Why war? A 70 anni di distanza Horst Kächele e Imre Szecsödy si interrogano – ipa.researchtraining – 2 gennaio 2016
INTRODUZIONE: Lo scenario europeo e internazionale offre sempre nuovi rimescolamenti con la sollecitazione di problemi vecchi e antichi. Questioni impegnative legate alle politiche, alle vicende migratorie, alle figure estreme del terrorismo che non è certo nuovo nel mondo. Il mantenimento degli equilibri è sollecitato di continuo a trovare risposte complesse. La psicoanalisi, come scienza dell’umano, non rimane al margine, si pone interrogativi e prospetta ove possibile ipotesi di lavoro, non solo perché siamo tutti cittadini del mondo, radicati in un contesto, ma anche per andare alla ricerca di ragioni e matrici che possano proporre referenti di pensiero.
Un carteggio significativo in proposito è comparso all’inizio dell’anno nella mailing list riservata ipa.researchtraining, un dialogo tra colleghi europei, attivi in paesi toccati nel vivo dalle problematiche in movimento; autori, che si sono posti interrogativi, per risvegliare l’attenzione ed proseguire la riflessione, in una ideale continuità col pensiero iniziato da Freud settant’anni fa dietro sollecitazione di Einstein e della Società delle Nazioni.
Mi pare importante raccogliere il ‘la’ lanciato da questi due importanti colleghi, l’invito ad uscire dall’indifferenza, e continuarne il dibattito, permettendo alla riflessione psicoanalitica di offrire prospettive di pensiero utili in un contesto così sollecitato e critico. Per favorire e arricchire la discussione, l’intero articolo di Szecsödy, sintetico ma ricco di argomentazione, verrà tradotto e pubblicato a breve. (Licia Reatto – 31 gennaio 2016 – dietro assenso degli autori)
Horst Kächele e Imre Szecsödy si interrogano su Why war? A 70 anni di distanza.
Carteggio nella Mailing list riservata: ipa.researchtraining – 2 gennaio 2016
Ad aprire il dibattito, il 2 gennaio 2016, sollecitato dai gravi eventi e dal clima di allerta sollevato dagli episodi di terrorismo e dai sommovimenti sociali, oltre che dalle incertezze politiche, è stato Horst Kächele, che conosciamo come clinico e autore rilevante, generoso animatore di ricerche e di indiscussa competenza, redattore insieme a Marianne Leutzinger-Böhleber dell’ultimo volume dell’Open Door Review. Kächele così scrive:
Dear colleagues and friends,
it is time to wish us all a less disturbing New Year 2016 but the auspices are not that promissing:
Europe is undermining its foundations by quite a few right wing members states (Hungary, Poland), right wing parties gaining momentum in France (LePen), a small but noisy fraction in Germany (AfD), especially in Dresden menaced by the flood of refugies (not remembering that West Germany took up millions from the former Eastern parts of its fallen Empire…..)
…Best wishes
Horst kächele
(traduco):
Cari colleghi e amici,
è tempo di augurare a tutti noi un Anno Nuovo 2016 meno inquietante, ma gli auspici non sono così promettenti: l’Europa sta minando le fondamenta per un bel po ‘ di stati di destra (Ungheria, Polonia), partiti di destra guadagnano slancio in Francia (Le Pen), una piccola ma rumorosa frazione in Germania (AfD), soprattutto a Dresda minacciata dalla marea di Réfugiés (non ricordando che la Germania Ovest ha ospitato milioni di persone dalle precedenti aree orientali del suo impero decaduto … ..)
…. (informazioni sull’Open Door Review, III ed.) …
Auguri
Horst Kächele
Subito gli risponde, il 2 gennaio 2016, sempre su ipa.researchtraining, lo svedese Imre Szecsödy, del Karolinska Institutet, ex-presidente della Società Psicoanalitica Scandinava, ed autore e promotore di alcune delle prime importanti ricerche sul trattamento psicoanalitico in Europa:
The Scandinavian Pychoanalytic Review, ISSN 0106-2301. Rev. (2010) 33, 52-57. Reports and brief communications.
“Why war? Revisited. A psychoanalyst’s ref!ections”.
Dear Horst,
Your message is most important. May I add a short abstract from an article of mine. Hope you will continue to inform us!
Warmest regards
Imre
Imre Szecsödy.
Abstract: Strongly inf!uenced by the current and repetitious devastation of human lives and of humanistic values not only by war, terrorism, and fundamentalism, but also by the trend in Europe to dismantle the social welfare state and build society on the basic assumption of the assumed benevolence and omnipotence of the idealized “market”, I started to write these reflections. My point of departure was that the individual and society mutually create each other and that psychoanalytic knowledge about organizations as well about individual development may be of assistance in understanding something of what happens with individuals and societies in times of war. Notwithstanding the determinism on which psychoanalysis is based, focusing as it does on the fact that in the present we repeat phases of our earlier development, I emphasize our opportunities and ability to make choices. This ability is linked to our capacity to contain within ourselves contradictions, conflicts, assets, and limitations. The courage to choose, to dare to admit mistakes, and the ability to endure a certain measure of shame, anxiety and uncertainty, seem especially urgent at this time. Facing threats requires courage, mental fortitude, understanding, and a continuing effort to maintain dialogue, which can prevent individual or collective destructiveness. Speaking of war from a psychoanalytic perspective seems to be as appropriate and urgent as ever.
(traduco):
Caro Horst,
Il tuo messaggio è molto importante. Vorrei aggiungere un breve estratto da un mio articolo. Spero che continuerai a tenerci informati!
Con i più cordiali saluti.
Imre
Rivista Scandinava di Psicoanalisi ISSN 0106-2301. Scand. Psicoanal. Rev. (2010) 33, 52-57. Reports and brief communications (Relazioni e comunicazioni brevi). “Perché la guerra? Rivisitata. Riflessioni di uno psicoanalista”.
Imre Szecsödy.
“Fortemente influenzato dalla devastazione attuale e ripetitiva di vite umane e di valori umani, non solo dovuta alla guerra, al terrorismo, e al fondamentalismo, ma anche alla tendenza in Europa a smantellare lo stato sociale e costruire la società partendo dal presupposto di base dell’assunto della benevolenza e dell’onnipotenza del “mercato” idealizzato, ho iniziato a scrivere queste riflessioni. Il mio punto di partenza è che l’individuo e la società si creano reciprocamente tra di loro, e che la conoscenza psicoanalitica sulle organizzazioni, nonché sullo sviluppo individuale, può assisterci nel capire qualcosa di ciò che accade agli individui e alle società in tempo di guerra. Nonostante il determinismo su cui la psicoanalisi si basa, mettendo a fuoco il fatto che nel presente ripetiamo le fasi del nostro precedente sviluppo, sottolineo l’opportunità e capacità da parte nostra di fare delle scelte. Questa abilità è legata alla nostra capacità di contenere dentro di noi le contraddizioni, i conflitti, gli assetti, e le limitazioni. Il coraggio di scegliere, saper ammettere i propri errori, e la capacità di sopportare una certa misura di vergogna, ansia e incertezza, sembra particolarmente urgente in questo momento. Affrontare minacce richiede coraggio, forza mentale, capacità di capire, e lo sforzo costante per mantenere il dialogo, che possono impedire la distruttività individuale o collettiva. Parlare della guerra da una prospettiva psicoanalitica sembra essere più che mai adeguato e urgente.”