Parole chiave: Psicoanalisi; Freud; Sessualità; Pulsione; Istinto; Laplanche
La sessualità nella psicoanalisi contemporanea. Aspetti teorici e clinici
a cura di S. Maschietto (Roma, NeP Edizioni, 2024)
Recensione a cura di A. Agazzi
Il volume La sessualità nella psicoanalisi contemporanea. Aspetti clinici e teorici, curato da Simone Maschietto, raccoglie i contributi dei relatori invitati nelle giornate di studio organizzate a Milano il 10 giugno e il 16 settembre 2023 dalla Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica Individuale dell’Adulto (SPP) lombarda.
L’opera nel suo insieme si connota per il pregevole sforzo di capire fenomeni ancora relativamente nuovi non solo in senso cronologico, ma nella loro necessità di esser indagati a fondo. Gli studiosi in modo coraggioso cercano di spingersi verso l’ignoto invece che rifugiarsi nel già pensato-già conosciuto, consapevoli che è più ciò che resta da capire rispetto a quanto si è capito e che le ipotesi sono in attesa di convalida e di nuove articolazioni.
Merito dei lavori presentati è il saper coniugare la lunga pratica clinica con la ricerca di modelli teorici e strumenti tecnici in grado di riflettere i profondi cambiamenti sociali in atto. L’essere chiusi per tante ore in una stanza-laboratorio con i pazienti va di pari passo con la doverosa apertura al cangiante e inquietante mondo esterno. Estesa inoltre la ricerca bibliografica e le salde radici teoriche da cui tutti gli autori prendono spunto per andare un po’ oltre; si veda per esempio il lavoro di Davide Fiocchi che riprende alcuni scritti di Freud, Mitchell e Birksted Breen e quello di Simone Maschietto che ripensa Laplanche.
La chiarezza espositiva dei contenuti dell’opera, anche grazie alle diverse vignette cliniche, riesce a intrecciare concetti di una complessità che a volte spaventa proprio per la fluidità e l’incessante cambiamento dei fenomeni studiati. E ne rende la lettura piacevole e stimolante.
Premesso ciò mi limiterò a tratteggiare con rapide pennellate alcuni aspetti a mio avviso salienti, con l’intento di incuriosire alla lettura.
La prefazione di Luciana La Stella sottolinea come “mente, corpo e ambiente esterno sono un tutt’uno cooperativo” (p. 18): l’interscambio e le reciproche influenze dei tre elementi implicati in un gioco di forze ineludibile, sono un tratto distintivo di tutti gli scritti presentati.
Maschietto presentando il volume ne specifica il primum movens: il “desiderio di non perdere il fondamento della lezione freudiana sul ruolo della pulsione, in particolar modo quella sessuale, nell’apparato psichico” (p. 27). Anticipa ciò che verrà ripreso successivamente dai diversi contributi: la psicosessualità sta gradualmente scomparendo dalla psicoanalisi. Segno che possiamo a fare a meno dell’oggetto della pulsione colludendo con un’ideale di onnipotenza e di autarchia? Giacobbi propone di chiamare neo-sessualità “la pratica dell’eccitamento e della scarica eccitatoria scollegata e separata dal rapporto interpersonale (…) il soggetto umano si ritira dalla relazione e si apparta in uno spazio dell’immaginario, che non è più la mente a creare, ma che viene offerto ad una mente passivizzata” (p. 325). L’autore lo mette in parallelo alle forme di gioco passivizzate nell’uso dei pc dei bambini e degli adolescenti. Anche Pietro Rizzi sottolinea la perdita di segretezza del sessuale e del mondo immaginario di fantasie che ogni singolo costruiva prima dell’arrivo della pornografia di massa diffusa via rete. Avere a disposizione immediata immagini di ogni tipo, altera le rappresentazioni del sessuale e con un semplice click il bisogno sessuale, trattato come ciascun altro bisogno del corpo, viene soddisfatto nell’immediato. Dove sono finiti due individui il cui incontro tra corpo e anima originava un rapporto che sfiorava l’essere uno pure solo per qualche istante? Dove è finito il vero desiderio inteso come desiderio del desiderio dell’altro? Il porno è diventato un oggetto di consumo come altri oggetti da consumare con l’illusione di cambiare le vite in meglio. Fare sesso diventa “il modo di designare uno scenario, in parte reale ma spesso in parte fantastico che si presenta come una sorta di allusione a una rappresentazione nell’ordine del visivo, tendenzialmente neutra dal punto di vista emotivo” (Rizzi, p. 143).
Molti dei contributi segnalano l’impatto che le tecnologie hanno avuto sull’impoverimento delle relazioni e sulla necessità che ogni essere umano ha dell’altro, pena “l’aridità narcisistica” (Maschietto, p. 190).
Cecilia Alvarez approfondisce la separazione tra sessualità e maternità frutto delle tecnologie attuali. Il diniego della castrazione di tali pratiche in uso implica l’evitamento dell’altro, il riuscire a farne a meno per ritornare a quel narcisismo indifferenziato delle prime fasi di vita. Fa eco Rita Corsa, riflettendo sulla maternità sempre meno frutto di relazioni profonde e sempre più legata ad evoluzioni tecnologiche o a uteri intesi solo come contenitore generativo. Scorciatoie che rivelano l’incapacità di tollerare l’attesa, l’incertezza, i propri limiti, alimentando l’illusione del tutto possibile.
Ritroviamo la relazione con l’altro quale punto centrale anche nelle riflessioni di Antonello Correale che lega la sessualità alla sensorialità, concetto più ampio implicante l’incontro dei corpi, esperienza unica e speciale, irriducibile al solo linguaggio verbale. Un corpo che è nostro, ma non completamente e non sempre, un corpo misterioso soprattutto al suo interno, che nell’incontro con l’altrui corpo diventa ancor più misterioso ed espone al perturbante attrattivo, ma, contemporaneamente respingente. La componente aggressiva nella sessualità-sensorialità è fondamentale: legata ad una tenerezza ben dosata origina rapporti soddisfacenti, in caso contrario sfocia nella violenza, nell’esercizio di un potere che sottomette, evidenziando un nucleo perverso. La forza e il dominio con cui due corpi si incontrano possono esser utilizzate per negare la castrazione, cioè il limite e le differenze, e sentirsi ancor più grandiosi. D’altro canto, un eccesso di tenerezza può impedire i rapporti sessuali. Claudio Cassardo nel suo lavoro pensa al potere come al settimo senso in campo ugualmente importante come gli altri sensi.
Franco De Masi nei due lavori presentati differenzia il transessualismo, a sua volta declinato in primario e secondario, dal travestitismo, l’omosessualità dalla transessualità. Il transessualismo inteso come conflitto tra mente, che crede una cosa e che desidera cambiare sesso, e corpo che ne dice un’altra. Nel travestitismo invece il soggetto vuole sembrare, non essere una donna. Il transessualismo primario, difficile da modificare, compare nei primi anni di vita e può sfociare nella transizione chirurgica, che l’analista deve accettare, nonostante l’identità di genere sia “una costruzione psichica ed emotiva che prende corpo fin dalle prime esperienze relazionali dell’infanzia, che non può realizzarsi solo con la trasformazione corporea” (p. 64). Il transessualismo secondario invece può manifestarsi più tardi, a volte misto al travestitismo e lascia maggiore margine di lavoro sugli aspetti onnipotenti rinforzati dalle attuali tecnologie. L’autore si interroga se le problematiche relative alla disforia e all’identità di genere non siano espressione di una crisi più generale della fase adolescenziale.
Sviscera quest’interrogativo Simonetta Bonfiglio, collocando le questioni dell’identità di genere nel lungo e faticoso lavoro di “appropriazione del proprio corpo sessuato (riorganizzazione simbolica)”, che l’adolescente è tenuto a realizzare come compito evolutivo all’interno del quadro sociale odierno, fluido e instabile. L’autrice descrive come sia mutata la manifestazione della sofferenza adolescenziale nei decenni: gli stati depressivi e le inibizioni prevalenti in passato hanno ceduto il posto agli agiti violenti sul corpo proprio e altrui, alle idee e agli agiti suicidari. I conflitti con le figure genitoriali sostituiti da una sofferenza comune tra le diverse generazioni poco differenziata.
Corsa approfondisce ulteriormente la fluidità di genere, collegandola alla mancanza di istanze differenzianti ad una contemporaneità in transizione da una dimensione narcisistica del vivere ad una post-narcisistica, priva di profilo identitario, appiattita “a massa”, “dispersa magmaticamente nell’indistinto (…) Sé infiniti e indefiniti navigano nell’immensità di cosmi vaghi e disordinati” (pp.101-105). Con coraggio e schiettezza, nel lavoro successivo, dichiara che cancellare le differenze tra i generi sia un tentativo di evitare questioni dolorose del vivere. L’idea è che dietro un maschio violento, ci sia un individuo che non separatosi dal materno in modo funzionale, diventi un individuo timoroso di essere inglobato e annullato nella partner. D’altro canto, le donne vittime di violenza che non riescono a separarsi, sono spesso donne fuse nell’altro. Di conseguenza perdere l’altro significa perdere sé stesse.
Marco Francesconi illumina con sapienza i processi di identificazione e contemporanea disidentificazione implicati nel processo di soggettivazione. Riprendendo l’idea della dimensionalità funzionale dall’a-dimensionalità alla bidimensionalità fino alla tridimensionalità, le connette a possibili letture ai disturbi dell’identità di genere.
Mi avvicino alla fine di queste brevi note ricordando Giacobbi, quando scrive che anche il terapeuta, intimorito dal cadere in atteggiamenti correttivi o omofobi, va aiutato a non evitare tematiche sessuali. L’esser consapevoli di fattori culturali di cui l’analista e il paziente risentono in quanto appartenenti ad una determinata società – si veda il concetto di controtransfert culturale di Devereux, citato da Corsa- supporta l’analista che si cimenta con questi pazienti nel creare un ambiente quanto più libero da pregiudizi e preconcetti. Sofia Bonomi sottolinea la necessità di fronte alle nuove domande di teorie e tecniche che facciano sentire la persona che ci chiede aiuto vista per come è, di un ambiente che permetta l’emergere del Vero Sé.
Chiude la raccolta di scritti Maschietto, prevedendo incontri futuri con pazienti senza né padre né madre biologici. Conservare e innovare fa da cassa di risonanza a “solve et coagula” nel lavoro di ricerca e aggiornamento continuo che gli psicoanalisti si trovano a dover svolgere. Un’esplorazione permanente della realtà, che ci fa intendere come “la formazione sia, comunque e sempre, un’impresa sulla ‘verità’” (Postfazione, Franco Merlini, p. 360).
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