Alexander Calder
A cura di Ersilia Cassani
Capacità Negativa (Negative Capability) è un concetto di tecnica psicoanalitica usato da Bion per riferirsi allo stato mentale che lo psicoanalista dovrebbe raggiungere per venire in contatto con la verità emotiva sconosciuta (che Bion chiama O) di quel momento – unico punto importante della seduta – e comunicarla al paziente con l’interpretazione.
L’analista deve stare in attesa senza dire né fare nulla. Non si tratta di un’attesa carica di aspettative, né semplicemente passiva: è un’attesa ricettiva ai diversi livelli di comunicazione, verbali e non verbali, consci ed inconsci, del paziente e personali; su questi l’analista compie un lavoro psicologico inconscio, chiamato anche il lavoro del sogno della veglia, il quale dà segno di sé attraverso le sue reverie e la sua intuizione della esperienza emotiva del momento.
Con un linguaggio chiaro ed insolitamente prescrittivo Bion esorta l’analista ad ascoltare il paziente per il tempo necessario ad intuire l’esperienza emotiva informe, tollerando di rimanere nel dubbio e nell’ansia, senza affrettarsi a trovare spiegazioni razionali e senza aggrapparsi al già noto sul paziente e sulle teorie.Cioè l’analista deve rinunciare alla memoria, al desiderio e alla comprensione razionale.
La razionalità, la memoria, e il desiderio sono strumenti psichici più adatti a conoscere la realtà esterna percepita; le emozioni sconosciute si colgono, invece, attraverso l’intuizione e la reverie, nel dialogo tra la coscienza e l’inconscio. Pertanto, se la razionalità, qualità della coscienza, è usata in modo esclusivo, il lavoro psichico inconscio è ostacolato. Per quanto riguarda la memoria, Bion distingue la memoria evocata – che affiora per intuizione o per associazione nell’ascoltare il paziente in seduta – dal tentativo deliberato e cosciente di richiamare i ricordi di sedute precedenti o di frammenti di teorie. La prima è un derivato cosciente del lavoro psichico inconscio compiuto in quel momento; il secondo ostacola la ricettività inconscia dell’analista all’inconscio del paziente (in termini bioniani limita lo sviluppo della funzione barriera contatto intersoggettiva) e può favorire la stasi della seduta. Ascoltare il paziente ogni volta come se fosse un nuovo paziente può, inoltre, acuire la sensibilità dell’analista alle piccole variazioni di un contenuto o di un modo di esprimerlo apparentemente sempre uguale. Bion invita l’analista ad interrogarsi sui suoi desideri in seduta: per esempio curare il paziente, concludere la seduta, trovare una nuova teoria che spieghi quanto sta avvenendo, eccetera. I desideri dell’analista possono interferire con la sua visione del paziente (rendendola confusa), determinare interpretazioni fuori bersaglio e contribuire a rendere le sedute sempre più vuote e all’impasse.
Un altro modo di definire la capacità negativa è l’indicazione bioniana di avvolgere la verità emotiva sconosciuta con un raggio di intensa oscurità.
Il rispetto di queste raccomandazioni è difficile: il contatto con l’esperienza emotiva informe è motivo di angoscia, lo psicoanalista è parassitato da emozioni che il paziente non vuole vivere e che a volte anche l’analista vorrebbe evitare. È dunque forte la tentazione di illuminare ciò che è oscuro con ciò che si conosce, l’illuminazione però, mette fuori uso l’intuito.
Quanto detto potrebbe far pensare che la capacità negativa sia uno stato mentale impossibile da raggiungere o posseduto solo da individui eccezionali. Si tratta, invece, di una potenzialità della mente (il termine inglese ha questa sfumatura di significato che si perde in italiano), che può essere sviluppata negli anni attraverso l’analisi personale e la disciplina. Queste non eliminano l’angoscia, la rendono più tollerabile, perché permettono allo psicoanalista di sviluppare la fiducia nel metodo prescritto.
Il concetto di capacità negativa interseca altri concetti bioniani, sia precedenti sia della successiva evoluzione del suo pensiero.
Un accenno all’origine del termine permette di mettere meglio a fuoco la relazione tra la capacità negativa e l’interpretazione intuita o sognata.
Bion cita un brano di una lettera del poeta John Keats (1817) ai fratelli. In questo, la capacità negativa è definita la qualità dell’artista creativo, posseduta in massimo grado da Shakespeare. Il Bardo è capace di parlare ai lettori e agli spettatori in modo da portarli a sperimentare emozioni, fantasie, tensioni in presa diretta, perché egli stesso è stato in contatto con questi stati d’animo e sentimenti anche molto contraddittori, senza sottoporli ad un giudizio morale, e li ha lasciati evolvere. Per Bion anche lo psicoanalista deve venire in contatto con le emozioni sconosciute, senza interferire con la mobilità della mente vivente (come fa il bambino che osserva le sculture mobili di Calder), per riuscire a parlare al paziente (interpretare) con parole che non spiegano l’emozione, ma permettono al paziente di viverla e conoscerla. Il linguaggio dell’analista che nasce dalla sua esperienza dell’emozione è chiamato linguaggio dell’effettività, il linguaggio efficace.
La relazione tra la capacità negativa e l’interpretazione è descritta anche dalla oscillazione tra la capacità negativa ed il fatto scelto della comunicazione del paziente, che è l’elemento invariante tra i diversi contenuti verbali e non verbali del paziente che dà loro coerenza. La capacità negativa permette di reperire intuitivamente il fatto scelto e di dare una forma comunicabile all’esperienza emotiva del momento. La relazione tra capacità negativa e fatto scelto è dialettica: ognuno dei due concetti nega l’altro e gli dà senso, l’uno non può esistere senza l’altro (nel filmato proposto la relazione è rappresentata dal bambino che osserva le sculture mobili e dall’artista che le crea). Nella stanza di analisi, se l’analista, dopo diverse sedute, non giungesse a reperire il fatto scelto, la sua attesa sarebbe espressione di un mal funzionamento della capacità di sognare le emozioni presenti. Se, invece, l’analista intervenisse di continuo, probabilmente starebbe cercando di arginare l’angoscia di non sapere e di limitare la possibilità del paziente di associare liberamente.
Da quanto detto finora la capacità negativa interseca le trasformazioni di O e K. Bion, come ho già detto, indica con il segno O l’emozione sconosciuta del momento e con la lettera K il legame di conoscenza con l’emozione sconosciuta. L’esercizio della capacità negativa permette all’analista di sperimentare O fino a quando per intuizione riesce a dargli una forma. Quando l’analista interpreta con il linguaggio dell’effettività fa, non solo conoscere, ma anche vivere al paziente l’emozione, ovvero cerca di aiutarlo a compiere la trasformazione da K ad O, da un legame di curiosità con l’emozione sconosciuta ad essere quella emozione o quella fantasia.
La capacità negativa dell’analista incontra il concetto di at-one-ment, la sintonizzazione con l’emozione sconosciuta del paziente (la sua O). Questa sintonizzazione con O sta alla base di ogni conoscenza, anche delle scoperte scientifiche.
Il suggerimento di Bion all’analista di decentrarsi dal proprio pensiero cosciente (rinunciando a memoria, desiderio e comprensione) e porsi in una condizione di tolleranza e ricettività alle produzioni dell’altro ed alle proprie, consce ed inconsce, corporee e psichiche, pone lo psicoanalista in transito tra sé e l’altro; si potrebbe dire che Bion adombri l’esortazione all’analista di attraversare la cesura. Il concetto di Capacità Negativa pone dunque le premesse alle riflessioni post-bioniane sullo spazio intersoggettivo e sul campo bipersonale come luogo mentale in cui si trova l’analista che esercita la capacità negativa e dal quale comunica.
Bibliografia
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Dicembre 2015