guardavano con compiacimento e soddisfazione, così sembrava a me, quel festeggiamento del CVP, loro creatura, frutto della loro iniziativa, del loro impegno.
L’atmosfera predominante nei primi anni del CVP fu di amicizia, di cordialità, di disponibilità degli uni verso gli altri e, perché no, anche di spensieratezza. Al contempo, eravamo capaci di discutere in modo aperto, efficace e proficuo di temi impegnativi. Infatti, in un gruppo si collabora, si discute più spontaneamente se il clima è disteso, cordiale e solo moderatamente competitivo. Si apprende più facilmente se gli affetti e la scienza si intrecciano e si completano.
Fine di un’epoca, inizio di una nuova
Con lo scorrere degli anni, eravamo diventati troppo numerosi per poterci riunire ancora nelle case private, forse avevamo anche raggiunto, come gruppo, una maggiore maturità. Inoltre, avevamo bisogno di un luogo dove conservare il nostro archivio. E così il 14 -12-1991 (esattamente undici anni dopo la fondazione del CVP 13-12-1980) prendemmo possesso della nostra prima sede in via Carlo Dottori.
Un proverbio giapponese recita che dieci anni fanno un’epoca: noi, dopo undici anni concludevamo un nostro notevole movimento storico di peripatetici, di nomadi, di psicoanalisti, sì, senza fissa dimora, ma non barboni, bensì apprezzabilmente creativi e ci accingevamo a passare al periodo di stanziali, di più dispersi nei rapporti interpersonali, di più competitivi ed invidiosi, di maggiormente organizzati, di un po’ troppo burocratici date le nuove leggi e dati i più stretti contatti con gli organismi centrali.
E. Jogan mi scrive: “per quanto riguarda i ricordi, gli episodi e varie esperienze legate al CVP non mi vengono in mente situazioni particolari, ma un piacevole e nostalgico ricordo delle nostre riunioni che si svolgevano nelle case private e che davano tanto calore alle varie situazioni.”
Il gruppo a conduzione famigliare cedeva il passo al gruppo a conduzione…….aziendale, con i conseguenti vantaggi e svantaggi.
Nel 2006 festeggiammo il 25° anniversario della nascita del Centro Veneto di Psicoanalisi nella attuale sede di Vicolo dei Conti 14. Eravamo passati dal principe….ai conti.
La proposta di celebrazione fu lanciata dall’allora segretaria amministrativa, M. G. Capitanio, e fu accolta con entusiasmo da tutto l’esecutivo, che si è molto prodigato per l’organizzazione. Tutti i membri del centro parteciparono e si rallegrarono, ma era palpabile la tristezza per l’assenza definitiva di S. Spacal, di G. Sacerdoti, di A. Racalbuto. Erano presenti, tra gli altri, la signora Sacerdoti e sua figlia.
Era ancora viva Maddalena Roccato, che però ci avrebbe lasciato di lì a poco.
Maddalena, che frequentava sia al CVP sia al Centro psicoanalitico di Bologna, mi porta a scrivere della:
Collaborazione Veneto-Emiliana
Per i più vecchi di noi, l’istituto di riferimento per la formazione era quello di Milano, ma ci recavamo anche a Bologna chi per l’analisi, chi per le supervisioni, chi per frequentare i seminari. Perciò, fin da sempre abbiamo avuto amichevoli, collegiali scambi scientifici col Centro Psicoanalitico di Bologna (che si riuniva “ufficialmente” ogni venerdì sera già dall’aprile 1974 in casa di Egon Molinari, ma che fu costituito legalmente nel 1984). Dunque, assieme ai colleghi di quel centro, pensammo di ufficializzare gli incontri veneto-emiliani attraverso degli scambi scientifici annuali.
Il 30-10-1981 avvenne il primo incontro veneto-emiliano e fummo ospitati nel grande giardino e nella accogliente casa di G. Fara, ai piedi dei colli Euganei (Padova), in un clima dolcemente autunnale. A. Saraval parlò dell’importanza della personalità dello psicoanalista, delle sue capacità, delle sue difese e soprattutto della sua ideologia. A. Schön presentò un caso clinico.
Per il secondo incontro veneto-emiliano, tenuto il 16-01-1982, noi veneti fummo ospiti a Bologna: Silvia Molinari Negrini presentò un caso clinico con una seduta di fine analisi; Glauco Carloni lesse uno suo scritto: Aspetti psicologici e psicoanalitici dei racconti di fiabe.
Ma fu la straordinaria partecipazione di Giorgio Voghera a galvanizzare la giornata. Egli ci parlò di ciò che ancora oggi possiamo trovare nel suo libro “Gli anni della psicoanalisi”. Lo scrittore triestino ricordò, con chiarezza, immediatezza e vivacità, i primi anni della psicoanalisi a Trieste con particolare riferimento agli anni 20.
Assieme allo scrittore triestino, mi soffermo sulla figura di Edoardo Weiss, che niente ha avuto a che fare direttamente col CVP, ma che ha contribuito a preparare il terreno per il fiorire della psicoanalisi nel nord-est ed in tutta Italia. Weiss, che venne descritto come molto disponibile sul piano umano, si laureò in medicina a Vienna, si specializzò in psichiatria, conobbe personalmente Freud e fece l’analisi con Federn. Ritornato a Trieste, all’inizio, egli esercitò all’ospedale psichiatrico di Trieste, ufficialmente solo come psichiatra. Rimane un interrogativo se ritenesse di poter applicare la teoria e la tecnica psicoanalitica ad ammalati psicotici. Weiss dovette lasciare il lavoro in ospedale per avere rifiutato la tessera fascista. Essendo l’unico psicoanalista a Trieste, gli riusciva difficile osservare strettamente il setting nella libera professione perché i contatti coi pazienti, coi loro famigliari e loro conoscenti avvenivano anche al di fuori delle sedute. Tra i suoi pazienti sono da ricordare: Umberto Saba, Bobi (Roberto) Bazlen. Nel 31 decise di trasferirsi a Roma, forse per trovare un ambiente più sereno per l’esercizio della professione. Raccolse attorno a sé Cesare Musatti, Nicola Perrotti, Emilio Servadio, destinati a diventare i padri della psicoanalisi in Italia. Nel 1939 Weiss emigrò negli Stati Uniti.
Gli incontri annuali dei due centri, veneto ed emiliano, continuano ancora e sono sempre proficui e sul piano scientifico e sul piano umano.
Talmente stretti erano e sono i legami del CVP col Centro Psicoanalitico di Bologna che, nel 1996, su proposta e ferrea volontà di G. Carloni, avvenne l’istituzione della Sezione Veneto-Emiliana del training. G. Sacerdoti sostenne con fervore questa impresa, che a me sembrava del tutto irrealizzabile e che, invece, si mostrò non solo possibile, ma anche efficace. Ne abbiamo degli esempi oggi nelle figure di numerosi giovani, validi colleghi già associati o in via di formazione proprio della sezione veneto- emiliana.
Identità psicoanalitica dei soci
Allo scopo di restare nella tradizione dell’arte ippocratica, l’analista deve sottrarsi il più possibile: a) alla tentazione di imporre la propria ideologia ai pazienti o/e b) anche ai colleghi, c) al pericolo di colludere coi pazienti, d) al desiderio di intervenire direttamente su pazienti in trattamento presso altri colleghi, invece di parlare direttamente coi colleghi coinvolti. .
Nel nostro lavoro così solitario ed isolato, sono necessari incontri, confronti e scambi fra colleghi. Il gruppo ci può essere di grande aiuto nell’evitarci un isolamento pericoloso, nel contenere le nostre eventuali angosce, nel moderare le nostre eccessive esuberanze, ma qualche volta può essere anche un pericolo per la nostra identità di psicoanalisti, per la nostra autonomia di pensiero.
Il mestiere di psicoanalista implica l’intersoggettività, vale a dire la percezione dell’altro, l’amplificazione degli affetti, l’attività del pensiero, la risonanza della parola, il tutto secondo la giusta distanza del momento specifico in cui ci si incontra con l’altro e di lui ci si prende cura. Ogni trattamento (e successiva e corrispondente trattazione) fondato sulla psicologia del profondo rimanda al suo presupposto filosofico (e ben lo sapeva G. Sacerdoti), anche se questo non viene preso coscientemente in considerazione o viene addirittura denegato. Il presupposto filosofico e la inerente comprensione dell’essere umano determinano non solo il rapporto col paziente, ma pure col collega.
La scelta, seppur spesso non cosciente, di una concezione filosofica piuttosto di un’altra, di una teoria psicoanalitica piuttosto di un’altra deriva dalla nostra struttura psichica, dipende dalla nostra storia personale, origina dai maestri che abbiamo frequentato, risente dell’ambiente culturale in cui siamo cresciuti, prende avvio dalla atmosfera dei tempi in cui siamo vissuti. Importante e necessario sarebbe esserne consapevoli.
Chiedo scusa per il riferimento personale che faccio qui di seguito, ma lo ritengo esemplificativo. Negli anni giovanili della mia formazione professionale, arricchii la mia esperienza clinica psichiatrica e psicoterapeutica nel Sanatorium di Binswanger (Kreuzlingen), dove confluivano psicoterapeuti di diversi indirizzi: fenomenologi, daseinsanalisti, junghiani, freudiani. Il rispetto era reciproco e la discussione aperta, corretta.
Nello stesso periodo, ero iscritta a Zurigo ad un istituto che aveva due indirizzi: uno freudiano, l’altro daseinsanalitico=analisi dell’esserci. Gli allievi dovevano seguire i seminari di entrambi gli indirizzi ed anche fare le supervisioni nei due diversi orientamenti teorici. Inevitabili erano le discussioni, e non solo tra i giovani. Sempre mi sorprendevano gli “attacchi” che uno dei docenti riservava alla teoria freudiana. Non si trattava del confronto vivace, talvolta veemente, ma, al contempo, rispettoso ed ammirato, che Ludwig Biswanger aveva intrattenuto con Freud (vedi S. Freud- L. Binswanger Briefwechsel), bensì era una specie di prepotenza, di desiderio di potere, così mi sembrava.
Quindi, in quel tempo lontano, avevo l’opportunità di partecipare a dialoghi scientifici civili e pacati, da un lato, ma pure a scontri arroganti e violenti, sono incerta se definirli scientifici, dall’altro. Molti degli allievi incominciavano a costruirsi un loro proprio modo autonomo di pensare, qualcun altro aderiva acriticamente alla teoria rappresentata dall’esponente dalla personalità dominante.
Dunque, in un gruppo, in un istituto di formazione ci si può formare, ma si può correre il rischio di essere “clonati” o aggrediti…….o anche esclusi.
Quando io arrivai in Italia, non trovai un ambiente favorevole (fatte le dovute eccezioni): infatti, passavo per una “eretica perché eclettica”.
Però nel Veneto mi trovai “abbastanza” a mio agio. A. Schön e G. Fara furono a primi ad accogliermi generosamente, ma non furono i soli. Infatti:
a) incontrai G. Sacerdoti, che, come si è visto, aveva una notevole apertura mentale. Oltre che Direttore degli Ospedali Psichiatrici di S. Clemente e S. Servolo e dei Servizi Psichiatrici di Venezia centro storico, fu pure vice presidente della SPI. Aveva una conoscenza profonda del pensiero freudiano accompagnata da una efficace ironia, che, a volte, mitigava prese di posizione piuttosto severe. E’ impossibile elencare le sue numerose pubblicazioni, ma ha incaricato ufficialmente Magrini di farne una copia da conservare nell’archivio del CVP. Sia sufficiente ricordare che i suoi interessi spaziavano dalla medicina legale in psichiatria alla psicoanalisi, con particolare riferimenti alla continuità e discontinuità, all’insight, all’ironia attraverso la psicoanalisi, alla tolleranza ed intolleranza in psicoanalisi.
b) conobbi anche un degno allievo di Sacerdoti, A.A. Semi., che garantiva e garantisce una continuità dello studio e della diffusione del pensiero freudiano e legato molto alla scuola francese. Anche per lui è impossibile riportare qui i titoli delle sue numerose pubblicazioni, ma mi sembra adeguato almeno ricordare che ha curato la pubblicazione dei due volumi dell’ancora attuale “Trattato di Psicoanalisi”.
c) incontrai S. Spacal, che veniva dagli USA (New York) e che ci aggiornò sulla psicologia dell’io, ci aiutò nell’approfondimento del pensiero di Kohut, di Hartmann e di altri psicoanalisti americani.
Credo che ci sentissimo abbastanza liberi di formarci le nostre teorie, senza volerle dettare ai colleghi e senza volerle imporre ai pazienti. Nell’insieme seguivamo indirizzi diversi, influenzati anche dalla frequentazione dei colleghi bolognesi, e si spaziava dall’ortodossia del Freud classico a Ferenczi, alla fenomenologia, alla scuola francese dei B. Grunberger e Chasseguet Smirgel, amici di Egon Molinari e spesso suoi ospiti.
Più tardi gli orizzonti si allargarono ulteriormente, ma è storia più recente, con gli apporti di A. Racalbuto, che ampliò ed approfondì il discorso su Freud, spaziò su differenti argomenti e continuò la tradizione di scambi con la scuola francese, anche grazie a Masciangelo, che aveva rapporti più stretti con i colleghi d’oltralpe.
Il passato deve vivere nel presente affinché si possa preparare e sviluppare il futuro. E’ compito soprattutto dei docenti, dei colleghi più esperti di raccogliere l’eredità lasciataci dai colleghi scomparsi, di accrescerla, elaborarla, rinnovarla e trasmetterla ai promettenti giovani colleghi, che numerosi si sono formati o si stanno formando nel nostro centro. Io “la più anziana”, assieme ai colleghi “meno anziani” ho investito molto nelle giovani leve: a loro affido (affidiamo) il compito di fare (assieme a noi) nuovi progetti per il CVP, ma soprattutto auguro (auguriamo) loro di essere degli psicoanalisti sufficientemente autonomi, sufficientemente innovatori e sufficientemente attenti ad evitare di colludere coi pazienti, sufficientemente sicuri per sottrarsi ad una eccessiva competizione (non mi riferisco alla sana, proficua competizione necessaria per una evoluzione del pensiero), sufficientemente prudenti per non intrudere nel lavoro dei colleghi.
A dire il vero, nel corso degli anni, ho osservato come buona parte dei membri del CVP abbia acquisito un proprio stile di lavoro ed una propria identità professionale e continui a rivedere e ad aggiornare una propria teoria, sia essa condivisibile o non, criticabile o non.
La communio amoris e la communicatio amicitiae (parole di L. Binswanger e che niente hanno a che fare con la religione) ci favoriscano nel formare e conservare una nostra identità di psicoanalisti “sufficientemente” equilibrati, saggi e preparati.
In tale modo ho ribadito una implicita, fondamentale funzione del CVP.
(Carla R. Zennaro, 6.4.2008)
LA PSICOANALISI INFANTILE AL CENTRO VENETO
Il primo gruppo interessato alla psicoanalisi in età evolutiva all’interno del CVP si organizzò nel 1988, da parte di una dozzina di colleghi che avevano maturato le loro esperienze nel campo dell’infanzia e dell’adolescenza sia con la formazione universitaria (Psicologia, Pediatria, Neuropsichiatria Infantile), sia nel campo lavorativo (Università, Servizio Sanitario, Enti privati, libera professione).
Una formazione psicoanalitica specifica relativa all’età evolutiva era stata possibile negli anni precedenti grazie alla operatività nella nostra zona di alcuni psicoanalisti, i quali trasmisero la loro dottrina ed esperienza attraverso l’insegnamento universitario e/o gruppi seminariali che si erano costituiti attorno a loro con lo scopo di approfondimento teorico e di supervisione di lavoro clinico.
Un primo gruppo di formazione ad orientamento psicoanalitico era sorto fin dal 1973 presso la facoltà di Magistero /Psicologia (“Gruppo Triveneto Psicologi”), dal quale più tardi si specificò un “Centro Studi di Psicologia Psicoanalitica” (1977/1985). Esso era stato promosso dalla dottoressa Irene Munari che era stata insegnante alla Specializzazione di Psicologia fin dagli anni ’60.
Il gruppo organizzava incontri con psicoanalisti italiani e stranieri, soprattutto dell’allora Hampstead Clinic diretta da Anna Freud (ora “Anna Freud Centre”). Alcuni dei partecipanti a questi incontri facevano supervisioni di lavoro clinico con psicoanalisti a Londra e frequentavano i corsi estivi e gli incontri dell’ A. Freud Centre.
Gli incontri con psicoanalisti infantili dell’Anna Freud Centre e della Tavistock Clinic sono proseguiti fino ai nostri giorni sia a Londra che attraverso la facoltà di Psicologia di Padova.
Si possono citare fra coloro con i quali vi è stata un maggiore frequentazione: A.M. Sandler,
E. Model, D. Pines, M. Pines, M. Burgner, H. Kennedy, C. Yorke, M. ed E. Laufer, A. Limentani, V. Pettitt., A. Bergman, R. Edgcumbe, A. Alvarez, T. Baradon, V. Green, P. Kernberg, H. Steele, M. Steele.
A Pediatria, Neuropsichiatria Infantile e presso l’ambulatorio di Psicoterapia Infantile della Clinica delle Malattie Nervose e Mentali (dove all’epoca lavoravano i colleghi M.Pierri, F.Munari, P.Paiola e M. La Scala) Renata De Benedetti Gaddini , insegnante dalla fine degli anni ’70, portava nei suoi incontri il pensiero di Winnicott e di E. Gaddini e la sua lunga esperienza teorico clinica attraverso lezioni, supervisioni e seminari. Nel Dipartimento di Pediatria operò dal 1988 al 1994 l’Unità di ricerche psicoanalitiche in Pediatria, di cui era responsabile scientifica la collega Polojaz e dove lavorarono diversi nostri colleghi. L’Unità ebbe come consulente Ginette Raimbault dell’INSERM di Parigi e si avvalse anche dell’apporto scientifico di Glauco Carloni.
Alcuni soci avevano frequentato i gruppi di formazione e le supervisioni che Salomon Resnik teneva nel suo studio privato a Venezia.
Altri incontri formativi erano stati frequentati in Italia, per es. con la Scuola di via Ariosto a Milano che era in contatto con la psicoanalisi inglese (es. J. e A.M. Sandler) e francese (es. Racamier).
Incontri più ravvicinati con psicoanalisti svizzeri e francesi (Lai, Lavanchy, Diatkine, Soulé, Henny, …) furono possibili per coloro che lavoravano al Servizio di Neuropsichiatria Infantile di Trento.
I componenti del gruppo costituitosi nel 1988 portarono avanti nei loro incontri libere discussioni che avevano soprattutto lo scopo di aggiornamento e approfondimento teorico. Dal 1994 il gruppo si delineò in maniera più organica. Era formato all’inizio da tredici componenti, che si incontravano regolarmente in incontri mensili di carattere teorico-clinico. Negli anni successivi, l’interesse per la psicoanalisi infantile e dell’adolescente proseguì, oltre che individualmente, nella riflessione di piccoli gruppi focalizzati su interessi specifici.
Attualmente all’interno del CVP si è sviluppata un’attività di studio e ricerca permanente relativa all’ambito dell’infanzia e dell’adolescenza. Essa è portata avanti da un gruppo istituzionale aperto a tutti i soci che svolgono attività clinica con bambini, adolescenti, genitori, o che in qualche modo sono ad essa interessati.
Per quanto riguarda l’attività scientifica, è da rilevare un notevole numero di lavori clinici e teorici presentati sia nelle riunioni scientifiche del Centro e nei convegni della SPI e dell’IPA, sia in convegni effettuati in collaborazione con altre istituzioni, per esempio l’Università.
Nel gennaio 2000 il CVP ha ospitato il Convegno Nazionale SPI sull’Adolescenza, nella cui organizzazione scientifica e amministrativa entrarono i membri del gruppo infantile.
Il gruppo attualmente operante tiene contatti con il Servizio di Consultazione del CVP, già da tempo sensibile alle problematiche della consultazione nell’età adolescenziale ed ora aperto anche alla consultazione infantile.
Prosegue l’ormai tradizionale contatto con i colleghi esterni al CVP, operanti privatamente o nelle strutture sanitarie, interessati alla cultura e alla riflessione clinico-teorica psicoanalitica. Negli ultimi anni sono stati realizzati due cicli di Seminari sull’adolescenza ed uno relativo all’età infantile.
E’ in atto una collaborazione con il Servizio di Psichiatria Infantile presso il Dipartimento di Pediatria di Padova, che si attua sul piano clinico con l’invio ai soci del CVP di bambini e adolescenti, visti in ambulatorio o ricoverati, per trattamento psicoterapeutico o psicoanalitico. Si organizzano inoltre degli incontri (iniziati nel 2007) con gli operatori del Servizio di Psichiatria Infantile per aggiornamento secondo il pensiero psicoanalitico su tematiche di interesse specifico e per una riflessione comune sui casi inviati.
E’ da segnalare che 14 soci del CVP sono IPA Approved Children an Adolescent Psychoanalyst.
(Irenea Olivotto, 16.3.2008)
STORIA DELLA COOPERAZIONE CON I PAESI DELL’EST
Il CVP è stato fin dal suo inizio molto attivo nelle iniziative di contatto con gli operatori dei paesi dell’Europa dell’Est interessati alla conoscenza della psicoanalisi.
Incontri informali sono iniziati già una ventina di anni fa con psichiatri e psicologi dell’ex-Jugoslavia e negli anni sono evoluti in un percorso di formazione svolto da parte di soci del CVP che si recano regolarmente a Zagabria e a Lubiana.
Ciò si è andato coordinando sempre di più con i programmi dell’IPA per la formazione di nuovi psicoanalisti in Slovenia, Croazia e in altri paesi dell’Europa Orientale. Tale attività è stata fondamentale per aiutare i Croati ad entrare nell’IPA. Paola Golinelli, che con altri
colleghi si è recata a Zagabria per un decennio, è stata chiamata a far parte dello Sponsoring
Comittee che l’IPA ha affiancato al neocostituito Study Group della Croazia. Attualmente, tramite la “Fondazione Libero e Zora Polojaz”, soci del CVP assieme ad altri analisti si recano a Zagabria per integrare l’attività seminariale per i Candidati dello Study Group Croato, che sta già strutturando un training autonomo. Ettore Jogan continua a Lubiana, oramai già da un decennio, i suoi seminari mensili per psichiatri e psicologi clinici sloveni interessati ad un approccio psicoanalitico.
Da anni candidati sloveni e croati vengono a Trieste per le loro analisi di training e per le supervisioni.
Sempre tramite la “Fondazione Libero e Zora Polojaz”, è in corso a Kiev (Ucraina) un ciclo di seminari, iniziato nel 2007 da Vlasta Polojaz ed Andrea Braun, per un gruppo di psicoterapeuti interessati alla psicoanalisi, da cui potranno sorgere motivazioni al training analitico. Ciò è in accordo con l’IPA-EPF Psychoanalytic Institute for Eastern Europe (PIEE), diretto da Paolo Fonda.
(Paolo Fonda, 20.05.2008)
ATTIVITA’ SCIENTIFICO-CULTURALE
Come premessa a questo capitolo ci sembra importante segnalare che alcuni autorevoli Soci hanno dato, nel tempo, un contributo significativo alla vita scientifica e culturale della SPI.
In particolare ricordiamo le Vicepresidenze di G. Sacerdoti e di A.A. Semi e, non meno importante, l’intensa e “longeva” attività svolta nella Rivista di Psicoanalisi dai Direttori A.A. Semi, A. Racalbuto, P. Campanile, insieme ai molti Soci che hanno collaborato nella redazione della stessa.
Ripercorrendo…
A partire dai primissimi anni di vita del Centro, la figura di Giorgio Sacerdoti, che fu dapprima Segretario Scientifico e poi Presidente, ebbe una sua indiscussa centralità.
Padovano di origine, Egli era stato per anni Direttore dell’Ospedale e dei Servizi Psichiatrici di Venezia dove aveva fondato e diretto l’esperienza di “Palazzo Boldù”: primo day-hospital basato sull’intervento psicoterapico pubblico ad indirizzo psicoanalitico. L’area dei rapporti tra psicoanalisi e psichiatria gli era particolarmente cara e continuò ad essere per Lui fonte di incessante interesse. Divenne il primo didatta del Centro alla fine degli anni settanta. Grazie alla sua lungimiranza e alla profonda conoscenza del territorio veneto-giuliano, insieme alla sua costante attenzione e predisposizione verso il dialogo interdisciplinare con studiosi nazionali e internazionali di discipline affini alla psicoanalisi, Egli inaugurò la formula del Colloquio Psicoanalitico del CVP, che ha rappresentato un’esperienza feconda ed innovativa di apertura su tematiche di interesse culturale allargato. Il tutto, parallelamente all’attività svolta per i Soci del Centro e della SPI, ha completato ed arricchito il lavoro di quegli anni.
Profondo conoscitore del testo freudiano (in lingua originale) ha indirizzato il pensiero
scientifico del Centro attraverso una sempre viva conoscenza del pensiero di Freud, continuata poi negli anni. Di lui ricordiamo il sorriso gentile, l’affabilità e la straordinaria ospitalità della Sua casa alla Giudecca, una sorta di culla per il CVP; infine la capacità di tradurre tutto ciò in un insegnamento vivo, che lasciava spazio libero alla creatività all’originalità dell’altro, permettendo la ricerca di un proprio “stile”.
Il Suo libro “L’Ironia attraverso la psicoanalisi” si può pensare come una sintesi dotta, vitale e del tutto originale della trasmissione della Sua elaborazione teorica su uno degli aspetti meno indagati della scienza psicoanalitica, seppure esplorato da Freud nell’opera sul Witz.
Tale testo, che ebbe la prefazione di Cesare Musatti, Suo analista, ci indica anche quella che è stata una Sua propensione personale e creativa verso l’attitudine inconscia ad usare l’ironia come strumento di comunicazione e di elaborazione per la vita psichica.
I Colloqui Psicoanalitici
Attraverso questo nuovo genere di convegni, che ha visto una grande partecipazione di analisti di tutta l’Italia, il CVP diede un suo contributo al dibattito scientifico culturale nazionale a partire dal 1987. Il Colloquio di quell’anno ebbe come argomento “la Seduzione” in psicoanalisi; seguirono nel 1993 quello su “Tolleranza e Intolleranza”; nel 1996 “In-differenza, differenza, differimento”.
Nel 2001 “Verità storica e psicoanalisi”, venne dedicato alla memoria di Giorgio Sacerdoti, da poco scomparso, approfondendo un tema che gli fu caro; infine, nel 2008, “Le fonti dello psichico. Nodi e snodi in psicoanalisi, a partire dal pensiero di Agostino Racalbuto”.
Gli sviluppi
L’apertura ai territori scientico-culturali di confine è stata una caratteristica sempre coltivata dal CVP, grazie anche al costante lavoro di alcune persone che hanno dato un importante contributo in questa direzione. Oltre a G. Sacerdoti, vogliamo ricordare l’importanza per il Centro di Antonio Alberto Semi, che ha aperto la strada per un vitale e sempre approfondito dialogo sui temi di attualità sociale, politica e culturale nel senso più ampio. Queste Sue qualità e capacità di spaziare in molteplici campi del sapere, sono state di recente premiate anche con il conferimento della prestigiosa carica di Presidente dell’Ateneo Veneto di Scienze Lettere ed Arti, a riconoscimento della Sua presenza nella vita culturale veneziana e nazionale e del Suo importante ruolo nello scambio della psicoanalisi con altre discipline. Già direttore della Rivista di Psicoanalisi, attualmente fa parte della redazione di “Penser/Rệver”.
Molto attivo nella vita istituzionale della SPI sia nelle commissioni scientifiche che nell’Esecutivo Nazionale, ha portato avanti un continuo approfondimento sui temi metapsicologici, attraverso un accurato studio del testo freudiano. I numerosi saggi pubblicati testimoniano di questo intenso e laborioso percorso.
I Suoi scritti spaziano dall’iniziale “Cultura e Sé” ai libri su Venezia, dal tono ameno ed ironico, ma non per questo meno pungente e critico. E’ stato anche curatore e coautore dell’imponente Trattato di Psicoanalisi (1988-1989), pubblicato a distanza di cinquant’anni dal Trattato di Cesare Musatti, e di numerosi altri testi sulla teoria, la tecnica, il metodopsicoanalitici. Infine ricordiamo i più recenti lavori sul Narcisismo e su “La coscienza in psicoanalisi”, quest’ultimo pubblicato anche in edizione inglese, nella prestigiosa collana dell’IPA ‘Psychoanalytical Ideas and Applications’ .
Molto significativa per l’impronta scientifica data al Centro è stata la figura di Agostino Racalbuto, che ha lavorato dapprima come Segretario Scientifico, poi come Presidente, fino a quando divenne direttore della Rivista di Psicoanalisi nell’anno 2003. Attivo e presente nella vita culturale del Centro, come anche della SPI, ha sin dall’inizio mantenuto aperto, insieme ad altri colleghi, un canale di contatto e dialogo con l’Università, specialmente nella facoltà di Psicologia, dove ha portato un grande contributo alla conoscenza della psicoanalisi, anche per la sua capacità di essere vicino agli studenti. Il suo pensiero è aperto verso ampie aree della psicoanalisi, partendo dalla centralità del pensiero freudiano, per poi continuamente gettare ponti tra teorizzazioni diverse.
Egli stesso ci indica, in uno dei Suoi editoriali comparsi nella Rivista di Psicoanalisi, come il pensiero psicoanalitico “possa spaziare in un ventaglio polisemico di espressioni, a seconda di ciò da cui parte per procedere”. Come dice La Scala, infatti “l’asse portante della ricerca teorico-clinica di Racalbuto trova la sua centralità nell’articolazione dell’intrapsichico con il relazionale”. Il Suo lavoro e la Sua attenzione si sono sempre caratterizzati dalla ricerca costante, così nella teoria come nella clinica, del rapporto tra questi aspetti fondamentali della vita psichica, a partire dall’esplorazioni dei suoi albori, seguendone sviluppi e trasformazioni. Ricordiamo, tra i moltissimi lavori che hanno caratterizzato la Sua produzione scientifica, il libro “Tra il fare e il dire”, dedicato all’esplorazione dell’inconscio e del non verbale.
Questi Maestri, il cui contributo alla vita del CVP abbiamo appena tratteggiato, hanno creato un clima di interesse e dialogo che si sono tradotti nella crescita culturale e scientifica di molti altri Soci, che nel tempo hanno dato il loro contributo con relazioni, scritti, libri, avviato gruppi di studio e seminari, arricchendo il dibattito interno ed esterno del Centro.
Un altro importante territorio di confine culturale e scientifico in cui numerosi soci hanno operato, consentendo al CVP un dialogo ed una collaborazione sempre fecondi, è stato quello dell’ambito universitario: a Medicina (in Clinica Psichiatrica) in cui hanno lavorato negli anni A. Schön, L. Pavan, M.V. Costantini (ora a Psicologia), e M. Pierri, che tutt’ora opera con un servizio ambulatoriale per la psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico;
in Clinica Pediatrica, con la più recente Neuropsichiatrica Infantile, dove hanno lavorato e lavorano V. Polojaz e C. Cattelan (vedi anche il capitolo dedicato alla psicoanalisi Infantile del Centro).
Infine, ma non ultimo per importanza, merita un approfondimento il rapporto con la facoltà di Psicologia, specie per quanto riguarda la costante attenzione dei Soci che hanno lavorato a portare avanti la conoscenza della psicoanalisi e a mantenere vitale il rapporto con il CVP, anche attraverso la collaborazione per la preparazione di congressi e seminari.
Tra i Soci attivi in questa facoltà ricordiamo Irene Munari, A. Schön, G. Fara, C. Esposito, F. Munari. Merita una segnalazione particolare l’avvio del Corso di Laurea Specialistica ad indirizzo psicoanalitico da parte di M. V. Costantini e A. Racalbuto, che ha avuto anche il significativo contributo di E. Mangini.
Gruppi di studio
I gruppi di studio all’interno del CVP costituiscono dei settori di ricerca teorico-clinica, che vedono impegnati i Soci in base alla loro predilezione ed al loro interesse scientifico. Essi portano il loro contributo all’interno degli incontri che mensilmente vedono tutti gli analisti del Centro riuniti per svolgere insieme il lavoro scientifico.
Alcuni di questi gruppi svolgono una funzione di rilevanza istituzionale, come per esempio il gruppo sulla consultazione psicoanalitica, che oltre a svolgere un’attività clinica relativa a questo Servizio rivolto all’esterno, su di essa sviluppa una ricerca scientifica specifica.
Vogliamo ricordarne due gruppi di studio che hanno avuto un importanza storica negli anni 90 per aver affrontato studi clinico-teorici su patologie che rappresentavano aree di frontiera della cura psicoanalitica: il gruppo sulla patologia psicosomatica e quello sulle patologie narcisistiche.
Un altro gruppo di studio non più attivo dalla scomparsa di Agostino Racalbuto ha approfondito il tema dell’isteria. Tali gruppi, seppure cessati, hanno promosso una conoscenza ed un interesse intorno a questi temi tutt’ora molto vivi e fecondi.
Gruppo Consultazione. Dopo anni in cui il lavoro fu svolto da singoli Soci e numerosi cambiamenti interni, l’attività di consultazione è stata riorganizzata come area clinica nell’ambito istituzionale con un Servizio rivolto all’esterno ed ha individuato attraverso il lavoro del gruppo una propria modalità di portare avanti la clinica insieme alla ricerca in quest’area.
Oltre al contributo “Posizioni teoriche nella conduzione del colloquio di consultazione” portato al Centro il 24 marzo del 2007, che ha avuto un ascolto e un dibattito molto vivi, il gruppo ha partecipato nel 2007 ai Seminari Multipli della SPI con il lavoro “Per una clinica della consultazione”, proponendo anche riflessioni sul valore del gruppo istituzionale e sulla sua funzione di favorire lo scambio interanalitico e la ricerca. Il 17 maggio 2008 il gruppo di studio ha invitato Jean-Louis Baldacci a tenere una relazione sul tema, che ha aperto il dialogo su questo tema con tutti i soci del CVP.
Gruppo sulla Psicoanalisi Infantile. Già esaurientemente descritto nel paragrafo ad esso dedicato a cura dell’attuale responsabile.
Gruppo sulle Patologie Gravi. Nato circa 18 anni fa e tuttora attivo (i primi incontri risalgono già alla fine del 1988), ha portato numerosi contributi a convegni del CVP e della SPI. Il prossimo 22 novembre 2008 parteciperà al “Seminario di ricerca sulle patologie borderline e psicotiche”.
In particolare il tema affrontato sarà sul significato del piccolo gruppo interanalitico di colleghi, considerato come strumento per contenere ed elaborare quanto emerso a vari livelli nell’incontro con i pazienti difficili.
Vogliamo anche ricordare che una parte del gruppo è stata una componente importante nella Commissione sulle patologie gravi della SPI.
Gruppo di Studio su Bion. Condotto dal dott. Luigi Boccanegra, si è formato nella primavera del 2005. Esso fa parte dei gruppi “aperti”, ed i soci con regolarità portano a turno i loro contributi clinici e teorici. Tale tipo di impostazione è stata promossa dall’attuale Presidente M. La Scala, che ha colto la necessita nel Centro di una formula nuova di gruppo scientifico che prevedesse una partecipazione più ampia all’interno di uno scambio, su particolari temi di interesse, in cui l’assetto gruppale non fosse rigidamente precostituito, ma prevedesse momenti di apertura. Gli incontri vengono registrati, trascritti e portati a conoscenza di tutti i Soci per favorire lo scambio sull’attività del gruppo. I primi due anni sono stati dedicati alla lettura dei casi clinici di Bion, presenti in “Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico”. L’approccio è avvenuto in un’ottica che privilegiava la clinica e il modo di lavorare di Bion. Nell’arco dell’anno il gruppo ha inoltre affrontato lo studio del testo “Apprendere dall’esperienza”, ricercando in modo particolare i contributi che quest’opera può dare rispetto alle vicissitudini dell’identità e del cambiamento.
Il gruppo ha presentato il 15 settembre 2007 a Trieste una relazione su “Aspetti teorici e clinici nella ricezione italiana del modo di lavorare di W. Bion”. Il 12 aprile 2008 è stato invitato il dr. Giovanni Hautmann a tenere una relazione e a dialogare con il gruppo allargato del CVP.
Gruppo sul Femminile. Condotto dalla dott.sa Franca Munari, sta lavorando sulla teoria e sulla clinica della bisessualità psichica, sulle forme dello strutturarsi del processo di identificazione, dalla imitazione/ incorporazione alle identificazioni secondarie, con particolare riguardo al versante dell’identità di genere.
Gruppo su Abuso e Violenza. Condotto dalla dott.sa Valsta Polojaz, ha come riferimento Silvia Amati Sas. E’ attivo dal settembre 2001 e finora si è occupato in particolare della violenza sessuale mass-mediatica, della pedofilia e dell’incesto.
Il prossimo tema sarà “il pregiudizio e la questione dell’appartenenza”.
E’ progetto del gruppo proporre l’invito di alcuni ospiti, anche stranieri.
Gruppi preparatori. Finalizzati alla preparazione scientifica dei convegni nazionali della SPI e di convegni organizzati dal CVP, hanno svolto una funzione essenziale e limitata nel tempo per gli scopi previsti.
Convegni, Congressi e Seminari
A partire dal 1997 il CVP organizza convegni aperti a professionisti interessati alla psicoanalisi come psicoterapeuti, psicologi, psichiatri, filosofi, letterati, anche in collaborazione con altre istituzioni (Università di Padova: Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo della Socializzazione e Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche; Pediatria dell’Università di Padova, Associazione ARCADIA, Comune di Padova e Regione Veneto).
Il senso di questa iniziativa è stato non solo quello di promuovere la conoscenza della psicoanalisi, ma anche quello di favorire un confronto ed un dibattito fertile su temi di interesse comune.
In seguito il Centro ha organizzato dei cicli di seminari teorico-clinici su temi specifici rivolti a psicoterapeuti, psicologi e psichiatri dell’area adulta e dell’area infantile.
Si ricordano: il convegno su “Impasse in psicoanalisi e patologie narcisistiche” (1997); gli incontri sul tema “Psicoanalisi oggi – luoghi e forme di incontro” e su “Il mito intorno a Narciso fra psicoanalisi e filosofia” (1997-98); il convegno su “Il piacere offuscato – lutto,
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depressione, disperazione in infanzia e in adolescenza” (1999); il convegno su “La nascita della rappresentazione tra lutto e nostalgia” (2000); le giornate di studio su “Pedofilia, pedofilie”, “Psicoanalisi e neuroscienza cognitiva” (2001), “Adolescenza e trauma” e “La coppia necessaria” (2002).
Segnaliamo ancora il ciclo di 8 seminari teorico Clinici sul tema “I disturbi dell’identità” (2003) ed il ciclo di 4 incontri sul tema “Psicoanalisi dell’adolescenza” (2004).
In collaborazione con la Rivista di Psicoanalisi si è svolto il convegno dal titolo “Parricidio e figlicidio. Crocevia d’Edipo e dintorni” (Giugno 2005); in collaborazione con l’Associazione ARCADIA, il convegno “Psicoanalisi dell’incesto”: incontro con Silvia Amati Sas (Febbraio 2006).
Dello stesso anno è anche il Convegno Nazionale su “Identità di confine, identità del confine”(Giugno 2006), promosso dall’attuale Presidente Marco La Scala a conclusione di una serie di seminari svolti al Centro su questo tema. Ad esso ha fatto seguito la recente pubblicazione “Il lavoro psicoanalitico sul limite” (Franco Angeli, 2008), a cura di M. La Scala e dell’allora Segretario Scientifico M.V. Costantini.
Sono stati organizzati ancora il ciclo di seminari teorico-clinici su “La Cura Psicoanalitica della Crisi Adolescenziale” (2005/2006) e quello sul tema “Il corpo e lo psichico” ( 2006/07).
In collaborazione con l’Associazione ARCADIA è stato promosso l’incontro con Francesco Barale sul tema “Fantasie infanticide e passaggi all’atto” (Giugno 2007).
Nel 2008 si è iniziato il primo ciclo dei “Seminari sull’infanzia e l’infantile in psicoanalisi – Teoria e clinica a confronto”.
Molto attiva e feconda è anche l’attività su temi che uniscono cultura e psicoanalisi: dal 1998 Franca Munari cura una serie di incontri (finora dieci) tra “esperti” di scrittura e psicoanalisti sul tema “Scrittura e Psicoanalisi”.
Dal 1998, M. Vittoria Costantini e Paola Golinelli, in collaborazione con alcuni soci, hanno avviato un’iniziativa denominata “Cinema e psicoanalisi”, che si è occupata della riflessione psicoanalitica sul cinema con proiezione di film e dibattiti: sono state organizzate due rassegne cinematografiche a tema: “Il padre: un affetto e un ruolo da riscoprire” (1999), “Le relazioni possibili e impossibili” (2000) e una serie di incontri, anche con registi e critici cinematografici. Tali rassegne sono state tra le prime su tale argomento in Italia.
Tra gli incontri che possono essere annoverati tra le iniziative a cui collaborano Soci del CVP ricordiamo il Convegno di Lavarone che si tiene annualmente nei mesi estivi, con la recente inaugurazione del premio Gradiva, assegnato alla pubblicazione psicoanalitica più significativa dell’anno.
Questa suggestivo congresso, che si può dire concluda ogni anno l’attività scientifica in una cornice ambientale che ci rimanda alle “vacanze estive” di S. Freud, è stata principalmente promossa da Alberto Schön. Anche questo è un convegno aperto sia per i temi trattati sia per gli ospiti ed i relatori: psicoanalisti, storici, scrittori e filosofi.
Wunderblock
Sono stati pubblicati, in anni differenti e ad uso interno al Centro, quattro volumi del “WUNDERBLOCK, quaderni del CVP”: il primo volume fu curato da Irenea Olivotto, il secondo da Alessandro Pesavento e gli ultimi due da Franca Munari.
Lo scopo della pubblicazione era quello di raccogliere le relazioni tenute sia dai Soci sia dagli ospiti nel corso di diversi anni di attività scientifica. Il primo volume uscì quasi in concomitanza con i festeggiamenti dei dieci anni di vita del centro e riguardava le relazioni degli anni 1990/1991, il secondo i testi degli anni 1991/1992, il successivo 1993/1994 e l’ultimo 1994/1996.
Ospiti
Fin dai primi anni, come ci ricorda C.R. Zennaro, “il CVP ha avuto la consuetudine di promuovere la propria attività scientifica invitando a parlare insieme ai colleghi del centro anche colleghi appartenenti ad altri centri italiani, insieme a colleghi stranieri appartenenti all’IPA, europei o americani (del nord e sud America), che ci hanno portato a confrontarci sui differenti indirizzi teorici. Proseguendo inoltre il percorso dell’apertura al dialogo con filosofi, e scienziati di diverse discipline, inaugurato dal Prof. Sacerdoti, abbiamo potuto arricchire ed ampliare nel tempo le nostre conoscenze, approfondendo ed ampliando il nostro dialogo scientifico con l’apporto di altri campi del sapere”.
UNA STORIA CHE CONTINUA
Tutta l’attività scientifica interna al gruppo degli analisti, come pure quella rivolta all’esterno, con le iniziative che negli anni si sono sviluppate e che hanno caratterizzato la storia e le scelte del Centro, è stata pensata e promossa a partire dalle proposte degli Esecutivi che si sono succeduti ( link: nomi di tutti nel sito del Centro) ed è stata discussa ed approvata nelle assemblee dei Soci. Si è cercato in questo modo di favorire, così come nel passato, anche nel lavoro del presente e del futuro, la più ampia partecipazione alla vita del CVP ed un dibattito interno sempre vivace sui temi scientifici e culturali.
Vogliamo qui ricordare i Segretari Scientifici: A.Saraval, G. Sacerdoti, A.A. Semi, A. Schön, A. Racalbuto, M. Milella, M.R. De Zordo, M.V. Costantini, G.Sartori.
Nel raccogliere la storia del nostro CVP ci siamo trovati ad accumulare una certa quantità di materiale in forma di interviste che, per motivi di spazio, non abbiamo potuto inserire in questa sintesi: queste “voci” arricchiscono e completano il lavoro qui presentato e ci portano ad un ulteriore approfondimento ed ampliamento di vedute.
Esse saranno disponibili a breve in una più ampia pubblicazione all’interno del sito del CVP – www.centrovenetodipsicoanalisi.it.
A questo proposito vogliamo ricordare che il nostro Centro è stato tra i primi (con Milano) nel 1999 ad avviare l’informatizzazione e la creazione di un sito web, su idea di A. Schön, a cura di I. Olivotto.
Si segnala, nello stesso sito, l’opuscolo “Centro Veneto di Psicoanalisi Giorgio Sacerdoti”, curato da Marco La Scala, Irenea Olivotto, Vlasta Polojaz, Agostino Racalbuto, con la collaborazione dell’Esecutivo e del Gruppo Consultazione.