UN ENIGMA PER IL DOTTOR FREUD, di Maria Pierri
Franco Angeli 2018
Recensione di Fausta Cuneo
Il libro tratta del fenomeno della telepatia, dell’interesse ambivalente di Freud verso l’induzione del pensiero e dell’intreccio di questa singolare passione con la grande libertà e autonomia della sua mente.
Ma attorno a questo filo rosso si consolida qualcosa di molto ampio. Nella presentazione del testo Stefano Bolognini esordisce così: “Un Enigma per il dottor Freud può essere letto come un romanzo di investigazione e di ricostruzione storica, coinvolgente nel suo progressivo snodarsi, raffinato nella stesura, pieno di sorprese e di impreviste aperture di campo”. (pag 9)
Del romanzo ha la fascinazione di una arguta e sottile traccia che l’autrice mantiene viva per tutto il testo e che fa aumentare al lettore la voglia di andare avanti con curiosità. Si intuisce ben presto che questa capacità proviene dalla lunga digestione degli argomenti scientifici e delle ricerche storico-letterarie compiute che oserei dire monumentali. Lo scritto conta più di 500 pagine ed una bibliografia veramente cospicua.
Il tema è trattato partendo dall’ottocento e dai più noti Mesmer e Abate Faria ai professionisti della Società Filomagnetica, alla corrente dello Spiritismo proveniente dall’America, all’osservazione degli indovini e allo studio delle predizioni e molto altro, gettando uno sguardo sempre competente sui fenomeni scientifici, culturali e letterari emergenti. Citando, ad esempio, i molti romanzi sulle veggenti e sullo sdoppiamento di personalità in voga in quegli anni (vedi gli scritti di Stevenson), ma seguendo anche la genesi del neuro-ipnotismo che divenne poi ipnosi.
In ogni pagina si possono accendere vivi momenti biografici di Freud e degli altri nostri pionieri, disegnati pienamente nelle loro capacità e nelle loro turbolenze di carattere, mentre l’autrice segue lo sviluppo “dall’occulto all’inconscio: Freud e l’invenzione della psicoanalisi”(pag 57). Come, ad esempio , sempre nelle parti iniziali del libro, quando ci fa transitare da private e personali situazioni e attitudini di Freud riguardo la sessualità alla “Lezione di Charcot”, esperienza che introduceva il corpo vivo ed erotico della donna, e di seguito all’approfondimento della teoria dell’isteria.
Più avanti è preso soprattutto in considerazione il rapporto intimo di Ferenczi con Freud di cui l’autrice aveva già parlato come del segreto “dialogo degli inconsci”. Tuttavia intrecciando le figure di Fliess, Jung, Jones, Rank, Eitingon, Deutsch e quella significativa della figlia Anna, ma anche di molti altri, Maria Pierri ci fa immergere a pieno in ciò che Freud scrive in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921): “Resta poi da assodare fino a che punto il singolo pensatore o poeta sia debitore ai suggerimenti della massa in cui vive, e se cioè egli non si sia magari limitato a portare a compimento un lavoro mentale cui anche gli altri hanno dato un contributo” (pag 57). E tutto questo lungi dallo sminuire la figura di Freud, mostrandolo a tratti incerto e mutevole, ma evidenziando la genialità di colui che fa quel passo in più degli altri.
Nel corso dell’opera mai viene tralasciata l’impronta storica, non solamente a livello personale ma anche a livello istituzionale con tutte le difficili implicazioni, i coinvolgimenti tra gli interessi individuali e lo sforzo di creare e custodire il prestigio scientifico della appena costituita Società Psicoanalitica Internazionale. Tutto il testo è diviso in cinque parti con titoli indicativi e accattivanti, ma a circa metà troviamo un capitolo intitolato semplicemente “Intermezzo: coincidenze ed empasse in analisi” (pag 285) che è a mio giudizio il cuore del libro, il momento di una profonda e attuale riflessione psicoanalitica. Elenco solo alcuni titoli di paragrafi che mi sembra possano dare un’idea di cosa intendo: “Il materno nelle circostanze del setting: l’orologio telepatico”. “La telepatia: un errore guida”. “Coincidenze in analisi” e poi gli “Esempi perspicui” rivisitazione acuta di situazioni cliniche di Jung, Gaddini, Josè Bleger, Joyce McDougal e infine Freud e il caso Forsyth. Il punto è la trasmissione senza materia e una originale trattazione delle coincidenze collegate alla riattualizzazione del trauma e alla guida per superare l’empasse in analisi.
Si tratta di seguire “Il fedele sviluppo del pensiero di Freud sulla trasmissione inconscia del pensiero nell’ambito della relazione analitica a due persone”. L’autrice pone l’accento sulle coincidenze che descrive così: “ La coincidenza – da co-incidere, cascarci insieme nello stesso punto – sembra alludere ad un’idea che cade, Enfall, si forma contemporaneamente in due menti. E’ forse una “libera” associazione “a due”, proprio nel senso di psichicamente determinata dall’incontro” (pag 295). Prosegue il suo discorso arrivando al setting che, se considerato depositario e organizzatore, attraverso la ritmicità, l’uniformità e gli automatismi dell’abitudine, delle parti coincidenti non consce del Sé del paziente e dell’analista, suggerisce “….possieda una propria processualità in grado di svilupparsi in parallelo a quella del dialogo analitico cui fa da cornice, e abbia potenzialità di espressione attraverso eventi, interruzioni, variazioni ecc., non sempre valorizzati e tali da configurare una “psicopatologia quotidiana del setting” (pag 297). Introduce anche il determinismo del lavoro onirico che opera con la “destrezza di un prestigiatore” (pag 297), ma terminerò il tentativo di dare qualche assaggio di questo interessante “intermezzo” con un’ultima citazione dal testo: “La mia ipotesi è che in questi frangenti il verificarsi di inaspettate coincidenze, che possono restare non riconosciute, non raccolte o suscitare l’effetto telepatico nel controtransfert dell’analista, sia il prezioso segnale del venire alla luce di qualcosa che era stata messa in comune dalla coppia attraverso il “linguaggio segreto” degli automatismi: un vissuto inter-transferale coincidente, una fantasia costruita insieme si farebbe strada attraverso questa breccia.”(pag 299)
Infine un punto qualificante di tutta la lettura è la trattazione del “Caso Forsyth” che Freud include nella nota Lezione XXX della Nuova serie di lezioni di Introduzione alla psicoanalisi del 1932 dal titolo “Sogno e occultismo”ed è un testo sulla telepatia in analisi, un testo autoanalitico. Quel che è meno noto sono le vicende tormentate di questo materiale del quale Freud parla già nella sua corrispondenza con i colleghi del Comitato Ristretto nel 1919 e che comparirà pubblicato, appunto, nel 1932. Vicende che riguardano anche il destino del manoscritto con gli appunti della seduta che scomparvero misteriosamente. Maria Pierri ci accompagna lungo questo accidentato percorso di anni attraverso il quale Freud ha tentato di dare una sistemazione a quella strana esperienza “telepatica” e si è espresso con una serie di interventi e saggi preparatori che seguono il progressivo formarsi del suo pensiero su un tema che lo attraeva intensamente. Lo attraeva, forse, al di là delle ricerche per “ garantire la scientificità della psicoanalisi e la sua emancipazione dalle origini occulte della suggestione”. (pag 327)
In tutto l’insieme dello scritto l’autrice esercita la sua capacità di leggere, con gli occhi attrezzati dagli sviluppi e dalla evoluzione teorica dell’oggi, elementi storici e teorici delle radici della psicoanalisi senza sovrastarli, sminuirli e considerarli da accantonare tout court. Ritengo che avvicinarsi in questo modo approfondito e dialettico agli sviluppi del passato consolidi e potenzi l’identità psicoanalitica in quel processo parallelo tra crescita e maturazione del corpo generale della nostra disciplina e di ognuno di noi psicoanalisti