Linus prima copertina 675
a cura di Gabriella Giustino
Il concetto di oggetto transizionale si riferisce alla comparsa, durante un particolare momento dello sviluppo infantile, di oggetti che assumono un significato speciale per il bambino e di cui i genitori riconoscono intuitivamente l’importanza.
Donald Winnicott, che ha introdotto questo concetto in psicoanalisi, scrive che è ben noto che i bambini appena nati tendono ad usare il pugno o il pollice per stimolare la zona orale ma che poi , trascorsi alcuni mesi, tendono ad usare oggetti speciali (orsacchiotti, copertine ecc.) e ad attaccarsi ad essi in modo da non poterne fare a meno . L’oggetto transizionale ha di solito un potere calmante per il bambino ed egli vi fa ricorso per rilassarsi e dormire.
Dalla suzione del pollice alla comparsa (tra i 4 e i 18 mesi) di un singolo oggetto, dice Winnicott, vi sono molte altre attività (esempio produrre suoni, cantilene, manipolare pezzi di lenzuolo ecc.) che descrivono la progressiva capacità del neonato di maneggiare oggetti non-me e che si collocano tra il pollice e l’orsacchiotto. Queste attività, corredate da fantasie, sono definite dall’autore fenomeni transizionali e si riferiscono ad una area di esperienza del bambino che si colloca nel luogo che collega e separa la realtà interna da quella esterna e che diventerà poi una funzione permanente della psiche.
Winnicott ha scritto molto anche dell’area transizionale (o potenziale) che non è completamente soggettiva né completamente oggettiva e che l’ individuo non cancella mai del tutto. Quest’area infatti viene conservata dall’adulto ed entra in gioco nel campo dell’arte, nella vita immaginativa e nel lavoro scientifico creativo.
L’oggetto transizionale è dunque un oggetto che non fa più parte del corpo del bambino ma non è pienamente riconosciuto come realtà esterna.
Esso è un oggetto reale ma, dal punto vista del bambino, è il suo primo possesso e si manifesta quando il neonato comincia a differenziare tra il Me e il non- Me, passando dalla dipendenza assoluta dalla madre alla dipendenza relativa da lei.
Il neonato per Winnicott nasce in uno stato di estrema soggettività ed è totalmente immerso nella relazione di dipendenza evolutiva dalla madre. L’autore scrive che non esiste un bambino senza una madre (o un’altra figura) che si prende cura di lui per cui lo sviluppo infantile avviene nella diade madre-bambino.
La madre sufficientemente buona (o devota) tende intuitivamente ad adattarsi ai bisogni del bambino ponendo l’oggetto (il seno) esattamente dove e quando il piccolo ha creativamente immaginato di trovarlo.
Se le cose vanno abbastanza bene il bambino deve avere l’illusione di sentire che il seno è anche una sua creazione soggettiva sperimentando una felice sovrapposizione tra oggetto creato e oggetto incontrato.
Una volta stabilita l’illusione necessaria allo sviluppo, la funzione della madre però è anche quella di disilludere il bambino. La madre dà anche misurate e tollerabili frustrazioni dettate dalla realtà facendo di tanto in tanto mancare il seno.
La comparsa dell’ oggetto transizionale è la manifestazione osservabile di questo processo di sviluppo e testimonia perciò la comparsa di uno stato intermedio tra l’ incapacità del bambino di riconoscere ed accettare la realtà e la sua crescente capacità di farlo.
Il bambino ben presto acquisisce diritti sull’oggetto transizionale: lo coccola in modo affettuoso ma nello stesso tempo lo ama in modo eccitato (talora mutilandolo) e questo si riferisce agli stati di quiete ed eccitazione dell’infante in rapporto alla madre.
“Il punto essenziale dell’oggetto transizionale non é il suo valore simbolico”- scrive ancora Winnicott- “quanto il fatto che esso é reale: è un illusione ma é anche qualcosa di reale” .
L’autore scrive anche che non vorrebbe che ci si chiedesse, di questo oggetto, se esso venga dal di dentro o dal di fuori: si deve ammettere il paradosso creativo.
E’ ovvio che qui l’autore si sta occupando anche dei fenomeni misteriosi dello sviluppo dell’immaginazione creativa ed intuitiva della mente umana e delle funzioni inconsapevoli di comprensione emotiva della nostra mente.
Allora, in questo contesto , lo spazio dell’illusione, la condivisione dell’immaginario e l’esperienza che il bambino fa del gioco e di una dimensione ludica condivisa, diventano i propulsori ( nella vita adulta) dell’attività artistica, dell’immaginazione e del pensiero creativo.
Winnicott D.W (1953). Oggetti transizionali e fenomeni transizionali. In: Dalla Pediatria alla Psicoanalisi Martinelli , Firenze.
Winnicott D.W (1971). Gioco e realtà . Armando editore, Roma.
dicembre 2015