Legami e libertà.Lettere di Lou Andreas-Salomé e Anna Freud (2012)
Edizioni La Tartaruga, pp. 335
Recensione di Rossella Valdrè
Con la pubblicazione del bel testo curato da Francesca Molfino e Laura Bocci, la letteratura psicoanalitica e la Storia della psicoanalisi si arricchiscono di un ulteriore tassello che, in forma così completa, ancora mancava. Mi riferisco all’epistolario tra Anna Freud e Lou Salomè che, coprendo quindici anni di vita delle due donne – dal 1922 al 1937 – ci fa entrare sia in un ricco mondo personale e intimo di ricordi, confidenze, fantasie sia, come in tutte le biografie delle grandi personalità, ci introduce in un ambiente, in un clima culturale unico e particolarissimo, quell’irripetibile Europa tra le due guerre. Devastata da conflitti bellici e perdite, puntualmente descritte nel libro, ma nel contempo crogiolo vivacissimo dell’intellighenzia mitteleuropa: un’Europa che non avremo più, di cui figure come Anna e Lou sono tra le ultime testimoni. Legami e libertà attesta il magico ventennio di diffusione e ascesa della psicoanalisi nel mondo, attraverso l’angolatura tutta intima e privata dello scambio epistolare tra due figure tanto emblematiche. Una, la figlia, che inizia a scrivere a Lou a ventisette anni, e l’altra, l’allieva prediletta, ormai quasi sessantenne, l’amica e confidente a cui Freud si rivolgerà sempre con sincero affetto, tanto da affidarle l’amata Anna (ricordo che è di recente uscita anche la riedizione della biografia della Salomè a cura di Heinz Peters Lou Andreas Salomè. Mia sorella, mia sposa, 2011).
Freud si limita a farle incontrare, e resterà sempre l’ombra che le unisce, anche se il rapporto tra le due donne acquista nel tempo una fisionomia e un’autenticità sua propria. E’ speranza di Freud che Lou, donna colta e di acuta sensibilità, possa essere per la sua “cara Anna” quel modello di riferimento, culturale e affettivo, che la madre non è stata, che sappia aiutare a crescere questa figlia “fiorente e allegra … ma inibita nei confronti degli uomini per colpa mia” (23). L’intuizione di Freud si rivela esatta: dopo il primo incontro nel ’22 a Vienna del quale serberanno sempre il caldo ricordo “di chiacchierare nella mia camera, tra la stufa e il divano” (22), entrate entrambe nella Società Psicoanalitica, inizia una profonda amicizia epistolare, punteggiata da rari incontri fisici, fino quasi alla morte di Lou.
Corpus centrale del libro, le lettere: divise in sette parti, ognuna preceduta da una breve introduzione, ripercorrono cronologicamente le tappe di questo percorso. Dall’iniziale attaccamento possessivo della giovane Anna verso Lou, attraverso le molteplici vicende dei loro affetti, le perdite causate dalla guerra, lo sviluppo della psicoanalisi attraverso i primi pionieri e sempre, sullo sfondo, la malattia di Freud che le due amiche guardano con preoccupazione e riserbo. Vita e psicoanalisi, all’epoca più che oggi, costituiscono un intreccio inscindibile.
Interessante la chiusura del libro con lo scritto della Bacci sul ruolo della scrittura – chiara e semplice quella di Anna, criptica a volte e oscura quella di Lou – non solo come mezzo di comunicazione ma si può dire come strumento di soggettivazione, in un momento storico, non dimentichiamo, in cui non era scontato per una donna farsi soggetto e non oggetto di conoscenza. La Molfino, invece, (autrice attiva nel movimento femminista) correda il testo con la riflessione che sta al cuore del libro: come coniugare legami e libertà? Il forte attaccamento a Freud, “padre ideale incarnato” (306) per entrambe, con l’anelito all’autonomia? Testo dunque attualissimo, in questo senso, oltre che di lettura molto godibile non solo dallo specialista, in quanto indiretta rivisitazione sull’identità femminile. Sarà Anna, infatti, col tempo, ad allontanarsi da Lou quando trova in Dorothy Burlingham la compagna della vita, ed una collocazione sua propria, non “appendice tra te e papà” (73). Senza approfondire, il libro accenna al possibile transfert materno di Anna sulla figura di Lou, certamente figura-ponte che ne ha consentito la maturazione e lo sviluppo; ma si può a ragione affermare che la Salomè fu figura-ponte di un’intera epoca storica, personaggio affascinante e emblematico a cavallo tra i due secoli e, in qualche modo, icona di un mondo che stava per chiudersi definitivamente.
Lo scambio epistolare, ormai rarefatto, si conclude verso il ’37, anno della morte di Lou, che esce di scena serenamente, con la gratitudine che ne segnò la vita e la scoperta della psicoanalisi.
“Una cosa mi è comunque chiarissima: la gratitudine che ho verso la psicoanalisi – la mia, quella che ho sperimentato su me stessa – e di conseguenza verso tuo padre, ha fatto sì che io abbia superato questi anni senza esserne sconvolta” (Lou ad Anna, 1923).
Gennaio 2013