A cura di Francesco Conrotto
L’inconscio (Unbewußte) è il concetto centrale della psicoanalisi.
Già nella filosofia e nella cultura a cavallo tra il 18° e il 19° secolo, specialmente nel pensiero romantico, si riteneva che ci fossero “rappresentazioni” o “idee” non immediatamente accessibili alla coscienza e le pratiche terapeutiche fondate sulla suggestione post-ipnotica, derivanti dal sonnambulismo mesmeriano e operative ancora nella seconda metà dell’ottocento, si fondavano sulla convinzione della esistenza di idee collocate al di fuori della coscienza.
Ma è stato con Freud che la concezione della esistenza di rappresentazioni (Vorstellungen) alle quali non era consentito l’accesso alla coscienza o dalla quale venivano espulse, ha determinato la nascita di una nuova disciplina della quale rappresenta il nucleo. Pertanto, il concetto di inconscio è strettamente connesso con quello di rimozione (Verdrängung) e, a lungo, l’inconscio è stato identificato con il “rimosso”.
Da un punto di vista descrittivo, nella prima topica freudiana, bisogna distinguere un inconscio formato da contenuti mentali che, benché non presenti alla coscienza, sono ad essa volontariamente e immediatamente richiamabili, è il cosiddetto “preconscio”, e un inconscio dinamico che non è accessibile alla coscienza e i cui contenuti si appalesano sotto forma di sintomi, lapsus, azioni sintomatiche. I contenuti inconsci, inoltre, si rivelano nei sogni, benché deformati ad opera della censura onirica. Pertanto, l’inconscio è uno dei tre sistemi psichici descritti da Freud nella Prima Topica. Gli altri due sono, rispettivamente, il preconscio e il sistema percezione-coscienza. Il tratto caratterizzante il funzionamento dell’inconscio è il cosiddetto “processo primario”, vale a dire che esso opera in un regime economico-dinamico di “energia libera”, quindi, con una mobilità degli investimenti e con i meccanismi della condensazione, dello spostamento e della assenza sia di contraddizione che della dimensione della temporalità.
A proposito dei contenuti dell’inconscio, partire dal 1905, con l’introduzione del concetto di “pulsione” (Trieb) si determina un progressivo spostamento dalla centralità delle “rappresentazioni” (Vorstellungen) a quella del “moto pulsionale” (Trieb), benché ancora nel saggio “L’inconscio” (1915b), Freud affermi che una pulsione per dimorare nell’inconscio deve essere legata ad una rappresentazione.
Ben presto, Freud riconobbe che l’inconscio ha un’estensione più ampia del solo rimosso (1915b pag. 49). In primo luogo, infatti, dovette ammettere che anche una parte dell’Io è inconscia, nella fattispecie, lo sono i cosiddetti suoi “meccanismi di difesa” e, prima tra tutti, lo è la rimozione stessa, definita anche difesa “primaria” che, come rimozione “primaria” o “originaria”, è addirittura costitutiva dell’inconscio stesso. In “Pulsioni e loro destino” (1915a pag. 22), oltre alla rimozione, anche la trasformazione nel contrario, il volgersi sulla persona stessa del soggetto e la sublimazione sono definiti “destini pulsionali”, oltre che “meccanismi di difesa”. Più tardi, tutti i meccanismi di difesa dell’Io, messi in evidenza anche ad opera di A. Freud (1936), sono stati considerati aspetti del funzionamento inconscio dell’Io.
Con la svolta della Seconda Topica, l’inconscio smette di essere considerato uno dei sistemi psichici per limitarsi a designare una qualità del funzionamento psichico che appartiene ad una parte dell’Io, al Super-Io e all’Es (Freud 1922). Sarà quest’ultimo ad ereditare le caratteristiche più specifiche dell’inconscio della Prima Topica. Il termine Es, pronome neutro di terza persona (das Es), deriva da Groddeck che, a sua volta, lo usa citando Nietzsche. Nella prospettiva freudiana, costituisce il “serbatoio delle pulsioni”, sia di quelle di vita (Eros) che di quella di morte (Thanatos). Inoltre, l’Es non è nettamente separato dall’Io e neanche dal soma (1932 pag. 189). Laplanche (1993) afferma che con la Seconda Topica si è determinato uno “fuorviamento biologistico” della psicoanalisi, nel senso che il riferimento biologico ha acquistato un’importanza maggiore di quello che aveva nella Prima Topica. In realtà, tale scivolamento verso il fondamento biologico dello psichismo, era iniziato con l’introduzione del concetto di pulsione, di cui si diceva che avesse una “fonte” somatica e che, quindi, fosse una “rappresentanza psichica di una fonte di stimolo in continuo flusso, endosomatica” e “un concetto al limite tra lo psichico e il corporeo” (1905 pag. 479).
Nella psicoanalisi post-freudiana il concetto di inconscio ha subito alcune modificazioni.
La Psicologia dell’Io si è limitata a sviluppare la concettualizzazione dei meccanismi di difesa dell’Io, introducendo anche quello dell’ “adattamento” (Hartmann 1937), mentre le Teorie delle Relazioni Oggettuali, segnatamente quella kleiniana, si sono allontanate dalla concezione energetista, quindi economica, dell’inconscio, sviluppando il concetto di “ fantasia inconscia”, intesa come scenario di relazioni tra l’Io e gli oggetti interni.
W. R. Bion, apparentemente, ha condiviso l’impostazione kleiniana ma, con la sua “teoria delle funzioni” e delle “trasformazioni” (1962, 1963, 1965), ha introdotto una differente visione dell’inconscio. Il prototipo delle funzioni, per Bion, è la “funzione alfa” che consiste nella trasformazione delle sensazioni, “elementi beta”, in “elementi alfa” che sono i costituenti dei “pensieri del sogno”. Gli “elementi beta” sarebbero sensazioni non digerite e incapaci di diventare pensieri onirici. Esse, quindi, determinano l’attivazione dei meccanismi dell’identificazione proiettiva, della evacuazione delle emozioni e dell’acting. La “funzione alfa” sarebbe ciò che determina la rimozione e quindi forma l’inconscio rimosso. Dal suo punto di vista, si può dire che, in mancanza della “funzione alfa”, non vi è un vero inconscio rimosso. Le trasformazioni sono di vario tipo, non soltanto quella degli “elementi beta” in “elementi alfa” e viceversa, la cosiddetta “inversione della funzione alfa”.Tutti i processi della dinamica psichica sono determinati dall’azione dei differenti “legami” che sono: Amore (L), Odio (H), e Conoscenza (K). Tra le trasformazioni va segnalata la “Trasformazione in allucinosi”, caratteristica del funzionamento psicotico, in cui il soggetto, non potendo tollerare la frustrazione di non avere ciò che desidera, lo allucina.
Un approccio radicalmente differente all’inconscio è stato quello di Lacan. Egli ha abbandonato i referenti biologici e psicologici della metapsicologia freudiana e ha adottato gli assunti dello strutturalismo linguistico che fa capo a F. de Saussure (Lacan 1966). In questa prospettiva, ha affermato l’egemonia del significante sul significato e ha identificato i meccanismi specifici dell’inconscio, cioè la condensazione e lo spostamento, con le figure retoriche della metafora e della metonimia. Da ciò è derivata l’affermazione che “l’inconscio è strutturato come un linguaggio”. Pertanto, l’inconscio non è considerato qualcosa di profondo che occorre riportare alla superficie della coscienza ma è l’altro lato del linguaggio, ciò che si nasconde nelle pieghe del linguaggio stesso. Da questa teorizzazione ne sono conseguite delle ricadute sulla tecnica psicoanalitica e sulla pratica della cura in cui, all’analista, spetta il compito di essere lo spettatore, pressoché muto, del discorso dell’analizzando e dove, spesso, l’interpretazione verbale è sostituita dalla interruzione della seduta, nella aspettativa che questo favorisca, nell’analizzando, la rielaborazione a posteriori (après-coup) di ciò che, a sua insaputa, sarebbe emerso nella seduta, perché “l’inconscio parla” (ça parle).
Non possiamo concludere questa breve illustrazione del concetto di inconscio senza menzionare alcuni contributi di autori, prevalentemente di cultura francese, che, a suo tempo influenzati da Lacan, se ne sono poi allontanati.
Mi riferisco principalmente a D. Anzieu, a G. Rosolato e a J. Kristeva. Costoro, ciascuno secondo una personale prospettiva, hanno enormemente ampliato il concetto di “significante” facendogli trascendere la sola dimensione linguistica per coinvolgere aspetti percettivi e sensoriali, come quelli visivi, tattili, uditivi, kinesici e kinestetici, gettando così le basi di una nuova concezione dell’inconscio. Si può, infatti, immaginare che, in un regime di economia psichica egemonizzato dal principio di piacere, i differenti stimoli sensoriali diventano “significanti” e quindi “segni”. Questi, attraverso un processo generativo-ricorsivo, geneticamente condizionato e legato all’evoluzione della specie, producono degli schemi interpretativi di tali stimoli il cui punto di arrivo è la formazione dei cosiddetti “Fantasmi Originari” e quindi, delle Teorie Sessuali Infantili e la strutturazione del Complesso Edipico. Pertanto, si può giungere a considerare l’inconscio un sistema semiotico e semantico in perenne rielaborazione (Conrotto 2014).
Bibliografia
Bion W.R. ( 1962) Apprendere dall’esperienza. Armando, Roma, 1972.
Bion W. R. (1963) Gli elementi della psicoanalisi. Armando, Roma, 1973.
Bion W. R. (1965) Trasformazioni, il passaggio dall’apprendimento alla crescita.
Conrotto F. (2014) Ripensare l’inconscio. FrancoAngeli, Milano.
Freud A. (1936) L’Io e i meccanismi di difesa. Martinelli, Firenze, 1967.
Freud S. (1905) Tre saggi sulla teoria sessuale. O.S.F., 4.
Freud S. (1915a) Pulsioni e loro destino. O.S.F., 8.
Freud S. (1915b) L’inconscio. O.S.F., 8.
Freud S. (1922) L’Io e l’Es. O.S.F., 9.
Freud S. (1932) Introduzione alla psicoanalisi, Nuova serie di lezioni. O.S.F., 11.
Hartmann H. (1937) Psicologia dell’Io e problema dell’adattamento. Boringhieri,Torino, 1966.
Lacan J. (1966) Scritti. Einaudi, Torino, 1974.
Laplanche (1993) Le fuorviement biologisant de la sexualité chez Freud.Les Empècheurs de penser en ronde.
Luglio 2014