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“Diventare giovani adulti” di C. Riva Crugnola. Recensione di M. Antoncecchi.

4/06/24
"Diventare giovani adulti" di C. Riva Crugnola. Recensione di M. Antoncecchi.

Parole chiave: emerging adulthood, giovane adulto, ricerca identitaria, soggettivazione.

DIVENTARE GIOVANI ADULTI. L’approccio psicodinamico a livello evolutivo e clinico 

A cura di Cristina Riva Crugnola

(Raffaello Cortina ed., 2024)

Con la collaborazione di
Alessandro Albizzati, Maria Bottini, Francesca De Salve Maria Rosaria Fontana, Elena Ierardi, Margherita Moioli, Osmano Oasi, Irene Sarno, Camilla von Below

Introduzione di Cristina Riva Crugnola

Recensione di Maria Antoncecchi

Durante il corso della vita ci sono periodi che richiedono una riorganizzazione del sé e sono segnati da processi psicologici e stati mentali legati ad esperienze anche dolorose ma necessarie al raggiungimento della maturità. Mentre nell’adolescenza vi è, come diceva Cahn, una convergenza del biologico, dello psichico e del sociale negli ultimi decenni, è stata concettualizzata una fase chiamata ‘emerging adulthood’, compresa tra la tarda adolescenza e l’età adulta durante la quale  il processo di soggettivazione cominciato in precedenza viene portato a compimento.  L’interessante volume curato da Cristina Riva Crugnola prende in esame questa delicata fase di vita e propone stimolanti riflessioni e modelli di intervento per la pratica clinica. Come spiega la Curatrice nell’introduzione, è stato lo psicologo americano Arnett negli anni 2000 a individuare l’esistenza di questo periodo dello sviluppo, circoscritto tra i 18/19 e i 29 anni e caratterizzato dalla percezione di non essere né adolescenti né adulti.  Una condizione di transito, in-between (p.19) tra momenti evolutivi differenti se si pensa che la giovane età adulta, collocabile tra i 30 e i 40 anni implica l’avvenuto consolidamento di aspetti identitari e di realizzazione professionale e relazionale. E’ plausibile che questo periodo sia frutto di cambiamenti sociali, culturali ed economici avvenuti nelle società occidentali e sia in relazione anche un nuovo tipo di legami familiari.  Il declino della autorità paterna, la riduzione delle barriere generazionali, l’incertezza della prospettiva lavorativa ed economica ha prolungato il periodo di dipendenza dalla famiglia e reso più lenta l’acquisizione dell’autonomia. A partire dalla descrizione di alcune caratteristiche specifiche dei giovani adulti come l’esplorazione identitaria, l’instabilità, il feeling in-between, la tendenza al self-focused e l’apertura verso il futuro, i primi capitoli del libro (di Cristina Riva Crugnola, Marta Bottini ) mettono chiaramente in evidenza come la ricerca identitaria  sia il file rouge dell’emerging adulthood. Se da una parte il giovane ha davanti a sé il compito di progettare il proprio futuro dall’altra dovrà fare i conti con le caratteristiche, le potenzialità, le capacità ma anche i limiti  e le fragilità del suo Sé. Un compito che necessita l’elaborazione di nuove rappresentazioni del Sé   e delle figure significative (Ammaniti,1988) per poter raggiungere una maggiore integrazione e un consolidamento dell’Io come chiariscono gli autori.  Se pensiamo che   il processo di soggettivazione comincia dalla nascita e continua tutta la vita, in questa fase specifica, è determinante per ‘diventare un soggetto’ dare forma a progetti personali e professionali per trovare un proprio modo di essere al mondo.

A questo riguardo mi vengono in mente le parole di Ogden quando scrive:” il bisogno umano più fondamentale è quello di essere più pienamente se stessi, il che secondo me  implica diventare più pienamente presenti e vivi rispetto ai propri pensieri, sentimenti e stati corporei; diventare più capaci di percepire le proprie peculiari potenzialità creative e trovare forme in cui svilupparle…”

 Un obiettivo che, seppur riguarda l’intera vita, è peculiare di questa fascia d’età  in quanto i giovani adulti emergenti,  come sottolinea Cristina Riva Crugnola, hanno affrontato le trasformazioni adolescenziali, biologiche, psicologiche e relazionali e devono fronteggiare scelte significative che riguarderanno autonomia, vita affettiva e sessuale e carriera arrivando a definire la propria identità e il processo di soggettivazione iniziati nell’adolescenza.(p.11) Una situazione di instabilità  che, però, crea un terreno favorevole all’insorgenza di psicopatologie e/o ad impasse che segnalano la presenza  di nuclei irrisolti formatesi durante la crescita e che sono l’esito di esperienze avverse infantili e/o dell’incompiutezza del processo di soggettivazione adolescenziale come descrivono bene le autrici( Cristina Riva Crugnola, Marta Bottini ed Elena Ierardi)  nel capitolo  “Salute mentale  e problematiche psicopatologiche nell’emerging adulthood ”. Interessante è l’articolo “Stati mentali a rischio nei giovani adulti “di  Francesca De Salve e Osmano Oasi  che si occupa dei fattori di rischio  tenendo conto che l’emerging adulthood è  il ciclo di vita con il maggiore numero di esordi di problematiche psicopatologiche.  

 Nell’articolo “ Il counselling psicodinamico con i giovani adulti” di Irene Sarno, Maria Rosaria Fontana e Cristina Crugnola viene descritta l’esperienza del  Servizio di Counselling psicodinamico per i giovani adulti  presso l’università di Milano-Bicocca che, attraverso un preciso modello d’intervento, offre agli studenti uno spazio per riflettere, chiarire i problemi specifici che sono impliciti nella richiesta di aiuto. All’interno di una cornice spazio-temporale definita, gli psicoterapeuti, attraverso l’analisi delle dinamiche transferali e controtransferali e delle comunicazioni non verbali, individuano le tematiche relative ai disagi in questione.  Il lavoro evidenzia le richieste di aiuto più frequenti che molto spesso sottendono temi riguardanti i conflitti con le aspettative genitoriali e la necessità di riorganizzazione dei funzionamenti mentali infantili e problemi legati la vita affettiva e relazionale. Un complesso di problematiche che hanno bisogno di un contenimento e di una mente per pensare che altrimenti rischierebbero di cronicizzarsi bloccando la realizzazione della progettualità del giovane adulto. Un lavoro indispensabile ai fini della prevenzione e della valutazione della domanda che può essere incanalata in un percorso di psicoterapia o terminare con l’intervento di counselling.

Per quanto riguarda il lavoro clinico con i giovani adulti il libro propone riflessioni e modelli di intervento tenendo conto dei compiti specifici di questa fascia d’età. Nel capitolo ‘Tra passato e futuro: il lavoro psicoterapeutico a orientamento psicoanalitico con i giovani adulti  Cristina Riva Crugnola  a partire dalla sua esperienza clinica di psicoanalista e di supervisore del servizio counselling  della Bicocca delinea  il focus che deve guidare l’azione terapeutica che deve agevolare i processi di sviluppo interrotti o sospesi dei giovani adulti che interferiscono con l’evoluzione della persona con la finalità di liberare il processo di soggettivazione cogliendo  i malesseri provenienti da esperienze avverse infantili  non elaborate. L’obiettivo terapeutico è di migliorare la capacità del giovane di riflettere sui propri stati mentali e affettivi e su quelli delle figure significative nonché l’ampliamento della consapevolezza delle proprie risorse al fine di agevolare i processi decisionali determinanti in questa fase della vita. Un lavoro psichico volto a definire il proprio Sé e a rispondere alla domanda identitaria specifica di questa età.

Il volume ha il merito di aver messo l’accento su un periodo dello sviluppo cruciale per la formazione dell’identità e sottolinea l’importanza di uno spazio terapeutico che, in questa fase di vita, può diventare il luogo per esplorare, scoprire e acquisire aspetti identitari  e  dare vita a progetti oscurati dalle aspettative genitoriali introiettate .

Vorrei concludere con le parole di Teddy dei “Nove racconti” di J.D: Salinger quando parla dei genitori:” Sono i miei genitori, voglio dire, c’è un rapporto di dipendenza reciproca… Voglio dire che non sono capaci di volerci bene come siamo. Non sono capaci di volerci bene se non possono cambiarci un poco. Amano le ragioni per le quali ci amano quasi quanto ci amano e quasi sempre di più.”(p. 216)

Bibliografia:

Ammaniti, M. (1988) Le trasformazioni del Sè nel processo adolescenziale. Rivista di Psicoanalisi 34:799-821

Cahn R. (2000) L’adolescente nella psicoanalisi. L’avventura della soggettivazione. Roma, Edizione Borla

Ogden H.T. (2022) Prendere vita nella stanza d’analisi. Milano, Raffaello Cortina Editore

Salinger J.D. (1976) Nove racconti. Torino, Einaudi

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