Guido Vitiello
PARLIAMO DI… CENSURA
PSICHE INCONTRA GUIDO VITIELLO
“Lupi ridanciani e agnelli mannari. Le guerre culturali al tempo dei social network” di Guido Vitiello. In “Censura”, numero 2/2021 di Psiche.
a cura di Anatolia Salone e Alessia Fusilli de Camillis
“Da quando i media elettronici hanno permeato il dibattito pubblico – pensiamo anche solo ai duelli politici nei talk show – la psicodinamica dell’oralità è tornata in auge. Ma sono stati i social network, in particolare Twitter, ad averla esasperata e resa capillare. La tesi potrebbe apparire controintuitiva: a rigore, Twitter si fonda sulla parola scritta, non sulla parola parlata. Ma forse è più corretto parlare di oralità trascritta: un succedersi incalzante di duelli retorici e dialettici intensamente agonistici, che conservano dell’oralità gli elementi psicodinamici più rilevanti, ossia l’immediatezza e il botta e risposta. Per altro verso, rispetto alla comunicazione orale in senso proprio, Twitter non consente la compresenza del faccia a faccia. L’effetto, però, non è di temperare l’agonismo tramite il medium distanziante e riflessivo della scrittura, bensì l’esatto contrario: in assenza degli altri codici associati all’oralità – le espressioni del volto, il tono di voce, tutte mancanze a cui goffamente tentano di sopperire gli emoticon, ossia le icone con le faccine – ciascuno fluttua in uno spazio ermeneutico nel quale è libero di proiettare nel tweet dell‘altro l’immagine della propria collera, attribuendo all’interlocutore intenzioni di ostilità o di scherno”.
Guido Vitiello è saggista e ricercatore presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale di “Sapienza – Università di Roma”. Scrive per “Il Foglio”, curando la rubrica “Il Bi e il Ba”, e per “Internazionale”, dove dal 2016 è titolare della rubrica delle lettere “Il bibliopatologo risponde”, dedicata alle perversioni culturali.
Nel suo contributo pubblicato su Psiche affronta il tema della censura nel mondo dei social network.
Chiediamo all’autore di riattraversare insieme alcuni passaggi del suo scritto:
Quali sono i punti salienti che derivano dalle riflessioni sull’accostamento della psicodinamica della scrittura e della stampa alla psicodinamica dell’oralità?
I social network – in particolare Twitter – si basano sì sulla parola scritta, ma per alcuni tratti sono più affini a quella che Walter Ong chiamava, appunto, “psicodinamica dell’oralità”: l’immediatezza degli scambi (diciamo pure il botta-e-risposta) e, cosa più importante, la qualità intensamente agonistica. La litigiosità delle interazioni su Twitter si deve anche alla forma del medium, che spinge in quella direzione. Per dirla in metafora, Twitter è l’incrocio tra un gallodromo e uno speed date: una serie di combattimenti tra galli in cui si può cambiare avversario ad ogni istante.
Dalle tribù indonesiane descritte da Bateson nel 1936 alla figura del RIP Troll nell’ambito dei social network sembra esserci una base sociologica comune e dei modelli ricorrenti che passano attraverso il prendere in giro o ridicolizzare in maniera offensiva. Di fronte all’irriverenza quanto è sottile il confine tra moralismo e censura?
L’accostamento tra gli uomini Iatmul che irridono le donne in lutto e i RIP troll che molestano in rete le madri degli adolescenti morti tragicamente non vuole suggerire un’analogia precisa o una corrispondenza puntuale. La uso come spunto per evocare uno schema antropologico che è, questo sì, comune: la cosiddetta “schismogenesi”, il processo descritto da Bateson per mezzo del quale degli schemi di interazioni tipizzate e cumulative creano e alimentano divisioni all’interno di un gruppo. Tra questi schemi c’è la dialettica tra il provocatore irriverente e il moralista censorio. L’uno ha bisogno dell’altro ed esiste in funzione dell’altro. Ma quel tipo di interazione, ripetuta quotidianamente milioni di volte da milioni di utenti, ha un potente effetto schismogenetico.