La Ricerca

From Pregnancy to Motherhood. Di Gina Ferrara Mori (2015). Recensione di Carla Busato Barbaglio

13/07/15

Gina Ferrara Mori (2015)
Routledge editore

Quando nel 2010 è uscito il libro di Gina Ferrara Mori “Un tempo per la maternità interiore”. Gli albori della relazione madre bambino, edito da Borla, l’ho definito un piccolo gioiello. Ora è uscito in Inghilterra con il titolo “From Pregnancy to Motherhood” Routledge editore. Il testo si inserisce all’interno della ricerca sempre più ricca e ampia anche per apporti di discipline diverse, che riguarda la relazione madre-bambino, bambino-ambiente fin dal suo concepimento. Questo testo ha la peculiarità di far vivere sia nell’esplorazione conoscitiva, che nell’esperienza emotiva, il viaggio complesso all’interno della costituzione della «maternità interiore», patrimonio della madre, che allo stesso tempo si consegna al nuovo nato e che, come nella scala musicale, è la chiave d’intonazione a tutto ciò che forma la vita del e attorno al bambino. E questo, il gruppo guidato da Gina Ferrara Mori, con competenza e raffinatezza, è riuscito a renderlo bene. «La ricerca, durata 6 anni», afferma la curatrice, «è stata progettata per l’esplorazione di quella “atmosfera materna” che si instaura nel periodo della gravidanza e determina eventi mentali nuovi e trasformazioni nei processi di organizzazioni di sé».

Tutto ciò va a incidere sulla costituzione o tessitura dell’essere del bambino. Una gravidanza quindi non solo del bambino e dell’essere madre, ma anche della relazione, una gravidanza che, come dal libro emerge, potrebbe essere anche dei servizi ai quali è stata estesa l’osservazione e la ricerca per divenire tali, contenitori e sostenitori della vita. Non solo la stanza di analisi quindi, ma un’estensione di essa nei luoghi della pre-infant observation, quali i corsi di preparazione alla nascita, la stanza dell’ecografista o la stanza delle consultazioni per poi ritornare a creare una gravidanza del pensiero nella stanza di ricerca e di riflessione del gruppo.

Il gruppo formato utilizza nella raccolta e trascrizione delle osservazioni e dei colloqui, il metodo osservativo di Ester Bick della Tavistok di Londra come modalità di comprensione della relazione madre bambino. Tutto questo è ben definito nella presentazione del testo fatta da Jeanne Magagna didatta Tavistok, e tale metodo che riguardava fondamentalmente i primi anni di vita del bambino, in questa ricerca viene anticipato ed esteso sin dall’annuncio della gravidanza.
Dall’introduzione di Gina Mori riprendo questo passo riassuntivo: (Il libro) si distingue nel vasto panorama degli scritti sul tema della gravidanza perché: concerne una visione delle donne di oggi, nell’attuale contesto socioculturale e nell’attuale fase di sviluppo delle nuove biotecnologie; è frutto di un lavoro di gruppo che si è avvalso di una peculiare modalità psicoanalitica di tessitura di pensieri insieme, in uno spazio condiviso; è il risultato di un’attività di ricerca e di esperienze nuove continuate nel tempo (sei anni) con un setting ben determinato e una metodologia che è stata privilegiata e che faceva parte della formazione di ciascun membro del gruppo; contempla una maternità con un’estensione a tutto campo, resa cioè visibile nei vari momenti del suo dispiegarsi e nei vari luoghi d’incontro.

Per dare un’idea di cosa questa pubblicazione metta in luce, differenziandosi da tante altre, credo si possa affermare che in essa viene scoperta una maternità che “sventola la sua esistenza psichica”, espressione che Dina Vallino (2006) ha usato per fare comprendere cosa significa “essere neonati”. Isabella Lapi e Laura Mori evidenziano la «storia degli inizi» e si occupano di quanto le fantasie inconsce tipiche di questo tempo o l’ambivalenza dei vissuti materni durante la gravidanza e nell’imminenza del parto siano importanti e siano anche premonitori della relazione madre bambino-osservatore.

Luigia Cresti Scacciati e Laura Mori approfondiscono ulteriormente il tema dell’annuncio analizzando le reazioni emotive conseguenti alle modificazioni corporee e alle indagini mediche. L’impatto dell’annuncio implica un cambiamento emotivo forte o anche una negazione di esso e la radicale implicazione e trasformazione di questo annuncio viene anche vista attraverso l’iconografia artistica. Interessante poi in questo lavoro il tema del confronto e della rivalità con le altre donne. Concerne– come afferma Gina Ferrari Mori – una visione delle donne di oggi, nell’attuale contesto socioculturale e nell’attuale fase di sviluppo delle nuove biotecnologie. Viene preso in visione anche «l’annuncio dell’ecografista» e gli echi ad esso che danno notizia della relazione che si sta avviando con la «maternità interiore». Il capitolo di Luigia Cresti Scacciati e Cristina Pratesi si occupa di sistematizzare il lavoro che si può fare con la pre-infant observation presentandolo attraverso l’osservazione del lavoro con due donne in gravidanza. Vengono evidenziati i processi di identificazione con la propria madre che si attivano, i processi di riorganizzazione di sé e le possibilità terapeutiche contenute nella presenza dell’osservatore. Interessante, in questo capitolo, l’osservazione sullo sviluppo della relazione nelle situazioni di gemellarità.

Il passaggio da essere donna a diventare madre è il tema del capitolo di Linda Root Fortini  Si occupa dell’osservazione nei corsi pre-parto negli ultimi due mesi della gravidanza quando, sostiene l’Autrice, la donna ha più bisogno di «sentirsi tenuta in braccio». Percorre la presentazione dei significati dello «stare tra donne», la ricerca di una figura materna, l’emergere e il condividere le paure compresa quella del dolore oltre il problema della conflittualità tra donne. Luigia Cresti Scacciati nel suo capitolo si occupa di ecografia e processi interiori. Questa ricerca si collega agli studi d’oltralpe, condotti in modo particolare in Francia, sui significati e le ripercussioni all’interno della gravidanza della relazione e della costituzione della maternità interiore, di tutte le indagini mediche che sempre più consistentemente accompagnano questo tempo. L’Autrice, che fa la sua osservazione nella stanza dell’ecografista, si occupa non solo delle mobilitazioni fantasmatiche di questi interventi, ma anche delle possibilità di incontro e collaborazione tra discipline diverse.

Maria Rosa Ceragioli, Arianna Luperini, Gabriella Smorto si occupano del «formarsi del grembo psichico» Sulla scia di Monique Bydlowski che afferma «il lavoro della gestazione è una delle forme residue di artigianato che collega l’uomo moderno alle forme ancestrali di lavoro». In questo lavoro di artigianato complesso e raffinatissimo sembra sia l’ambivalenza l’elemento imprescindibile dello stato psichico della donna gravida… il feto può essere contemporaneamente oggetto d’amore ma anche con sentimenti di paura, diffidenza, alienità. L’ambivalenza accolta facilita la gravidanza… Non accolta crea ulteriori problemi. Ninna nanna ninna o, questo bimbo a chi lo do? Ce ne parlano le stesse canzoni che di generazione in generazione hanno accompagnato la nostra infanzia. Marco Mastella, unico uomo del gruppo, maschilmente, come promette all’inizio del capitolo, ci fa entrare nei misteri della gravidanza nella stanza di analisi vista da un uomo non solo attraverso esemplificazioni cliniche, ma anche con la sistematizzazione teorica di alcuni temi già apparsi nei precedenti lavori. La situazione analitica, afferma, è diversa a seconda che la coppia sia «omosessuale» ovvero con analista donna o «eterosessuale» con analista uomo: ciò mette in evidenza risonanze e modalità difensive e interpretative che si diversificano a seconda del sesso dell’analista. Mastella apre una posizione molto importante per discutere, e questo concorda anche con la mia riflessione, sulle gestazioni analitiche che offrono anche all’uomo la possibilità di esperire quello che nel suo specifico maschile non ha vissuto.

Fiorella Monti riprende e approfondisce i temi inerenti a quella che lei chiama «maternalità». Si occupa delle crisi latenti e del disagio del puerperio… e ritorna sul tema dell’ascolto della maternità interiore: «le crisi latenti in gravidanza legate sia alla “normale”, ma non sufficientemente considerata, complessità del percorso, sia al riemergere di aree di vulnerabilità dolenti, rischiano di invadere la “residenza” fino a renderla inabitabile». Tali «turbolenze», come l’Autrice le chiama, «dell’atmosfera materna», quando non sufficientemente colte possono trasformarsi in tempeste o incistarsi in nuclei muti perturbanti… Prende in esame le depressioni materne, che possono creare danno sia nell’evoluzione del bambino immaginario sia in quello reale con una mancanza di protezione dagli stimoli o una rarefazione di essi, una discontinuità o assenza di affetti che ostacolano il progredire della mente di entrambi.

Gabriella Smorto si occupa di un tema spinoso e difficile da «raccontare»: fare o non fare un bambino, il problema delle gravidanze interrotte. Esamina le varie situazioni in cui un bambino non può essere tenuto e affronta il problema dell’aiuto che si può dare a queste situazioni che comunque segnano e cambiano la vita delle donne, delle coppie delle famiglie. Cristina Pratesi affronta il tema dell’accoglimento nella consultazione di tutti quei livelli della mente che si mobilitano nella donna e sottolinea fra gli altri il tema dell’ombra della morte legata all’idea del parto. Afferma che se pur «la consultazione può apparire un intervento semplice richiede invece una specifica e solida esperienza che permetta di tenere conto delle dinamiche transferali della donna incinta nei confronti del terapeuta e del feto ”bambino” virtuale e che sia in grado di privilegiare sempre e senza eccezioni la sua realtà interiore, mantenendo un clima di intensa partecipazione empatica» .

Viene introdotto così il nuovo capitolo di Isabella Lapi che riguarda la formazione degli operatori della nascita. Scegliere di lavorare con la vita significa fare i conti con la possibilità della morte… che è presente nel tempo della gravidanza, nel parto, nel rischio delle malformazioni. Vissuti che sono attivati, relazioni intense che si instaurano… quale formazione? Quale rivisitazione del proprio interno? Come sostenere tutto ciò? Per questo la presentazione della formazione nei gruppi. Nel sottofondo della tessitura si intravvede come tutto il lavoro svolto dal gruppo, e più volte nel corso del libro accennato, tiene conto non solo dei livelli della mente che hanno a che fare con emozioni sentimenti fantasie, ma di quanto tutto ciò si riverbera nel corpo incidendosi e dando vita a nuovi sistemi di funzionamento.

Gina Ferrara Mori, tessitrice del libro oltre che del gruppo, ne fa l’introduzione e Dina Vallino lo conclude prendendo in esame le ‘crisi della maternità interiore’. Su tali aspetti, la pre-infant observation permette di raggiungere le stesse evidenze che raggiunge la teoria dell’attaccamento (Fonagy, 1992). Infatti, se una donna è attraversata da conflitti irrisolti, da tensioni emotive remote con la propria madre «interna», ciò può essere decisivo per la realizzazione o la non-realizzazione di una maternità, da adulta.  Due intensi, precisi capitoli che riprendono e approfondiscono i temi della «maternità interiore». Due maestre donne-madri-analiste che da sempre hanno sentito, studiato e proposto l’importanza della fondazione della vita e del suo avviarsi. Nel lavoro di analisi dei bambini e degli adolescenti, nell’infant observation e ora nella pre-infant observation propongono un lavoro e una riflessione fondamentale sia per l’analisi degli adulti, sia nella prevenzione oltre la stanza di analisi, nel tessuto sociale dove l’esperienza di gravidanza sempre più sta prendendo i connotati della solitudine, della frammentazione… del non essere tenuta in braccio. Scrive Dina Vallino «Dall’importanza data da Gina Ferrara Mori all’interiorizzazione, deriva lo sviluppo concettuale del costrutto di “maternità interiore” prezioso per la definizione delle relazioni psichiche interne, relative al progetto del “prendersi cura” di un bambino, più in generale di qualcuno». Inoltre le competenze materne delle madri «reali» permettono di comprendere le capacità mentali dell’analista nella sua relazione con il paziente.

Carla Busato Barbaglio

Luglio 2015

 

 

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