Nei giorni di venerdì 22 e sabato 23 febbraio 2013 si è tenuto a Padova il III Seminario Nazionale di Studi sulla “Ricerca Empirica in Terapia Psicodinamica di Gruppo”.
L’interesse per l’analisi degli elementi fondamentali alla comprensione del processo terapeutico di gruppo: la formazione del gruppo, il suo funzionamento e la creazione della coesione, ha accompagnato le due giornate di studio. Nell’esposizione delle diverse relazioni è emerso come la dimensione inter-soggettiva del gruppo possa favorire la mentalizzazione come capacità di pensare a sé e agli altri in termini di stati mentali, sia impliciti che espliciti (Fonagy et al., 2002). L’inter-soggettività data dall’incontro, in varie mescolanze, delle soggettività di tutti i membri del gruppo e del terapeuta costituisce l’aspetto di totalità del gruppo riconducibile al concetto di “Sé di gruppo”, quale contenitore che contiene il progetto, le ambizioni e gli ideali di una particolare comunità terapeutica ed implica la capacità dei membri di assumere una posizione empatica (Harwood, Shapiro, & Paparo, 1998). In gruppo si possono facilitare nuove interiorizzazioni che favoriscono il cambiamento terapeutico, promosso non solo dalla scoperta a livello
verbale di un nuovo significato, ma anche dalla possibilità di esperire nuove e diverse regolazioni rispetto ad un determinato contenuto mentale (Orange, Atwood, & Storolow, 1999). Quanto detto finora si può ricondurre alla concezione di Bion (1977), secondo cui tutti i processi terapeutici individuali, interpersonali e di gruppo funzionano secondo il principio di contenitore-contenuto. Tale modello di gruppo è fondato sul meccanismo relazionale dell’identificazione proiettiva, fondamentale per la capacità di rêverie gruppale,
che consente l’attribuzione di significato alle emozioni ‘senza significato’ (Bion, 1962a).
La funzione di rêverie, avendo una capacità disintossicante, conduce a cambiamenti ed evoluzioni pochè comprende l’esigenza del singolo e del campo gruppale, di essere pensato (Bion, 1962b).
Secondo Corrao, il processo di ristrutturazione dell’identità delle persone che partecipano ad un’analisi di gruppo implica il ripetuto attraversamento di momenti di crisi di “depersonalizzazione” e “frammentazione” non illimitate, ma controllate. E’ come se, in tali momenti, si aprissero dei varchi: l’individuo riesce a percepire se stesso in un modo che rappresenta per lui una nuova esperienza. Uscendo dalla crisi, l’individuo si “ristruttura”:
riprende l’assetto mentale quotidiano, ritrova le abituali capacità, recupera la possibilità di orientarsi nel mondo che lo circonda. La nuova strutturazione, però, è un po’ più duttile della precedente, in virtù della conoscenza acquisita […] Ogni più piccolo spostamento è un’impresa che cambia e trasforma i confini del mondo e della conoscenza, l’impresa di vivere la propria <eccentricità> pur rimanendo <centrati> su se stessi.
Il processo terapeutico di gruppo, innescando fenomeni di rispecchiamento, circolarità e sintonizzazione, contribuisce a creare uno spazio mentale condiviso e multidimensionale in cui tutti i membri, all’interno di questo spazio, sono potenziali specchi riflettenti i propri contenuti emotivi, positivi e negativi che rimandano al singolo un’immagine delle impressioni da lui suscitate (Foulkes, 1975), questa visione del pensiero di gruppo ha un legame molto stretto con il mito.