Levi Bianchini Marco
A cura di Rita Corsa
Maestri della psicoanalisi
Levi Bianchini, Marco (Rovigo, 28 agosto 1875 – Nocera Inferiore, 21 agosto 1961)
Marco Levi Bianchini, un eclettico psichiatra tardo positivista dalla personalità complessa e contraddittoria, fu uno degli antesignani e più indomiti sostenitori della scienza freudiana in Italia. Il 7 giugno 1925 fondò a Teramo la prima Società Psicoanalitica Italiana.
La vita e l’attività medico-psichiatrica
Nato a Rovigo il 28 agosto 1875 in una famiglia della borghesia ebraica (1), conseguì la laurea in medicina a Padova, nel 1899, discutendo una tesi psichiatrica d’impostazione lombrosiana. Neolaureato frequentò la clinica psichiatrica di Firenze, ma ben presto iniziò una versatile vita professionale, che lo portò, nel 1901, ad arruolarsi come ufficiale medico in Congo, dove rimase per meno di un anno avendo contratto la malaria. Al rientro dall’Africa, il giovane medico pubblicò alcuni saggi dedicati a patologie infettive e tossicologiche tropicali e due interessanti studi di carattere “psico-sociale” (1904a e 1906a).
Dopo una breve parentesi in qualità di medico condotto a Cervia e ad Adria, si applicò precipuamente in area neuropsichiatrica, realizzando una rapida carriera ospedaliera: dapprima prestò la sua opera nella clinica medica dell’Università di Padova, poi nel manicomio di Ferrara; divenne vicedirettore del frenocomio provinciale di Girifalco (Catanzaro), poi assistente in quello di Nocera Inferiore (Salerno), dove cominciò a lavorare nel 1909. Nel 1913, ottenuta la libera docenza in psichiatria all’Università di Napoli e la nomina a primario nel frenocomio di Nocera Inferiore, intraprese dei viaggi di studio nei principali istituti neuropsichiatrici tedeschi per apprendervi l’organizzazione e gli ordinamenti, poi riassunti in un libricino (1913d) e in un articolo illustrativi (1914). Nonostante avesse studiato alla scuola biodeterminista dell’allora indiscusso maestro Cesare Lombroso, Levi Bianchini non rimase impermeabile alle innovative influenze della psichiatria europea, specialmente quelle di area germanica. Fu proprio nella Clinica di Kraepelin, a Monaco, che si consolidò anche il suo interesse per la psicoanalisi, colà liberamente discussa, anche se fortemente osteggiata.
Allo scoppio della Grande Guerra, Levi Bianchini venne richiamato alle armi come medico militare, con il grado di tenente colonnello.Dall’esperienza maturata negli ospedali da campo, nacquero diversi suoi saggi dedicati alla psicopatologia post-traumatica bellica, in linea con la coeva letteratura europea (1917/1918, 1919 e 1920a).
Al termine delle ostilità, riprese a condurre l’Ospedale Psichiatrico di Nocera Inferiore sino al gennaio 1924, quando fu trasferito a Teramo con l’incarico di dirigere il locale manicomio. Dopo sette, fecondi anni trascorsi a governare e rinnovare il frenocomio di Teramo, nel 1931 tornò a guidare l’Ospedale Psichiatrico di Nocera Inferiore.
Nel 1938, alla promulgazione delle leggi razziali, fu sospeso dal suo ufficio, sebbene avesse aderito al regime fascista, finanche contribuendo alla costituzione del fascio di Teramo – si autodefiniva “fascistissimo” della prima ora (Benevelli, 2013). Nell’epoca buia delle persecuzioni razziali riuscì a nascondersi in Italia, evitando il doloroso espatrio. Dopo la Liberazione, guidò ancora per un breve periodo l’Istituto di Nocera Inferiore, ma ben presto dovette abbandonare l’incarico per raggiunti limiti di età. Rimase tuttavia Direttore Emerito del manicomio campano e – come vedremo – Presidente Onorario della S.P.I., e proseguì ancora per molti anni la sua attività di medico e di psichiatra. Passò il resto della sua vita a Nocera Inferiore, dove si spense il 21 agosto 1961.
Le iniziative editoriali
Fin dal 1913 con l’opera “L’isterismo dalle antiche alle moderne dottrine” Levi Bianchini «aderì apertamente alla Psicoanalisi, di cui divenne un fervido divulgatore in Italia con una attività instancabile» (Musatti, 1961).
Nel 1915 Levi Bianchini crea la Biblioteca Psichiatrica Internazionale, con lo scopo di dischiudere la rivista Il Manicomio. Archivio di Psichiatria e Scienze Affini (il giornale neuropsichiatrico del frenocomio di Nocera Inferiore) ai nuovi orientamenti della psichiatria europea e alla novella scienza freudiana. Il numero d’esordio della Biblioteca viene inaugurato dalla prima traduzione italiana di un’opera di Freud, nobilitata da una prefazione dello stesso padre della psicoanalisi. Si tratta delle Cinque conferenze sulla psicoanalisi, i seminari tenuti da Freud alla Clark University, durante il viaggio in America nel settembre 1909. La traduzione è a cura di Levi Bianchini.
Prima traduzione italiana di un’opera di Freud (a cura di Marco Levi Bianchini)
Nella Prefazione, Freud indirizza parole di grande lode e gratitudine allo psichiatra italiano, capace di «straordinaria comprensione (…) a garanzia di una corretta interpretazione». Il lavoro di Levi Bianchini riceve l’incondizionato assenso della nomenclatura psicoanalitica internazionale. Ma la Biblioteca rimane penalizzata dall’angusto humus intellettuale campano dell’epoca e da questioni di ordine economico, che la condannano a ridurre gradualmente il suo servizio. Al periodico va comunque riconosciuto lo straordinario merito di aver coraggiosamente inaugurato l’avvento del pensiero freudiano nel nostro paese.
La Biblioteca Psicoanalitica Italiana origina dalle ceneri della Biblioteca Psichiatrica Internazionale, sempre ad opera di Marco Levi Bianchini, con la collaborazione di Edoardo Weiss, in qualità di redattore. Freud riconosce ed apprezza gli sforzi dei due seguaci italiani, impegnati a ritagliare alla psicoanalisi un posto di rilievo nell’editoria nazionale.
Alla fine degli anni Venti, la casa editrice Idelson assume la stampa della Biblioteca Psicoanalitica Internazionale. Serie Italiana, ulteriore evoluzione dell’originaria Biblioteca di Levi Bianchini. Stavolta, però, il direttore è Edoardo Weiss, che realizza tale giornale con lo scopo di raccogliere contributi inediti internazionali e le traduzioni italiane di altre opere freudiane e di analisti stranieri. Con questo passaggio di mano, il periodico acquisisce un vero respiro transnazionale.
Il 25 marzo 1920, l’incontenibile dinamismo editoriale dello psichiatra rodigino sfocia nell’istituzione a Nocera Superiore – presso il Manicomio Materdomini (succursale del Frenocomio Interprovinciale di Nocera Inferiore) – della rivista Archivio Generale di Neurologia e Psichiatria. Concepito come naturale continuazione de Il Manicomio, l’Archivio è diretto da Levi Bianchini in collaborazione con diversi celebri psichiatri e cattedratici dell’epoca. Tra i venti componenti della redazione, spicca il nome di Edoardo Weiss, che compare sin dal numero d’esordio dell’ormai leggendario giornale.
I due fascicoli della prima annata presentano alcuni lavori di stampo psicoanalitico, dove vengono offerte corpose citazioni dai saggi di Freud, Breuer e Ferenczi.
Nel 1921 Levi Bianchini trasforma il suo Archivio – senza addurne le ragioni – in Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, più che dimezza il comparto redazionale (Weiss rimane al suo posto) e sposta la sede da Nocera Superiore a Nocera Inferiore, sino al 1923/24, quando passa a dirigere il frenocomio di Sant’Antonio Abate di Teramo ed ivi colloca anche la riproduzione del periodico.
Dall’inserimento della locuzione Psicoanalisi (2), la rivista inizia ad accogliere viepiù scritti di carattere psicoanalitico, sia italiani che stranieri, e ad offrire una vasta gamma di recensioni dei più aggiornati studi di psicoanalisi.
I fascicoli del 1922 sono quasi completamente dedicati alla psicoanalisi e riportano, tra gli altri contributi, un dettagliato resoconto del Settimo Congresso Psicoanalitico Internazionale, tenutosi a Berlino dal 25 al 27 settembre 1922, dove Levi Bianchini ed Edoardo Weiss «per la prima volta avevano rappresentato l’Italia nella vita della Psicoanalisi» internazionale. Al termine del Congresso, Marco Levi Bianchini viene accettato come membro della Società Psicoanalitica Viennese, dove rimarrà iscritto sino al 1932.
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Foto con dedica autografa donata da
Sigmund Freud a Marco Levi Bianchini
(dicembre 1921)
Nel 1925 viene creata a Teramo la Società Psicoanalitica Italiana, di cui l’Archivio è consacrato organo ufficiale, a partire dal 1926 e sino al 1931 compreso. Levi Bianchini continua a ricoprire la carica di Direttore; tra i cinque redattori spicca ancora il nome di Edoardo Weiss, l’unico psicoanalista dell’intero gruppo.
Il giornale, che di fatto si propone per diversi anni come il principale veicolo di discussione e diffusione delle tesi freudiane in Italia, è diviso in due sezioni: nella prima vengono riportati gli articoli originali, nella seconda recensioni e segnalazioni di opere e di libri di psicoanalisi e di psichiatria, italiani e stranieri.
Nel 1932, con la riorganizzazione della Società Psicoanalitica a Roma e la nascita della Rivista Italiana di Psicoanalisi quale organo specifico del movimento, l’Archivio ridimensiona drasticamente le sue ambizioni psicoanalitiche e torna a rappresentare l’operosità scientifica del frenocomio di Nocera Inferiore, di cui lo psichiatra rodigino ha ripreso la direzione nel 1931. Nel 1935 Edoardo Weiss e gli altri analisti italiani interrompono ogni contatto con l’Archivio. Resta comunque sempre corposa la sezione dedicata alla recensione di opere psicoanalitiche, curata esclusivamente dallo stesso Levi Bianchini, che nel contempo dedica altrettanto spazio alla presentazione di un’enorme mole di libri (oltre dieci mila!) delle più svariate discipline mediche e culturali (neuropsichiatria, anatomia, biologia, fisiologia, antropologia, etnologia, letteratura, storia delle religioni, etc.), trasformando il periodico in uno strumento personale d’informazione.
L’Archivio chiude la sua attività nel 1938, quando, in seguito all’emanazione delle leggi razziali, l’ebreo Levi Bianchini viene bruscamente sostituito da padre Agostino Gemelli, che già l’anno seguente riavvia il periodico, con il nome Archivio di Psicologia, Neurologia, Psichiatria e Psicoterapia, purgandolo di qualsivoglia riferimento alla psicoanalisi.
Nell’immediato dopoguerra Marco Levi Bianchini si lancia nell’ennesima avventura pubblicistica, dando vita all’Archivio di Scienza della Cerebrazione e degli Psichismi (Giornale di Psicobiologia, Neuropsichiatria e Psicoanalisi): di questo «nuovo giornale» – bollettino dell’ospedale psichiatrico di Nocera Inferiore, che egli nuovamente guida – Levi Bianchini «non è solo l’editore, ma anche “il proprietario, il curatore e il direttore responsabile” (…) e, inoltre, l’unico autore degli articoli e delle numerose recensioni di libri» (Weiss, 1947). Il periodico, che alla fine degli anni Quaranta muterà ancora il nome in Archivio di Neuropsichiatria e Psicoanalisi, non lascerà alcuna traccia scientifica di rilievo.
La nascita della Società Psicoanalitica Italiana
Il 7 giugno 1925, alle ore 15, nei locali della Direzione del Manicomio Sant’Antonio Abate di Teramo, presso Porta Melatina, viene posta la prima pietra della Società Psicoanalitica Italiana. Sono presenti di persona 8 medici, tutti provenienti dalle istituzioni sanitarie locali, e per delega altri 5 dottori, operanti in diverse regioni italiane (3).
L’indiscusso fautore dell’iniziativa è il Prof. Dott. Marco Levi Bianchini, Direttore del Manicomio di Teramo. Su 13 membri, ben 9 lavorano nei servizi psichiatrici e/o sanitari della città abruzzese.
Nel primo Statuto, messo ai voti ed approvato all’unanimità, si proclama ufficialmente la fondazione della Società Psicoanalitica Italiana, con sede temporanea a Teramo (Abruzzi); si costituisce il Comitato di Direzione provvisorio, composto di tre membri (Rezza, Levi Bianchini e Weiss), incaricati di compilare lo statuto definitivo entro il 31 dicembre 1925; si stabilisce che l’Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi è per diritto l’organo ufficiale della Società e ne pubblica gli atti ed i resoconti (Atti Ufficiali della S.P.I., Teramo, 7 giugno 1925).
La notizia viene subito comunicata a Freud e a vari organi istituzionali scientifici e culturali italiani ed esteri. La reazione del mondo psicoanalitico internazionale è calorosa e viene riportata da Levi Bianchini nella successiva seduta ordinaria della S.P.I., tenutasi a Teramo il 29 novembre 1925. In questa assemblea sono distribuite ufficialmente le cariche sociali: Edoardo Weiss, che non è presente di persona ma per delega, viene eletto Presidente; la Vicepresidenza va a Del Greco e la Segreteria a Levi Bianchini. Viene poi data lettura dello Statuto sociale, compilato dal Comitato provvisorio e costituito da dieci articoli. In gran sintesi, nei primi punti si ribadiscono la data della fondazione, la sede sociale e l’organo ufficiale per la pubblicazione degli atti (Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi); nei successivi commi si definiscono l’organigramma del Comitato di Presidenza (un presidente, un vicepresidente e un segretario tesoriere); le tre classi dei soci (ordinari, aderenti e onorari) (4); le quote d’iscrizione; le riunioni ufficiali annue (almeno due, di cui una possibilmente in forma di Congresso) e le funzioni preminenti della S.P.I. («diffondere in Italia lo studio dottrinale e la pratica clinica della psicoanalisi freudiana (…) Non ammette alcuna servitù scolastica ed è aperta a tutte le correnti») (Atti Ufficiali della S.P.I., Teramo, 29 novembre 1925). La seguente seduta ordinaria viene fatta ancora a Teramo, il 25 novembre 1926. Weiss non è presente, ma ha inviato un’ampia relazione sullo stato attuale della società, sul suo carattere e sulle sue finalità, dal titolo “La Società Psicoanalitica Italiana”. Si tratta di un lungo elaborato, che racchiude il chiaro intento di sottolineare, impietosamente, l’assoluta impreparazione psicoanalitica dello sparuto gruppo di soci, che non hanno fatto un’analisi personale, che non hanno partecipato ai convegni e ai seminari psicoanalitici europei e che non possiedono conoscenze teoriche aggiornate, viste le difficoltà di introdurre le opere freudiane in Italia. Edoardo Weiss teme l’eccessivo avventurismo psicoanalitico di Levi Bianchini e dei suoi discepoli, che maneggiano in maniera assai improvvida il congegno analitico.
Le iniziative della S.P.I. proseguono in maniera stentata, anche se si svolge con regolarità l’assemblea annuale dei soci, che si riunisce sempre a Teramo: il 5 maggio 1928 il Segretario Levi Bianchini legge un’altra breve lettera di Weiss – come al solito assente – dove si ribadisce che, nonostante gli sforzi fatti, la «nostra Società» progredisce davvero poco e rimane del tutto «sola ed isolata» (Atti Ufficiali della S.P.I., Teramo, 5 maggio 1928). Null’altro ci è dato sapere delle attività istituzionali della prima fase della S.P.I., che gradualmente si affievoliscono, sino a spegnersi del tutto.
Il primo ottobre del 1931, a Roma, in via dei Gracchi 328-A, nello studio privato di Edoardo Weiss, la Società Psicoanalitica Italiana riprende vita, per volere di quest’ultimo, che ne diviene Presidente, mentre Rieti è nominato segretario-tesoriere. Levi Bianchini è unanimemente acclamato Presidente Onorario ad vitam. La continuità della Società non viene formalmente interrotta, limitandosi a trasferire la sede ufficiale da Teramo a Roma. Tuttavia, nei fatti, si tratta di una sostanziale riorganizzazione: nei primi mesi del 1932 sarà redatto il nuovo Statuto e creato uno specifico organo editoriale, la Rivista Italiana di Psicoanalisi, totalmente dedicato a scritti di natura psicoanalitica. A Marco Levi Bianchini non viene affidato alcun ruolo decisionale nella politica del nuovo movimento. Egli presenzierà sino a tarda età alle celebrazioni ufficiali della S.P.I., in qualità di padre fondatore e di Presidente Onorario, ma non comparirà mai un articolo a suo nome sulla Rivista Italiana di Psicoanalisi, né sulla Rivista di Psicoanalisi, ricostituita nell’immediato dopoguerra.
Per tutta la vita Marco Levi Bianchini, scienziato poliedrico, sentì come una missione farsi paladino delle idee di Freud, che lo incoraggiò e gli dette un buon credito. Ma, in ultima istanza, il medico rodigino rimase uno psichiatra tardo positivista, che aveva la pretesa di costringere la psicoanalisi nelle maglie della psichiatria organicista d’inizio Novecento. I suoi articoli psicoanalitici, infarciti dei tanti neologismi che egli amava coniare – tra cui “psichismo”, che ormai è entrato nell’uso comune – rappresentano proprio una temeraria operazione d’intersezione di qualche concetto freudiano con gli assunti deterministi della contemporanea psichiatria germanica.
In conclusione, Marco Levi Bianchini è stato senz’altro «il più clamoroso e indefesso esponente» della «fase pre-pionieristica» della psicoanalisi italiana, «caratterizzata per un verso da un’angosciata e distorta divulgazione del pensiero di Freud (…) e dall’altro da una prima concomitante organizzazione di difesa» nei confronti della neuropsichiatria ufficiale, contraria al messaggio freudiano (Gaddini, 1974). Un temerario e generoso precursore della disciplina psicoanalitica nel nostro paese (5).
Note
(1) Marco era il primogenito di quattro fratelli maschi (Angelo, Achille e Leone), nati dal banchiere Michelangelo Levi e da Enrichetta Bianchini. Quando Marco era adolescente, il nucleo familiare si disgregò, poiché il padre subì un tracollo finanziario che lo costrinse a riparare all’estero, mentre la madre si dovette trasferire a Padova, portando con sé i quattro figlioli. Il traumatico cambiamento dell’assetto familiare scatenò in Marco un disturbo nevrotico da lui definito “neurosi reattiva vegetale”. A suo dire, tale sofferenza psichica lo spinse ad incuriosirsi alla psicoanalisi e l’incontro con la disciplina freudiana lo avrebbe completamente guarito. Egli, però, non si sottopose mai ad un’analisi personale.
Agli inizi del secolo scorso Marco si coniugò con Nella Saravalle, una ricca ebrea padovana, che rimase sempre al suo fianco. La loro unica figlia morì in tenera età.
(2) A proposito del termine italiano “psicoanalisi”, Freud aveva affermato che per lui psicanalisi o psicoanalisi era lo stesso, anche se Levi Bianchini nelle sue traduzioni aveva optato per la seconda denominazione (Schinaia, 2005). Quindi dobbiamo a Levi Bianchini la canonizzazione di quella “o” che , nel tempo, è diventata un segno distintivo della disciplina freudiana in Italia.
(3) Oltre a Levi Bianchini partecipano direttamente i dottori: Egisto De Nigris e Leonardo Claps, ambedue primari del frenocomio di Teramo; Nicola Ciaranca, medico ordinario le medesimo manicomio; il prof. dott. Dario Maestrini, direttore dell’Ospedale Civile di Teramo; il dott. Giovanni Lucangeli, Maggiore Medico P.A.S., Presidente della Congregazione di Carità di Teramo; il dott. Romolo Lucangeli, direttore del Brefotrofio Provinciale di Teramo; il dott. Luigi Lucidi, direttore del Dispensario Celtico Provinciale della stessa città.
Non di persona, ma per delega, risultano presenti: il prof. dott. Alberto Rezza, direttore del Manicomio Provinciale di Fermo (Ascoli Piceno); il prof. dott. Francesco Del Greco, direttore del Manicomio Provinciale di Aquila degli Abruzzi; il dott. Raffaele Vitolo, primario del Manicomio Interprovinciale di Nocera Inferiore; il dott. Edoardo Weiss, primario [sic!] del Manicomio di Trieste; il dott. Giovanni Dalma, medico ordinario dell’Istituto Psichiatrico S. Lazzaro di Reggio Emilia.
(4) Tuttavia il titolo di “ordinario” non conferisce il diritto all’esercizio della pratica psicoanalitica: solo la Presidenza potrà deliberare, con seguente pubblicazione agli atti, l’elenco dei “Soci ritenuti competenti per esercitare la terapia psicoanalitica”.
(5) Bellanova rammenta con commozione che, nel 1962, alcuni psicoanalisti, guidati da Servadio, si recarono a Nocera nella vecchia casa di Levi Bianchini, da poco scomparso, per acquistare 1000 volumi della sua enorme biblioteca, costituita da oltre 12.000 libri. Questo legato dello psichiatra rodigino andò a costituire il primo nucleo della biblioteca del Centro psicoanalitico di Roma.
Cronologia essenziale degli scritti di Marco Levi Bianchini
La produzione scientifica, quella pubblicistica e di recensore e quella editoriale di Marco Levi Bianchini sono sterminate e spaziano in molti campi del sapere.
Ci si limita a segnalare alcuni contributi di natura medica e neuropsichiatrica e gli scritti fondamentali in campo psicoanalitico.
LEVI BIANCHINI M. (1902). Ematuria tropicale fulminante. Annali di Medicina Navale, VIII, 1, 599-611.
LEVI BIANCHINI M. (1903a). Meningite cerebro-spinale nei neri dell’Africa centrale: osservazioni di patologia esotica. La Riforma Medica, XIX, 1327-1329.
LEVI BIANCHINI M. (1903b). Nel centro dell’Africa: perizia medico-legale in un caso di supposto avvelenamento. Riv. Mensile di Psichiatria Forense, VI, 281-285.
LEVI BIANCHINI M. (1903c). Sull’età di comparsa e sull’influenza dell’ereditarietà nella patogenesi della demenza primitiva o precoce. Riv. Sperimimentale di Freniatria e Medicina Legale delle Alienazioni Mentali, XXIX, 559-575.
LEVI BIANCHINI M. (1904a). Il Congo e la colonizzazione dell’Africa centrale. La Riforma Medica, XXI, 326-340.
LEVI BIANCHINI M. (1904b). Sulla patogenesi del mutacismo (sommersione del linguaggio) nella demenza precoce. Il Manicomio. Archivio di Psichiatria e Scienze Affini, 110-127.
LEVI BIANCHINI M. (1906a). La psicologia della colonizzazione nell’Africa periequatoriale. Riv. di Psicologia Applicata alla Pedagogia e alla Psicopatologia, II, 395-403.
LEVI BIANCHINI M. (1906b). Monogenesi e varietà cliniche della demenza primitiva – Ricerche e studi di Psichiatria, Neurologia ecc. dedicati al prof. E. Morselli. Milano, Vallardi.
LEVI BIANCHINI M. (1913a). Psicoanalisi e isterismo. Il Manicomio. Archivio di Psichiatria e Scienze Affini, XXVIII, 49-82.
LEVI BIANCHINI M. (1913b). L’isterismo dalle antiche alle moderne dottrine. Padova, Drucker.
LEVI BIANCHINI M. (1913c). Una teoria biologica dell’isterismo. Il Manicomio. Archivio di Psichiatria e Scienze Affini, XXVIII, 83-138.
LEVI BIANCHINI M. (1913d). Elementi di assistenza e tecnica manicomiale. Padova, Drucker.
LEVI BIANCHINI M. (1914). Metodi e progressi della tecnica manicomiale in Germania. Quaderni di Psichiatria, I, 123-131.
LEVI BIANCHINI M. (1917-18). Il coraggio in guerra e in pace. Il Manicomio. Archivio di Psichiatria e Scienze Affini, XXXII-XXXIII, 127-138.
LEVI BIANCHINI M. (1919). Il senso della morte e il senso dell’orrore durante la battaglia. Quaderni di Psichiatria, VI, 233-239.
LEVI BIANCHINI M. (1920a). Diario di guerra di uno psichiatra nella campagna contro l’Austria (1915-1918). Nocera Superiore, Biblioteca Psichiatrica Internazionale.
LEVI BIANCHINI M. (1920b). Negativismo mnesico e negativismo fasico. Contributo allo studio psicoanalitico della “conversione” nelle demenze endogene (primitive). Archivio Generale di Neurologia e Psichiatria, I, 2, 169-193.
LEVI BIANCHINI M. (1921). Cesare Lombroso. Un grande iniziato. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, II, 109-112.
LEVI BIANCHINI M. (1922a). La psicoanalisi della fantasia creatrice ed il pensiero autistico nell’arte e nelle psicosi. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, III, 19-39.
LEVI BIANCHINI M. (1922b). La dinamica dei psichismi secondo la psicoanalisi e lo stato attuale di questa scienza in Italia. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, III, 40-72.
LEVI BIANCHINI M. (1922c). Il VII Congresso Psicoanalitico Internazionale (Berlino, 25-27 Settembre 1922). Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, III, 73-76.
LEVI BIANCHINI M. (1923/1924a). Difesa della psicoanalisi. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, IV-V, 6-13.
LEVI BIANCHINI M. (1923/1924b). Valori e aspetti sociali della psicoanalisi. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, IV-V, 39-100.
LEVI BIANCHINI M. (1925). Atti Ufficiali della Società Psicoanalitica Italiana. Teramo, 7 giugno 1925. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, VI, 239-240.
LEVI BIANCHINI M. (1926a). Il nucleo centrale della psicoanalisi e la presa di possesso della psicoanalisi in Italia. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, VII, 5-12.
LEVI BIANCHINI M. (1926b). Atti Ufficiali della Società Psicoanalitica Italiana. Teramo, 29 novembre 1925. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, VII, 43-49.
LEVI BIANCHINI M. (1926c). Freud e la psicoanalisi. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, VII, 103-120.
LEVI BIANCHINI M. (1926d). Libido-mneme (memoria sessuale) misticismo e chiaroveggenza in un bambino. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, VII, 154-169.
LEVI BIANCHINI M. (1926e). Presbiogenesi. Disfrenie e displasie presbiogeniche. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, VII, 257-286.
LEVI BIANCHINI M. (1927a). Alcune idee psicologiche e psicoanalitiche sui climateri dell’uomo. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, VIII, 133-152.
LEVI BIANCHINI M. (1927b). Atti Ufficiali della Società Psicoanalitica Italiana. Teramo, 25 novembre 1926. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, VIII, 153-167.
LEVI BIANCHINI M. (1927c). Il X Congresso Psicoanalitico Internazionale (Innsbruck, 1-3 settembre 1927). Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, VIII, 287-293.
LEVI BIANCHINI M. (1928). Atti Ufficiali della Società Psicoanalitica Italiana. Teramo, 5 maggio 1928. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, IX, 239-240.
LEVI BIANCHINI M., NARDI J. (1929). Malariaterapia della psicosi maniacodepressiva. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, X, 5-12.
LEVI BIANCHINI M., MORIONDI C. (1930). Le radiazioni dell’atmosfera umana in rapporto alla diagnosi precoce della personalità psichica e psicopatica ed alla profilassi ed igiene mentale. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XI, 41-43.
LEVI BIANCHINI M. (1930a). Il narcisismo catatonica nella schizofrenia e la sua estrema espressione: la posizione embrionale. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XI, 43-60.
LEVI BIANCHINI M. (1930b). Virilismo prosopopilare e androfania. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XI, 121-133.
LEVI BIANCHINI M. (1930c). Aforismi psicoanalitici ed altri contributi alla storia della simbolistica sessuale nell’arte erotica. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XI, 253-266.
LEVI BIANCHINI M. (1931). Atti Ufficiali della Società Psicoanalitica Italiana. Roma, 1 ottobre 1931. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XII, 349-351.
LEVI BIANCHINI M., NARDI J. (1932). Malariaterapia delle psicosi non luetiche. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XIII, 121-170.
LEVI BIANCHINI M. (1933a). Ancora alcuni piccoli aforismi psicoanalitici ed altri. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XIV, 34-40.
LEVI BIANCHINI M. (1933b). Il suicidio e l’omicidio degli alienati internati negli ospedali psichiatrici. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XIV, 205-278.
LEVI BIANCHINI M. (1934). La caratterologia psicoanalitica ed i suoi psicobiotipi. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XV, 134-143.
LEVI BIANCHINI M. (1935). Ricerche cliniche sulla terapia bromobarbiturica delle epilessie con un nuovo preparato sinergico italiano “BROMULIN”. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XVI, 5-11.
LEVI BIANCHINI M. (1936). La morte neurotica e la morte psicotica (catatonica). Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XVII, 194-222.
LEVI BIANCHINI M. (1937). Contributo alla storia della stampa psichiatrica e neurologica in Italia dalle origini (fine del secolo XVIII) alla epoca attuale. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XVIII, 5-20.
LEVI BIANCHINI M. (1938). Biologia sociale e politica demografica. Archivio Generale di Neurologia Psichiatria e Psicoanalisi, XIX, 191-199.
LEVI BIANCHINI M. (1955). Difesa della psicoanalisi di fronte alla neurosi cristiana antifreudiana. Archivio di Neuropsichiatria e Psicoanalisi, II, 269-302.
LEVI BIANCHINI M. (1956). Commemorazione del centenario della nascita di S. Freud. Archivio di Neuropsichiatria e Psicoanalisi, III, 421-428.
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Bibliografia essenziale sulla vita e l’opera di Marco Levi Bianchini
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