Arnaldo Novelletto
A cura di Paola Carbone
Maestri della psicoanalisi
IN MEMORIA DI ARNALDO NOVELLETTO
31 gennaio 2017
Arnaldo Novelletto ci ha lasciato 11 anni fa, proprio in questi giorni di fine gennaio. Aveva 73 anni ed è stata una fine brusca, che in poche ore ha interrotto tanti preziosi legami e un processo creativo vivo e fecondo.
In quei giorni difficili un piccolo gruppo di carissimi colleghi -Adriana Maltese, Cinzia Lucantoni, Gianluigi Monniello e Giovanna Montinari- nella necessità di fronteggiare il vuoto improvviso si è preoccupato di raccogliere i tanti scritti di Arnaldo che rischiavano di disperdersi perché pubblicati in riviste o in volumi difficilmente reperibili.
E così sono stata amorevolmente coinvolta in una lungo rito di riunioni serali per costruire il libro: L’Adolescente; una prospettiva psicoanalitica (A. Novelletto. Astrolabio, 2009). E’ stato un percorso importante, e ci ha aiutato ad affrontare il grande cambiamento della perdita.
A libro finito, una domenica di ottobre del 2008, Gianluigi Monniello, che era di guardia a Neuropsichiatria Infantile, mi chiese di raggiungerlo per comporre insieme una breve biografia di Arnaldo; passammo tutta la mattina insieme, lui al computer mi chiedeva precisazioni e scriveva; io gli sedevo vicino e gli ero grata. Oggi che anche il carissimo Gianluigi non c’è più è bello per me ricordare tutto il bene che è trascorso tra noi e quanto con la sua amicizia e la sua cultura mi ha aiutato a continuare a sentir vivo Arnaldo.
La breve biografia che segue è frutto di quella domenica mattina e della penna di Gianluigi, di ‘proprio-mio’ c’è solo l’esergo di Melville, una piccola frase a cui tengo moltissimo: la perfetta istantanea di Arnaldo.
Arnaldo Novelletto
(1931-2006)
‘… tu afferri barlumi di quella verità intollerabile ai mortali:
che ogni pensare serio e profondo è soltanto l’intrepido sforzo dell’anima
per mantenere la libera indipendenza del suo mare… ‘
J.H.Melville
Arnaldo Novelletto era nato nel 1931 a Rieti. E’ stato per l’Italia una straordinaria figura di pioniere e un grande maestro nel campo della psicoanalisi dell’adolescenza. E’ morto il 30 gennaio 2006.
Si era laureato in Medicina e chirurgia nel 1954 , a ventitrè anni e nel 1958 era già specialista in Neuropsichiatria. Dopo la laurea aveva iniziato a coltivare contatti con autorevoli colleghi stranieri e nel corso della specializzazione aveva lavorato a Parigi, come Assistant etranger, presso la clinica di neuropsichiatria infantile allora diretta dal professor G. Heuyer. Nel corso di quel soggiorno aveva conosciuto e suscitato la stima di Serge Lebovici che, molti anni dopo lo inviterà, quale rappresentante per l’Italia, a partecipare alla fondazione dell’ISAP (International Society for Adolescent Psychiatry) a Parigi nel 1984.
Ha iniziato a lavorare con gli adolescenti da giovane psichiatra nell’ambito della giustizia minorile ed è sempre rimasto, negli anni, attento alle problematiche del lavoro istituzionale e radicato nell’ impegno civile.
La sua formazione psicoanalitica, iniziata nel 1958, lo vedrà Membro Associato nel 1967, Ordinario nel 1975 e Didatta con funzioni di training nel 1982.
All’interno della Società Psicoanalitica Italiana Arnaldo Novelletto ha svolto un ruolo importante come formatore, come dirigente, come supervisore. Ha fatto parte del Comitato Organizzatore del 26° Congresso IPA (Roma, 1969) e del Comitato Scientifico del 36° Congresso IPA (Roma, 1989). Molti colleghi psicoanalisti e psicoterapeuti di adolescenti italiani lo hanno avuto come analista o come supervisore.
L’insegnamento è sempre stato per lui una grande passione.
La trasmissione delle sue ricerche, delle sue esperienze, delle sue riflessioni è stata generosa e inesauribile. Aveva la rara dote di attivare le menti.
In ambito universitario è stato Professore Associato presso l’Istituto di Neuropsichiatria infantile dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, fino al 1988. Da allora in poi si è dedicato alla professione privata, all’attività di formatore di nuove generazioni di psicoanalisti e di psicoterapeuti dell’adolescenza.
Nel 1984 ha partecipato alla fondazione dell’ISAP, rappresentando l’Italia e portando il suo apporto di clinico e di attento e appassionato conoscitore del funzionamento della mente adolescente. Ha partecipato con importanti relazioni ai Congressi di Parigi, Ginevra, Chicago, Atene, Aix en Provence. Ha promosso le due presidenze italiane dell’ISAP, prima di Adriano Giannotii e poi di Enrico de Vito.
Nel 1986 ha pubblicato il suo libro “Psichiatria psicoanalitica dell’adolescenza”, con la prefazione di Amedeo Limentani, un testo che ripercorre il suo pensiero e rappresenta ancora un contributo fondamentale per tutti coloro che si occupano di adolescenza.
Nel 2000, insieme a Daniele Biondo e Gianluigi Monniello, Arnaldo Novelletto ha pubblicato il libro “L’adolescente violento”.
Dopo aver a lungo collaborato con Adriano Giannotti per il consolidamento e l’insegnamento della psicoanalisi dell’adolescenza in ambito universitario, nel 1994 Arnaldo Novelletto decise di rafforzare ulteriormente il suo impegno nel campo specifico dell’adolescenza fondando, con alcuni suoi allievi, l’ARPAd (Associazione Romana di Psicoterapia dell’Adolescenza) e il corso di formazione per psicoterapeuti dell’adolescenza.
In Italia ha rappresentato una forza culturale aggregante per quei gruppi che cominciavano ad interessarsi all’adolescenza; in questa prospettiva ha organizzato a partire dal 1994, ben sette Convegni Nazionali di Psicoterapia dell’adolescenza; questi convegni, a cadenza biennale e tutti da Novelletto accuratamente preparati sono stati occasioni preziose di incontro che hanno consentito lo sviluppo e il dialogo tra i diversi gruppi italiani impegnati nel lavoro psicoanalitico con gli adolescenti. L’impegno profuso per anni nel creare un terreno comune di incontro ha portato , poco dopo la sua morte, alla nascita dell’AGIPPsA (Associazione Gruppi di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Adolescenza) , una associazione che testimonia con la sua esistenza la vitalità del messaggio di Novelletto.
Ha diretto la collana editoriale ‘La mente adolescente’, presso la casa editrice Borla, una collana che ha introdotto in Italia i più importanti autori stranieri e presso la quale sono stati pubblicati alcuni testi fondamentali curati da Novelletto stesso, ricordiamo: Adolescenza e Perversione, 1989; Adolescenza, Amore, Accoppiamento, 1992; Adolescenza e trauma, 1995; Separazione e solitudine in adolescenza, 1997; I disturbi di personalità in adolescenza, 2001.
E’ stato Segretario di Redazione di “Infanzia Anormale” (1956-1964), Capo Redattore della rivista “Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza” (1982-1989), Co-direttore della rivista “Adolescenza” (1990-1999) e Fondatore e Direttore della rivista on line “Adolescenza e Psicoanalisi” (AeP) (2001-2006).
Nel 1962 aveva tradotto in italiano ‘Vita e opere di Freud’ di Ernest Jones. La capacità di avvicinare il pensiero degli autori stranieri entrando nelle pieghe originali del linguaggio lo ha portato a promuovere e supervisionare la traduzione in italiano degli scritti di molti psicoanalisti dell’adolescenza (Baranes, Birraux, Braconnier, Chiland, Jeammet, Ladame, Laufer, Marcelli, Braconier, Marohn, Miller) facendoli conoscere – anche personalmente – ai colleghi italiani e instaurando rapporti di amicizia in tempi in cui la psicoanalisi dell’adolescenza era ancora ‘una Cenerentola’ e non ‘una star’, come per certi versi è attualmente divenuta. In particolare Novelletto ha tessuto un forte legame affettivo, di ricerca e di pensiero con Raymond Cahn, ha curato la traduzione di tutti i suoi libri e realizzato con lui, in Italia, molti incontri e seminari clinici. Cahn è socio onorario dell’ARPAd.
Arnaldo Novelletto era uno spirito libero, un ricercatore aperto e sempre critico ; proprio alla luce di questa ricerca e di questa libertà richiedeva a se stesso una totale dedizione verso tutto quanto faceva: che si trattasse di intervenire ad un evento scientifico internazionale, ad una semplice riunione informale, ad un incontro pubblico o privato, ad una serata fra amici.
La sua dedizione non era figlia del ‘senso del dovere’; dal suo prendersi cura traspariva piuttosto il piacere dell’artigiano per la cosa – umile o grande – realizzata ‘a regola d’arte’ e la sua grande passione per l’arte; perché Arnaldo Novelletto non era solo un uomo di vasta e profonda cultura, un raffinato conoscitore della pittura e della musica ( riconosceva al volo epoca di composizione, autore, appartenenza a scuole anche delle opere ‘minori’) ma attraverso l’arte godeva e partecipava del nesso profondo che lega l’opera dell’artista con la vita e con il suo senso.
Quando leggeva il lavoro di un collega o di un allievo lo faceva sempre con la massima attenzione auspicando, in cuor suo, di vederne emergere una serie insospettata di spunti. Provava soddisfazione se poteva sentirsi vicino all’autore e nel suo commento, con generosità arricchiva, ipotizzava pensieri sottintesi, faceva emergere aspetti appena abbozzati nel testo. Cercava di farlo discretamente, ma non dipendeva solo da lui. Ognuno di questi momenti lo impegnava perché era intimamente consapevole del valore del dialogo con se stesso e con l’altro, un dialogo che non andava sprecato, che era significativo.
Così ogni volta che parlava era invariabilmente alla ricerca di nuove riflessioni da proporre. Il suo pensiero si dispiegava per soddisfare al contempo la sua esigenza interiore e quella dei suoi interlocutori attenti. Pensiamo che proprio per questo suo modo di essere il concetto di ‘processo di soggettivazione’ l’avesse subito molto interessato trovando in esso il riconoscimento di un proprio pensiero e di un proprio stile esistenziale.
Aveva titolato la collana di libri che dirigeva ‘La mente adolescente’.
Ha dedicato molte delle sue energie per far arrivare ai colleghi psicoanalisti, agli allievi e per infondere nei suoi pazienti la convinzione che è proprio in adolescenza che la mente si scopre a se stessa, si fornisce i suoi strumenti, si affaccia all’inconscio, raggiunge il suo funzionamento più ampio e decisivo e che, per di più, tutto ciò resta operante. Per Novelletto tale condizione della mente non si esaurisce nell’arco evolutivo di qualche anno, non è solo un transito fra l’infanzia e l’età adulta, ma uno stato della mente in tutti noi presente e potenzialmente attivo. Del resto la più recente ricerca psicoanalitica ci sta confermando che quando il nostro psichismo è in crescita vive una sorta di trasformazione pubertaria.
Nella clinica era semplicemente unico. Rigoroso, attento, partecipe, empatico.
Poteva trattarsi di un bambino, di un adolescente o di un adulto. Il suo ragionamento clinico fluttuava, optava, prendeva una direzione, per poi nuovamente tornare da dove era partito e percorrere nuove traiettorie. (1)
Era un piacere vederlo all’opera.
Aveva una cultura psichiatrica profonda, una frequentazione antica della metapsicologia, un setting del pensiero ed un uso del controtransfert che metteva al servizio della vita psichica della persona del paziente. Era altamente consapevole che l’investimento su di sé è antidoto alle inevitabili proiezioni che l’altro ci riversa e che mettersi al servizio del narcisismo dell’altro è una condizione di innamoramento possibile solo quando lui è lui ed io sono io.
Ha formato con la stessa dedizione tutti i colleghi che hanno vissuto l’esperienza di avvicinarsi a lui.
Gianluigi Monniello
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Nota
(1) Caro Gianluigi , questa nota vale solo per te non andrà nel libro, ma il tuo brano mi ha evocato il seguente brano di Merleau-Ponty, l’ho cercato e copiato per te :‘Una cinepresa ha registrato al rallentatore il lavoro di Matisse: ne risultava una sensazione prodigiosa … . ‘Quello stesso pennello che visto ad occhio nudo saltava da un atto all’altro , ora lo si vedeva meditare, in un tempo dilatato e solenne, come nell’imminenza del principio del mondo, tentare dieci movimenti possibili, danzare davanti alla tela, sfiorarla più volte ed infine gettarsi in un lampo sul solo tracciato necessario’
(‘SEGNI’ , Merleau-Ponty)
Gennaio 2017