La Ricerca

Il momento freudiano

1/09/09

Christopher Bollas (2008) 

Milano, Franco Angeli, pp. 110, € 15,00

Recensione di Giorgio Mattana  

Il volume contiene due interviste di Vincenzo Bonaminio a Christopher Bollas, rispettivamente intitolate «Trasformazioni psichiche» e «Articolazioni dell’inconscio», comparse nel 2007 in inglese, e tre saggi di Bollas del 2006: «Identificazione percettiva», «Cosa è la teoria?» e «Sull’interpretazione di transfert come resistenza alle libere associazioni». Bonaminio, al quale si deve anche la ricca e approfondita introduzione, conduce Bollas nel cuore dei suoi nuovi interessi clinici e teorici, relativi appunto alle «trasformazioni psichiche» e alle «articolazioni dell’inconscio». Le interviste riecheggiano temi noti della teorizzazione dell’Autore, come l’«oggetto trasformativo», il «conosciuto non pensato», l’«identificazione estrattiva» e l’«uso espressivo del controtransfert», ma ne rappresentano anche e soprattutto l’ulteriore evoluzione. I tre saggi sono in linea di continuità con le interviste, insieme alle quali contengono nuove e appassionanti riflessioni sui fondamenti della psicoanalisi. Bollas rivolge in particolare la sua attenzione a quel metodo delle libere associazioni, a suo avviso progressivamente e inopinatamente caduto in desuetudine, che solo permette di cogliere la «logica della sequenza» del pensiero inconscio. Solo ripristinando la fiducia in tale metodo, costituente essenziale del «momento freudiano», cioè della situazione della coppia analitica la lavoro grazie alla comunicazione da inconscio a inconscio, «realizzazione» di una sorta di preconcezione millenaria dell’umanità, la psicoanalisi potrà compiere altri passi in avanti. Procedendo per «condensazioni» e «disseminazioni», come nel succedersi del racconto del sogno e delle associazioni, la comunicazione inconscia percorre strade inedite e imprevedibili, allacciando fili di pensieri molteplici. A ciò corrisponde l’attenzione liberamente fluttuante dell’analista, determinando quello spazio transizionale che, secondo questo modello onirico del pensiero dalle evidenti assonanze bioniane, è il prerequisito della ricerca psicoanalitica dell’inconscio. Vicino alla tradizione indipendente della psicoanalisi britannica, Bollas sottolinea la sua distanza dalla psicologia dell’Io e dalla scuola delle relazioni oggettuali, alla quale riserva osservazioni polemiche ma stimolanti. Dopo aver ridimensionato il ruolo dell’identificazione proiettiva, intesa come ubiquitario motore degli accadimenti del campo analitico, Bollas lamenta la caduta d’interesse per il passato storico, conseguenza di un “empirismo mal fondato” che limita la conoscenza analitica in nome della discutibile convinzione che conoscibile sia solo ciò che accade nel “qui e ora”. Ancora più aspramente, Bollas si oppone alla convinzione che le interpretazioni di transfert “qui e ora” rappresentino il cuore dell’impresa analitica, riconducendola a un fraintendimento dell’insegnamento freudiano che di fatto configura una resistenza nei confronti delle libere associazioni. «E il transfert?» – è la domanda che quasi ossessivamente accompagna la presentazione del materiale clinico, con l’implicita assunzione che l’analista debba sempre sapere cosa egli rappresenta per il paziente e cosa quest’ultimo «vuole» da lui. In disaccordo con la concezione del transfert come situazione totale, Bollas afferma che «il pensiero inconscio non è contenuto in una singola idea mentale» (p. 100) e che la sua logica «non è mai subordinata al transfert» (ibid.). In controtendenza con una convinzione diffusa, egli ritiene che il libero flusso inconscio del pensiero porti spontaneamente a superare il riferimento transferale all’analista, con ciò contraddicendo l’idea che solo una tempestiva interpretazione del transfert consenta di rimuovere gli ostacoli alla cura. Si tratta di considerazioni non prive di spunti polemici e a tratti provocatorie, meritevoli senza dubbio di approfondimento e di uno sviluppo più argomentato e sistematico, ma che valgono sicuramente la lettura di questo libro breve e denso di pensiero. Come nel caso dell’osservazione secondo la quale, in una nota al poscritto del caso di Dora, Freud avrebbe di fatto rivisto la convinzione, tanto fondamentale per lo sviluppo successivo del metodo analitico, che fosse stata la mancata interpretazione del transfert amoroso della paziente a pregiudicare il proseguimento della cura, e non piuttosto quella del suo interesse omosessuale per la signora K.

 Giorgio Mattana

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"La cura psicoanalitica" di B. Genovesi. Recensione di M.G. Pappa

Leggi tutto

"Effetto queer. Un dialogo mancato sui destini della sessualità" Recensione di E. Cocozza di Montanara

Leggi tutto