La loro scelta è stata quella di dare anche ad altri autori, la possibilità di contribuire alla riflessione intorno ad alcune tematiche centrali del pensiero di Bollas.Basta scorrere le brevi note bibliografiche degli autori dei lavori per rendersi conto di come Bollas abbia seminato idee, stimolato pensieri e suscitato il dialogo tra psicoanalisti appartenenti a società scientifiche di diversi paesi , e figure di spicco in altre discipline come l’architettura, l’antropologia, la letteratura. Il libro pertanto si presta ad essere letto con l’atteggiamento di chi intraprende un viaggio per luoghi solo in parte noti e piacevoli da ritrovare, ma con la possibilità di scoprire nuove angolature e prospettive e aperture di nuovi percorsi da esplorare. Disseminazioni, la prima parte del libro, si apre con il lavoro di Bollas dal titolo L’ Architettura e l’inconscio. Si tratta di uno scritto recente, pubblicato sull’International Forum of Psychoanalysis, Il lettore si trova, con l’autore, a viaggiare nelle vie, i quartieri, parchi o centri commerciali di città quali Los Angeles o Londra incontrando una serie di interessanti spunti sul rapporto tra “.. ambiente umano, costruito, e il mondo della psicoanalisi in quanto luogo deputato allo studio della vita mentale inconscia” (pag 21). Si colgono nell’articolo alcuni interrogativi riguardo al rapporto tra ambiente, in senso Winnicottiano, e ambiente naturale o creato dall’uomo e un interessante invito a cogliere l’intreccio e le reciproche interazioni tra spazi psichici e spazi di vita reale.L’articolo dialoga con quello di Adriano Cornoldi e Alessandra Chinaglia “Architettura e psicoanalisi, Natanihel Kahn e la ricerca del padre” nel quale viene dato ampio spazio all’architetto Louis Kahn (1901-1974) uno dei massimi maestri del novecento, e al dialogo interiore con lui da parte del suo ultimo figlio Nathaniel, oggi regista e autore del film My Architect (nomination all’Oscar 2004 per il miglior documentario), punto di arrivo nel percorso di ritrovamento della figura paterna, e della elaborazione della sua perdita avvenuta, per Nathaniel, all’età di soli dieci anni.Negli articoli che seguono il lettore ha modo di riscoprire attraverso gli occhi dei diversi autori, i concetti portanti delle teorizzazioni di Bollas. Joel Beck, psicoanalista di New York , si sofferma sulle caratteristiche principali del pensiero conscio e di quello inconscio riprendendo e elaborando il pensiero di Bollas espresso nei suoi diversi scritti. Arne Jemstedt, psicoanalista svedese, rielabora invece il concetto di idioma personale; Gabriela Mann, psicoanalista israeliano, riflette sull’oggetto trasformativo, quello conservativo e quello terminale. Paola Capozzi affronta il tema del lutto, riconoscendo a Bollas il valore di avere arricchito i concetti freudiani di lutto e di melanconia poiché nella perdita dell’oggetto viene vista anche la perdita della possibilità di prospettarsi un futuro, “perdita di Sé potenziali” direbbe Bollas, e dunque dell’incontro con l’oggetto trasformativo che, in quanto tale, promuove l’espressione dell’idioma personale. James S.Grotstein, anch’egli psicoanalista americano, si dedica all’oggetto aleatorio offrendo anche toccanti esemplificazioni cliniche.La seconda parte dell’antologia, dal titolo Dislocazioni conduce il lettore, per l’appunto, in altri luoghi, dando ampio spazio alle molteplici interazioni tra pensiero psicoanalitico e altre discipline: oltre all’architettura, la letteratura, l’antropologia, la filosofia.Troviamo allora il punto di vista junghiano di Vittorio Lingiardi sul concetto di Sè, mentre Anthony Molino e Wesley Shumar fanno dialogare ricerca antropologica e psicoanalisi.Joanne Feit Diehl, studiosa di letteratura e interessata in particolare all’approccio psicoanalitico ai testi poetici, propone il suo punto di vista sulla produzione estetica ipotizzando, in linea con Bollas che questa “ può essere vista come la simbolizzazione recante traccia delle relazioni oggettuali precoci in quanto queste ultime contengono i presupposti della creatività futura (pag 201) L’articolo di Giuseppina Antinucci, Il romanzo della psicoanalisi. Le nuove forme della teorizzazione di Christopher Bollas, accompagna il lettore all’intervista che conclude il libro e certamente costituisce anche una sollecitazione a leggere i due brevi romanzi scritti da Bollas rispettivamente nel 2004 2 nel 2005 (e pubblicati in Italia dalle Edizioni Antigone): Dark at the End of the Tunnel (Buio in fondo al tunnel) e I Have Heard the Mermaids Singing (Ho udito le sirene cantare) . Un Bollas inedito, come sottolinea l’autrice, ma certamente in grado di raccontare se stesso e i concetti a lui cari, attraverso un altro registro simbolico brillante, divertente, a volte drammatico come quando esprime l’angoscia per una società che sta perdendo la ricchezza dell’inconscio. Una società, ribadisce in diversi momenti Bollas, che ha vissuto una Catastrofe (concetto che aleggia in entrambi i racconti e che è realtà – quella degli attentati sconvolgenti a opera dei terroristi e delle guerre tra occidente e oriente, – e allo stesso tempo metafora) dopo la quale sono venuti meno i punti di riferimento e le identità personali e collettive. Questi temi complessi e sofferti vengono rilanciati da Anthony Molino nell’intervista dal titolo Cantare la catastrofe che da il titolo all’ultima parte del libro.Si tratta di pagine molto intense e toccanti In esse è possibile cogliere la molteplicità degli aspetti del pensiero di Bollas, la versatilità della sua persona in grado di spaziare, come del resto tutta l’antologia mostra, dalla letteratura alla filosofia, alla psicoanalisi, all’arte , alla politica. L’ultimo Bollas, quello dei romanzi e dei testi teatrali è molto in primo piano. In essi, come egli stesso afferma, è più libero di esprimere l’’articolarsi dei suoi pensieri. Anche in questo caso, come per l’architettura, la cornice, vale a dire lo stile , permette l’espressioni di parti diverse di se.Non mancano nell’intervista passaggi forti in cui anche il mondo psicoanalitico è oggetto di critiche sostanziose : “La psicoanalisi rischia di diventare un oggetto di consumo, immesso sul mercato da mediatori che lavorano all’interno di una struttura intellettuale corporativa. Se non sono ottimista sul futuro a breve termine (e non ho evidenza di un grande cambiamento nel pensiero occidentale, tantomeno nella psicoanalisi), non sono però pessimista per ciò che riguarda il futuro a lungo termine. La teoria psicoanalitica è stata una grande rivelazione nella storia della coscienza occidentale. Se è stata repressa, come sembra che sia, certamente un giorno farà ritorno” (pag 265).