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Fatto scelto

17/11/14
Fatto scelto

Da La lettera rubata_di E. A. Poe

A cura di Fulvio Mazzacane

Per Bion l’espressione “fatto scelto” descrive un’esperienza emotiva in cui avviene un processo di sintesi che l’analista fa, attraverso sentimenti di coerenza e scoperta, passando da una situazione schizoparanoide ad una depressiva, da una sensazione di vuoto di senso con vissuti di angoscia e persecutori a una transitoria sensazione di sollievo (Lòpez Corvo, 2006).

Precursori del concetto

Hume elabora il concetto di congiunzione costante che è in qualche modo precursore del concetto psicoanalitico di fatto scelto. La connessione tra idee, che punta all’identificazione di congiunzioni costanti, si regola in base a tre principi: la somiglianza, la contiguità nel tempo e nello spazio e la causalità. Tre principi che funzionano come una “dolce forza” di attrazione. Le relazioni che la mente costruisce possono essere tra idee e idee e tra idee ed esperienze. Le prime conducono alle certezze apodittiche delle verità matematiche, la cui negazione porta a contraddizione. Le seconde riguardano le nostre conoscenze sperimentali, non dipendono dal principio di non contraddizione e producono una conoscenza solo probabile. Hume critica un uso automatico della relazione causa effetto, che spesso parla solo della nostra abitudine a perpetuare le regolarità che si presentano nella nostra esperienza. Mette in guardia dal fatto che il fondamento della relazione causa effetto è psicologica e non è lecito trarre conclusioni senza l’autorizzazione di esperienze ripetute.
L’identificazione di una congiunzione costante attraverso il rilevamento di indizi che necessitano di essere pensati, tenendo conto della realtà dell’esperienza e della forza emotiva delle passioni in gioco, pone la psicoanalisi all’interno di quello che è stato definito il paradigma indiziario (Ginzburg, 1981).
E. A. Poe (1845) crea l’investigatore Dupin, personaggio che possiede doti logico deduttive che gli consentono di risolvere i casi trionfalmente. In effetti il modo di procedere di Dupin appare meno rigidamente scientifico, Poe utilizza il concetto di ratiocination per definire il modo di procedere di Dupin, uno stato mentale del narratore che rende possibili un ragionamento fondato sulle ipotesi. Nel modo di indagare di Dupin ci sono inferenze, attenzione al non verbale, al percettivo, alla lettura delle espressioni.
Pochi decenni dopo Peirce (1929) afferma l’importanza dell’interazione per l’attività investigativa, per apprendere dai comportamenti, dalla mimica e dalla fisiognomica. Si tratta di riattivazioni di impressioni che fanno parte di un nostro bagaglio acquisito nel tempo, sensoriali e corporei. Saper tenere insieme il massimo di intenzionalità con il massimo di ricettività per cogliere le piccole percezioni e le nostre risposte più profonde o antiche è un tratto artistico.
L’abduzione è per lui il primo passo del ragionamento scientifico, l’unico tipo di ragionamento che origina una nuova idea, fa conto su percezioni inconsce di connessioni tra aspetti diversi del mondo, comunicazioni subliminali di messaggi ed è associata ad un’emozione, prende spunto dai fatti senza, all’inizio, avere alcuna particolare teoria in vista.

Il fatto scelto

Nel testo della seduta convergono i contributi verbali e non verbali di paziente ed analista e, inevitabilmente, delle loro storie. L’analista è chiamato ad organizzare ipotesi di attribuzione di senso attraverso operazioni che illuminano alcune parole, espressioni, sensazioni, fantasie e ne narcotizzano altre. Nella selezione del materiale da illuminare emerge la qualità artistica del lavoro analitico. Di ogni scelta sarà sempre difficile dire se sia la migliore possibile, ma sarà sempre possibile verificare o chiedersi comunque quando sia errata attraverso le risposte del paziente o in maniera più eclatante per il concretizzarsi di fenomeni di blocco della comunicazione.
Ne “Il gemello immaginario” (1967) Bion chiama “Evoluzione” il “collegarsi mediante un’improvvisa intuizione, di una serie di fenomeni apparentemente slegati tra loro e che, dopo l’intuizione, hanno assunto una coerenza e un significato che prima non possedevano”. Connessioni che emergono dal discorso del paziente inimmaginabili ma inequivocabili.
Più tardi definisce questi fenomeni “fatto scelto”, prendendo questa espressione da H.Poincaré che nel 1908 la utilizza per spiegare come avviene la formazione di un pensiero creativo all’interno di una ricerca in campo matematico. L’obiettivo è tendere ad un ordine in una complessità altrimenti inaccessibile attraverso la coesistenza di prospettive diverse.
Bion sottolinea come si tratti di un’esperienza emotiva che sorge da un sentimento di coerenza e di scoperta, non necessariamente risponde ad una logica e avviene in un assetto dell’analista “rilassato” che si accompagna a una sensazione di sintesi o di associazione creativa.
L’emergenza del fatto scelto è un processo sincronico, non è uguale al procedimento diacronico che stabilisce catene causali, lega tra loro elementi slegati fino a un attimo prima. In questo modo, nella pratica clinica, l’emergenza del fatto scelto viene associato prevalentemente all’ambito delle microtrasformazioni che avvengono in seduta, più che a quello delle costruzioni in cui la coppia riorganizza vari momenti di lavoro per ripensare in maniera più sistematica a pezzi della storia del paziente o della coppia analitica. .
Come accade sempre nella teorizzazione bioniana, il concetto di fatto prescelto, va inteso più che come concetto singolo come nodo di una rete cui appartengono altre nozioni, poiché la particolarità del modello bioniano che si fonda sulle analogie, intese come percezione di relazioni tra oggetti, rende difficile e inadeguato cogliere il singolo concetto al di fuori delle sue relazioni (Civitarese, 2011). In questo contesto va sottolineata la relazione con i concetti di capacità negativa, rêverie, trasformazioni in O, preconcezione-realizzazione, congiunzione costante, bi-direzionalità dei movimenti PS/D.

Oscillazione Capacità Negativa/Fatto scelto

Bion afferma che il modello del fatto scelto è bimodale, un primo aspetto è nella pazienza dell’analista, nella sua fede nella propria intuizione e che esista in lui una pre-concezione del fatto prescelto. Il secondo è del paziente e delle sue associazioni libere
Il fatto scelto è cioè l’elemento che dà coerenza agli oggetti della posizione schizoparanoide e dà così inizio alla posizione depressiva, può fare tutto ciò grazie al fatto di stare al punto di intersezione di una serie di diversi sistemi deduttivi e di appartenere così a tutti loro… L’analista deve occuparsi di due modelli: uno che egli deve costruire e l’altro implicito nel materiale prodotto dal paziente. (Bion, 1970, 149 150)
L’emergenza del fatto scelto all’interno di una dialettica (oscillazione) con la capacità negativa (Ferro, 1999) è intesa come la capacità di imporsi un’astinenza dalla ricerca attiva di elementi della memoria, che siano elementi della storia del paziente, delle teorie dell’analista. “Quella capacità che un uomo possiede se sa perseverare nelle incertezze, attraverso i misteri e i dubbi, senza lasciarsi andare ad un’agitata ricerca di fatti e ragioni” (Bion, 1970).
Vi è un continuo oscillare tra la capacità dell’analista di permanere in posizione schizoparanoide priva di persecuzione e l’opzione per il fatto scelto. L’ipotesi di lettura che porta al fatto scelto nasce da un’emozione che aggrega elementi prima non collegati in una forma che privilegia un vertice e ha la sua inevitabile caratteristica di transitorietà e non di parola finale. Il lutto del passaggio in una posizione depressiva viene mitigato dall’idea che quello che abbiamo narcotizzato può sempre tornare in campo (Ferro, 1999).

Patologia del fatto scelto

Britton e Steiner (1994) partono dalla considerazione di un’estrema vicinanza tra il fatto scelto e un overvalued idea. I sentimenti di incertezza e di confusione provocati, a volte, dal materiale della seduta spingono paziente e analista a cercare un senso compiuto con sentimenti di urgenza.
La ricerca e l’apparente emergenza di una congiunzione costante su cui costruire un’ipotesi interpretativa non lo pone al riparo da false piste o fraintendimenti. Britton e Steiner definiscono overvalued idea i pensieri dell’analista che si presentano come fatti prescelti, in realtà determinati da reazioni difensive dell’analista, dal suo bisogno di confermare le proprie teorie o di tenere lontana l’ansia relativa ad un certo materiale. L’ overvalued idea si configura quindi come rifugio dell’analista o della coppia per mancanza di stabilità psichica in momenti di particolare confusione, un uso improprio delle proprie teorie che da patrimonio si trasformano in aree di non pensiero
Un profondo esercizio del dubbio e l’attenzione dell’analista alle risposte del paziente sono due componenti fondamentali dell’indispensabile funzione di controllo. Testare l’effetto dell’interpretazione fa parte dell’interpretazione stessa, sono due momenti non distinguibili. Il rischio più grosso è l’analista senza dubbi, indottrinante, che uccide la creatività e l’autenticità del paziente.
Bibliografia

Bion W.R. (1967) Il gemello immaginario in Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico. Armando, Roma (1970).
Bion W.R. (19629 Apprendere dall’esperienza. Armando, Roma (1982).
Britton R., Steiner J. (1994) Interpretation: selected fact or overvalued idea? Int. Jour. Psy. 75, 1069-1078.
Civitarese G. (2011) La violenza delle emozioni. Cortina, Milano.
Ferro A. (1999) La psicoanalisi come letteratura e terapia. Cortina, Milano.
Ginzburg C. (1983) Spie. Radici di un paradigma indiziario, in (a cura di Eco U., Sebeok T.A.) Il segno dei tre. Holmes, Dupin, Peirce. Bompiani, Milano.
Lòpez Corvo R.E. (2006) Dizionario dell’opera di Wilfred R. Bion. Borla, Roma
Peirce C.S. (1929) Guessing. In Opere. Bompiani, Milano (2011).
Poe E.A. (1983) I racconti. Einaudi, Milano.
Novembre 2014

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