A cura di Gabriella Giustino
Anche se le allucinazioni possono interessare tutti i sensi (la vista, l’udito, il tatto, l’olfatto, il gusto), quelle più studiate e frequenti sono quelle acustiche.
Un punto importante nello studio delle allucinazioni è quello che riguarda il giudizio di realtà.
In che modo il paziente conferisce un carattere di realtà a stimoli che, fuori di ogni ragionevole dubbio, nascono dalla sua mente?
Un elemento caratteristico dello stato allucinatorio consiste nel fatto che il paziente perde la differenziazione tra realtà interna ed esterna e smarrisce il giudizio di realtà. Nell’allucinazione lo stimolo, che nasce dall’interno, viene proiettato all’esterno e, senza che esista una corrispondenza con un oggetto esterno, acquisisce il carattere della realtà.
Come può la nostra mente essere ingannata dal fenomeno allucinatorio e quali sono le condizioni che permettono di formulare un giudizio di realtà?
Come il giudizio di realtà sia aleatorio e come la sua alterazione dipenda da strutture cerebrali che ingannano la mente è dimostrato da un elegante esperimento neuroscientifico (Schacter et al.,1996). A una serie di soggetti un intervistatore comunicava a voce una lista di nomi che corrispondevano a degli oggetti. In un momento successivo gli stessi soggetti leggevano un’altra lista in cui erano presenti alcuni nomi elencati nella prima lista ( e quindi uditi) e altri in cui gli stessi oggetti della prima lista venivano nominati con una parola diversa ma dotata dello stesso significato (ad esempio “dolce” invece di “torta”). Alla fine si chiedeva se un determinato vocabolo era presente nella prima lista o meno. Alcune volte i soggetti confondevano i nomi della seconda lista con quelli della prima, mentre altre volte ricordavano benissimo i nomi della prima lista. Attraverso tecniche di neuroimagining i ricercatori hanno visto che l’ippocampo si attiva sia quando il soggetto ricorda correttamente sia quando sbaglia.
La differenza è che quando il ricordo è vero si attiva anche la corteccia uditiva, sede della memorizzazione uditiva (la prima lista è stata letta); quando invece il ricordo non ha riscontro nella realtà, al di là della convinzione del soggetto, si attiva l’ippocampo mentre la corteccia uditiva rimane inattiva.
La conclusione dei ricercatori è che l’attivazione dell’ippocampo fornisce il convincimento di realtà al ricordo, indipendentemente che questo sia veramente accaduto o meno.
Alcune ipotesi psicoanalitiche
Freud ha affrontato il tema delle allucinazioni da molti punti di vista, a volte difficili da integrare fra loro. All’inizio considera l’allucinazione secondo il modello della rimozione, della regressione e del ritorno del rimosso.
Per Freud l’Io, allontanandosi dalla rappresentazione incompatibile, si stacca anche dalla realtà poiché alla rappresentazione incompatibile sono connessi pezzi di realtà.
Descrivendo il caso del Presidente Schreber (1911), affermerà che le allucinazioni sono il prodotto del conflitto inconscio derivante dagli impulsi omosessuali inconsci del Presidente.
Inoltre Freud (1924) prospetta l’interessante ipotesi che la realtà psicotica deriva dalle sensazioni del proprio corpo in quanto il paziente riconosce come esterocettiva una realtà propriocettiva. L’ingresso nella psicosi, per Freud, si svolge in due stadi. Prima L’Io nega (rigetta) la realtà e si svincola da essa, poi crea una nuova realtà tramite un delirio o un’ allucinazione. Questa neocreazione avviene per risarcire l’Io del danno subito. L’angoscia non è dovuta al ritorno del rimosso (come nella nevrosi) ma al riemergere di quella parte di realtà che è stata rigettata.
In modo abbastanza sorprendente e nel periodo maturo della sua produzione, Freud (1937) riprende il tema dell’allucinazione legandolo alla memoria. Egli sostiene che le allucinazioni non psicotiche contengono i ricordi di avvenimenti remoti, qualcosa che il bambino ha udito quando non sapeva ancora parlare. Ma anche le allucinazioni psicotiche, inserite nei sistemi deliranti, avrebbero lo stesso significato di memorie del passato, sia pur estremamente deformate, che aspirano a emergere dall’oblio.
L’allucinazione, per Bion, è frutto di un’operazione mentale che distrugge gli elementi alfa (simboli), li riduce in frantumi che non possono essere pensati ma solo evacuati. Tale evacuazione avviene attraverso gli organi di senso, il cui funzionamento s’inverte espellendo nel mondo esterno elementi beta indigeriti insieme a tracce di Io e Super-Io, dando luogo agli oggetti bizzarri ( Bion 1958).
Alcuni pazienti usano l’onnipotenza implicita nell’allucinazione come un metodo per acquisire indipendenza da qualsiasi oggetto o situazione mediante la capacità di usare i propri organi di senso come organi di evacuazione in un mondo creato da loro stessi.
Un’ intuizione originale infine sul tema delle allucinazioni ci viene da Lacan (1981). Com’è noto egli distingue tre ordini di funzioni: l’ immaginario, il simbolico e il reale che vede collegati insieme dalla funzione del linguaggio. Quando interviene la forclusione, come nel caso della psicosi, il linguaggio non può più esercitare la funzione di legame e si realizza una confusione tra il reale e il simbolico come nel caso delle allucinazioni acustiche. Per Lacan l’allucinazione è il ritorno di ciò che non è stato elaborato a livello simbolico ma che è stato forcluso, ovvero dissociato dalla coscienza. Il contenuto dissociato dalla personalità del soggetto verrà quindi ad imporsi come esperienza proveniente dalla realtà esterna, pertanto nell’allucinazione la parola dell’inconscio appare come puro Es.
Bibliografia
Bion W.R. (1958). On Hallucination. Int. J. Psycho-Anal., 39:341-349
Freud S. (1911) Psycho-analitic notes on an autobiographical account of a case of paranoia (Dementia paranoides). SE 12:3-84
Freud S. (1915) A Metapsychological Supplement to the Theory of Dreams. SE 14:217-36
Freud S. (1924) The loss of reality in neurosis and psychosis. SE 19 183-90
Freud S. (1937) Constructions in Analysis SE 23:256-270
Hugdall K. (2009) Hearing voices: hallucinations as failure of top-down control of bottom-up perceptual. Scandinavian Journal of Psychology 50: 553-560
Lacan J., (1981), Les Psychoses, Séminaire III 1955-56, Seul, Paris.
Schachter, D. L. et al. (1996). Neuroanatomical correlates of veridical and illusory recognition memory: evidence from positron emission tomography. Neuron, 17:1-20.
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