La Ricerca

14-19 Genn 2014 – Research Relevant to Theory and Practice in Psychoanalysis – Poster Session, APsaA National Meeting 2014. Resoconto di L.Caldironi

13/02/14

American Psychoanalytic Association 2014 National Meeting, January 14-19, New York. Poster Session: ‘Research Relevant to Theory and Practice in Psychoanalysis’

Resoconto di Luca Caldironi

 

L’Associazione Psicoanalitica Americana (APsaA) e la Società per la Ricerca Psicodinamica Psicoanalitica (PPRS) anche quest’anno hanno sponsorizzato la sezione poster all’interno del convegno nazionale.

Questa sezione ha lo scopo di promuovere e stimolare il dialogo e l’apprendimento reciproco tra psicoanalisti, professionisti della medicina, studiosi e ricercatori. La scelta dei lavori presentati viene fatta in base alla loro rilevanza empirica e/o concettuale rispetto alla teoria, alla pratica e alla validazione del modello psicoanalitico. Una particolare attenzione viene riservata alle ricerche interdisciplinari che, con il loro sguardo allargato, possono ampliare il campo di osservazione.

Purtroppo non tutti i 12 progetti previsti sono stati presentati all’interno della sezione, quindi ci limiteremo a fornire qualche nota informativa su ciò che è stato proposto, nella convinzione che questi spunti possano essere una fertile occasione per il futuro. Soprattutto riguardo lo stato dell’arte della ricerca in psicoanalisi.

1 – Processo Primario e Secondario, cognizione e senso dello spazio di un corpo. M. Finn; M. Custer; G. Lyon; M.R. Nash (University of Tennessee). Utilizzando il metodo del EDT (Embodied Distance Test) con cui si misura la relazione con lo spazio occupato da un oggetto, i ricercatori hanno evidenziato che esiste una differenza tra chi utilizza maggiormente il processo del pensiero primario, rispetto a chi usa il secondario. Chi usa il processo primario tende ad avere una relazione più intensa e più immersa-vicina con gli oggetti. Chi, invece, fa più uso del processo secondario, opera una più netta differenziazione tra gli oggetti. I risultati si sono osservati tenendo presente due prospettive. Una,la teoria psicoanalitica dello studio dei fenomeni psicopatologici di Bazan (2012), l ‘altra, la prospettiva fenomenologica di Merleau-Ponty. Questi studi promettono sviluppi nello studio dei meccanismi di difesa.

2 – Impatto delle relazioni oggettuali e dell’impulsività in pazienti con persistenti comportamenti suicidari. K.C. Lewis; K.B. Meehan; J.G. Tillman; N.M. Cain; P.S. Wong. (Long Island University, Brooklyn). Questo studio ha come ipotesi la valutazione della rilevanza della qualità delle relazioni oggettuali e del tasso di impulsività nel persistente comportamento suicidario. Non si sono riscontrate correlazioni funzionali significative tra il tipo di relazioni oggettuali e questo comportamento, così come non si sono evidenziate differenze neppure nel campo della impulsività. Si è evidenziata, invece, una interazione che coinvolge le relazioni oggettuali assieme all’impulsività. Quando queste interagiscono aumenta il numero (frequenza) degli atteggiamenti suicidari.

3 – Meccanismi di difesa e espressioni di deficit riguardo la sfera cognitiva: valutare i disagi cognitivi, rispetto ai meccanismi di difesa operanti. M. A. Putnam; L.A. Tiersky; B.D. Freer; M.A. Pievsky (Fairleigh Dickinson University). In questo studio si è approfondito il rapporto tra disturbi della sfera affettiva ed esperienza di deficit cognitivi. Si è evidenziato che pazienti che soffrivano di disturbi affettivi erano più predisposti a lamentare disagi nella sfera cognitiva. Questo dato era, inoltre, relativamente modificabile dalle reali performances cognitive. La ricerca si inscrive, quindi, nella possibilità di prevedere possibili disagi all’interno di un particolare tipo di popolazione.

4 – Confronto tra trauma infantili, Alexitimia e meccanismi di difesa, in pazienti con disturbi di origine psicologica senza attacchi epilettici, rispetto a pazienti con epilessia: implicazioni riguardo l’eziologia dei disturbi da conversione. M.J. Kaplan; A.K. Dwivedi; M.D. Privitera; K. Isaac; C. Hughes; M. Bowman (University of Cincinnati). Lo studio parte considerando che i disturbi di conversione sono il risultato di aspetti emozionali non traducibili in parole o riconoscibili razionalmente. Si è cercato di caratterizzare i soggetti con disturbi di conversione usando il modello dei disturbi di origine psicologica senza attacchi epilettici rispetto a quelli con epilessia. Si sono indagati, inoltre, i traumi infantili, il grado di alexitimia e l’evoluzione dei meccanismi di difesa impiegati. Si è evidenziata una significativa differenza tra i due gruppi nel riconoscere e manifestare i sentimenti, ma non vi è stata rilevanza riguardo l’ evoluzione dei meccanismi di difesa. Questo apre possibili approfondimenti nello studio dei disturbi di conversione.

5 – Come cogliere i processi emozionali in uno studio rispetto all’esito di un processo di psicoanalisi, di psicoterapia psicodinamica e terapia cognitivo comportamentale? C. Seybert; D. Huber; M. Ratzek; J. Zimmermann; G. Klug (International Psychoanalytic University in Berlin). Lo studio esamina i rapporti tra i processi emozionali ed i risultati di tre forme di psicoterapia a lungo termine. Psicoanalisi, psicoterapia psicodinamica e psicoterapia cognitivo-comportamentale. In particolare questo studio focalizza la modalità di apprendimento dello strumento di misura, EXP Scale. L’esperienza ha confermato la necessità di un training estensivo, circa 40 ore, per una utile applicazione di questa exp-Scale. Questo studio apre buone possibilità alla ricerca ed alla validazione delle principali forma di psicoterapia, nonché ad un loro uso sempre più appropriato nelle differenti situazioni cliniche.

 

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