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“Relazioni perverse” di S. Filippini. Recensione di N. Muscialini

17/01/24
"Relazioni perverse" di S. Filippini. Recensione di N. Muscialini 1

Relazioni perverse.
La violenza psicologica nella coppia
Sandra Filippini
Franco Angeli (2005)

Recensione di N. Muscialini

In questi giorni in cui siamo sconvolti dalle notizie delle numerose (118 nel 2023 e 5 già nel 2024) morti di donne e ragazze per mano di un uomo che diceva di amarle vorrei ricordare una collega che è stata una maestra per tutti noi e in particolare per chi, occupandosi di vittime,  si districava in un labirinto teorico e operativo non ancora collaudato poiché i protocolli di azione e le riflessioni cliniche non erano  ancora  state affrontate in maniera così organica né specifica come oggi quando è stato pubblicato il testo.

Il libro di Sandra Filippini, Le relazioni perverse, diventa così una “Memoria per il futuro”, una testimonianza della strada percorsa nella comprensione delle dinamiche della violenza nella coppia ma anche l’indicazione di una via da percorrere qualora ci si imbatta nella propria pratica clinica nelle vittime o nei carnefici.

Di questo testo che fa un po’ da bussola per chi si imbatte o lavora sul maltrattamento e sulla violenza contro le donne sono state già fatte recensioni da parte di colleghi SPI, anche per ricordare la collega Sandra Filippini prematuramente scomparsa e il suo lavoro in questo specifico ambito di intervento. Nel 2007 scrivono M. Rossi Monti e S. Nicasi  e nel 2016  G.  Bartolomei e R. Vaccaro. Questa recensione vuole essere un altro richiamo alle riflessioni dell’autrice, utili nell’orientaci nel lavoro clinico ma anche nel tentativo di cercare nuove modalità per stimolare cambiamenti culturali e sociali che possano aiutare nel debellare questo orribile e intollerabile fenomeno.

Il libro è innanzitutto una riflessione psicoanalitica sulle relazioni perverse nella coppia, dinamiche da cui, quasi sempre, scaturiscono le forme più brutali di violenza relazionale: manipolazione, annichilimento, omicidio psichico, stalking, maltrattamenti.

La Manipolazione affettiva e la perversione relazionale sono infatti molto frequentemente i precursori di femminicidi e di altri tipi di comportamenti violenti che esordiscono quasi sempre nel momento in cui le donne decidono di interrompono la relazione con l’uomo abusante.

Fortunatamente le donne, soprattutto quelle giovani, sono più informate e consapevoli su queste dinamiche e troncano più velocemente una storia in cui subiscono maltrattamenti rispetto a quanto accadeva in passato in cui il tempo medio per chiedere aiuto era stimato in circa sei anni o 30 aggressioni. Se da una parte ciò è un bene dall’altra questa determinazione ad essere libere le espone a maggiori rischi perché il momento in cui una donna rischia maggiormente di essere uccisa è quando decide di separarsi dal partner violento.

L’autrice chiarisce all’inizio della trattazione qual è il suo vertice osservativo, ovvero quello psicoanalitico, che non può però prescindere – aggiunge- dalla sua attività di aiuto alle donne presso il Centro Artemisia di Firenze. I due vertici, afferma, partono da presupposti diversi, non sempre conciliabili come spesso lo sono i due differenti tipi di interventi volti il primo alla clinica, il secondo a sostenere autonomia e garantire sicurezza.

Scrive Sandra Filippini nell’introduzione del libro “l’intervento psicoanalitico (in genere, nda) cerca di salvaguardare coppie che non riescono a funzionare se non producendo dolore in uno o entrambi i componenti”; quello dei centri antiviolenza mira a rendere consapevole la donna di essere il soggetto debole che si trova a vivere situazioni di svantaggio, sfruttamento e abuso.

Ho trovato molto utile coniugare i due vertici di osservazione quando iniziai ad occuparmi della Cura e della presa in carico di donne e bambini vittime di violenza in un servizio ospedaliero appositamente ideato per garantire sia l’intervento in emergenza (pronto soccorso) che la continuità assistenziale. Se nella fase di emergenza è prioritario occuparsi delle fratture, delle ferite del corpo, di effettuare un’adeguata refertazione di quanto osservato e riferito e mettere in protezione la vittima, in un secondo momento è necessario aiutare la donna a superare le lacerazioni psichiche e riprendere in mano la propria vita.

“Assieme al dolore del corpo violato, strappato, spezzato, bruciato, sfigurato dall’acido, la donna esperisce sentimenti di annichilimento, prostrazione, obnubilamento; può essere invasa da sensazioni di non esistenza e dalla morte psichica. Diventa insicura, dubbiosa, bisognosa di aiuto e supporto anche per svolgere semplici compiti quotidiani o prendere decisioni che paiono scontate.

Le conseguenze della violenza prolungata sono infatti profonde alterazioni nella personalità, nelle modalità di percepire sé stessa e il mondo circostante, (..) alterano le capacità di critica, di giudizio e di interpretazione della realtà. Viene minato il senso profondo di essere donna e se si hanno figli anche quello di essere madre. Queste alterazioni del funzionamento psichico diventano la prigione che impedisce loro di fuggire dal proprio carceriere. Una vera e propria condizione di inabilità” (Muscialini 2022).

Dalla lettura del libro possiamo ricavare preziose indicazioni e mettere a frutto l’esperienza e le riflessioni che generosamente Sandra Filippini ci offre. Questo si rivela più che mai auspicabile per psicoanalisti e psicoterapeuti visto il persistere del fenomeno della violenza di genere e l’aumento dei femminicidi anche nelle coppie di ragazzi giovani nei quali, fino a pochi anni fa, la dinamica violenta seguiva regole e modalità molto differenti da quelle agite nelle coppie adulte più stabili e strutturate.

L’elemento innovativo e la capacità di preveggenza del testo di Sandra Filippini è di avere definito con precisione le dinamiche della violenza psicologica e delle relazioni perverse prima ancora che questo diventasse consuetudine nella pratica quotidiana dei centri antiviolenza e nella normativa.  Nel 2005, anno di pubblicazione del libro, il sostegno alle vittime di maltrattamenti era offerto per lo più da centri antiviolenza che operavano in maniera volontaristica: donne di estrazione femminista si facevano carico della cura che prevedeva la presa di consapevolezza e l’accompagnamento all’uscita dalla violenza quando ancora questi percorsi non erano istituzionalizzati e strutturati in linee guida.

La distinzione e chiarificazione operata da Sandra Filippini dei concetti di narcisismo, perversione, narcisismo perverso e perversione relazionale, hanno rappresentato un punto di partenza non scontato di ciò che è necessario attivare per l’aiuto alle vittime ma anche nella comprensione della personalità e dei meccanismi psichici degli abusanti. Questo ultimo punto è fondamentale sia in sede processuale che clinica, sicuramente per la parte lesa ma anche per gli autori di reato.

In quegli anni non era ancora presente nella mente dei giudici, avvocati, terapeuti e volontarie, che si poteva\doveva intervenire con gli uomini violenti per minimizzare i danni degli agiti o le recidive di reato.

Chi, allora, aveva in mente i costrutti di Sandra Filippini è riuscito a fare proposte innovative, fantascienza per l’epoca, come l’attivazione di interventi specifici indirizzati agli autori di reato da effettuare anche in maniera “coatta” e in sede di giudizio; provvedimenti necessari e imprescindibili se si vuole agire con efficacia sull’eliminazione della “violenza del genere” (S. Thanopulos, 2023, comunicazione personale).

Le relazioni perverse ha dato la possibilità a moltissimi professionisti di riconoscere, refertare e fare entrare nella definizione normativa e nella pratica giurisprudenziale la violenza psicologica, il gasligthing, il controllo, le minacce, l’intrusione e lo sconvolgimento nella vita della donna, configuratesi in seguito in specifici reati come ad esempio, “lo stalking” (2009).

L’autrice descrive in maniera organica e precisa come un uomo che compie violenza operi la deumanizzazione della vittima, lo sfruttamento, la manipolazione e gli intenti “correttivi e punitivi” agiti verso la propria partner diventano così una cosa logica e una necessaria conseguenza.

Sandra Filippini sottolinea la natura ego sintonica di questi comportamenti ben “mimetizzati dietro facciate di normalità” e apre così la strada per le riflessioni sulle strategie di presa in carico clinica e le forme di controllo sociale per gli uomini che agiscono maltrattamenti. Controllo non meno importante del lavoro di “psichizzazione del maschio” (T. Baldini, 2023 comunicazione personale) poiché questi reati hanno un’elevata percentuale di recidiva e sono compiuti con diverse partner anche dopo avere scontato una pena. Sanzione, punizione che da sola non è un deterrente efficace; gli episodi narrati quotidianamente dalla cronaca ne sono una dimostrazione lampante.

Altro aspetto molto importante nel testo è la descrizione precisa di ciò che può provocare il ritardo nella presa di consapevolezza e nella richiesta di aiuto delle vittime. Ciò è uno dei nodi cruciali nella narrazione di questi crimini e della loro giustificazione: la domanda più frequente posta in discussioni e convegni è ancora “perché la donna non se ne è andata via prima?”; domanda che fa il paio con quella posta alle vittime di stupro “come eri vestita?”, così come l’affermazione ,“ma anche gli uomini subiscono violenza dalla partner e vengono uccisi”.

La presenza di figli minacciati o usati come strumenti di ricatto, la disparità economica della vittima, così come la naturale predisposizione della donna a salvare una relazione compromessa, sono elementi che aumentano gli ostacoli già presenti in un percorso per la liberazione; comprenderne la portata contribuisce a neutralizzare le difficoltà che si incontrano in questo difficile cammino verso la libertà.

Il testo è uno dei primi a sistematizzare concetti che oggi si danno per acquisiti come ad esempio il gaslighting e il cinismo che guidano le strategie di manipolazione psichica “Il cinico riesce a convincere gli altri, ad influenzarli, ad indurre in loro sensazioni e comportamenti che essi non voglio provare. Riesce a far sentire gli altri colpevoli al suo posto manipolandoli”.  Nominare i fatti criminosi in maniera chiara e sottolinearne la complessità ha permesso di tracciare il primo necessario confine per non invocare giustificazioni alle azioni violente, precisando che il male, oltre ad essere banale, è sempre una scelta.

Nessun abuso o trascuratezza subiti, nessuno stress, nessuna malattia psichiatrica può giustificare la decisione di un uomo di umiliare, ferire, spezzare la compagna o l’ex partner. La violenza è sempre una scelta che si può evitare con un atto di volontà, con intenzione e con l’ammissione della propria responsabilità.

Nelle perversioni relazionali, specifica Filippini, si vuole controllare, esercitare il potere sulla vittima, ci si vuole appropriare della sua vitalità e della sua autostima; la donna viene vampirizzata e “quando è svuotata, le viene lasciata un po’ di tregua o si passa ad un’altra vittima”. Quando la donna decide di separarsi e l’uomo non può più sottrarle ciò che ha di buono e vitale, è il momento in cui il ”maschio” inizia a provare “invidia e odio per la donna ” come conseguenza delle sensazioni di vuoto e sentirsi disabitato; questo stato mentale potrebbe essere alla base di alcuni agiti estremi dove all’uccisione della ex compagna e anche dei figli, può seguire il suicidio.  Questa lettura psicodinamica non giustifica certo i gesti criminali ma può dare indicazioni precise sui rischi in cui può incorrere una donna, ma anche l’uomo stesso, nel momento di interruzione della relazione.

L’autrice nel libro accompagna le considerazioni cliniche e teoriche ad un’analisi sulla legittimazione culturale e sociale della violenza che sappiamo rendono complesso e arduo lo sradicamento di questo flagello.

Pur sapendo che alcune forme di violenza sono mutate nell’espressione per lo sviluppo e utilizzo delle tecnologie, la matrice culturale è la stessa da secoli, ad ogni latitudine del mondo, così come lo sono le conseguenze sulla vita di una persona. Non meno invalidanti sono gli effetti del revenge porn o altri reati informatici di quelli dello stupro e di altri reati sessuali o reputazionali (Muscialini, 2020).

Il libro ci invita a comprendere che una specifica e mirata formazione sulla violenza nelle coppie e sulle dinamiche che ne sono alla base permetterebbe ai terapeuti di dare un concreto aiuto nella salvaguardia dell’incolumità di una vittima e nell’attività di eliminazione della violenza di genere. Nessuno, auspico, può sentirsi sollevato da questo impegno ne sottrarvisi perché, se è vero che una donna su tre subisce violenza (il 30% delle gestanti, il 40% di donne con disabilità,ecc,), ognuno di noi incontra regolarmente una vittima nella propria attività professionale o nella propria vita privata.

L’eredità e la contemporaneità del lavoro di Sandra Filippini consistono quindi in questo: credere nella necessità di proseguire un percorso di approfondimento clinico che non sia scollegato da interventi di azione sociale e dalla riflessione psicanalitica e culturale.

Bibliografia

G. Bartolomei, R. Vaccaro “Perversione relazionale”, 2016, Spiweb.

S. Filippini “Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia” 2005, Franco Angeli.

 N. Muscialini “Da sofferenza privata a cura collettiva. Azioni concrete per la prevenzione e il contrasto della violenza contro donne e bambine “ 2022. https://www.psicoanalisiesociale.it/da-sofferenza-privata-a-cura-collettiva-nadia-muscialini/

N. Muscialini in “Revenge Porn. Aspetti giuridici, informatici  e psicologici” 2019,  Giuffrè Francis Lefebvre.

https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia/numero-delle-vittime-e-forme-di-violenza#:~:text=Il%2024%2C7%25%20delle%20donne,5%25%20da%20colleghi%20di%20lavoro.

S. Nicasi in “Contrappunto. Materiali di lavoro dell’Associazione Fiorentina di Psicoterapia Psicoanalitica” 2007, 38, 87-90, Pubblicata in SPIweb per gentile concessione della Rivista Contrappunto.

M. Rossi Monti “Relazioni Perverse. La violenza psicologica nella coppia”, in Rivista di Psicoanal. 2007, 53:554-557.

Vedi anche:

Riflessioni intorno al pensiero di Sandra Filippini

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