La struttura del volume (di cui è disponibile anche un’edizione in lingua tedesca) è organizzata intorno al resoconto iconografico che prende come oggetto esclusivamente i momenti conviviali e gli incontri informali che si sono svolti intorno ai raduni scientifici, ed in occasione di riunioni e pranzi tra colleghi. In queste foto è quindi possibile dare un volto a psicoanalisti le cui opere sono regolarmente lette e studiate ma che, proprio per tale motivo, rischiano di essere rappresentati come presenze smaterializzate o astratte. Queste persone "sembrano stare bene, ridere, scherzare, mangiare e bere insieme…" (9), nota Sanford Gifford nell’Introduzione, proseguendo con alcune osservazioni sull’atmosfera che regnava intorno ai diversi momenti congressuali, osservazioni utili per inquadrare in un contesto più ampio i volti e le situazioni immortalate da Bibring: il Congresso di Wiesbaden, ad esempio, fu preceduto dai tentativi di Freud di convincere Ferenczi (che appare in un’immagine sorridente e rilassato) a non presentare il suo famoso saggio sulla confusione delle lingue tra adulti e bambini.
Molte foto ritraggono la moglie di Bibring, Grete, da sola o più spesso in compagnia di colleghi, tra i quali Hartmann, Felix e Helene Deutsch, Anna Freud e Jeanne Lampl-de-Groot. In alcune immagini compaiono gli anziani Ludwig Jekels e Jan van Emden ed in altri scatti fotografici si possono vedere persone meno note, come Berta Bornstein, il colonnello C. D. Daly, O. Spurgeon English, Dorian Feigenbaum e Edward Kronold. Alle centocinquanta pagine dedicate al resoconto fotografico segue una sezione utile ed interessante intitolata Biographical Sketches che, per l’appunto, offre l’opportunità di leggere sinteticissime notizie biografiche di tutte le persone che compaiono nelle immagini: un lavoro non facile – questo di aver racchiuso in così poche righe la vita e le opere principali degli psicoanalisti ritratti – e che integra in modo intelligente quella che altrimenti sarebbe stata una rassegna di foto da accompagnare necessariamente alla consultazione di altri testi, come il noto Psychoanalytic Pioneers, del 1966, curato da F. Alexander, S. Eisenstein e M. Grotjahn (tradotto in italiano da Feltrinelli nel 1971, purtroppo privo di diverse biografie).