La Ricerca

Oggetto Invasivo

13/12/21
Oggetto Invasivo. A cura di M. Antoncecchi

Kenneth Noland, 1958-70

Oggetto Invasivo

A cura di Maria Antoncecchi

Paul Williams è l’autore che ha coniato il termine di oggetto invasivo. Un concetto originale che si riferisce a un funzionamento mentale che ha come esito l’arresto del processo evolutivo e un danno al nucleo centrale del sé in conseguenza di un trauma emotivo. L’Autore sviluppa la sua riflessione teorico-clinica nel primo capitolo del suo libro “Incorporazione di un oggetto invasivo” in “Oggetti invasivi. Menti sotto assedio”(edizione  Mimesis 2020).

L’incorporazione di oggetti invasivi è il risultato dell’espulsione nel bambino di aspetti intollerabili di un oggetto che, usando in modo massiccio il meccanismo proiettivo, crea una situazione di confusione tra l’attività proiettiva dell’oggetto e le proiezioni non contenute del bambino. Questa violenta e primitiva introiezione dà luogo a un’esperienza di inondazione nella mente del bambinoe alla formazione di  corpi estranei che danneggiano  la personalità nascente del bambino. L’Autore parla di una forma patologica di proto-identificazione che accade nella prima infanzia ed è frutto delle precoci interazioni tra l’infante e l’oggetto e comprende il fallimento del contenimento e delle funzione-alfa materna (Bion 1970, Williams, 2020).

Come chiarisce Paul Williams, l’incorporazione è la prima modalità di relazione  che avviene quando non si è ancora formata una separazione tra il sé e l’oggetto e tra psiche e soma. In circostanze ambientali sfavorevoli questa modalità anziché essere abbandonata può prendere il sopravvento e disturbare i  normali processi introiettivi. Di conseguenza il sé del bambino si struttura difensivamente  intorno a introiezioni mimetiche  interrompendo lo sviluppo evolutivo come hanno  mostrato Gaddini (1969) nel suo lavoro “Sull’imitazione” e Winnicott (1965) nel suo lavoro “La distorsione dell’Io in rapporto al Vero e al Falso Sé”.

 La capacità dell’oggetto di accogliere le identificazioni proiettive del bambino 

(Bion,1962) è indispensabile perché possa costruirsi una rappresentazione interna di sé  come soggetto distinto e separato. Il fallimento di questa funzione e l’introiezione forzata di aspetti patologici degli oggetti nella psiche ostacolano i processi di integrazione dell’esperienza, necessari ai processi secondari e distruggono lo spazio mentale deputato alla simbolizzazione dell’Io, generando una minaccia “di annichilimento al nucleo originario del senso di sé “(Williams, 2020). A differenza degli oggetti intrusivi che tendono a diventare una caratteristica del soggetto, lo scopo dell’oggetto invasivo non è la colonizzazione della mente dell’altro ma quello di avere un contenitore sempre disponibile per evacuare aspetti indesiderati.

Attraverso il lavoro analitico è possibile rintracciare la presenza di questi stati mentali e somatici avvertiti dal paziente come parti aliene che determinano stati di angoscia cronica, di confusione e di disintegrazione al confine con la psicosi.

 A causa della confusione tra il nascente sé infantile e le proiezioni incorporate dell’oggetto è possibile che, durante il trattamento analitico il paziente percepisca il processo di disincorporazione e di disidentificazione dall’oggetto invasivo come una minacciosa perdita del sé, un cambiamento catastrofico (Bion, 1965)  indispensabile per il recupero di un buon funzionamento psichico.

Bibliografia

Antoncecchi M. (2021). Note sull’influenza dell’oggetto invasivo in un paziente melanconico. Riv.Psicoanal, LXVII, 3, 531-546.

Bion W.R. (1962). Apprendere dall’esperienza. Roma, Armando,1972.

Bion W.R. (1967). Attacchi al legame. In: Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico. Armando, Roma, 1984.

Gaddini E. (1969). Sull’imitazione. In: Scritti. Milano, Cortina Editore, 1989.

Williams P. (2020). Incorporazione di un oggetto invasivo. In: Oggetti invasivi Menti sotto assedio. Mimesis Edizioni, Milano.

Williams P. (2010). Il quinto principio.  Mimesis Edizioni, Milano, 2014.

Winnicott D. (1965). Sviluppo affettivo e ambiente. Studi sulla teoria dello sviluppo affettivo.  Armando, Roma, 2004.

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

The Authority of Tenderness Anna Migliozzi intervista Paul Williams

Leggi tutto

Identificazione con l'aggressore

Leggi tutto