Francesco Conrotto (2014)
Ripensare l’inconscio
FrancoAngeli, pp. 111
L’inconscio è il concetto centrale della psicoanalisi. Benché questo concetto fosse già presente in alcuni aspetti della cultura filosofica e soprattutto nella medicina romantica, è stato ad opera di Freud che è diventato l’asse portante di una nuova disciplina e di una nuova visione dell’uomo.
Identificato, dapprima con il rimosso, la condizione di inconscietà è stata progressivamente estesa a molteplici aspetti del funzionamento della mente.
Contestato e duramente criticato sia dalla scienza medica ufficiale, sia da una certa parte della psicologia e della psichiatria, questo concetto ottiene ora il riconoscimento della sua importanza dalle scienze neurobiologiche e dalla linguistica oltre che ovviamente dalla psicoanalisi post-freudiana.
Le ricerche più recenti tendono a spostare l’attenzione dai suoi supposti contenuti alle leggi che regolano il funzionamento dei processi psichici che sono al di fuori della coscienza, per cui è possibile immaginare l’inconscio come un sistema semiotico e semantico. Pertanto, esso è definibile come un processo psichico creatore di segni e di significati.
Francesco Conrotto è analista di training della SPI della quale è stato responsabile dell’istituto di insegnamento dal 2007 al 2013. La sua ricerca si è rivolta principalmente agli aspetti epistemologici e metapsicologici della teoria psicoanalitica. E’ autore di numerosi articoli e saggi pubblicati in riviste italiane e straniere e di volumi collettanei. Ha pubblicato Tra il sapere e la cura (Franco Angeli, 2000); Per una teoria psicoanalitica della conoscenza (Franco Angeli, 2010) e ha curato il fascicolo monografico della Rivista di Psicoanalisi. “Statuto epistemologico della psicoanalisi e metapsicologia” (Borla, 2006).