Antonio Damasio: Feeling & Knowing: Making Minds Conscious. Pantheon Books, October 2021. 256 pages.
“Feeling&Knowing”, di A. Damasio, introduce nuove riflessioni sul ruolo dei sentimenti e della produzione di immagini nella formazione della mente, nella sua connessione con lo sviluppo della coscienza e del Sè. Sono questi temi cari all’autore, in costante evoluzione, aggiornati in funzione delle conoscenze introdotte dalle neuroscienze. In continuità col volume precedente “Lo Strano Ordine Delle Cose”, questo attuale, prosegue l’indagine sullo sviluppo della vita e la sua evoluzione, da forme più primitive, a quelle più complesse dotate di sistema nervoso.
Cos’è una forma di vita, i virus lo sono? Si chiede l’autore.
Partendo dalla descrizione di forme di vita più semplici, unminded intelligence, fino a quelle più organizzate, minded intelligence, egli descrive la comparsa dei sentimenti e della produzione di immagini fino all’acquisizione della ownership, il riconoscersi come proprietari della propria mente, vera presa d’atto dell’esistenza della Self Consciousness. Di seguito un breve dialogo con l’autore su alcuni punti chiave del libro.
1. RS: Qual è la motivazione alla base della stesura del libro? Hai detto che la storia di questo libro inizia con la richiesta dell’Editore a proseguire quanto già scritto nel precedente. Infatti, già dalle prime pagine, emerge un dialogo ininterrotto con i tuoi lettori attraverso cui sembra che tu voglia definire meglio alcuni punti. Tale dialogo assomiglia un po’ al lavoro dei poeti, e degli scultori, che tornano e ritornano sul loro lavoro ognivolta levigando, asciugando, sintetizzando il non essenziale.
AD: Hai ragione, questa volta la richiesta del mio editore e le mie intenzioni hanno coinciso. Volevo poter trasmettere idee complicate, per alcuni versi anche nuove, con una modalità più chiara, più pulita e accessibile.
2. RS: Trovo, in questo volume, molta continuità con “Lo strano ordine delle cose”. Cosa c’è stato di così importante, rimasto indietro, per cui hai sentito di dover scrivere un libro centrato nuovamente su quegli argomenti?
AD: La discussione sulla fisiologia di base del sentimento è più avanzata nel nuovo libro rispetto a “Lo Strano Ordine Delle Cose”. È davvero interessante notare che i recenti articoli, che ho pubblicato quest’anno, hanno ulteriormente spinto avanti nuove idee. Credo che avrò bisogno di scrivere articoli aggiuntivi e un altro libro per includerle tutte!
3. RS: Il libro sosta a lungo su temi molto importanti e dibattuti quali: la capacità di sentire (Feeling), in cui distingui il sentire come “Sense/Detect; la capacità di creare immagini (differenza fra unminded e minded intelligence); i fattori aggiuntivi della coscienza (consciousness) con la nostra incompletezza esplicativa.
AD: La distinzione tra “sentire/rilevare” (sense/detect) e “sentire” (feeling) è fondamentale. Tutti gli organismi viventi possono gestire il primo (sense/detect), solo gli organismi viventi dotati di sistema nervoso (minded intelligence) gestiscono il secondo (feeling).
4. RS: Il libro descrive ampiamente quello che tu chiami: “Fabricating Mind”. Mi daresti una chiave di lettura su questo argomento?
AD: Il punto chiave da considerare è la distinzione tra “menti” – come flusso di immagini – e sentimenti/coscienza (feeling/consciousness), i quali, invece, generano la ownership (senso di proprietà) di quelle menti.
5. RS: Hai scritto: La più semplice varietà di affetto inizia nell’interno (interior) di un organismo vivente. Nasce vaga e diffusa, genera sentimenti che non sono facilmente descrivibili o collocabili. (pag. 73) […] I sentimenti rappresentano sia determinate qualità all’interno di una scala che le loro variazioni in termini di tono e intensità. (pag. 76)
Potremmo dire quindi che nel caso dei sentimenti non stai parlando di “avere qualcosa” (feelings come Oggetto/Contenuto della mente), ma stai parlando degli affetti come qualità dell’interazione con il mondo interno/esterno?
AD: La natura intima del sentimento include le qualità. Nel momento in cui possediamo (own our minds) le nostre menti, ci rendiamo conto che le menti hanno qualità diverse in momenti diversi.
6. RS: Torniamo su questa caratteristica: la “owner-mind”, la connessione della mente con il suo legittimo organismo: introdurresti qui il Sé come la persona che sta vivendo la storia e reagisce ad essa affettivamente?
AD: Il “Sé” è un modo di designare il proprietario della mente, per come istituito attraverso i processi di sentimento/coscienza (feeling/consciousness)
7. RS: In che modo il contenuto del libro è correlato al tuo lavoro o alla tua ricerca?
AD: È interamente correlato, sia alla biologia neurale che indago con i miei colleghi della BCI, sia all’indagine filosofica e psicologica che perseguo parallelamente.
8. RS: Arte, musica, poesia, sono componenti importanti della tua creatività: è successo qualcosa di interessante in relazione a questo libro?
AD: Un maggiore approfondimento di qualcosa che avevo già realizzato, cioè che il cuore di tutte le nostre aspirazioni artistiche è il feeling ed in particolare l’aspetto qualitativo dei sentimenti.
9. RS: Epilogo: il cervello è più ampio del cielo, scrive E. Dickinsons. Freud scriveva: La psiche è estesa; ma non ne sa niente. Possiamo dire, oggi, che sappiamo qualcosa di più sulla “psiche”?
AD: La già ampia portata della mente si sta progressivamente estendendo e Freud ha dato un contributo importante in quest’area. Noi stiamo semplicemente continuando il suo lavoro. È stato carino da parte di Emily Dickinson mettere in relazione la progressiva “ampiezza” della mente con il cervello stesso. Una donna davvero intelligente!