Parole chiave: psicoanalisi; Freud; pulsione di morte; masochismo; narcisismo; depressione; melanconia; autolesionismo; suicidio
THE DEATH DRIVE
A CONTEPORARY INTRODUCTION
di R. VALDRE’
Recensione di R. Musella
La monografia di Rossella Valdrè, The death drive: a contemporary introduction – La pulsione di morte: un’introduzione contemporanea, pubblicata per ora solo in inglese con Routledge (2024), è un volume tanto piccolo quanto prezioso. Un vero cammeo che, non badando ad alcun fronzolo, va dritto al sodo affrontando il tema sconcertante della pulsione di morte con profondità, proponendone molteplici e feconde linee di sviluppo.
L’impianto metapsicologico con cui viene affrontata la Todestrieb, nel testo della Valdrè, è fedele al testo freudiano e ai contributi post-freudiani sviluppati soprattutto, ma non solo, in area francofona.
Dopo avere delineato la storia del concetto all’interno dell’opera di Freud, a partire dal Progetto per una psicologia scientifica (1895) e attraversando Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico (1911), Pulsioni e loro destini (1915) e Considerazioni attuali sulla guerra e la morte (1915), l’autrice approda ad un’attenta riflessione sulla coazione a ripetere e sul ruolo paradossale della ripetizione dei sogni traumatici come proposto in Al di là del principio del piacere (1920). Da questo punto in poi l’autrice, prediligendo il punto di vista economico, ci accompagna con mano alla tesi di fondo del suo volume che, per quanto mi riguarda, è ampiamente condivisibile. La pulsione di morte rappresenta il punto di arrivo di una riflessione metapsicologica cui Freud ha cominciato a lavorare sin dal Progetto, che può essere condensata in questo assioma: l’apparato psichico mira, innanzitutto, a scaricare le fonti di eccitamento, endo ed eso psichiche, per riportare l’ammontare di eccitamento al livello zero, o quanto meno al livello precedete. La tesi era già stata preannunciata con l’introduzione, rispettivamente, del principio di inerzia e del principio di costanza proposti nel Progetto per una psicologia scientifica. La considerazione che ne deriva è che la meta della pulsione, e se ne capirà definitivamente il senso con la pulsione di morte, mira a ripristinare lo status quo ante. L’avvento della vita induce uno squilibrio ‘economico’; la pulsione di morte mira a ripristinare lo stato precedente alla ricerca di quello stato di assenza di stimoli perturbanti che verrà definito Nirvana.
Inevitabile e ben calibrato all’interno del libro il riferimento a due capisaldi dell’impianto metapsicologico freudiano che rispettivamente precedono e seguono Al di là del principio di piacere, e cioè il narcisismo (Introduzione al narcisismo, 1914) e il masochismo (Il problema economico del masochismo, 1924). Il primo viene affrontato attraverso la ben nota chiave di lettura di Green, il quale vede nel narcisismo di morte la tendenza dell’apparato psichico a eludere attraverso la deliaison l’esistenza dell’altro, mirando, sotto la spinta della pulsione di morte, a ridurlo ad oggetto inglobato nella geografia psichica del soggetto. Per quel che concerne il masochismo, vero e proprio enigma per Freud, il saggio di Valdrè, riprendendo quanto scritto dalla stessa in Sul Masochismo. L’enigma della psicoanalisi (Celid ed., 2020), non si limita a relegare il masochismo a mera perversione sessuale ma, coerentemente con l’inquadramento freudiano, figlio della cosiddetta svolta degli anni ’20, declina il concetto nelle sottocategorie di masochismo primario, erogeno e morale. Narcisismo e masochismo condivideranno, afferma Valdrè, lo stesso triste destino in quanto, sia nell’uno che nell’altro, la libido concentrata sull’Io procurerà null’altro che dolore.
L’ultimo e, a mio avviso, più fecondo baluardo teorico affrontato nel testo riguarda la sublimazione. Ritengo che le riflessioni di Valdrè, in questo complesso aspetto, si facciano estremamente fertili e aprano a considerazioni che riprendono un tema già affrontato dall’autrice in un’altra sua monografia dal titolo Sulla sublimazione. Un percorso del destino del desiderio nella teoria e nella cura (ed. Mimesis, 2014). La sublimazione, afferma Valdrè, è data dall’effetto combinato, che Freud definisce impasto, tra la pulsione di vita e la pulsione di morte. Ecco che, da forza negativa della quale temerne esclusivamente gli effetti, la pulsione di morte si eleva a metronomo dello psichismo per diventare, infine, forza imprescindibile per il buon funzionamento della vita psicoaffettiva. Non c’è vita senza morte quindi, il che oltre che riprendere, il già citato impasto e disimpasto pulsionale di freudiana memoria e il più recente effetto della liaison e deliaison di Green, rimanda anche a suggestioni biologistiche e neuroscientifiche che vengono anch’esse proposte all’interno del testo.
Il saggio è ricco di riferimenti clinici, sempre ben articolati e collegati alla teoria sottostante, e di riferimenti culturali e artistici che riguardano vita e opere di scrittori, poeti, musicisti e registi cinematografici. Tossicofilia, autolesionismo, melanconia vengono affrontati attraverso numerose vignette cliniche, drammatici fenomeni sociali come quello dei sucidi adolescenziali legati al fenomeno del Blue Whale, e narrazioni derivate da produzioni artistiche come la storia del protagonista del film di Aronoskfy “The Whale” che affoga, fino a morirne, nella dipendenza dal cibo l’incapacità a fare il lutto o il triste destino del noto regista danese Lars Von Trier che, al culmine del successo, si è procurato un irreparabile danno d’immagine elogiando pubblicamente il nazismo.
Gli esempi fatti dalla Valdrè di artisti maledetti sull’orlo del crollo suicidario sono innumerevoli, dai musicisti Jimi Hendrix, Jim Morrison e Curt Cobain agli scrittori Cheever, Hemingway e Fitzgerald ai poeti Rilke, Virginia Woolf, Silvia Plath, ecc.…
Nell’attesa della pubblicazione della versione italiana del volume suggerisco a tutti i cultori di metapsicologia freudiana, e in generale a tutti quelli che vogliono avvicinarsi a questo affascinante tema della teoria psicoanalitica, di gustarsi fino in fondo il bel libro di Rossella Valdrè.