Dal film Venere in pelliccia di R. Polanski
A cura di Franco De Masi
Nel dibattito che si è andato sviluppando in questi ultimi anni, il termine “perverso”, che è stato già cancellato dalla nosografia psichiatrica, tende a scomparire anche dal linguaggio psicoanalitico.
Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) non si parla più di perversione ma di “parafilie”.
Le “parafilie” comprendono tutte le perversioni tradizionali quali il feticismo, il travestitismo, l’esibizionismo, il voyeurismo, la pedofilia, il sadomasochismo, etc.
Il termine “parafilia” è neutro e, diversamente da “perversione”, è sprovvisto di connotazioni morali, quindi lontano dal sospetto di voler etichettare i diversi come malvagi o spregevoli.
Nonostante la commistione di pregiudizi morali che il termine comporta, preferisco parlare di perversione. Mi sento molto vicino a Stoller (1985) per il quale l’azione è perversa quando l’eccitazione erotica dipende dalla sensazione che l’individuo ha di commettere peccato.
La nozione di peccato è centrale nella perversione perchè sottolinea la percezione soggettiva dell’azione trasgressiva da cui nasce il piacere. Il desiderio di trasgredire l’ordine morale, di umiliare, di sovvertire o di essere crudele, che sono avvertiti come “naturali” nel singolo perverso, costituiscono l’unico immaginario sessuale possibile(De Masi,1999).
Si possono sintetizzare due periodi nello studio e nella concettualizzazione della perversione.
Il primo riguarda il contributo fondamentale di quegli studiosi che hanno fondato la moderna sessuologia, tra cui spicca Krafft Ebing.
Lo studio della sessualità deviante ha avuto inizio alla fine del secolo scorso con la pubblicazione della prima edizione del suo voluminoso trattato “Psychopatia Sexualis” (1886), in cui le aberrazioni sessuali sono considerate per la prima volta oggetto di studio psichiatrico. Per Kraft-Ebing la scelta della perversione è sempre latente anche quando è possibile documentare la sua insorgenza in episodi dell’infanzia. Krafft-Ebing crede, infatti, che un accadimento dell’infanzia, come ad esempio l’eccitamento di essere picchiato del piccolo Rousseau (citato anche da Freud), sia solo un fattore secondario nell’eziologia del masochismo, l’occasione per il suo emergere piuttosto che la sua causa.
I “Tre Saggi sulla Teoria della Sessualità” (1905) di Freud contengono molti passaggi che parafrasano alcune delle generalizzazioni proprie di Krafft-Ebing: la continuità tra il normale e il patologico, l’ubiquità dell’influenza della sessualità nel comportamento e nel pensiero umano, la compresenza di livelli primitivi e adulti di sessualità. Krafft-Ebing sottolinea l’importanza delle prime esperienze sessuali infantili per lo sviluppo della sessualità perversa, e intuisce che le fantasie masturbatorie a carattere deviante nell’infanzia sono il serbatoio dello sviluppo della perversione in età adulta.
Il secondo periodo è caratterizzato dalla prospettiva di comprensione dinamica aperta da Freud. Considerando gli aspetti perversi come uno sviluppo di livelli primitivi dello sviluppo sessuale normale Freud ha contribuito a superare una delle preclusioni ideologiche e morali del disturbo che fino ad allora avevano caratterizzato l’approccio medico alla perversione
L’apertura freudiana alla concettualizzazione della perversione non esaurisce tuttavia la complessità del problema. Come vedremo più avanti, esiste nell’indagine psicoanalitica una polarità per cui , mentre l’estensione del concetto di pulsione sessuale porta a negare le differenze tra comportamenti normali e patologici, l’eccessiva dimensione psicologica, come avviene nelle teorie relazionali contemporanee, oscura la specificità e l’autonomia della sfera sessuale perversa.
Un metodo idoneo e abitualmente adottato nello studio psicoanalitico della perversione è quello che la confronta con la relazione d’amore che accompagna gli scambi sessuali tra i partners. Questo tipo di sessualità caratterizza quelle persone considerate mature o ben integrate, che ricercano il piacere sessuale all’interno di una relazione di amore e di tenerezza. La sessualità in questi casi non è impulsiva e riesce ad essere dilazionata sino a quando non si creano le condizioni per un rapporto intimo: il piacere deriva dal godimento offerto al partner e da quello ricercato per sé.
L’amore relazionale consiste, in altre parole, in un incontro armonioso ed equilibrato, tra ricerca di gratificazione personale e senso altruistico di attenzione e di rispetto per il piacere dell’altro. In altre situazioni l’impulso sessuale esige invece un soddisfacimento immediato, con ciò rivelando una disgiunzione tra sessualità e amore. Questo processo di disgiunzione è abbastanza comune nella sessualità ordinaria, dove si riscontra anche una certa oscillazione tra le due posizioni, l’amore tenero e quello sessuale puro, che è fisiologica nella vita di tutti, a conferma che la sessualità e l’orgasmo sono componenti variabili e indipendenti dall’amore. Dall’amore tenero e appassionato a quello inteso come puro appagamento e gratificazione sessuale si passa poi alla sessualità dominata da componenti aggressive, all’universo sessuale sadico. La sessualità deviante appartiene al mondo dell’eccitazione e della pornografia e ha le sue radici nella fantasia aggressiva e di possesso.
Per la psicoanalisi in ogni perversione c’è un processo di degradazione dell’oggetto d’amore, che trasforma la persona in una cosa. Nel feticismo, ad esempio, l’oggetto concreto, che sta al posto di un oggetto umano, diventa il veicolo per l’immaginazione sessuale.
Questo processo avviene in modo estremo e conseguente nella perversione che poggia su un immaginario in cui il simbolico e l’emotivo sono esiliati e propone, più di queste, una configurazione intransigente del piacere del possesso e del dominio. Ad esempio il sadomasochista deve distruggere l’umanità dell’oggetto e asservirlo per poterne godere. La deumanizzazione è conseguenza del principio del potere; l’oggetto, per essere fruibile, deve diventare una cosa.
L’ insieme delle teorie psicoanalitiche attuali sulla perversione si situa su tre posizioni fondamentali che ora elenco:
A) Gli autori che appartengono al primo gruppo, che possiamo chiamare modello 1, considerano la perversione come una deviazione del comportamento sessuale mettendo l’accento su un disturbo della sessualità. Tali teorie seguono le ipotesi di Freud sulla sessualità infantile e sul ruolo della sessualità nello sviluppo umano. Il modello psicosessuale, fedele agli enunciati di Freud, vede nella perversione lo spaccato e la cristallizzazione delle tensioni libidiche e aggressive che caratterizzano lo sviluppo della sessualità umana. Il contributo di Janine Chasseguet-Smirgel rappresenta il più moderno e coerente sviluppo di tale prospettiva teorica.
L’Autrice (1985) descrive il pervertimento della realtà ottenuto tramite la negazione delle differenze tra i sessi e tra le generazioni: nella perversione la realtà psichica viene sminuzzata e mescolata, come le feci, per cui tutte le differenze si aboliscono, incluse quella tra buono e cattivo. Tipica della perversione è la creazione di un mondo ideale dove, oltre alla negazione delle differenze sessuali e delle generazioni, c’è la convinzione dell’ assenza della separazione, del tempo e della morte.
B) Il secondo gruppo, modello 2, mette l’accento sulla funzione difensiva della sessualità considerando centrali per la comprensione della perversione le angosce che minacciano l’identità personale. A questa posizione appartengono autori, come ad esempio Masud Khan, che si richiamano al pensiero di Winnicott e altri, come gli psicoanalisti nordamericani, che seguono le teorie di Kohut.Per quest’ ultimo autore la perversione è una relazione oggettuale narcisistica, potenzialmente diretta verso forme più integre di strutturazione del Sé. Alcuni autori di questo gruppo parlano di interferenza traumatica nello sviluppo della perversione. I microtraumi infantili, quelli cui fa riferimento Khan (1979) con il concetto di trauma cumulativo, possono contribuire a creare alcune aree caratteriali di tipo narcisistico e autoerotico che, secondo l’autore, diventano specifici per lo sviluppo della perversione in età adulta.
C) Altre correnti di pensiero di ispirazione kleiniana, che raggruppo nel modello 3, considerano la perversione una sessualizzazione del potere e della crudeltà, che si struttura come un’organizzazione psicopatologica della personalità. L’amore sessuale, che realizza l’unione del piacere e della cura per l’oggetto, viene distinto dall’eccitamento perverso che nasce dal trionfo sull’altro e dal piacere della distruzione. La crudeltà ha un ruolo preminente e la sessualità è un appagamento, un trionfo sessualizzato. I più importanti analisti che appartengono a quest’ area di pensiero sono Meltzer e Rosenfeld.
H. Rosenfeld(1988) e D. Meltzer (1973), si concentrano sulle relazioni perverse tra parti della personalità nelle organizzazioni patologiche. In queste ultime, nuclei narcisistici distruttivi (che nei sogni vengono rappresentati come gangs delinquenziali) prendono il comando e tengono in loro potere le parti sane, di cui ottengono una sottomissione consenziente .
Lo stato psichico in queste circostanze viene a configurarsi come un incontro tra parti della personalità simile a quello riscontrabile nella sessualità sado-masochistica. Queste parti distruttive offrono spesso un ritiro o un rifugio ricco di qualità narcisistiche, che procura sollievo dall’angoscia e dal dolore, ma che costituisce più spesso una struttura perversa che cattura le altre parti del Sè.
Altri autori ritengono che le perversioni dipendano da un “ritiro” infantile conseguente alla lontananza emotiva dei genitori; su questa linea interpretativa si inserisce il caso descritto da Betty Joseph (1982) nel lavoro Addiction to near death.
Esiste una continuità straordinaria tra i primi “giochi” infantili e la realizzazione della perversione adulta. Quando si ha in analisi un paziente perverso è possibile ricostruire la fantasia originaria di accesso alla perversione: una fantasia complessa, che non si esaurisce nel comportamento crudele, ma rimanda, attraverso l’immaginario sessuale, alla specifica relazione d’oggetto della perversione. Il ruolo dell’immaginazione spiega la centralità della funzione visiva nella costruzione della scena perversa e l’importanza della componente estetico-voyeuristica. Il guardare come mezzo per catturare e incorporare l’altro, l’essere guardati o il ferire lo sguardo nell’esibizionismo, il concentrarsi eccitato sugli organi sessuali nella pornografia fanno parte dello scenario immaginario necessario alla perversione.
Uso il termine di “immaginazione” come fantasia cosciente ad occhi aperti, come l’aveva intesa Freud e come l’aveva descritta Anna Freud nel lavoro “Fantasie di percosse e sogni ad occhi aperti” del 1922, con un significato tuttavia più pregnante, di mondo a sé costituito dall’immaginazione.
Nella perversione gli oggetti vivono solo in quanto realizzano il compito assegnato dall’ immaginazione; l’incontro sessuale è la ripetizione di quanto è stato pre-pensato e immaginato, con poca spontaneità e nessuna libertà. Da questi elementi deriva per l’osservatore esterno l’aspetto deumanizzato e ripetitivo degli atti perversi.
Attraverso la relazione con il partner creato nell’immaginazione il perverso realizza la propria fantasia onnipotente: per raggiungere il piacere deve creare una nuova realtà. Se il partner fosse sentito vivo e indipendente non potrebbero esserci la libertà e l’onnipotenza della fantasia; un partner vero, con proprie esigenze e bisogni, è un limite all’immaginazione e, come tale, diminuisce l’eccitamento. Nella teoria psicoanalitica esistono costruzioni molteplici e complesse per spiegare il significato della sessualità, in particolare di quelle forme che non esprimono una sessualità relazionale.
La distinzione tra sessualità e sessualizzazione ci aiuta a comprendere un altro elemento importante della perversione sado-masochista, che sta anche per il carattere speciale che assume il piacere. Freud si era riferito a questo aspetto parlando di idealizzazione della pulsione. Quando Freud (1919) parla di bambini che molto presto, all’età di 4-5 anni, sviluppano una fantasia capace di indurre piacere sessuale, ci dice che l’orgasmo sessuale può essere un fatto mentale che precede nel tempo l’azione reale della masturbazione.
Per definire il tipo di orgasmo che il masochista raggiunge Sacher-Masoch, nel famoso romanzo “Venere in pelliccia”, usa il termine “übersinnlich”.Questo vocabolo tedesco significa sia soprasensibile sia sovrasensuale (il traduttore italiano usa opportunamente il termine sovrasensuale) che, in tutte le sue accezioni e sfumature, descrive un piacere sensuale speciale che travalica i limiti della percezione e della sensibilità ordinari. Già Kraft-Ebing aveva notato che le persone destinate alla perversione sarebbero sessualmente ipereccitabili e avrebbero una predisposizione all'”estasi sessuale”.
Questa notazione è molto importante e aiuta a concepire la perversione come uno stato mentale in cui la sessualità contribuisce a creare uno stato di dipendenza
Tutto ciò porterebbe a considerare le perversioni sessuali come appartenenti ad un’area mentale affine a quella delle tossicomanie; infatti esprimerebbero una dipendenza o una schiavitù da una droga mentale di tipo sessuale, simile alla dipendenza da alcool o da stupefacenti.
Heinz Kohut è forse il primo tra i pochi analisti che hanno sottolineato la somiglianza tra il piacere perverso e quello derivante dalle droghe. Nella prima lezione all’Istituto di Chicago (1996) ci dice che la persona è spinta verso la perversione con la stessa intensità con cui un individuo dipende da una droga e sperimenta un piacere dello stesso tipo. In seguito Meltzer (1973) apparenta le perversioni alle tossicomanie. La perversione può essere definita come una tecnica di eccitamento mentale che nasce nell’isolamento e si coltiva nell’immaginazione e che non include alcun elemento relazionale e che è ricercato per se stesso. Il piacere sessuale è ottenuto mediante specifiche rappresentazioni mentali legate all’idea di dominare e possedere una persona o, al contrario, di essere dominati e posseduti.
Per tutte le perversioni esiste una fantasia che si prepara nell’infanzia, un nucleo attorno a cui, in modo sempre più esclusivo, il soggetto prepara i movimenti immaginativi che portano all’orgasmo.
Di qui l’importanza che assume nella perversione la sessualità infantile, un concetto a sua volta complesso e irto di contraddizioni. Senza voler negare il ruolo svolto dalla sensualità e dalla ricerca del piacere nell’infanzia, è opportuno distinguere la sessualità nel bambino dal bambino sessualizzato.
L’esperienza della sessualizzazione consiste in una tecnica di trasformazione delle percezioni capace di ottenere un tipo particolare di piacere orgasmico. E’ un piacere che nasce da una sessualità anti-relazionale, un’ espansione della mente provocata dall’immaginazione. Il bambino può ricorrere alla sessualizzazione in seguito a una facilitazione ambientale, quando ad esempio è stimolato da attenzioni erotiche di adulti, oppure per una particolare eccitabilità personale.
Si tratta comunque di un ritiro precoce, un rifugio psichico (Steiner 1993), in cui il piacere sessualizzato ottenuto con tecniche masturbatorie diventa il polo di sviluppo e di attrazione. Nella perversione la forza del carattere viene indebolita sin dai primi anni dalla sottomissione al piacere e il bambino, di conseguenza, non sviluppa rabbia vitale nei confronti degli oggetti cattivi, ma li teme e li idoleggia. La parte della personalità che si nutre di fantasie perverse convive consapevolmente con quella che rimane in contatto con il mondo affettivo.
Questo spiegherebbe un aspetto abbastanza costante nei pazienti perversi. Essi hanno spesso dissociato l’aggressività vitale, che è stata immessa, nella fantasia perversa al punto tale che essi hanno poca capacità di affrontare le difficoltà della vita con giuste difese. Essi sono tendenzialmente passivi perché vivono in una condizione di fantasia appagante e piacevole.
Poiché le perversioni sessuali strutturate escludono la percezione della sofferenza e si presentano come una ricerca egosintonica del piacere, difficilmente determinano una richiesta di terapia contrariamente a quanto si verifica nelle patologie borderline con acting perversi, in cui la sofferenza e l’angoscia sono in primo piano.
Per questo motivo questi pazienti chiedono una terapia solo quando temono che la loro perversione possa esporli a pericoli o a sanzioni giuridiche. Nel caso in cui essi diventano angosciati perché percepiscono che il nucleo perverso sta per dominare la parte sana della personalità allora possono chiedere un aiuto e l’analisi in questo caso può rivelarsi fruttuosa.
Chasseguet-Smirgel J. Creativity ad Perversion, Free Association Books, London 1985 (trad. it. Creatività e perversione, Cortina, Milano 1987)
De Masi F. La perversione sado-masochistica. L’oggetto e le teorie. Bollati Boringhieri, Torino 1999
Freud A. Fantasie di percosse e sogni ad occhi aperti. (1922) Vol. I Opere Bollati Boringhieri
Freud S. Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) Vol. 4 edizione Boringhieri Opere
Un bambino viene picchiato (1919) Vol 8 edizione Boringhieri Opere
Joseph B. A Clinical contribution to the Analysis of Perversion, Int. J. Psycho-Anal. vol.52, 441-49 (1971)
Khan M.M.R. Alienation in Perversion, Hogarth Press, London 1979 (trad. it. Le figure della perversione, Boringhieri,Torino1982)
Kohut H., The Chicago Institute Lectures, Analytic Press, Hillsdale 1996 (trad. it. Lezioni di tecnica analitica. Le conferenze dell’istituto di Chicago, Astrolabio, Roma 1997)
Kraft-Ebing R. von, Psychopatia Sexualis Putman’s Sons, New York 1965.
Meltzer D. Sexual State of the Mind, Clunie Press, Perthshire 1973 ( trad.it. Stati sessuali della mente, Armando, Roma 1973)
Rosenfeld H. On Masochism. A Theoretical and Clinical Approach. In Glick R. A.and Meyers D. I. (cura di) Masochism. Current Psychoanalytic Perspectives, Analytic Press, Hillsdale, 1988.
Sacher-Masoch L. von, Venere in pelliccia (1875) Bompiani, Mlano 1977.
Steiner J. Psychic Retreats, Pathological Organitations in Psychotic, Neurotic and Borderline Patients, Tavistock, London 1993 ( trad. it. I rifugi della mente, Bollati Boringhieri,Torino 1996)