La Ricerca

Singletary W.M. (2015). An integrative model of autism spectrum disorder: ASD as a neurobiological disorder of experienced environmental deprivation, early life stress and allostatic overload Neuropsychoanalysis. Vol. 17, n° 2: 81-119.

1/05/16

Sintesi dell’articolo a cura di G.Mattana

L’autismo ha sempre rappresentato un enigma conoscitivo e una difficile sfida terapeutica, all’incrocio fra biologia e psicologia, genetica e ambiente, spesso in una continua e ideologica oscillazione “monocausale” fra l’uno e l’altro polo. Come se la scoperta delle determinanti biologiche delle sindromi autistiche (ASD – Autistic Spectrum Disorders) dovesse mettere fuori campo l’intervento degli aspetti psicologico-relazionali; come se sottolineare l’impatto di questi ultimi dovesse relegare sullo sfondo i primi.

L’articolo pubblicato da William M. Singletary propone, invece, un modello di comprensione e trattamento dei disturbi dello spettro autistico che integra l’approccio neurobiologico con quello psicoanalitico.

Evidenze convergenti suggeriscono che gli ASD sono disordini neuroevolutivi potenzialmente reversibili, nei quali importanti fattori neurobiologici alterano la relazione fra bambino e caregivers. L’infante sperimenta una insufficienza di stimoli parentali favorevoli alla crescita anche nel caso in cui questi siano disponibili. Il modello sottolinea un aspetto che sembra finora essere stato trascurato: l’esperienza di deprivazione e isolamento sociale si traduce per il bambino in un senso di minaccia, che può determinare uno stress eccessivo con conseguenze psicologiche e biologiche. Queste ultime, in modo particolare, consistono nel “sovraccarico allostatico”, che si verifica quando i tentativi di controllare il senso di minaccia implicano uno sforzo eccessivo, che determina uno stato o processo fisiopatologico che danneggia il corpo e predispone alla malattia.

Il modello attribuisce al “sovraccarico allostatico” un ruolo fondamentale, consistente nell’amplificare la vulnerabilità neurobiologica, che generalmente è considerata il fattore determinante nello sviluppo dei disturbi dello spettro autistico. A causa del “sovraccarico allostatico”, i fattori neurobiologici e psicologici interagiscono in modo non lineare conducendo ai sintomi degli ASD, che si sviluppano attraverso un coping e una neuroplasticità maladattativi.

Il modello identifica gli interventi terapeutici efficaci come quelli capaci di promuovere l’inversione di questo processo, stimolando un coping e una neuroplasticità adattativi. La neuroplasticità adattativa è favorita da un ambiente arricchito, dall’incremento dell’interazione sociale ed emotiva, dalla riduzione dell’ansia, dello stress e del “carico allostatico”.

Le descrizioni dell’esperienza dei disturbi dello spettro autistico, così come il lavoro psicoanalitico con bambini con ASD, sono in accordo con il modello. La psicoanalisi, in questa prospettiva, può essere considerata uno strumento di indagine del mondo interno di significati e sentimenti del bambino, un elemento spesso sottovalutato nell’autismo. Dando senso all’esperienza di isolamento e minaccia, la psicoanalisi può aiutare il bambino con ASD a sentirsi capito e meno spaventato.

Il materiale clinico presentato nell’articolo intende illustrare come, per alcuni bambini all’estremità superiore dello spettro autistico, il miglioramento sia favorito dall’incremento del senso di connessione sociale e dalla riduzione dell’esperienza di stress.   

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