Il Rex, dal film Amarcord di Federico Fellini.
A cura di Ludovica Grassi
La nostalgia è un sentimento complesso in cui s’intrecciano il ricordo piacevole e il desiderio struggente di situazioni o persone del proprio passato ora assenti o lontane, spesso evocati dai sensi. Per la sua condensazione di aspetti temporali, spaziali e sensoriali, può essere utile a integrare e specificare concetti più propriamente psicoanalitici, quali il lavoro psichico, il lavoro del lutto, la ritrascrizione delle tracce mnestiche.
Origini del concetto di nostalgia
Nostalgia è una parola coniata nel 1688 dal laureando in medicina Johannes Hofer (1669-1752), per definire una condizione altrimenti chiamata mal de Suisse, riferendosi alla sofferenza dei soldati mercenari svizzeri che, inviati nelle pianure italiane e francesi, sentivano acutamente la mancanza dei paesaggi montani in cui erano nati. L’affezione era caratterizzata da sintomi quali febbre alta, astenia, perdita dei sensi, vertigini, dolori addominali, e si riteneva che potesse condurre anche alla morte. Una delle ipotesi più bizzarre e affascinanti proposte dai medici militari sulla genesi di questa malattia era che fosse dovuta al danno riportato dalle cellule cerebrali dei pazienti in seguito al costante risuonare dei campanacci delle mucche nei pascoli svizzeri: essa veniva pertanto ricondotta ad una stimolazione sensoriale, in particolare uditiva. La parola nostalgia, un neologismo medico, combinava il termine greco antico nostos, che indicava il ‘ritorno a casa’, con algos, dolore, venendo a significare letteralmente un dolore dovuto al desiderio irrealizzato di tornare al luogo originario, con un accento specifico sul processo (il movimento verso casa) piuttosto che sulla sua realizzazione: un’esperienza di perdita e di estraniamento dalle origini molto antiche.
La nostalgia ha il suo prototipo nel mito di Odisseo, che aspira dolorosamente al ritorno a casa ma lo rimanda sempre, illustrando così la componente ambivalente della nostalgia, che forse ha a che fare con la difficoltà di volgersi indietro e confrontarsi con esperienze e aspetti di sé rifiutati e rinnegati. La nostalgia, che ora non ha più posto nella nosologia medica, può considerarsi una condizione inerente alla natura umana, che comporta sia un dislocamento spaziale sia una sfasatura temporale.
Freud (1907) individuò le basi della nostalgia nel desiderio di ritornare in un luogo familiare e segreto, sulle tracce lasciate da antiche esperienze quasi dimenticate che fantasie più recenti hanno successivamente modificato e abbellito. La nostalgia è dunque il desiderio frustrato di ritorno alla madre (1933). Ferenczi (1924) ha specificato la natura sessuale di tale desiderio, che spinge incessantemente verso il ritorno nel grembo materno, dall’autoerotismo al narcisismo, fino al coito stesso, un atto che riporta parzialmente alla realtà la condizione precedente alla dolorosa rottura della nascita. La nostalgia è un effetto après-coup del trauma della separazione, in cui il riconoscimento dell’inesorabile passaggio del tempo s’intreccia con una forte disposizione affettiva rivolta al passato, e in cui l’oggetto perduto possiede un’intensa qualità narcisistica.
Già Kant (1798) aveva posto in evidenza come il luogo in cui chi soffre di nostalgia vorrebbe ritornare non è reale, ma una rappresentazione costruita mediante l’immaginazione dei sensi: dunque non è mai lo stesso in cui si è vissuti in passato, piuttosto l’idea di tutto ciò che è perduto per sempre. Ciò che desidera il nostalgico non è il luogo della sua gioventù ma la gioventù stessa. Il suo desiderio non aspira a qualcosa che egli potrebbe recuperare ma a un tempo ormai perduto definitivamente. Pertanto nella nostalgia il luogo acquista un’ indebita prevalenza sul tempo. Essa può considerarsi uno stato psichico permeato dal tempo e dallo spazio, e caratterizzato da un movimento specifico di andirivieni fra diversi contesti spaziali e temporali.
Temporalità e lavoro psichico
La temporalità è un elemento centrale nel pensiero psicoanalitico: come ha ben descritto Laplanche, esistono diverse forme di temporalità, a partire da quella lineare del sistema Percezione-Coscienza per arrivare a quella specifica dell’inconscio. Questa temporalità umana non corrisponde a quella dell’organismo vivente e si è sganciata dal tempo cosmologico: è discontinua, caratterizzata da un funzionamento in après coup, dunque con un movimento in avanti e all’indietro che permette l’attribuzione di significati sempre mutevoli alle esperienze passate e presenti. Altra funzione fondamentale della psiche è il lavoro, che negli scritti di Freud appare nei più diversi contesti: lavoro psichico, lavoro onirico, lavoro imposto alla psiche dal suo radicamento nel corpo, lavoro del lutto. La nostalgia, sentimento dolce-amaro di struggente desiderio di ritorno a uno spazio-tempo ormai perduto, ha una relazione complessa con la temporalità: essa può apparire una ribellione contro il tempo, un rifiuto di arrendersi all’irreversibilità della storia e del progresso. Rappresenta pertanto una modalità particolare di declinazione del lavoro psichico in una temporalità non lineare in cui la perdita dell’oggetto non ne comporta la rinuncia, ed è caratterizzata da uno stretto legame con la sensorialità che ne sottolinea il radicamento nello psiche-soma.
Potremmo pertanto collocare la nostalgia in una posizione intermedia fra il lutto e la melanconia. Nella melanconia il dolore è dovuto alla rottura di un legame che porta a un sentimento di perdita che non è riconosciuto, ma negato: la perdita è a tal punto assoluta e definitiva che i legami emozionali con l’oggetto perduto non possono essere sciolti, ma vengono anzi intensificati, portando a una fissazione assoluta all’oggetto perduto, che viene sepolto nell’Io mediante incorporazione. Mentre il lutto è un processo che utilizza il tempo per elaborare gli investimenti sull’oggetto perduto e risolverli uno ad uno, la melanconia dà luogo a una pietrificazione della vita psichica, che viene ad essere paralizzata dal legame esclusivo con gli oggetti morti. La nostalgia ha la specificità di voler conservare la relazione con l’oggetto perduto, che si tratti di una persona, un paese o una cultura. Inoltre, la qualità emotiva duale della nostalgia, che comprende sia un sentimento positivo di benessere o felicità riferiti a un altro tempo/luogo, sia un senso di perdita e tristezza inerenti al presente, è alla base della sua natura complessa. Forse è proprio questa erotizzazione della tristezza che rende tanto difficile vincere la nostalgia. L’esito del lavoro psichico implicato nella nostalgia può variare in base alla qualità della rottura che lo rende necessario, cioè dalla misura in cui si tratta di una perdita narcisistica o oggettuale.
Sensorialità, nostalgia e migrazione
Spesso sono proprio le memorie sensoriali, come quelle gustative nel famoso episodio della madeleine di Proust, a suscitare emozioni nostalgiche. Queste tracce sensoriali costituiscono la dimensione fisica della nostalgia, radicata nelle relazioni ed esperienze primarie, ma diffusa spazialmente e temporalmente nella vita del soggetto, come Proust esprime poeticamente. Il legame della nostalgia con il corpo ed i sensi è un elemento cruciale della sua funzione di dare un senso di continuità all’esistenza psichica ed emozionale, creando quell’ involucro sensoriale che costituisce l’Io-pelle, il primo involucro narcisistico del soggetto.
E’ su questo confine, posto a delimitare identità e alterità, che la nostalgia esprime la difficoltà posta dall’incontro con l’altro e dalla sua integrazione nel proprio mondo. Ecco perché la nostalgia permea i sentimenti dei migranti, di chi abbandona, forse definitivamente, la terra madre con i suoi affetti, legami, cultura: svolgendo una funzione fondamentale di legame e continuità sia in ambito individuale che rispetto alla storia e alle tradizioni familiari, essa può evitare lo sprofondamento in una dimensione melanconica o in un’attitudine di diniego rispetto all’esperienza di perdita.
La nostalgia costituisce pertanto una risorsa cruciale per la costruzione da parte del migrante della sua doppia identità, che richiede vitalità, immaginazione e creatività. La possibilità di ricordare con nostalgia favorisce il sentimento di continuità e coesione malgrado le differenze, le perdite e le rotture. Senza la nostalgia, le memorie affettive e relazionali rischierebbero di andare perdute, svuotando la struttura identitaria e minando il significato della vita, con il rischio di lasciare spazio a rappresentazioni di autogenerazione. “La nostalgia crea il soggetto” (Le Fourn, 2013).
Il lavoro della nostalgia
La natura, prevalentemente sensoriale delle memorie implicate nella nostalgia porta a ipotizzare che essa abbia origine da tracce o resti sensoriali non integrati in rappresentazioni, che pertanto mantengono vivo il legame con gli stati originari: una integrazione sempre incompiuta necessaria a mantenere un gradiente fra tempi e spazi diversi che permetta il riattivarsi di un movimento fra vicissitudini dell’esistenza per cui si è transitati senza mai esperirle completamente. Lo svolgersi nel tempo e nello spazio dell’esperienza individuale e dei processi di soggettivazione lascerebbe dunque necessariamente lungo la strada dei resti o ancoraggi sensoriali tali da permettere, in determinati momenti e situazioni successivi, di riprendere e rimodellare i processi d’integrazione somatopsichica, attingendo a questa fonte somato-sensoriale primordiale. La nostalgia sarebbe così strumento al servizio di quel lavoro, postulato da Freud (1896), di ripetuta riorganizzazione e ri-trascrizione delle tracce mnestiche che costituiscono l’inconscio, portando a scoprire nuovi significati ed espressioni a contenuti psichici preesistenti: è l’aspetto creativo della ripetizione, poiché la nostalgia non aspira a ricostituire una situazione reale e conclusa, ma a recuperare formazioni psichiche che ci appartengono ma in quanto partecipi delle vicissitudini dell’inconscio sono permeate d’ignoto.
Autori psicoanalitici che si sono occupati della nostalgia sono: J.-B. Pontalis (2000), che la definisce come il dolore per un tempo che non si limita a passare, ma annienta, e il desiderio di nascite sempre nuove; Masciangelo (1988), per cui la nostalgia è affetto rappresentante, che offre alle memorie di qualità sensoriale dell’oggetto perduto l’impulso per la ricerca di nuovi oggetti, portando alla creatività e alla simbolizzazione; S. Vecchio (2013), che vi coglie la potenzialità, in quanto memoria sognante, di passare dall’agire al sognare; F. Petrella (2015), che ne ha individuato il legame con la musica, in grado di toccare aree emotive implicate nell’intuizione delle origini e nelle esperienze di perdita e di vuoto.
Bibliografia
Anzieu D. (1985). Le Moi-peau. Paris: Dunod, 1995
Ferenczi S. (1924). Thalassa. Saggio sulla teoria della genitalità.Opere. III: 230-302
Freud S. (1896). Lettere a Wilhelm Fliess (1887-1904) a cura di J. M. Masson. N. 112: 239-244. Torino: Boringhieri, 1986
Freud (1907). Il poeta e la fantasia. O.S.F. 5
Hofer J. (1688). “Medical dissertation on Nostalgia”. Bulletin of the Institute of the History of medicine. 2.6 (Agosto 1934): 376-91
Laplanche J. (1989). Temporalità e traduzione. Per rimettere al lavoro la filosofia del tempo. In Laplanche J. (1992), Il primato dell’altro in psicoanalisi, Roma, La Biblioteca, 2000
Le Fourn J.-Y. (2013). L’adolescence n’est elle pas une metaphore de la migration? Adolescence. Malgré les frontiers, 31, 3: 673-676
Masciangelo P. M. (1988). Su Freud per il dopo Freud. Una riflessione metapsicologica. In Semi A. A.: Trattato di psicoanalisi. Vol. I.: 395-473. Milano: Cortina
Petrella F. (2015). Nostalgia: tema con variazioni. Rassegna Eranos-Jung Lectures. Milano, 13-02-2015
Pontalis J.-B. (2000). Finestre. Roma: Edizioni e/o, 2001
Vecchio S. (2013). Nostalgia delle origini. Percorsi della nostalgia, Benevento, 13-14/09/2013
Vedi anche:
Identikit del Terrore – Strategie di Pace – Marzo 2015
ottobre 2015