Mariani R. (2014). Teoria del Codice Multiplo (TCM) di Wilma Bucci. Note introduttive.
La Teoria del Codice Multiplo (TCM) è un modello di organizzazione psicologica che affonda le sue radici nei concetti psicoanalitici e, parallelamente, nelle moderne ricerche di psicologia cognitiva sulle emozioni e sullo sviluppo.
In generale è un modello delle interazioni tra sistemi cognitivi, linguistici, emotivi e corporei, prendendo in considerazione l’integrazione di tali sistemi nel funzionamento adattivo, della loro dissociazione nella psicopatologia e della loro reintegrazione nel processo psicoanalitico. Esistono, secondo questo modello teorico (Bucci 1997), tre modalità di base in cui gli esseri umani elaborano le informazioni e ne costruiscono rappresentazioni: modalità subsimboliche, simboliche non-verbali e simboliche verbali. Il modello del codice multiplo riguarda la generale funzione di connessione soggettiva tra esperienza non-verbale – compresa l’esperienza emozionale – e quella verbale. I tre sistemi sono connessi dal “processo referenziale” che collega tutti i tipi di esperienze sensoriali ed emotive a rappresentazioni non-verbali e alle parole.
La radice psicoanalitica richiama l’ipotesi freudiana di una duplice modalità di pensiero, ripresa e sistematizzata dalla psicoanalisi dell’Io (Rapaport 1977, Holt et al. 1994) , ovvero il codice multiplo viene utilizzato dalla Bucci come una spiegazione empiricamente fondata dei concetti di processi di pensiero primario e secondario. Descrivendo in modo specifico le tre modalità di codifica delle informazioni, possiamo intendere come “subsimbolico” quel sistema che si occupa di processare le informazioni secondo modalità di connessione globali e analogiche, con processi che operano su dimensioni continue e senza elementi discreti o unità metriche stabilite.“Il sistema subsimbolico è precipuamente parallelo, con operazioni in sincrono, e possiede la caratteristica di essere determinato dal contenuto piuttosto che dalla struttura” (Bucci, 1997 p. 168).
Questa elaborazione è presente in tutte le modalità sensoriali, ma è predominante nell’olfatto e nel gusto. Inoltre è la procedura centrale nei sistemi viscerali e cinestetici. Le variazioni che lo caratterizzano non sono misurabili in termini standard ma si compongono di continue e infinite variazioni. Ad esempio si è in grado di riconoscere le modulazioni negli stati emotivi degli altri facendo riferimento ai cambiamenti sottili nella loro espressione facciale o nella loro postura, cosi come si riconoscono modificazioni nel proprio stato d’animo grazie al mutamento di esperienze somatiche e cinestetiche. Attraverso questo processo si è in grado di formare giudizi e previsioni che interpretano la realtà anche al di fuori dalla consapevolezza.
La “computazione” subsimbolica caratterizza centinaia di comuni azioni, dal riconoscimento di una voce familiare tra tante voci differenti, o dall’insieme delle capacità nell’esecuzione di complicati esercizi ginnici, o in complessi lavori creativi di matematica, scienze e arte. Il sistema subsimbolico è anche implicato nel riconoscimento delle espressioni di comunicazione non verbale, molto utilizzata anche tra paziente e analista. Questo modo di funzionamento mentale, in alcuni aspetti, può essere associato al costrutto freudiano di processo primario, anche se ha specifiche caratteristiche che lo differenziano, come i livelli di complessità che può raggiungere, nonché aspetti che possono stimolare l’attivazione di forme di coscienza.
Al contrario, i sistemi simbolici lavorano su unità discrete, siano essi simbolico non-verbali che verbali. Il sistema simbolico non-verbale, chiamato anche “imagery” (1), esiste in tutte le modalità sensoriali. Nonostante si pensi più facilmente alle immagini visive, sussistono anche rappresentazioni non verbali di suoni o di esperienze tattili. Il sistema simbolico verbale è l’unico appartenente esclusivamente agli esseri umani. Il linguaggio è il mezzo preferenziale per i processi logici data la sua capacità di differenziare o generalizzare, includere o escludere.
I tre sistemi sono interconnessi tra loro attraverso quello che Bucci definisce processo referenziale, per mezzo del quale è possibile collegare le esperienze subsimboliche con le immagini e con le parole, e viceversa; ciò permette di trasmettere ad altri la propria esperienza emotiva, comprendere quella degli altri attraverso le loro parole e modulare stati di regolazione del sé per mezzo delle nostre o altrui parole.
Le immagini, in special modo, sembrano costituire un veicolo preferenziale del processo referenziale perché faciliterebbero la trascrizione delle esperienze subsimboliche multimodali (di cui condividono alcune caratteristiche, poiché sono specifiche per le diverse modalità sensoriali e possono operare al di fuori della coscienza, a livello procedurale o implicito) in pensieri articolati attraverso il linguaggio verbale, di cui condividono l’impiego di simboli discreti e le capacità generative di nuovi significati. È possibile trovare espressione del processo referenziale in tutte quelle attività mentali che risultano coinvolte nei processi creativi – come nell’arte, nei lavori scientifici, nelle fantasie e nei sogni – oltre alla sua centralità nel processo psicoanalitico.
Circolo della Comunicazione Emozionale e la “Talking cure”
Nell’ambito della teoria del codice multiplo, le emozioni sono definite come schemi di azioni e immagini (Bucci, 1997; Bartlett 1932), operanti sia all’interno che al di fuori della coscienza e, diversamente dagli altri schemi cognitivi, sono maggiormente caratterizzati da modificazioni fisiologiche viscerali, piuttosto che da simboli o immagini.
In termini più generali, si possono considerare gli schemi emozionali come costituiti da desideri, aspettative sulle persone, che si sviluppano attraverso l’interazione con gli altri. Gli schemi, in questo modo, possono includere rappresentazioni di oggetti, oggetti parziali e la loro relazione con gli affetti, dove sono presenti tutte le componenti: motorie, viscerali e somatiche.
In questo modo una qualsiasi emozione comporterà un’attivazione neurofisiologica, che sarà in relazione a specifiche azioni motorie, e uno specifico pattern somatico e ad una specifico bisogno. Il concetto di schema emozionale è in linea con le principali teorie neurofisiologiche sulle emozioni espresse da LeDoux (1989), Damasio (1996), Gallese (2009), secondo cui la pulsione/arousal è concettualizzata in termini di proprietà direttive e rappresentazionali di strutture emotive, indipendenti da una particolare fonte di attivazione interna o esterna.
Stretta è infatti la connessione tra la TCM e il modello proposto da Damasio con la nozione di “rappresentazione disposizionale” che ? concerne la base neurologica specifica dello schema emozionale. Damasio (1995) ipotizza che tutta la conoscenza, inclusa l’organizzazione delle emozioni, sia contenuta in quelle che egli definisce “rappresentazioni disposizionali”, cioè rappresentanti psichici quiescenti attivati da nuclei neuronali diffusi nel cervello: tali rappresentazioni consistono in immagini alle quali vengono associate emozioni sulla base dell’esperienza precedente, della cultura e/o esperienza individuale. Se osserviamo questo meccanismo nelle sedute di psicoterapia si nota come le associazioni libere possano attivare tali schemi emozionali, attivando inizialmente un insieme di sentimenti e trasformazioni neurovegetative che fanno parte dello schema stesso, ma che sono difficilmente esprimibili a parole.
Bucci (2002) sostiene che ciò che si attiva una relazione di transfert è lo schema emozionale che produce diversi tipi di esperienze corporee o simboliche o proto-simboliche. Ad esempio il terapeuta potrebbe segnalare attraverso l’interpretazione o una comunicazione specifica di quello che sta avvenendo nella relazione con il paziente, riuscendo cosi a “verbalizzare” e a trasformare in simboli una esperienza che poteva essere solo corporea, o non facilmente esperibile dal paziente; tale segnalazione faciliterebbe il passaggio alla fase simbolica, il racconto, la storia. Ciò dipende prevalentemente dall’efficace funzionamento del processo referenziale, perché è questo che consente di riallacciare l’esperienza che avviene nel qui ed ora con una memoria autobiografica della persona connessa al nucleo affettivo dello schema in atto. Il paziente può allora pensare a fantasie o a uno specifico ricordo oppure ad un sogno che precedentemente poteva anche aver dimenticato. Inizia così, come libera associazione, il racconto, l’attivazione dello schema emozionale. All’inizio questa narrazione può prendere vita come una rappresentazione di uno schema distorto, ma proprio la distorsione e il prendere vita nel qui ed ora della relazione sono strettamente connessi con il significato implicito che il paziente ha di quella interazione e dal quale è possibile risalire al significato dello schema patologico. Il paziente a questo punto può tornare indietro, ricollegando una storia prototipica alla sua esperienza.
Il ritorno alla memoria di una fantasia o di un ricordo mentre il paziente è in uno stato di arousal coinvolge precisamente il primo livello di coscienza estesa.La psicoterapia agirebbe, quindi, attraverso il recupero di schemi emozionali disconnessi e la riparazione di disconnessioni tra sistemi di codifica. Nella definizione di dissociazione/disconnessione proposta dal TCM viene posto l’accento sui processi cognitivi e neurofisiologici di base che sottostanno a diverse strategie di difesa psicologica (Bucci, Maskit 2007). Bucci descrive infatti tre diversi livelli a cui può operare la disconnessione tra i sistemi di codifica:
– un primo livello è quello caratterizzato dal fallimento della connessione tra esperienza corporea e rappresentazione simbolica; si tratta di un livello massimo di disconnessione, dove il senso di integrità del sé e il senso di identità personale sono fortemente in scacco;
– un secondo livello nel quale la disconnessione agisce fra le rappresentazioni simboliche attivate nel presente a livello non verbale (nella coscienza nucleare) e il possibile recupero di elementi autobiografici nella memoria di lavoro; a questo livello il senso soggettivo di efficacia è mantenuto, ma risulta problematica la consistenza interna del senso di identità personale;
– un terzo e più articolato livello di dissociazione che implica disconnessioni parziali nella memoria autobiografica; in questo caso, la persona può sperimentare una parziale limitazione del senso di identità personale, ma è conservata l’integrazione e la coerenza del senso del sé.
La cura psicoterapeutica avrebbe quindi come obiettivo la riparazione delle disconnessioni e la strutturazione di nuovi legami tra sistemi di codifica. Questo vorrebbe dire che, durante il percorso terapeutico, il paziente tende ad acquisire progressivamente sia migliori capacità simboliche sia una racconto autobiografico più chiaro e coerente. In questa situazione l’esperienza controtransferale dell’analista, quindi la sua capacità di un ascolto e di connessione dei suoi sistemi di codifica, può aiutare il paziente a capire cosa sta avvenendo e riattivare le connessioni per giungere ad una espressione simbolica.
In altre parole il processo referenziale dell’analista, nel processo di ascolto del paziente, potrebbe far emergere immagini o specifiche rappresentazioni che sono frutto del campo relazionale tra paziente e analista. In questo modo il paziente potrebbe beneficiare del processo referenziale dell’analista potendo ricollegare l’eventuale disconnessione tra i suoi sistemi di codifica. Tale circolo comunicativo che si ripete più e più volte all’interno delle sedute e tra le sedute ha una funzione terapeutica nel ripristinare un più efficace processo referenziale del paziente.
L’ipotesi centrale della Bucci, infatti, è che nella misura in cui le narrazioni del paziente sono stimolate e contenute nella relazione col terapeuta, il riattivare vecchi schemi disfunzionali, ricordarne l’impatto emotivo attraverso il racconto di episodi di vita o di sogni e ri-narrare ancora la propria storia autobiografica attraverso la costruzione interpersonale operata grazie agli interventi del terapeuta, può consentire la progressiva ri-organizzazione del materiale codificato a diversi livelli di simbolizzazione, ristrutturando i collegamenti tra i diversi sistemi (Bucci, 2001, 2005).
La ripetitività dei racconti, l’emergere di nuove memorie disconnesse e la trasformazione del modo in cui il paziente racconta, consente la trasformazione narrativa e il principio curativo della “talking cure”.
Note
(1) Imagery è una rappresentazione mentale realizzata dal cervello, il quale funziona in maniera iconica. La formazione e la modifica delle immagini mentali avviene in modo automatico e continuo ed è relativa a tutti i cinque sensi. Il cervello, attraverso i canali sensoriali (visivo, uditivo, tattile, olfattivo e gustativo), acquisisce le informazioni principali che vanno a finire nel registro sensoriale. Una piccola parte degli stimoli sensoriali passa nella memoria a breve termine. In base alla nostra esperienza, il cervello è in grado di raggruppare gli stimoli sensoriali in unità d’informazione (chunk). Gli elementi scelti generano immagini, le quali possono essere richiamate in qualunque momento influenzando il comportamento e le decisioni dell’individuo impegnato in quel particolare contesto. (Kosslyn, 1994).
Bibliografia
Bucci W. (1997) Psicoanalisi e Scienza Cognitiva, G. Fioriti, Roma 1999
Bucci W. (2001) Pathways of emotional communication. Psychoanal.Inq. 21:40-70.
Bucci W. (2002) The Language of Emotions. Evolution and Cognition, 8, 2: 172-183.
Bucci W. (2002) The Referential Process, Consciousness, and the Sense of Self. Psychoanal. Inq., 22: 766-793.
Bucci W., Maskit B. (2007) Beneath the Surface of the Therapeutic Interaction: the Psychoanalytic Method in Modern Dress. Journ.Am.Psychoanal.Assn., Vol. 55 (4): 1355-1397.
Damasio A.R. (1994) L’errore di Cartesio: Emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, Milano.
Gallese V. (2009) Simulazione incarnata, intersoggettività e linguaggio. In Moccia, Solano (a cura di) Psicoanalisi e neuroscienze. Risonanze interdisciplinari. Franco Angeli.
LeDoux J.E. (1989) Cognitive-Emotional Interactions in the Brain. Cognition and Emotion, 3(4): 267-289.
Moccia G., Solano L., (2009) Psicoanalisi e neuroscienze. Risonanze interdisciplinari. Franco Angeli.
Paivio A. (1986) Mental Representation: a dual coding approach. New York: Oxford University Press.
Sitografia
The Referential Process – Publications and Presentations
http://www.thereferentialprocess.org/publications-and-presentations