DOROTHEA TANNING
Parole chiave gemellarità, sviluppo infantile, relazione di attaccamento, cure primarie, ambiente
Gemellarità e socialità.
Recensione a cura di F. Mancia dei lavori:
- A. Khalil, R. Townsend, K. Reed and E. Lopriore (2021)
Call to action: long-term neurodevelopment in monochorionic twins
Ultrasound Obstet Gynecol -2021 Jul;58(1):5-10. doi: 10.1002/uog.23591
2. Yang J, Hou L, Wang J, et al. (2022)
Unfavourable intrauterine environment contributes to abnormal gut microbiome and metabolome in twins
Gut 2022; 71:2451–2462.
3. Segal, H., & Knafo-Noam, A. (2021)
“Side by side”: Development of twin relationship dimensions from early to middle childhood and the role of zygosity and parenting.
Journal of Social and Personal Relationships, 38(9), 2494–2524. https://doi.org/10.1177/02654075211005857
Premessa:
Avevamo già incontrato nel 2010 (Castiello M. Et al. 2010) lo studio dei ricercatori delle università di Padova, Parma e Torino, in collaborazione con l’istituto Burlo Garofolo di Trieste, pubblicato su Plos One, in cui si evinceva come la propensione alla socialità dei feti si osservasse già durante la gestazione. Su Repubblica del 07/11/2020: “Feti gemelli interagiscono fra di loro fin dalla quattordicesima settimana. Gesti non casuali, ma intenzionali e simili a quelli degli adulti .[….] gemelli nell’utero materno, che, a differenza dei feti singoli, regalano un osservatorio unico e privilegiato per indagare la propensione precoce alla socialità, proprio perché sono in compagnia.”
Osservandone i movimenti, gli studiosi, coordinati dal professor Umberto Castiello dell’Università di Padova, hanno visto che “molto presto, già dalla quattordicesima settimana di gestazione, si verificano nell’utero movimenti controllati e diretti in modo specifico verso il gemello.”
Vittorio Gallese precisava come non si trattasse di movimenti riflessi o stereotipati ma organizzati, ossia aventi caratteristiche analoghe ai movimenti volontari dell’adulto.
Usando il parametro della decelerazione dei movimenti fini in utero da parte dei feti, si riteneva di poter valutare la finezza del movimento quando si sta per raggiungere l’obiettivo. Ciò che è stato osservato quando un feto si rivolge verso il gemello è apparso “quasi come fossero coccole: si accarezzano la schiena, si toccano delicatamente la testa. Di certo, sono consapevoli del proprio vicino e preferiscono interagire con lui o lei. Tanto che a distanza di quattro settimane dalla prima rilevazione, alla diciottesima settimana di gestazione, i movimenti che i gemelli fanno verso l’altro aumentano mentre diminuiscono quelli verso di sé o verso le pareti uterine. Questi contatti con l’altro, poi, durano di più e sono più accurati di quelli rivolti a sé stessi. Anche i singoli feti acquisiscono lo stessa capacità di controllo del movimento, ma in ritardo di circa otto settimane rispetto ai gemelli.” (Castiello M. Et al. 2010 pag 16)
“Si era già visto che sin dalla undicesima settimana di gestazione i gemelli stabiliscono contatti fra di loro”, sottolineano gli scienziati nella ricerca, “ma questo è il primo studio che affronta l’aspetto più critico, se, cioè, questa interazione sia casuale, dovuta alla prossimità spaziale, o invece pianificata. E dimostra che il contatto è frutto di una precisa pianificazione motoria.”
Conclude Gallese, “conteniamo già in noi la dimensione dell’Altro. E anche prima della nascita lo cerchiamo, in modo più accurato rispetto a quando non ci rivolgiamo verso di noi”. (Repubblica, 8/11/2010)
Nella particolare condizione di una gravidanza gemellare o plurigemellarr si cresce insieme, si hanno scambi diadici intrauterini ed un continuum di rapporti interattivo a vari livelli, intimi e tattili fin da subito. La pelle percepisce per prima la presenza del gemello tramite il contatto che struttura sin da subito la relazione, la orienta, la delinea ed infine la definisce tramite la routine dell’incontro. Il feto avrà nel suo gemello il suo primo specchio, la sua prima struttura di risonanza accanto ai rumori e movimenti che segnaleremo la presenza della mamma che contiene.
Dopo il parto, nel sonno in culla, nell’allattamento i gemelli saranno in continua interazione tra di loro e si ingaggeranno sia a livello psichico che fisico in relazioni complesse che integreranno la mamma ed la famiglia. La primaria complementarietà marcata, insita nei legami simbiotici e di fusione d’identità tra gemelli dovrà lasciare il posto all’oggetto materno che si inserisce acquisendo spessore e valore affettivo nel tempo.
Tre ricerche recenti sul tema possono aggiungere dati alla riflessione:
- Call to action: long-term neurodevelopment in monochorionic twins
A. Khalil, R. Townsend, K. Reed and E. Lopriore. (2021)
In questo lavoro in primo piano vi sarebbe il fatto che i gemelli crescono e si sviluppano in un ambiente sociale e familiare sostanzialmente diverso da quello sperimentato dai feti normali in utero e dai neonati dopo il parto. I gemelli multipli avviano il linguaggio con ritardo linguistico e mostrano anche di sviluppare frequentemente la “criptoglossia” ossia un “linguaggio segreto” che i gemelli usano l’uno con l’altro escludendo i genitori e i pari. Per i bambini gemelli bilingue il ritardo del linguaggio si evidenzierebbe anche in assenza di patologie o alterazioni sottostanti nella qualità della vita. Questi ritardi osservati nei gemelli multipli derivano dal fatto che si strutturano modalità specifiche di comunicazione intrauterina aventi qualità molto soddisfacenti. Lo studio inoltre ipotizza che la genitorialità multipla possa essere stressante come evento della vita familiare, in grado cioè di alterare l’ambiente domestico poiché i gemelli neonati ed in crescita richiedono assistenza più frequente da parte della famiglia allargata, ciò ridurrebbe le interazioni dirette genitore-figlio mettendo per altro a dura prova la logistica organizzativa della famiglia. L’articolo cita diversi studi che hanno notato un ritardo particolare nello sviluppo motorio in gemelli multipli sul follow-up a lungo termine fino a 2 anni e 14 mesi ma anche il fatto che i gemelli multipli sembrano “recuperare” i loro coetanei figli unici dai 2 anni di età fino agli 11. Consideriamo infine che più tardiva sarà la valutazione di questi aspetti, tanto più lo sviluppo del bambino sarà influenzato da fattori sociali e ambientali oltre che dagli eventi perinatali.
- Unfavourable intrauterine environment contributes to abnormal gut microbiome and metabolome in twins
Jing Yang,et al. ( 2022).
Studi epidemiologici hanno dimostrato che quando pensiamo alla vita dei nostri pazienti dobbiamo necessariamente anche tenere conto delle condizioni fetali che potrebbero avere vissuto come condizioni in grado di traumatizzare fortemente e condizionare i meccanismi di risoluzione delle situazioni di sofferenza.
In questo studio si esplora in particolare la restrizione della crescita fetale (FGR) come devastante complicanza della gravidanza. Essa aumenta il rischio di mortalità e morbilità perinatale cosi ci si propone di determinare gli effetti combinati e relativi della genetica con ambienti intrauterini, la microbica neonatale rispetto alle gravidanze gemellari DC, gravidanze gemellari monocoriali (MC) con discordanza del peso alla nascita. La genetica dell’ospite, l’ambiente prenatale (compresi i disturbi medici materni e anomalie placentari o una combinazione di questi fattori) possono modellare il microbiota neonatale alla nascita. L’utero quindi può rivelarsi un ambiente avverso, provocando ipossia cronica a livello fetale e di interfaccia materna. Per altro lo studio dimostra che l’ambiente intrauterino è un ulteriore driver cruciale poiché incide sulla composizione microbica intestinale, che a sua volta condiziona il peso alla nascita dei gemelli.
- “Side by side”: Development of twin relationship dimensions from early to middle childhood and the role of zygosity and parenting
Hila Segal, Ariel Knafo-Noam.
Questo studio mostra come le relazioni gemelle hanno un effetto significativo sulla vita dei gemelli e sulle loro famiglie. Possiamo considerarlo il primo studio completo di questo argomento, in esso viene esaminato lo sviluppo attraverso quattro dimensioni diadiche delle relazioni dei gemelli: vicinanza, dipendenza, conflitto e rivalità, e l’impatto della genetica zigoti e della genitorialità sulle loro relazioni. Il inoltre è piuttosto ampio il campione che include 322 diadi gemelle monozigoti (condividono praticamente il 100% dei loro geni) e 1194 dizigoti diadi gemelle (condividono in media il 50% della loro varianza genetica).
In primis si indica che la vicinanza e la dipendenza sono diminuite con la crescita dei gemelli mentre la rivalità è aumentata durante l’infanzia. Anche la dipendenza e la rivalità presentano un cambiamento significativo consistente nel fatto che il conflitto tra i gemelli è aumentato solo per i gemelli dizigoti con la caratteristica che la vicinanza e la dipendenza dei gemelli erano altamente associate, così come le associazioni tra conflitto e rivalità.
L’articolo inoltre cita alcune ricerche, cui si collega, meritevoli di essere riprese sottolineando come “a partire dal grembo materno, i gemelli iniziano a sviluppare le loro relazioni uniche”. “Queste relazioni sono centrali nella vita dei gemelli e delle loro famiglie: i gemelli si mostrano come migliori amici e compagni, nonché rivali e il fulcro delle comunicazioni sociali sono presupposti dall’infanzia alla vecchiaia”. ( pag. 2514)
“Si è scoperto che queste relazioni uniche erano correlate a vari aspetti della vita dei gemelli: dai problemi di salute mentale e di condotta, alla qualità delle relazioni sociali al di fuori dell’ambiente gemellaggio e al livello di istruzione.” ( pag. 2517)
Altra considerazione della ricerca concerne il fatto che: “Nonostante i tassi crescenti di nascite multiple negli ultimi decenni la ricerca sulle relazioni dei gemelli è scarsa e si focalizza molto sulla rivalità dei gemelli.” ( pag. 2515)
Infine l’articolo ribadisce che “I gemelli mostrano spesso, nelle interazioni, che le cure primarie scatenano competizione per le risorse uterine e poi familiari fin dalla nascita”. ( pag. 2515)
Commento finale.
Le relazioni gemelle intrauterine possono essere legittimamente definite come le relazioni più lunghe che le persone hanno, a partire dalla nascita ed influenzano molti aspetti della vita dei gemelli. Nell’infanzia invece ciascuno dei gemelli si impegna in altre relazioni significative con coetanei diversi (Thorpe, 2003; Thorpe & Gardner, 2006) che potrebbe comportare una graduale diminuzione della vicinanza delle diadi e dipendenza. Il punto più basso della dipendenza sarebbe collocabile all’età di 5 anni poiché intorno ai 5 anni, i bambini aumentano la loro esplorazione del mondo, iniziano a pianificare attività, ad inventare giochi e interazioni con gli altri che ben oltre il contesto familiare (Erikson, 1994; Poole & Snarey, 2011).
Infine dovremmo maggiormente tenere conto del fatto che in utero avvengono condizioni di vita e/o sopravvivenza che implicano agio e disagio molto più di quanto siamo portati a ritenere o segnalare ed a volte anche a poter verificare in anamnesi.
Bibliografia:
Castiello U., Becchio C., Zoia S., Nelini C., Sartori L., Blason L., D’Ottavio G., Bulgheroni M., Gallese V. (2010). Wired to be social: The ontogeny of human interaction. PLOS One, 5(10), e13199.
Erikson E. (1994). Theory of identity development. Identity and the life cycle (pp. 42–57). WW Norton & Company.
Thorpe, K., Gardner, K. (2006). Twins and Their Friendships: Differences Between Monozygotic, Dizygotic Same-Sex and Dizygotic Mixed-Sex Pairs. Twin Research and Human Genetics,9,1,155-164