
Parole chiave: Psicoanalisi; Freud; femminile; maschile; perturbante; tabù; genere
Sul sangue mestruale. Leggi biologiche, costruzioni culturali, immagini simboliche, esplorazioni psicoanalitiche per un discorso taciuto.
A cura di M. C. Barducci, S. Massa Ope, G. Spagnolo
(Ed. Alpes, 2024)
Recensione a cura di Anna Agazzi
“Ogni mese aspetto il sangue, impaurita, perché se arriva significa incapacità. Sono stata di nuovo incapace di esaudire le attese altrui, che sono divenute mie”. Il racconto dell’ancella, Margaret Atwood
“Dai maschi il marchese non ci va proprio. Loro non sono come noi: diventano grandi un poco alla volta, non tutto insieme”. Oliva Denaro, Viola Ardone
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Preziosi fili colorati intrecciati, morbidi e nello stesso tempo consistenti sono i capitoli che si susseguono nel libro che mi accingo a recensire. E come un ricamo di pregio frutto di tempo, arte e dedizione, le autrici esperte e da anni studiose del femminile, ci propongono visioni sul sangue mestruale che spaziano dalla mitologia alla storia, dall’endocrinologia alla psicoanalisi, dalla religione alla poesia.
Un’opera polifonica che dà voce al sangue mestruale scoprendo un tabù che lungo i secoli ha riproposto idee stereotipate, denigratorie e discriminanti nei confronti delle donne. Già Freud ampliò il tabù delle mestruazioni al tabù della donna nel suo complesso sostenendo che ” l’uomo teme di esser indebolito dalla donna, di esser contaminato dalla sua femminilità e di mostrarsi poi incapace” (1917, 439).
Non mancano nella storia tentativi di ribellione. Come dimenticare Ipazia D’ Alessandria vissuta tra il IV e V secolo D.C. che mostrò ad un giovane allievo una pezza intrisa del suo sangue mestruale? O la menstrual art diffusa nei più recenti anni 70 in Occidente?
Il volume presentato contribuisce a mantenere viva una strada tracciata secoli or sono, con il pregio di connettere il passato alle domande urgenti e ancora senza risposta sul femminile del tempo presente e futuro.
“Dare un nome esatto alle cose è il primo passo per un autentico riconoscimento” viene ricordato nell’introduzione dalle curatrici.
Immediatamente il primo capitolo di M.C. Barducci si addentra con passione nella dimensione del sacro inteso come mistero perturbante, una mescolanza di elementi che il sangue mestruale si porta dall’antichità. Un tipo di sangue che differenzia innegabilmente il femminile dal maschile e che sancisce una separazione tra il mondo delle donne e quello degli uomini. La donna mestruata isolata in una capanna e i rituali connessi sviluppatisi nell’antichità rimandano all’idea della donna che dialoga “con forze oscure e potenti in cui morte e vita sono intrecciate, che lei può reggere e attraversare, ma dalle quali l’uomo deve tenersi a distanza”. Recuperare nel presente il rimosso soggettivo e quello culturale significa ridare all’evento mestruo la dimensione sacra intesa come complessità che accoglie le contraddizioni, l’ignoto, le ambivalenze evitando la deriva divina che ingessa e appiattisce.
L. Accati premette che il cristianesimo del mondo occidentale è una rilettura della religione ebraica. Nel contributo l’autrice descrive le sottili e nascoste trasformazioni che molti simboli hanno subito sancendo il passaggio di potere dalla donna all’uomo e dall’uomo a Dio. Tra queste il sangue mestruale diventato vino, cioè simbolo del sangue di Cristo, sposta il potere dalle donne agli uomini. Non dimentichiamo poi la figura della Madonna e dell’Immacolata Concezione che veicola l’idea della donna come mero contenitore sine macula. Interessante pure il concetto del perdono che nella religione ebraica viene regolato tra la vittima e l’aggressore mentre nel cristianesimo è Dio a concedere il perdono, non la vittima.
G. Amurskaja conoscitrice dell’ortodossia russa aiuta a comprendere il significato dell’impurità femminile che permane tutt’oggi all’interno della religione negando alle donne nel periodo mestruale per esempio l’accesso alla comunione. L’autrice sottolinea come il sangue nella cultura pagana slava era associato all’idea di forza, ricchezza e salute. Molto diversa l’ortodossia russa che incamera la visione del cristianesimo greco dove la femmina produrrebbe sperma impuro espulso con le mestruazioni. Stessa sorte tocca alla figura di Baba Yaga personaggio apprezzato delle fiabe russe che da giovane e bella donna esperta di maternità, si trasforma in una vecchia malvagia demonizzata.
S. Massa Ope si addentra nei dedali del mito di Dioniso collocandovi l’esperienza del sangue mestruale. “Dioniso rappresenta il principio della Zoè, l’archetipo della vita indistruttibile”. Ogni mese Dioniso appare. Peccato che nei secoli la ricchezza del mito e la potenza generativa di Zoè sia stata sminuita e relegata ad assumere connotazioni di impurità, pericolosità e disgusto. Forse il mondo patriarcale, spaventato oltremisura dalla perturbante connessione del sangue mestruale con il mondo soprannaturale del divino, ha reagito con formazioni reattive esplicitate poi in divieti e isolamento subiti dalle donne?
O. Bartolini con invidiabile chiarezza espositiva illustra l’interazione tra componenti neuro-ormonali e correlati psichici durante il ciclo mestruale e la sindrome premestruale, la pubertà, la gravidanza, il puerperio e la menopausa. Un’attenta disamina dei diversi ormoni delle relative specifiche funzioni connesse alle loro fluttuazioni ci guida nella comprensione di sintomatologie specifiche ricorrenti nelle donne basate su spiegazioni scientifiche.
G. Spagnolo analizza la correlazione del menarca al sentimento della vergogna, alimentato quest’ultimo dalla società androcentrica in cui viviamo. Citando S. Vegetti Finzi l’autrice ricorda che la comparsa delle mestruazioni segna “uno scarto tra pubertà e femminile quella maschile, più ritardata, produce tra i due sessi una dissimmetria difficilmente colmabile”. Pure la scomparsa permanente delle mestruazioni contraddistingue un’altra fase di profonde trasformazioni dove bellezza, giovinezza e generatività materna vengono perse. La sublimazione può aiutare il superamento delle discontinuità essenziali dove il “niente è più come prima” necessita di significati nuovi. Tra la comparsa e la scomparsa definitiva del sangue mestruale, la gravidanza e il parto, viste come auspicabili scelte consapevoli di ciascuna donna, portano le loro insidie, ben descritte nel contributo. Diventare donna significa incontrare e cercare di rielaborare le componenti inconsce individuali e collettive di cui tutti questi appuntamenti sono impregnati.
P. Russo ci dona stralci di un’autobiografia inedita scritta negli anni 50 da una giovine alle prese con “l’indicibile mistero del sangue mestruale”. Interessante il confronto tra quell’epoca con le relative credenze e usanze e l’attualità, indagata attraverso un questionario somministrato a ragazzi e ragazze dai 13 ai 18 anni sul tema delle mestruazioni. Dai tempi dell’interdizione alle donne mestruate dalla preparazione della salsa di pomodoro, la ricerca mostra sostanziali cambiamenti sociali: l’accettazione generalizzata delle mestruazioni come fenomeno fisiologico consente il passaggio dall’indicibile al dicibile e una maggiore naturalezza nel parlarne. Ma… non è tutto risolto con il politically correct… i tabù evocati dal sangue mestruale continuano ad interrogare il profondo soprattutto in una società dove “l’accelerazione tecnologica e la realtà virtuale ci rendono sempre più connessi e sempre meno in relazione. Anche con noi stessi. Anche con il nostro corpo”.
R. Corsa riprende e approfondisce come l’uso massiccio delle biotecnologie abbia dato origine a nuovi modelli di relazione sia con il proprio corpo che con quello altrui. L’autrice, con documentate ricerche, analizza il fenomeno delle richieste di transizione di genere riflettendo sull’aumento delle richieste di riassegnazione da parte di giovani ragazze. Tutto ciò avviene in un ’epoca post-narcisistica connotata da appiattimento, visione bidimensionale e un vagare nell’indistinto che rende molto difficile abitare i territori del limite, delle differenze, della fantasia e del pensiero non per forza agito. Il “senza sangue”, la cancellazione cioè del femminile e del sangue mestruale come realtà fattuale appartenente alle donne è “un’inedita e modernissima forma di violenza contro il genere femminile che conduce all’annientamento dell’identità e della soggettività della singola donna”.
N. Chiaverini chiude l’interessante volume con la poesia “che è anche luogo di resistenza contro la superficialità, perché richiede al lettore una modalità di tempo lenta”. Dal volume “Fil rouge. Antologia di poesie sulle mestruazioni” ne sceglie alcune seguendo filoni tematici quali la ciclicità, l’impurità, il rapporto generazionale con le madri e la scomparsa delle mestruazioni.
[…]
Vita a me regalata
E vita ridonata
Così si compiva il cerchio
Di vita-morte-vita
Così m’accompagni ora
Nel medesimo viaggio rovesciato
Il rosso filo d’Arianna
Della mente.
Solo alcuni fili dei molti contenuti nel libro ho utilizzato per un ricamo provvisorio. Scoprire quelli rimasti, per ragioni di spazio, nel volume, è un invito che riserverà molti nuovi intrecci forieri di pensieri e articolazioni.
Riferimenti bibliografici.
AtwoodM. Il racconto dell’ancella, Mondadori, 1988
ArdoneV. Oliva Denaro Einaudi, 2021
Barina A., Magazzeni L. Fil rouge. Antologia di poesie sulle mestruazioni. CFR, Milano, 2015
Freud S. (1917). Il tabù della verginità. O.S F., 6.