Cesare Musatti
A cura di Sergio Anastasia
Maestri della psicoanalisi italiana
Musatti, Cesare Luigi,
Mira di Dolo (Ve), 21 settembre 1897 – Milano 21 marzo 1989.
“Abbiamo dunque un teatrino interno.e se
riusciamo a superare il preconcetto di una
persistente unità dell’Io e a vedere
effettivamente tutto quello che avviene in noi
stessi, siamo, e restiamo perpetuamente a
teatro”
Musatti, Il pensiero dialogato, 1988
Cesare Musatti è considerato il Padre della Psicoanalisi Italiana.
Intellettuale, ricercatore, è tra i fondatori della Società Psicoanalitica Italiana, di cui più volte ne ha ricoperto la carica di Presidente (negli anni 51-55 e 59-63).
Ha pubblicato numerosi scritti sulla Rivista di Psicoanalisi, fondata nel 1932 da Edoardo Weiss, e ne è stato Direttore tra il 1955 ed il 1971, dopo che ne ha contribuito alla rinascita post-bellica.
Professore di Psicologia all’Università di Padova, dove ha preso il posto di Vittorio Benussi, suo maestro, nel 1927, venne costretto dieci anni dopo ad abbandonare la cattedra a causa delle leggi razziali.
Nel ’47 divenne titolare della prima cattedra di psicologia post-fascista presso l’Università di Milano e nel ‘67 Direttore della Scuola di specializzazione in psicologia presso le Facoltà di Medicina e Chirurgia e Lettere e Filosofia di Milano
Uno dei maggiori lasciti psicoanalitici di Musatti è la traduzione italiana delle Opere di Freud (O.S.F., Bollati Boringhieri, 12 vol.). La più completa ed approfondita traduzione delle Opere tra quelle che si possono trovare in giro per il mondo, ricca di contributi personali e dotata persino di un indice analitico.
Nel 1963 è tra i co-fondatori del Centro Milanese di Psicoanalisi (CMP), che nel 1989, anno della sua scomparsa, verrà a lui intitolato, divenendo “Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti”.
Musatti è autore di numerosi scritti letterari che hanno contribuito alla divulgazione del pensiero psicoanalitico e la diffusione in ambiti differenti, come il cinema, la ricerca o la psicopatologia della vita quotidiana. È stato Presidente della Casa della Cultura di Milano.
In ambito giuridico, si è distinto per un’intensa opera scientifica e per aver ricoperto la carica di Membro aggiunto della sezione minorile della corte di appello di Milano.
Musatti si è sempre dedicato ad un attivo e costante impegno politico, candidandosi a deputato e ricoprendo più volte il ruolo di consigliere comunale a Milano.
La vita
La vita di Cesare Musatti è raccolta in alcuni saggi ricchi di aneddoti scritti da suoi amici e colleghi, dove viene descritto da tutti come un vero e proprio maestro. Una persona unica, capace di coniugare ironia e saggezza, curiosità verso nuovi approcci e nuove teorie, ma al contempo rigore verso i fondamenti originari della disciplina freudiana.
Celebre è la massima: “Non si può andare oltre Freud senza esserci passati attraverso”.
Un’operazione che ha attraversato l’intera vita professionale di Musatti e che lo ha visto coinvolto negli anni dal 1966 al 1980, nel completamento dell’opera di traduzione e pubblicazione. Un vero e proprio dono che generazioni di psicoanalisti, ricercatori, studenti, appassionati e curiosi hanno potuto apprezzare, non solo per la chiarezza del linguaggio e l’accuratezza delle traduzioni, ma soprattutto per i contributi originali, contenuti nelle presentazioni, nelle avvertenze e nelle note. Materiale che è stato poi raccolto e pubblicato nell’anno della sua morte (1989), nel volume “Leggere Freud” che costituisce un ottimo e fruibile manuale di introduzione al pensiero freudiano.
Fig.1 La Copertina delle Opere curata da C. Musatti per la Bollati Boringhieri.
Musatti nasce da una famiglia di origine ebrea. Fattore che ne condizionerà l’esistenza, durante il ventennio fascista e che contribuirà a forgiarlo come persona dotata di grande sensibilità, capacità di ascolto, desiderio di comunicare e partecipare attivamente alla vita intellettuale e politica del suo paese.
Figlio di un deputato socialista, Musatti mostra, sin dalle prime esperienze di insegnamento in un liceo padovano, un evidente orientamento antifascista. Questo, assieme all’interesse e la passione verso la psicoanalisi – che a quell’epoca, era considerata una scienza pericolosa, in quanto dissacrante e di derivazione ebraica (“Judenwissenschaft”) – procurarono a Musatti parecchie noie e problemi di sorta, non ultimo l’allontanamento dall’insegnamento accademico, qualche anno dopo avere ottenuta la cattedra di Psicologia presso l’Università di Padova nel 1927, alla morte del suo maestro Benussi.
Fig.2 Musatti ai tempi dell’insegnamento accademico, presso l’Istituto di Psicologia di Padova.
La morte di Benussi, costituisce un momento assai importante nella vita di Musatti: egli era non solo il proprio superiore all’Università, ma era anche l’analista con cui aveva condotto la propria analisi. Questo costituì inizialmente un elemento di valutazione negativa sull’opinione del Musatti psicoanalista, al momento della fondazione della costituenda Società Psicoanalitica Italiana (SPI), che veniva istituendosi alla fine degli anni ’20. Il dibattito che ne seguì, sulla possibilità che Musatti potesse o meno accedere come membro fondatore della SPI, interessò personalmente lo stesso Freud, il quale si espresse a favore dell’accesso di Musatti alla Società, anche in virtù dell’impegno profuso nell’insegnamento della psicoanalisi nelle Università.
Insegnamento che fu infatti condotto per decenni, nonostante il clima di vero e proprio oscurantismo.
Musatti si è distinto nel suo lavoro di psicoanalista, per l’estremo rigore e per la primaria attenzione rivolta alla propria auto-analisi, muovendo dalle parole del maestro Freud, pronunciate a Norimberga nel 1910, in occasione del secondo Congresso Internazione di Psicoanalisi. In questa occasione, Freud declamò l’importanza fondamentale che l’analista svolga continuamente su di sè un’approfondita autonalisi e che questa lo accompagni per tutta la vita professionale. Solo attraverso la comprensione di sé stessi, è possibile comprendere e quindi trattare le persone sofferenti. Musatti fece proprie queste parole, andando oltre e contribuendo ad evidenziare una delle caratteristiche fondanti dell’esperienza analitica: essa è inevitabilmente influenzata dalle caratteristiche personali ed affettive dell’analista, il quale è direttamente coinvolto con i propri “complessi”, conflitti, affetti, emozioni, sentimenti ed esperienze di vita. La psicoanalisi non può dunque scindersi dalla vita, non solo del paziente, ma anche dell’analista, il quale è chiamato ad un lavoro profondo di introspezione e di conoscenza di sé e del mondo, tale che gli permetta di lavorare comprendendo a fondo i fenomeni psichici dei pazienti, ma soprattutto distinguendo tra quelli che sono i conflitti, i desideri ed i bisogni dell’analista, da quelli che sono propri del paziente. Un atteggiamento che richiede introspezione, ascolto, estrema cautela, pazienza, rigore ed astinenza.
Questi aspetti entreranno a far parte stabilmente della professione analitica, andando a costituire il fondamento di quello che sarà poi definito l’assetto analitico, che frequentemente è stato confuso ed appiattito su di un’immagine dell’analista cupo, severo e riverso silenziosamente su di sé.
Musatti ha saputo opporre a queste immagini, pur incarnando con estrema disciplina l’ascolto rispettoso richiesto dal lavoro dell’analisi, quelle di una persona carica di ironia, senso di responsabilità istituzionale e grandi doti comunicative in pubblico, che soprattutto negli ultimi anni della sua vita, lo hanno condotto a manifestare il suo pensiero attraverso scritti ed interviste sui media, compresa la televisione.
Fig.3 Musatti (a sinistra), assieme ad A. Moravia (a destra), in un’intervista televisiva di introduzione al film di Pasolini (di spalle): Comizi d’amore (1963).
Una delle caratteristiche dell’uomo e psicoanalista Musatti è stata la capacità di incontrare gli altri, intesi come pazienti, colleghi, culture ed approcci.
Attraverso la curiosità e la dedizione, egli ha potuto fare fronte ai traumi dell’antisemitismo e della morte (le prime due mogli di Musatti sono morte ancora giovani), traendo da questi nuova forza ed un rinnovato interesse verso la vita.
Vita che egli ha condotto studiando, scrivendo, ma soprattutto impegnandosi attivamente nella vita Istituzionale della Società Psicoanalitica: è stato più volte Presidente della SPI e del Centro Milanese di Psicoanalisi (CMP); ha ricoperto inoltre il ruolo di Direttore della rivista ed ha pubblicato numerosi scritti, tra i quali, su tutti spicca il “Trattato di Psicoanalisi” del 1949, un vero e proprio manuale su cui si sono formati generazioni di psicoanalisti e studenti e che tuttora resta uno dei capisaldi della formazione psicoanalitica.
Fig.4 Il trattato di Psicoanalisi, 1949.
Ma l’impegno dell’uomo Musatti si caratterizza per il grande contributo negli ambiti della ricerca, della psicologia giuridica e della politica. Attività cui egli si è dedicato per l’intera vita.
Come ricercatore ed epistemologo, Musatti, attraversando gli studi sulla percezione, mutuati dall’esperienza della teoria della Gestalt (Gestalttheorie), e con cui entra in contatto attraverso l’esperienza presso l’Istituto di Psicologia diretto da Benussi, giunge a teorizzare l’arbitrarietà del concetto metrico, fondato su di una convenzione postulata e non empiricamente verificabile. Ciò che contraddistingue l’uomo dalla scienza è esclusivamente il concetto di enumerazione, che rende la seconda quantificabile. Su base di tali concetti, la psicoanalisi assurge a rango elettivo di scienza. Se l’essenza epistemica della psicoanalisi è appunto quella di essere scienza dell’individuo, del soggetto unico ed irripetibile – che, attraverso la conoscenza di sé, può essere liberato da costrizioni imposte da una sofferenza che ne inibisce lo sviluppo e la crescita – e se ogni misura metrica che caratterizza la scienza è a tutti gli effetti il corrispondente di una misura psichica, appare evidente come la psicoanalisi diviene la scienza con la “S” maiuscola: solo attraverso la propria indagine, il soggetto osservante – l’analista e l’analizzato assieme – possono giungere alla scoperta del fondamento unico ed irripetibile della misura metrica soggettiva del paziente e quindi, conseguentemente, della realtà. Un’esperienza, cui nessuna altra scienza può ambire.
Dobbiamo al Musatti psicologo giuridico una moltitudine di concetti che caratterizzano tuttora la psicologia forense e della devianza. A lui si ascrivono teorizzazioni rivoluzionarie e ancora attuali, come ad esempio la sindrome di Stoccolma o più semplicemente la tendenza ad agire nelle relazioni, l’esperienza traumatica vissuta antecedentemente. Nella prospettiva musattiana, la condotta deviante viene sottratta al pensiero comune, secondo il quale questa corrisponderebbe ad un mero atto di egoismo ed etero-aggressività, per divienire espressione, al contrario, di un agito auto-aggressivo rivolto ad un Super-Io troppo severo, venutosi a formare a partire da esperienze traumatiche e di violenza subita. Persino nell’omicida, si possono individuare quelli che sono i presupposti di un funzionamento anticonservativo: egli diviene vittima di scariche di aggressività determinate da un deficit delle barriere psichiche deputate a salvaguardare la propria vita e quella degli altri, da possibili danni o pericoli. Cosa che è ampiamente verificabile, a partire dall’analisi di esperienze traumatiche di incidenti più o meno gravi, correlati il più delle volte a deficit attentivi, ma spesso nei casi più importanti, come ad esempio incidenti sul lavoro, scrive Musatti, a condizioni di vera e propria perdita del contatto con la realtà.
Sempre Musatti è colui che teorizza per la prima volta concetti quali: l’accanimento terapeutico e la verosimiglianza o viceversa distorsione dei processi mnestici delle testimonianze. Egli sottolinea come la ricerca della verità non possa in alcun modo avvenire a partire dalla realtà dei fatti, ma possa essere soltanto un’interpretazione di avvenimenti, così come possono essere solo riferiti da coloro che li hanno osservati o vissuti. Il che comporta quindi delle enormi ricadute sull’attendibilità o meno delle testimonianze nei casi di processo.
Naturalmente questi postulati hanno una valenza importante anche per quanto riguarda il lavoro psicoanalitico; però, prima di addentrarci più in dettaglio nell’opera di Musatti psicoanalista (si veda il punto successivo), ci soffermiamo per un istante sul Musatti politico. Egli, come detto, durante i primi anni della sua vita, visse l’impegno politico, essenzialmente come una naturale reazione al regime fascista opprimente ed oscurantista. A partire dal ’38 e dal suo trasferimento a Milano, Musatti si dedicherà più attivamente alla formazione di sindacalisti, di giovani partigiani che a causa del conflitto avevano dovuto interrompere il proprio percorso formativo, accademico o professionale.
Questo in un’ottica di partecipazione e condivisione nell’opera di ricostruzione economica, sociale, morale e politica del paese.
Fu quindi attivo esponente del partito Socialista, ricoprendo la carica di Consigliere Comunale a Palazzo Marino a Milano e tentando in alcune circostanze di candidarsi come deputato. Completano la sua intensa attività culturale decine di scritti, interviste, eventi culturali promossi, anche in qualità di Presidente della Casa della Cultura di Milano, un luogo elettivo di scambio e partecipazione alla vita culturale della città, del paese e del panorama internazionale.
Fig.5 Musatti abbraccia l’amico e compagno di partito: il Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Musatti muore il 21 marzo 1989. Alla sua morte, viene a lui intitolato il Centro Milanese di Psicoanalisi, che diviene “Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti”, da poco trasferitosi da Via Corridoni, 1 a Via Corridoni, 38.
Egli non riuscì a vedere il nuovo centro, immaginato e pensato dai colleghi del CMP che videro in questo spazio, dove attualmente risiede, un luogo sufficientemente ampio per ospitare il fiorire dell’interesse culturale e professionale sollevato in quegli anni dalla psicoanalisi ed anche dalla sua figura. Egli, infatti, negli ultimi anni della sua vita aveva concentrato i propri sforzi per la promozione della psicoanalisi nei confronti del vasto pubblico dei media, ma anche per la realizzazione di una formazione psicoanalitica, il training e l’attività scientifica del Centro, rigorosa ed improntata su criteri di eccellenza.
Fig.6 Musatti, così come era spesso possibile vederlo durante i dibattiti.
Fig.7 Musatti durante un’intervista televisiva.
Fig.8 Musatti in un’intervista televisiva, durante un viaggio in treno.
Fig.9 Musatti (al centro), Direttore della Scuola di Specialità in Psicologia Clinica di Milano.
Fig.10 Musatti (a sinistra), alla Casa della Cultura di Milano.
Il contributo alla psicoanalisi
Qualsiasi tentativo di sintetizzare qual è stato il contributo di Musatti alla psicoanalisi non può che essere riduttivo. Lo sviluppo stesso del movimento psicoanalitico in Italia è legato in maniera indissolubile al coraggio, tenacia, rigore ed impegno costante che egli ha profuso nel’insegnamento, nella traduzione dell’opera freudiana, nella divulgazione semplice, ma puntuale, dei concetti psicoanalitici che potevano arrivare così alla comunità scientifica, come al vasto pubblico. Musatti non amava parlare dei suoi pazienti, perché ne rispettava la riservatezza e la profondità dei sentimenti e delle sofferenze. Il suo materiale clinico è dunque scarno, ma parlano comunque per lui le generazioni di psicoanalisti formatisi attraverso supervisioni ed analisi condotte direttamente da lui e con lui, in uno spirito di partecipazione, scambio e confronto anche internazionale che hanno sempre contraddistinto il suo insegnamento.
La vita stessa del Centro Milanese di Psicoanalisi, coincide con la vita di Musatti, a partire dagli anni dalla fondazione – era il 1963 – sino alla sua morte, nel 1989.
Durante quegli anni, Musatti era Presidente dela Società Psicoanalitica Italiana, e in quella veste partecipò con Sigurtà, Ciprandi e Veltri alla fondazione dell’ “Associazione Centro Milanese di Psicoanalisi”. La sede fu individuata in Via Corridoni, 1 a Milano e da allora divenne la sede dei tradizionali circoli del giovedi, mutuati dall’esperienza viennese dei mercoledi scientifici condotti da Freud, e sino ad allora tenuti nelle stanze degli appartamenti dello stesso Musatti.
Fig.11 Musatti, in una foto dell’epoca.
Costituiscono gli insegnamenti più rilevanti della lezione musattiana: l’importanza dell’autoanalisi condotta dall’analista, mai del tutto compiuta, e della capacità di immedesimarsi continuamente nella vita dei suoi pazienti e nelle loro vicende, pur distinguendo tra i bisogni, i complessi ed i desideri dell’uno e dell’altro; il lavoro di accompagnamento del paziente all’acquisizione anch’egli di una propria capacità di disvelarsi, quale persona unica e mai definitivamente compiuta; il ruolo fondamentale della lezione freudiana e dell’analisi didattica, accanto alle supervisioni di analisti esperti, come percorso formativo rigoroso ed ispirato a criteri di eccellenza, dei futuri analisti; l’interpretazione dei sogni, come via regia per la comprensione dell’inconscio; la sfida della complessità, sino ai limiti dell’analizzabilità in quei campi, quali la psicosi, la dipendenza, le Istituzioni totali, la devianza, la massa, in cui la psicoanalisi è chiamata ad intervenire, quale scienza che deve sempre aspirare alla verità.
Enorme è il lascito di scritti, nei quali è possibile “incontrare non solo la psicoanalisi, ma uno psicoanalista” (Ferruta e Monguzzi, 2012).
Di seguito, alcune date o avvenimenti significativi della vita del Musatti psicoanalista, sistemati secondo un ordine cronologico. Tale elenco non vuole naturalmente in alcun modo esaurire tutti i contributi che è possibile trovare nelle biografie e anche nei testi pubblicati postumi.
1927 Diviene Professore di Psicologia all’Università di Padova, dove prende il posto di Vittorio Benussi, suo maestro
1931 Pubblica “Elementi di psicologia della testimonianza”, in cui si marca un punto determinante per il successivo sviluppo della psicoanalisi, ovvero la natura epistemica di questa scienza, come “Scienza della Verità”
1937 Musatti viene allontanato dal regime fascista dalla cattedra di Psicologia di Padova per i suoi insegnamenti psicoanalitici, considerati pericolosi e di chiara matrice giudaica
1938 Musatti si trasferisce a Milano
1946 Contribuisce con Servadio e Perrotti, alla rifondazione della Società Psicoanalitica Italiana, sciolta nel 1938 dal regime fascista
1946 Viene nominato Docente di Psicologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano
1947 Viene nominato Docente di Psicologia alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Milano
1949 Viene pubblicato per Einaudi, il Trattato di Psicoanalisi, un manuale dove egli raccoglie tutto il materiale utilizzato sino a quegli per l’insegnamento della psicoanalisi nelle Università
1951-1955 ricopre il ruolo Presidente della Società Psicoanalitica Italiana
1955-1971 È nominato Direttore della Rivista di Psicoanalisi
1956-1980 è impegnato nell’opera di traduzione, divulgazione e commento alle Opere di Freud, pubblicate in 12 volumi per la casa editrice Bollati Boringhieri
1960 Pubblica: Psicoanalisi e Vita Contemporanea
1963 Contribuisce attivamente alla fondazione dell’ “Associazione Centro Milanese di Psicoanalisi”, dove troverà sede l’attività scientifica psicoanalitica, fino a quel punto sviluppatassi nelle dimore di Musatti e dei colleghi psicoanalisti
1967 Diviene Direttore della Scuola di specializzazione in psicologia presso le Facoltà di Medicina e Chirurgia e Lettere e Filosofia di Milano
1971 Pubblica: Libertà e servitù dello spirito. Diario culturale di uno psicoanalista (1945-1971)
1979 Esce il libro: Il pronipote di Giulio Cesare, dove sono contenuti tutti i commenti che in quegli anni Musatti pubblicava su riviste e quotidiani e dove con sapienza veniva mostrata al grande pubblico la potenzialità e la portata dei meccanismi inconsci nei fenomeni sociali, culturali e politici dell’epoca. Il libro, che inaugurerà il filone dei seguenti scritti a carattere prevalentemente divulgatico, vince il Premio Viareggio, un importante riconoscimento letterario.
1982 Pubblica: Mia sorella gemella, la psicoanalisi. Pensieri, confessioni, memorie tra scienza ed avventura. Qui e nei successivi scritti (tra gli altri: 1983, Questa notte ho fatto un sogno; 1984, I girasoli), Musatti prosegue nell’esposizione, attraverso anche il racconto di momenti significativi ed intimi della propria vita, dell’unicità e singolarità che caratterizzano l’esperienza soggettiva dell’uomo-psicoanlista, ma anche dell’uomo-paziente unico ed irripetibile, che attraverso la narrazione, costruisce il proprio percorso irripetibile verso la piena realizzazione di sè.
1988 Viene pubblicato l’ultimo libro: Psicoanalisti e pazienti a teatro, a teatro!, due commedie teatrali ed altri scritti.
1989 È il 21 marzo, quando al telegiornale nazionale viene annunciata con il cordoglio delle alte cariche istituzionali del paese, la morte di Cesare Luigi Musatti, il padre della psicoanalisi italiana.
1989 Quello stesso anno, viene a lui intitolato il Centro di Psicoanalisi di Milano, che diviene C.M.P- Cesare Musatti.
Scritti principali
1926 Analisi del concetto di realtà empirica, Il Solco, Città di Castello
1931 Forma e assimilazione, in: Archivo italiano di psicologia 9, S. 61-156.
1938 Gli elementi della psicologia della forma, Gruppo Universitario Fascista, Padova
1949 Trattato di psicoanalisi, Bollati Boringhieri, Torino
1964 Condizioni dell’esperienza e fondazione della psicologia, Editrice Universitaria, Firenze
1967 Riflessioni sul pensiero psicoanalitico e incursioni nel mondo delle immagini, Bollati Boringhieri, Torino
1979 Il pronipote di Giulio Cesare, Mondadori Milano
1982 Mia sorella gemella la psicoanalisi, Editori Riuniti, Roma
1983 Questa notte ho fatto un sogno, Editori Riuniti, Roma
1987 Chi ha paura del lupo cattivo?, Editori Riuniti, Roma
1988 Psicoanalisti e pazienti a teatro, a teatro!, Mondadori, Milano
Pubblicati postumi:
1989 Leggere Freud, Bollati Boringhieri, Torino
1991 Curar nevrotici con la propria autoanalisi, Mondadori, Milano
2012 Sulla Psicoanalisi, Bollati Boringhieri, Milano
Bibliografia
Chiari P., 2009, Per una storia del Centro Milanese di Psicoanalisi, Seminario tenuto il 15 gennaio presso il Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti.
Giaconia, G., Masciangeli, P.M., 1989, Cesare Musatti (1897–1989. Rivista di Psicoanalisi, 35:455-471
Ferruta, A., Monguzzi, M., a cura di, 2012, Musatti, C.L: Sulla Psicoanalisi, Bollati Boringhieri, Torino
Ramano, D.F., Sigurtà, R., 2000, Cesare Musatti e la psicologia italiana, Franco Angeli, Milano
Cesare Luigi Musatti is considered the Father of the Italian Psychoanalysis.
Intellectual and researcher, first of all. He contributed to the Italian Psychoanalytic Society’s foundation and He was the President between 1951 to 1955 and from 1950 to 1963.
He Published a lot of writings on the Italian Psychoanalytical Journal, which is founded on the 1932, by Edoardo Weiss. Musatti was a Director of this journal from 1955 to 1971, which is closed from the fascista regime and it re-birth thanking his direct intervention.
At the moment of the death of Vittorio Benussi, his maestro, in 1927, Musatti was called to teach as Professor of Psychology in the University of Padova. After ten years, Musatti was forced to leave the academy, for the racial laws of the fascista regime. In 1947, He came back to be a Professor of the first Psychology’s professorship after the war. In 1967, He was appointed Director of the Specialization School of Psychology in the Universities of “Medicine and Surgery” and “Philosophy and Letters” of Milano.
Musatti translated the whole freudian Opera, which is published by Bollati Boringhieri Editor in 1980. This is the most complete and depth version of the world, because He enriched the volumes with his personal tributes, notes, comments and even an analytic index.
In 1963 he co-founded the Milanese Center of Psychoanalysis (MCP), which was entitled to his memory and it became “Centro Milanese di Psicoanalisi (MCP) – Cesare Musatti”, how actually is still called.
Musatti is author of a lot of literary writings, where he contributes to disclosure of the psychoanalytic thought in the different contexts, as the cinema, research, the psychopathology of everyday life.
He was a President of Culture’s House of Milan.
In the legal field, Musatti distinguished by a great scientific work and for the Istitutional commitment as Juvenile Judge in the Appeal’s Court of Milano.
In the political field, he was candidate as deputy, and more times he was elected as in the citizen council of Milan.