GINO DE DOMINICIS
Mark Solms: The Hidden Spring – un viaggio alla fonte della coscienza
Profile Book Ltd, Londra, 2021
Considerando le attuali ricerche sui sistemi emozionali che mostrano come queste, le emozioni, siano percepite come affetti consci, mentre i processi cognitivi sono in parte inconsci, M. Solms, in The Hidden Spring, si chiede se sia possibile avere un modello psicoanalitico che includa la Coscienza. Freud ha trascurato lo studio della coscienza per enfatizzare, in quel momento storico, la scoperta dell’inconscio, pertanto, la Coscienza è rimasta a lungo prerogativa della filosofia (qualità) e della neurologia (quantità). Questo libro le attribuisce il giusto valore all’interno del panorama neuroscientifico, psicoanalitico e filosofico, proponendo una nuova teoria della Coscienza. La sua sfida è riuscire a fornire alla psicoanalisi (e alle neuroscienze) un concetto di Coscienza, ancora considerato “non familiare” “perturbante” (Uncanny) all’interno del corpo teorico Freudiano. Il perturbante lo incontriamo in apertura del libro, in un episodio privato da egli descritto, in cui qualcosa di familiare diventa improvvisamente perturbante, e scuote il piccolo Mark, che si chiede di cosa sia fatta la mente e quanto ci trasformi trasformandosi .
Freud, trovando la coscienza erratica, incoerente, non facile da descrivere con le ricerche scientifiche del tempo abbandonò il Progetto in cui avrebbe dovuto veicolare conoscenze ancora non di facile lettura. Scriveva infatti “La biologia è davvero una terra di possibilità illimitate. Possiamo aspettarci che ci dia le informazioni più sorprendenti…” (Freud, 1920, SE, p.83), ma allora il suo studio, non era funzionale alla giovane teoria appena nata . Oggi, Solms, riprende questa indagine sostenendo che pensieri e sentimenti possano essere studiati neuroscientificamente. Per farlo ribalta innanzitutto il primato della corteccia (fallacia corticale) nel dar luogo a rappresentazioni, ponendo all’origine del mondo psichico gli affetti, i sentimenti e le emozioni. Per l’essere umano i sentimenti sono l’unico modo per monitorare i propri bisogni biologici, adattandoli a condizioni ambientali non sempre prevedibili; i sentimenti consentono di dare priorità all’azione per fare le scelte migliori per sopravvivere. Se non avessimo queste esperienze continuamente, se non fossimo quindi consapevoli dei nostri sentimenti, come potremmo navigare in un mondo di incertezza, si chiede.
Il “nucleo” attorno al quale si sviluppa il libro “The Hidden Spring” può essere racchiuso nelle seguenti domande:
Perché e come sorge la Coscienza? (pag. 190)
Da dove viene? (pag. 84)
Se le esperienze coscienti non hanno alcun ruolo nel funzionamento del mondo fisico, perché esistono? (p. 243)
Partiamo subito dalla teoria corticale della Coscienza che, come esemplificato nel libro, egli non ritiene avere alcuna validità visto che sia gli animali che gli esseri umani possono essere coscienti anche in assenza della corteccia.
Diverse regioni della corteccia ricevono input diversi da ciascuno dei nostri sensi speciali, che generano diversi qualia fenomenici associati a quei sensi, ma hanno bisogno di un “Io” senziente per essere dichiarati. Cosa succede se mancano le funzioni della corteccia? Egli suggerisce di osservare gatti decorticati o bambini idroanencefalici. Questi bambini non hanno una corteccia funzionale, ma ridono, piangono, sorridono e muovono gli occhi in risposta al contesto. Mentre se una parte del tronco cerebrale è distrutto la coscienza svanisce. Quindi ne deduce che è il “Sistema Reticolare Attivante”, di concerto con altre parti del tronco cerebrale superiore, a generare la Coscienza: che tipo di Coscienza? La Coscienza affettiva.
Newman e Baars descrivono la Coscienza come “spazio di lavoro globale” generato nella corteccia dal talamo (p. 84). G. Tononi sostiene che la Coscienza è funzione di quanta informazione integrata riusciamo a processare(p.85). Crick e Kock ipotizzano che la sincronia delle oscillazioni gamma nella corteccia leghi e memorizzi l’esperienza (p. 85). Tuttavia, nessuna di queste teorie suggerisce la risposta al perché tutta questa integrazione di informazioni dia origine all’esperienza cosciente.
Seguiamo l’Autore, cap. 7, mentre si chiede che cosa sperimentiamo, percependo, che ci conduce direttamente alla fonte della Coscienza?
Quando la paziente di Claparède si rifiutò di stringergli la mano, la paziente non sapeva il perché del suo rifiuto. Presumibilmente provava una certa avversione a farlo (p. 86).
Lo stesso vale per la paziente di Sperry: si sentiva imbarazzata, ma non sapeva perché. In altre parole, era inconsapevole della causa oggettiva del suo sentimento (le immagini pornografiche), ma non dei sentimenti soggettivi che le accompagnavano (il suo imbarazzo) (p.86).
Ciò sembra essere accaduto anche con la bambina idroanencefalica mostrata in fig. 5: mostrava piacere soggettivo quando le veniva posto in grembo il fratellino, anche se non poteva conoscere la causa oggettiva del suo sentimento, poiché era del tutto priva di immagini corticali (p. 86).
Quindi ne conclude che ciò che si sperimenta è “sentimento”. “Il sentimento è necessariamente conscio” scrive (p.87).
La fame, la sete, la sonnolenza e così via sono le forme più semplici di sentimento. Sono affetti corporei a valenza edonistica: sono percepiti buoni o cattivi, come quelli emotivi più complessi quali l’angoscia della separazione, che è una spiacevole sensazione a cui rispondiamo cercando il ricongiungimento con l’oggetto della separazione. Oppure la paura che evitiamo fuggendo il pericolo. La fame, la sonnolenza, la paura, l’angoscia separativa, sono percepiti come sentimenti negativi, liberarsene, al contrario, è percepito come piacevole, anche se in modo diverso per i differenti affetti (p.97). I sentimenti ci spingono quindi a fare qualcosa di necessario, soddisfarli, liberarsene, dismetterli in un qualche modo. In questo senso sono misure della richiesta di funzionamento psichico. Penso che tutti noi abbiamo in mente Freud e le pulsioni: pulsione come misura della richiesta di lavoro fatta alla mente in conseguenza della sua connessione con il corpo.
Per riassumere: gli affetti sensoriali sono contemporaneamente sentimenti interni e percezioni esterne (p.143). Quando i bisogni vengono percepiti come affetti, li descriviamo come a valenza positiva o negativa. Ciò significa che possiedono un valore soggettivo: ci fanno sentire bene o male (p.192). In altre parole, l’autore sta dicendo che non possiamo avere un sentimento senza provarlo. I sentimenti sono sempre coscienti. Ma il “Viaggio alla sorgente della Coscienza” di Solms non finisce qui. Il libro approfondisce i meccanismi che stanno alla base del sorgere della Coscienza: cioè la regolazione omeostatica dei sistemi viventi (sistemi auto-organizzati).
Tutti i sistemi auto-organizzati esistono producendo ordine dal caos. Poiché devono occupare una gamma limitata di stati fisici (Friston li chiama stati “attesi”), la loro omeostasi li mantiene all’interno di questa gamma limitata di stati e non possono sopravvivere al di fuori di questo intervallo.
Per Damasio, e anche per Solms, l’affetto è una forma di omeostasi; poiché gli affetti sono generati dalla Coscienza, di conseguenza, la Coscienza controlla questa omeostasi. Ad esempio: se si sta affrontando un evento inaspettato e non si è sicuri di cosa fare, ci si sente non a proprio agio con questa nuova situazione imprevedibile, così la Coscienza arriva in soccorso. Ciò significa che la Coscienza sorge quando il comportamento automatico porta all’errore (prediction error, free energy, sorpresa, per citare alcuni termini di Friston). È come chiedersi:
“Sopravviverò se faccio questo? Più la risposta è incerta, peggio è per il sistema” (p.169). Per sopravvivere, quindi, bisogna minimizzare gli imprevisti. “Man mano che la probabilità diminuisce, la sorpresa aumenta. La sorpresa misura l’improbabilità che un evento accada; l’entropia misura l’improbabilità prevista (in media). Quindi, la sorpresa, come l’entropia del modello, è una cosa negativa per gli organismi viventi” ( pag.172).
Quindi, l’aforisma di Freud : “…sorge la Coscienza invece della traccia mnestica” significa che la Coscienza sorge quando il comportamento automatico porta all’errore. La Coscienza sorge di sorpresa (affetto), per regolare gli errori di predizione.
Concludo con tre importanti riflessioni ponte fra psicoanalisi e neuroscienze.
Prima.
Da dove viene la conoscenza di base, prima che il sistema abbia raccolto prove sul mondo? La risposta è che i nostri “stati attesi” fondamentali siano codificati dalla nostra specie come punti di stabilizzazione omeostatici innati – quantità determinate da ciò che ha funzionato per i nostri antenati (p. 188).
Nasciamo attrezzati, a seconda della specie, per affrontare la fame, la sete, la paura, la rabbia. Queste predizioni innate sono chiamate istinti, riflessi, sono strumenti di sopravvivenza ereditati, che devono essere integrati da esperienze (apprendimento dall’esperienza). Che tipo di esperienza? L’esperienza affettiva primordiale del – piacere/dispiacere -, questi sentimenti sono la nostra coscienza affettiva che ci guida in situazioni nuove e inaspettate (prediction error, sorpresa) attraverso la prioritizzazione selettiva del fatto saliente.
Seconda.
La forma ideale di cognizione è l’automaticità, ciò vuol dire che prima ci liberiamo della Coscienza, più efficace è il funzionamento del sistema (p.224). La tendenza della psiche è dunque prevedere, ridurre gli errori di predizione e funzionare in automatico.
Se la cognizione corticale è inconscia quindi, imparare dall’esperienza, cosa comporta? Imparare dalle esperienze genera un modello gerarchico del mondo che produce previsioni sullo stesso mondo che devono essere verificate. L’obiettivo di qualsiasi esperienza di apprendimento è passare dallo stato dichiarativo allo stato non dichiarativo, poiché lo stato non dichiarativo comporta la quantità minima di lavoro (minimizzare l’energia libera, automatizzare). La memoria non dichiarativa genera risposte procedurali, mentre la memoria dichiarativa genera immagini. Entrambi gli stati, attraverso la memoria di lavoro e la memoria a lungo termine, procedono a testare le ipotesi generate dal contesto (interno o esterno). Pertanto, la corteccia aiuta il sistema a funzionare per impostazione predefinita (automatismi) e interviene attivamente solo quando la Coscienza segnala l’errore (che non consente al sistema di funzionare automaticamente) per correggerlo.
E terza, ultima, ma non meno importante riflessione.
Invertendo le dipendenze causali che hanno generato il modello predittivo, il cervello produce le nostre inferenze percettive (p.184). Cosa significa? L’autore sta postulando che la percezione procede dall’interno verso l’esterno e sempre dal punto di vista del soggetto (p.185). Va notato che questo è un modello inferenziale (modello bayesiano, Markov blanket, sistema ergodico, inferenza attiva, ne sono i riferimenti in fisica), ed è questo modello il nucleo della fisica di Friston. Il cervello non ha accesso diretto al mondo, egli sostiene, ciò che può fare, tramite il suo Markov blanket (stati attivi), è creare un modello probabilistico atteso di ciò che accade tra esso e il mondo reale, quindi utilizzare il modello generato per dedurre ciò che accade nel mondo reale e guidarne le azioni. L’azione va quindi vista come un esperimento che verifica ipotesi derivanti dal modello generativo e quindi può a sua volta aggiornare il sistema intervenendo sull’input, mentre la percezione aggiorna il sistema modificando la previsione.
Comprendiamo meglio questo concetto ricorrendo a un esperimento di S. Zeki (1993) in cui una macchia illuminata solo con luce a onde lunghe produce un record di alta luminosità per qualsiasi banda eccetto per la luce a onde medie e corte. La luce a onde medie e corte, essendo assente, non produce alcuna luminosità. Il sistema nervoso assegna così il colore rosso al record (p.214).
Nelle parole di Solms: “Il cervello assegna il rosso al mondo… lo stesso vale per le proprietà fenomeniche che caratterizzano le nostre altre modalità di percezione: suoni, gusti, sensazioni somatiche e odori. Il cervello assegna queste qualità al mondo” (p. 214 ).
Così, dove manca qualcosa, il cervello colma la mancanza assegnandogli una proprietà attesa. È come se dicessimo che il negativo per il cervello non esiste. Il cervello non può registrare qualcosa che non è mai esistito, ma può, attraverso inferenze, costruirlo utilizzando ciò che è già nel suo modello (aggiornando la memoria a lungo termine). Questa riflessione ci spinge a considerare nuove ipotesi sul negativo, non fondate sul non rappresentato.
Per concludere sul titolo: La Primavera Nascosta. Un viaggio alla fonte della coscienza, troviamo la risposta nella nota a p.135: “Il cervello è strutturalmente gerarchico. È stratificato in qualche modo come un sito archeologico, con i livelli più vecchi coperti da quelli più recenti. Da qui il titolo di questo libro: The Hidden Spring. Il nucleo più profondo del tronco cerebrale contiene le strutture più antiche, in termini evolutivi, e i livelli più alti della corteccia contengono quelle più recenti. Ciò non significa che le strutture inferiori (e più vecchie) siano meno importanti di quelle superiori (più recenti). Al contrario, funzionalmente parlando, le strutture più alte del proencefalo sono semplicemente elaborazioni di quelle più basse del tronco cerebrale.”
Rosa Spagnolo
r.spagnolo@libero.it
Vedi anche:
Mark Solms – The Hidden Spring