GERARD RICHTER 1981
Tottenham, N., Shapiro, M., Flannery, J. (2019). Parental presence switches avoidance to attraction learning in children. Nat Hum Behav: 3, 1070–1077 . https://doi.org/10.1038/s41562-019-0656-9
Commento Orlando Uccellini: Ripensare ‘Al di là del Principio di Piacere’ di Freud 1920 / parte 1
Parole Chiave: Principio di piacere, pulsione di vita, evitamento, genitorialità
In questo interessante articolo di Nim Tottenham, PhD della Columbia University, chair del ‘Developmental Affective Neuroscience Lab’, viene mostrato sperimentalmente come i bambini piccoli vengano attratti da segnali associati alla presenza dei loro genitori, indipendentemente dalla valenza piacevole o spiacevole premiante o avversiva, dell’esperienza.
Nell’articolo vengono analizzati i risultati del seguente esperimento: un gruppo di bambini in età prescolare sono sottoposti a una procedura di apprendimento condizionato avversivo in presenza dei genitori o da soli. In sostanza veniva presentata una figura geometrica, ad esempio un triangolo, associata ad un suono disturbante, in presenza o meno dei genitori.
Lo studio evidenziava che i bambini che erano stati sottoposti al condizionamento in assenza dei genitori, tendevano successivamente ad evitare il triangolo (esperienza avversiva). Se invece il condizionamento era avvenuto in presenza di una figura genitoriale, allora, nonostante il triangolo fosse comunque associato ad uno stimolo spiacevole (esperienza avversiva), tendevano a dirigersi verso lo stesso, senza presentare evitamento.
In altri termini Il successivo comportamento evitante o di attrazione-ricerca era dettato più dal fatto che il triangolo fosse associato o meno al legame con il genitore, che non all’esperienza diretta sia che procurasse piacere o dolore.
L’autrice considera come questo tipo di esperimento vada al di là del modello di condizionamento classico, nel quale l’associazione con uno stimolo avversivo dovrebbe portare all’evitamento comportamentale e fa delle interessanti considerazioni sulla filogenesi e biologia umana sottolineando come, per l’essere umano, che è un mammifero molto immaturo, l’attrazione e la ricerca ‘obbligata’ per le figure parentali servirebbe a garantire prossimità e protezione. L’avvicinarsi al genitore sarebbe dunque, dal punto di vista biologico, la forza più consistente che garantisce la sopravvivenza del cucciolo, al di là della qualità dello stimolo.
La stessa Nim Tottenham, in una sua presentazione dal vivo, parla del suo irriducibile legame all’odore del sigaro che fumava suo padre o del pessimo profumo che utilizzava sua madre: “Sono odori che evidentemente mi infastidiscono, ma comunque sono attratta da essi anche a distanza di decenni” sostiene.
Se riconsideriamo lo scritto di Freud ‘Al di là del principio del piacere’ del 1920 questo studio risulta tanto semplice e riduzionista, quanto illuminante.
Freud, nello scritto del 1920, si è trovato a considerare quale potesse essere la ‘spinta pulsionale’ che portava a ripetere una sofferenza (coazione a ripetere). Tale energia non rispondeva in modo evidente al principio del piacere.
In linea con l’articolo presentato, potrebbe la risposta essere l’impronta lasciata dai legami oggettuali precoci? In sostanza una figura genitoriale, che procura anche dolore, potrebbe diventare un oggetto interno investito, paradossalmente, di una forte energia libidica. E questo porterebbe a ricercare inconsciamente legami che procurano a livello interno quella paradossale sicurezza legata alla figura parentale, ma anche a ripetere lo stesso dispiacere.
A questo proposito vorrei concludere ricordando la coraggiosa prospettiva dell’analista scozzese William R.D. Fairban, che analizzando i pazienti schizoidi arrivò ad affermare che “lo scopo finale della libido è l’oggetto (non il piacere)”, proponendo l’esistenza di un ‘io primario’ presente fin dalle fasi precoci, la cui funzione principale consiste nella ricerca libidica della dipendenza infantile (Fairbairn, 1958).
Alla luce di quanto sostenuto nell’articolo potremmo chiederci, quante volte, con noi stessi o con i nostri pazienti, ci siamo trovati alle prese con forze interne (coazione a ripetere) che hanno sorpassato di gran lunga la spinta verso il piacere e l’autoconservazione? Quante volte ci troviamo alle prese con una energia tenace e spesso inconsapevole, nei nostri analizzati, a creare legami nei quali si ripetono esperienze dolorose?
‘Developmental Affective Neuroscince Lab’ https://danlab.psychology.columbia.edu/
Freud S. (1920). Al di là del principio di piacere. Opere, Vol. 9. Bollati Boringhieri
Fairbairn W. R. D. (1952). Studi psicoanalitici sulla personalità. (1977), Bollati Boringhieri.