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“Formulazione della psicoanalisi” di P.C. Sandler. Recensione di  F. Mancia 

16/05/24
"Formulazione della psicoanalisi” di P.C. Sandler. Recensione di  F. Mancia 

Parole chiave: Psicoanalisi; Freud; Bion; Inconscio; Sandler

Formulazione della Psicoanalisi.

L’Apprensione della realtà materiale e psichica.

di Paulo Cesar Sandler

Recensione a cura di Francesca Mancia

Nihil est in intellectu quod non fuerit in sensu,

 excipte: nisi ipse intellectus

Gottfried Wilhem von Leibniz

 in Nuovi saggi sull’intelletto.

Il sistema Quantistico dei campi,

nella teoria della Quantum gravity,

è cosciente del suo stato,

prova  e conosce lo stato

in cui si trova ed usa simboli per comunicare.

 Siamo parti di un intero che comunicano per conoscere noi stessi.”

Giacomo Mauro D’Ariano

Dopo il libro Fatti. La tragedia della conoscenza del 2022 di Paulo Cesar Sandler che presentai nel 2023 al Centro Adriatico di Psicoanalisi, attendevo di leggere la sua ultima opera ricca e complessa.

Prima di recensirlo volevo avere tempo per capire di più, consapevole che il contenuto può disorientare ed anche costringere a rivedere nessi percorrendo sentieri della storia del pensiero noti ma forse, a torto, poco ricordati.

Ricordare e riconoscere la fonte del pensiero è fondamentale sempre, anche in psicoanalisi.

Questo ultimo volume di Paulo Cesar Sandler è l’ottavo di un’opera corposa intitolata “A apreensão da realidade psíquica”, nata dalle
discussioni in gruppi di studio che Paulo Sandler ha tenuto dal 1987 alla Sociedade Brasileira de Psicanálise de São Paulo.

Ne conserva il carattere dialogante, insaturo, ricorsivo e creativo nel testo che, dal mio punto di vista, ha bisogno di approfondimento e riflessione per essere veramente compreso.

Il punto di emergenza è quello della umana “…necessità di conoscere, delle sue tecniche, e dei processi attraverso cui si ottiene la conoscenza.”

Il libro, tradotto ed introdotto anche in questa edizione da Luca Trabucco, è di fatto un elogio del sentimento della gratitudine, del rispetto verso i pensatori antichi, del riconoscimento dell’apporto fecondo derivato dal pensare e ricercare con i colleghi, valorizzando la prospettiva di verità nello studiare i processi mentali.

In primis il testo ci sollecita ad avere rispetto delle fonti, a rimanere aderenti con Freud e Bion al principio di onestà intellettuale, che vuol dire riconoscere che la nostra scoperta potrebbe già stata fatta da altri, che non occorre rinominarla evocativamente come se la poetica o la clinica incontrata nella sua unicità nel personale percorso ne fosse una qualità dirimente.

 
Paulo Cesar Sandler lavora in gruppo e scrive, condivide prima le sue riflessioni e le mette in gioco con altre menti, esprime accuratezza semantica in ogni concetto poiché delinea in questo modo il percorso mentale esplorativo che si dovrebbe seguire.

Sono giunta a ritenere che il testo dovrebbe essere letto, assieme ad altri, come esempio di testimonianza di una verità, di scrittura onesta, di stile di “vero scienziato, così lontano da quanti scrivono di nuovi “parametri” che dovrebbero soppiantare i “vecchi”, come ribadisce chiaramente Luca Trabucco nella sua Introduzione.

Sandler riattraversa più volte nel testo la storia del pensiero centrato sulla distinzione tra la conoscenza e i modi per ottenerla. 

Ci sprona a studiare ancora Platone, Aristotele, Spinoza e Kant, mentre descrive il fatto che    

 Scienza e Arte siano modi di apprensione della realtà, come essi siano “metodi diversi per il medesimo scopo – essendo tuttavia l’arte il più antico” (Hegel e Klein, 2003, p. 17-19).

Sandler descrive minuziosamente come in psicoanalisi la Conoscenza si palesi quale luogo dalla valenza emozionale, esperienza di rapporto con la verità, che Bion ritiene elemento indispensabile per la crescita mentale, νουσ intesa come mente che conosce sé stessa.

Sandler ha a cuore il tema del paradosso di non potere mai esaurire la conoscenza e, per questo, convoca efficacemente Schopenhauer, Max Planck, Nietzsche.

Si descrive infatti attentamente come in Freud la consapevolezza delle sue affinità con il pensiero di Schopenhauer, Brentano e Nietzsche è semplicemente riconosciuta ma, (soprattutto per) l’ultimo, Freud avrebbe volontariamente evitato di considerarla per paura di lasciarsene condizionare nella sua ricerca. 

Il libro dunque è di fatto molto denso di riflessioni gruppali ed individuali, ci fa rileggere il concetto di Brentano di intenzionalità, che ricollega all’idea dell’Inconscio freudiano, ma anche ritrova Von Hartmann il (per) cui “Inconscio” era afferrabile “razionalmente”.

Onestà intellettuale dunque è il costante richiamo di Paulo Cesar Sandler, l’invito è di mettere in tensione la pulsione epistemofilica, che vuole dire, lavorare in un assetto a due o più menti ben educate e rispettose della verità, all’interno di una visione Transdisciplinare.

Vanno cercate modalità comuni verso l’umana apprensione della realtà – materiale e psichica- nei vari ambiti in cui questa “pulsione epistemofilica” si esprime: nella filosofia, nell’arte, nella matematica, nella fisica, ecc.

Il rispetto per la verità di cui progressivamente si può fare apprensione implica una profonda consapevolezza della inesauribilità del processo che contraddistingue l’essere dell’uomo, ovvero della irriducibilità dell’Inconscio – Unbewüsst, non conosciuto – che si sostanzia nella

fondamentale natura Paradossale della nostra condizione.
Il pensiero degli autori qui considerati, rappresenta per Paulo Sandler, l’humus del pensare psicoanalitico.

Cito Sandler: “Dobbiamo disciplinarci nel tollerare il paradosso come caratteristica fondamentale della psicoanalisi, essere accorti nel fare esperienza perenne durante una seduta psicoanalitica dell’Unheimliche = Familiare <-> non Familiare poiché legata ombelicamente alla possibilità di individuare fenomeni inconsci” (pag. 139)

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