La Ricerca

Il metodo delle libere associazioni

16/09/11

Il metodo delle libere associazioni

Raffaello Cortina Editore, Milano, pag. 141, (2011)

Recensione di Patrizio Campanile

E’ osservazione ormai comune che esistono molte attività che vengono chiamate psicoanalisi. Di questo l’Autore è ben consapevole e da tale constatazione sembra partire per descrivere con rigore il metodo delle libere associazioni nella psicoanalisi freudiana.
Per Freud il metodo si prefigge di creare le condizioni atte a ristabilire la continuità psichica interrotta dalle necessità difensive dell’individuo che, nel loro insieme, stanno alla base dello svilupparsi della nevrosi.
Nasce, quindi, all’interno di una specifica concezione dell’individuo, di una teoria che ha pensato un apparato psichico, sue regole di funzionamento e relative possibilità di intervento.
Succede allora che leggendo il libro, man mano che si procede nella comprensione del metodo, delle sue ragioni e delle sue regole, si delineano sullo sfondo caratteristiche e specificità di quella teoria. Semi mostra che c’è una stretta coerenza tra metodo e teoria all’interno della quale tale metodo è stato sviluppato. E’ perfettamente consapevole che medesimi termini possono avere significati diversi per i vari psicoanalisti (leggi per i sostenitori delle diverse psicoanalisi) e sceglie di illustrare un punto di vista specifico, quello freudiano, invitando implicitamente a definire con chiarezza (e possibilmente, aggiungerei, altrettanta coerenza) quelli differenti.
«Il metodo psicoanalitico si basa sulla collaborazione tra due persone al fine di consentire ad una delle due il ripristino della funzione associativa» (52). Esso implica un assetto di lavoro in cui analizzando ed analista intrecciano libere associazioni ed attenzione ugualmente fluttuante in quanto «il ripristino della funzione associativa può avvenire solo in presenza di un altro» (51). Ne deriva che «se la psicoanalisi è centrata sulla persona del paziente questo è dovuto non ad un atteggiamento ‘individualistico’ o ‘intrapsichico’ o ‘antirelazionale’, ma alla consapevolezza della fallimentarietà delle situazioni cliniche nelle quali la suggestione ha una parte importante» (29).
L’impiego del metodo ha come presupposto che “la parola è un’azione” (cfr. p. 24) e ciò determina nell’individuo “un analogo al teatro greco” (cfr. p. 26) in cui il linguaggio “dà voce a personaggi che sono interni al soggetto”.
Come è noto, il metodo psicoanalitico delle libere associazioni è stato sviluppato da Freud studiando e trattando le nevrosi. Semi parte da questo dato per indagarne le implicazioni: «La nevrosi è una malattia storica. Nel senso che occorre un determinato tipo di soggettività per poterla elaborare o, viceversa, che un certo tipo di soggettività comporta la possibilità della nevrosi» (13). «La stessa cosa si può dire del metodo delle libere associazioni, metodo possibile solo in un contesto nel quale la soggettività è possibile e fondante per l’individuo e l’ancoramento della vita psichica ad una realtà esterna, meta-fisica, una realtà tale da garantire l’esistenza di tutte le altre realtà, non è più necessario» (pp. 13-4).
Un ambito quindi specifico e ristretto che lascia aperta la necessità di individuare le strade per rendere possibile, quando già non lo sia, l’applicazione del metodo e quindi anche l’opportunità di interrogarci come (e se) al di fuori di questo specifico ambito possa essere utilizzato ed eventualmente che caratteristiche assuma e che ragioni lo sostengano.
Infatti, se comunemente il metodo delle libere associazioni è presentato come “il metodo della psicoanalisi”, un metodo che la attraversa tutta, dalla clinica alla teoria ed è uno dei terreni in cui sembra esserci unanimità tra gli psicoanalisti (unità più celebrata forse che indagata), l’Autore ci propone una serie di distinguo e ci invita ad un confronto che potrà anche dividerci: «l’ecumenismo teorico che sbarrava il passo a discussioni ritenute drammaticamente fallimentari e fallimentarmente drammatiche è arrivato ormai al termine del suo tragitto» (p. XI).
Si tratta di un libro che nasce dalla prolungata esperienza di insegnamento ai Candidati Psicoanalisti; è quindi un libro che mira ad insegnare e sa farlo (e sarà di grande aiuto nella formazione) ma non di meno a far discutere e cioè a far pensare (invitandoci tutti a collocarci in questo dibattito).

Settembre 2011

 

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