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Pubertà

2/09/14
Pubertà

Puberty-Edvard-Munch-

A cura di Mirella Galeota

Pubertario

L’adolescenza è da considerarsi non solo un tempo della vita, ma soprattutto un agente organizzatore decisivo, quasi un enzima del funzionamento mentale. L’adolescente si trova a dover riorganizzare, sperimentando e cercando di integrare, lo sviluppo psicologico precedente nel nuovo contesto di maturità sessuale. Affrontare l’adultità è proprio ciò che l’adolescente teme, diventa fondante affrontare l’adultità del corpo e la relazione con esso.
Eglé Laufer (2002) distingue tra corpo come oggetto interno, che rappresenta il corpo libidico, e l’immagine corporea basata sull’esperienza sensoriale.
Nuove sensazioni mai sperimentate prima emergono in adolescenza e riguardano il nuovo evento delle trasformazioni puberali: l’impregnazione ormonale, la nuova muscolarità, la nuova statura fisica, la maturazione sessuale e i nuovi genitali, le nuove esperienze legate al menarca, al pubarca e all’iniziazione sessuale. Quest’ultima permette, in particolar modo nella ragazza, sensazioni nuove connesse con lo sperimentare gli organi interni (Laufer, 2002; Nicolò, 2011). Sappiamo che non è solo l’aspetto ormonale: esso è direttamente collegato alla straordinaria fioritura di connessioni neurali nell’area prefrontale (Giedd, 2010) che è responsabile del turmoil dell’adolescente fino ai 25 epoca in cui sarà completato il suo sviluppo.
Philippe Gutton (Le pubertaire, PUF Paris 1991) attribuisce notevole importanza al periodo puberale e afferma che “la parola pubertà sta al corpo come la parola pubertario sta alla psiche”. Cioè con la pubertà inizia il lavoro psichico per integrare lo sviluppo corporeo. Gutton scrive che mentre il bambino è passivo, tenero e sedotto, nella scena pubertaria diventa attivo, potenzialmente seduttore, fonte di passione. La concretezza del pubertario è il momento della separazione e della distinzione. Il pubertario rappresenta la messa a dura prova del funzionamento dell’Io che in questo momento deve tener conto contemporaneamente di tutte le necessità della realtà interna e di tutte le necessità concrete della realtà esterna, ovvero quello che Freud chiama l’assunzione del principio di realtà articolato con il principio di piacere. Questo tipo di esperienza, anche se occorsa durante l’infanzia diverse volte, non ha però mai raggiunto le quantità, le differenze, le concretezze corporee della dimensione pubertaria. Gutton scrive(1) : “Il pubertario non nasce dall’infantile, ma nel corso dell’infanzia dalla quale prende in prestito i modelli delle sue rappresentazioni e delle sue azioni”.
La creazione di una parola non solo connota un percorso ma rappresenta il tentativo di raffigurare una modalità di funzionamento peculiare di questo momento della vita. Emerge il conflitto tra infanzia e pubertario che si “simbolizza nel conflitto tra teoria sessuale infantile e teoria pubertaria”. Dal conflitto “si costruisce il compromesso adolescens, la cui negazione interrompe l’evoluzione (breakdown)”. Spesso l’adolescente, che ha riconosciuto l’evento pubertario e che si trova ad affrontare un enorme lavoro per elaborarlo, può utilizzare varie persone o vari eventi per potersi appoggiare nel tentativo di delegare qualcuno alla risoluzione di aspetti propri rievocando modalità infantili. L’obiettivo principale dell’adulto e, nel nostro caso, dell’analista resta sempre, però, quello di far progredire l’adolescente nella sua assunzione di responsabilità. Possiamo così pensare all’adolescente come immerso in una dimensione di sé che intravede e insegue ma che gli sfugge, come ben sottolinea Gianluigi Monniello nella prefazione al libro di Gutton “Il genio adolescente”.
L’adolescente così, trovandosi davanti a vissuti di estraneità del corpo e nel corpo, rappresenta “l’artista di se stesso”, impegnato in un continuo atto creativo. L’adolescente che nega l’evento pubertario con la complicità delle figure di riferimento, è immerso in una situazione infantile ineluttabile, in contrasto con una realtà esterna che per questo viene vissuta persecutoriamente.
Nel pubertario c’è un margine di dilazionabilità che quindi può far uso dell’immaginario, del simbolico e della trasformazione sublimativa, questo margine dipende dalla quantità di concretezza che l’Io è riuscito a dare alla realtà interna e a quella esterna.
Anche se l’infantile spesso non viene ricordato dall’adolescente è però certamente una modalità che orienta il pubertario, anche se questo trasforma e rimaneggia l’infantile. L’infantile è il solco su cui il pubertario si organizza. Nel pubertario quindi l’infantile viene rivissuto in modo diverso anche in funzione della potenza delle spinte pulsionali di tale momento.
L’evento della nascita rappresenta l’avvio delle prime or¬ganizzazioni mentali. Quello della pubertà è al tempo stesso esito ed inizio di una profonda trasformazione. E’ l’approdo di un lungo lavoro riepilogativo ed integrativo della storia internalizzata di ogni individuo, ma è anche l’i¬nizio di un complesso processo di riorganizzazione del soggetto che va verso la soggettivazione..
La caratteristica dell’adolescenza è quella di una mente che apprende il suo potere di funzionamento e si riconosce nel tempo della sua storia presente e passata e contemporaneamente si proietta nel futuro. E’ il tipico funzionamento di una mente che lavora su due fronti utilizzando un vertice strategico per controllare ed amministrare due potenti forze dello psichismo: quella che tende a confondere e quella che tende a se¬parare.
L’adolescente, profondamente dilaniato fra un Sé ineluttabilmente legato all’origine ed un Sé che tende alla separazione come prospettiva per affermare ed individuare se stesso, lavora incessantemente per organizzare quei due fronti ugualmente pressanti.
Credo che l’adolescenza sia il punto di gravità intor¬no a cui ogni soggetto umano costruisce il suo universo.
Pertanto, e sono molti a dirlo, la vera e propria patologia dell’adolescente riguarda principalmente la capacità di fare ingresso nell’adolescenza e vivere la dimensione pubertaria. Si tratta della tragicità del limite, un limite a volte insuperabile: quello della differenza di genere, il limite della perdita, il limite della vita e della morte.

R. Chan: L’adolescente nella psicoanalisi Borla – Roma 2000
S.Freud: Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico 1911
Gutton :Psicoterapia e adolescenza, Borla Roma 2002,
Philippe Gutton : Le pubertaire , PUF Paris 1991
Jay N. GIiedd, MD: Adolescent Brain Maturation (Child Psychiatry Branch, National Institute of Mental Health, USA) Published online November 2010.
Laufer M e E.Adolescenza e break down evolutivo Boringhieri – Torino 1986
A.Novelletto: L’adolescente Astrolabio – Roma 2009

Luglio 2014

Approfondimenti

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Note:

(1)P. Gutton:Psicoterapia e Adolescenza.Borla 2002 Roma

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