La Ricerca

“Contengo moltitudini” di G.G. Stella e R. Di Nardo. Recensione di D. Broglia

11/07/23
“Contengo moltitudini” di G.G. Stella e R. Di Nardo. Recensione di D. Broglia

Parole chiave: Psicoanalisi; Gruppalità; Campo; Petrella; Ferro.

“Contengo moltitudini. Atti del decennale del Centro Psicoanalitico di Pavia”, a cura di G.G. Stella e R. Di Nardo

(Mimesis ed., 2023)

Contributi di: Michele Bezoari, Giuseppe Civitarese, Maurizio Collovà, Roberta Di Nardo, Nino Ferro, Giovanni Battista Foresti, Antonino Gallo, Jay Greenberg, Beatrice Ithier, Howard B. Levine, Fulvio Mazzacane, Elena Molinari, Fausto Petrella, Giovanni G. Stella

Recensione a cura di Davide Broglia

Do I contradict myself?

Very well then I contradict myself,

(I am large, I contain multitudes.)

Walt Whitman

Si è concluso l’11 giugno il convegno organizzato dal Centro Psicoanalitico di Pavia “Contengo moltitudini. La gruppalità nella cura psicoanalitica”. La sede della sessione plenaria, la medievale “Sala del Camino” di Palazzo Broletto, messa a disposizione dalla Scuola Universitaria Superiore IUSS Pavia, ha accolto un centinaio di persone, mentre gli altri partecipanti hanno potuto seguire i lavori da remoto. Gran parte degli interventi al Congresso, oltre ad altri contributi di Michele Bezoari, Beatrice Ithier, Fausto Petrella, Howard B. Levine, Maurizio Collovà, Giovanni Foresti, Giovanni Stella e Roberta Di Nardo, sono contenuti nel volume collettaneo, pubblicato da Mimesis (2023) “Contengo moltitudini. Atti del decennale del Centro Psicoanalitico di Pavia”.

Nella giornata di sabato, al mattino, dopo l’introduzione di Antonino Gallo, si sono succeduti gli interventi di Jay R. Greenberg e di Giuseppe Civitarese con la conduzione di Roberta Di Nardo. L’autore (insieme a Mitchell) di quel testo così fondamentale per tutta la comunità psicoanalitica che è Object Relations in Psychoanalytic Theory (1983), ha discusso il testo Natural Kinds and Controlling Fictions: A Plea for Psychoanalytic Cacophony. Nel suo intervento Greenberg, rispondendo all’invito da parte degli esponenti della Scuola pavese, apre ad interrogativi radicali sulla natura delle nostre teorie. L’invito è di mantenere aperto il dialogo anche nelle divergenze “cacofoniche” e, in tal senso, Greenberg rivolge un ringraziamento affettuoso e un auspicio di futuri ulteriori confronti. Greenberg sottolinea, tra le altre, questa possibile divergenza: vi sono modelli che valorizzano il ruolo dell’alterità, talvolta traumatica, nell’incontro tra soggetti e vedono questo come l’occasione di una crescita; ve ne sono altri che, al contrario, sostengono che sia il riconoscimento reciproco e l’at-one-ment a costituire la risorsa più preziosa per il lavoro analitico. Cosa costituisce un gruppo (di teorie, di colleghi)? Cosa costituisce una famiglia? Queste sono alcune delle domande aperte che l’Autore rivolge alla platea.

Civitarese, invece, propone un intervento dal titolo Intuizione e vertice del “noi” in Bion e nella teoria del campo analitico. Dopo aver chiarito quanto il concetto di at-one-ment presupponga una dialettica continuamente ri-costituentesi di incontri e scontri, di comprensioni e di incomprensioni tra analista ed analizzando, il relatore si addentra nella metapsicologia della Teoria del campo analitico post-bioniano, auspicando che si continui a lavorare per comprenderla meglio. I concetti di intuizione e di trasformazione del campo sono descritti anche attraverso esempi clinici: il campo si forma come una gestalt che si deve affrontare come la costituzione intersoggettiva di un inconscio co-creato da analista e analizzando. La teoria del campo viene poi rivista valorizzando l’opera del Bion di Experiences in Groups. La fondazione ontologica del campo intersoggettivo apre, infine, ad interessanti questioni filosofiche che verranno approfondite con rigore da Luca Vanzago, Ordinario di Filosofia Teoretica, nel pomeriggio.

L’ultima ora e mezza della mattinata è stata dedicata ai gruppi di discussione paralleli. I partecipanti al convegno si sono divisi in sei gruppi condotti dagli Psicoanalisti: Bertogna, Berlincioni, Pasino, Gallo, Foresti e Perini. Compito di ciascun gruppo è stato quello di lavorare su ciò che si è sentito nella mattinata, in modo libero. Le medesime sessioni di discussioni parallele in gruppi sono avvenute alla fine del pomeriggio nelle sale messe a disposizione dal Comune di Pavia.

Al ritorno dalla pausa pranzo, dopo l’introduzione di Giovanni Stella, una platea attenta ascolta l’intervento Intercorporeità e struttura di campo: una prospettiva fenomenologica. Il prof. Vanzago, tra i maggiori esperti dell’Opera di Husserl e di Merleau-Ponty, affronta il tema della intersoggettività, attraversando i temi della sensorialità, e in particolare il ruolo del tatto nella filosofia husserliana, la interconnessione tra Korper e Leib, fino ad addentrarsi negli avanzamenti portati da Merleau-Ponty alla concezione della percezione e alla intersoggettività di campo. Esprimendo, con generosità, la propria gratitudine per l’invito e per il dialogo, Vanzago ha espresso una consonanza con le idee avanzate dai teorici del campo analitico post bioniano.

Elena Molinari conclude la sessione plenaria del pomeriggio con  l’intervento, doloroso e poetico: Un bambino, due genitori e uno psicoanalista: un gruppo. La psicoanalista, pediatra di formazione, illustra il proprio modo di lavorare nel campo: mentre si occupa di una sua piccola paziente, un gruppo di persone, di personaggi e di idee si anima nella stanza di analisi. Solo attraverso l’apertura al dolore genitoriale, attraverso il quale passa anche l’atmosfera transgenerazionale di cui i membri del gruppo sono portatori, l’analista riesce a sciogliere un discorso che si era addensato, contratto, nel sintomo della bambina. Le immagini del pittore Egon Shiele accompagnano il lavoro e i pensieri dell’analista. In particolare, il modo in cui il pittore disegna le mani e il rapporto tra piacere e dolore, saranno, in questo caso, una chiave interpretativa utile nel lavoro analitico.

Domenica i lavori iniziano con la descrizione, fatta dai conduttori dei gruppi paralleli, del lavoro svolto il giorno precedente. Ne emerge una descrizione composita, vibrante e onirica, delle turbolenze e dei sogni che i gruppi hanno elaborato partendo dai contributi ascoltati in plenaria, con notevole creatività, non senza qualche fatica e, anche, qualche esperienza migratoria.

Infine, gli ultimi due interventi, moderati da Fabrizio Pavone, sono di Fulvio Mazzacane e di Antonino Ferro. Il primo affronta il tema Enactment: personaggi ribelli in scena. Partendo da una rielaborazione originale del concetto di azione e di parola, dopo aver definito la relazione tra setting, enactment e campo analitico, l’Autore affronta il tema di un caso clinico nel quale una sorta di “enactment carsico” sottende una lunga fase iniziale dell’analisi con una paziente molto sofferente. Siamo condotti, attraverso fasi successive, a attraversare l’elaborazione che analista e paziente compiono per affrontare le correnti carsiche che abbiamo visto svilupparsi. Una stretta di mano costituirà un momento importante perché si promuova nella mente dell’analista un avanzamento della comprensione dell’iniziale enactment.

Il dr. Ferro parla invece di Personaggi della seduta, sogno alfa e griglia negativa. Inizialmente l’Autore prospetta l’esistenza di modelli del campo differenti e si chiede quali siano gli ingredienti imprescindibili per una teoria del campo post bioniana. Utilizzando nel suo consueto stile caldo e intensamente metaforico, Ferro suggerisce ironicamente che il problema potrebbe essere lo stesso in cucina, per la Caponata e la sua tradizione siciliana, per esempio. Sarebbe impossibile confondere una Caponata con una Ratatouille, anche se talvolta accade, ma bisogna ammettere che in Sicilia ci sono caponate diverse e che a Catania, addirittura, ci mettono il peperone. L’ingrediente indispensabile per la teoria del campo post bioniana di Antonino Ferro è l’onirico. Mentre Nino parla, una fanfara con trombe e tamburi si fa sempre più insistente: nella piazza della città si festeggia il Palio medievale, e dalle finestre giunge una musica ad un volume via via maggiore. Tale imprevisto, che ha accompagnato, la mattina precedente, anche parte dell’intervento del dr. Civitarese, scompiglia l’uditorio che sente e non sente la voce del relatore. Il personaggio “cacofonia” entra in scena, così come l’eccesso di sensorialità. Ciò consente a Nino Ferro di affrontare il tema della trasformazione in sogno e di una funzione meta alfa che possa trasformare i residui beta, non ancora trasformati durante il giorno in elementi alfa, nel sogno della notte. Infine viene affrontato il tema della griglia negativa anche attraverso l’opera dell’artista Fontana.

Il convegno si conclude con una vivace discussione tra i relatori e alcuni partecipanti e con la proposta, avanzata da Ferro, di istituire Seminari del Campo post-bioniano a Pavia ogni due anni, invitando ospiti che possano arricchire, anche attraverso punti di vista diversi, il dialogo sui modelli del Campo analitico come ha fatto Jay Greenberg.

Gli Atti del Decennale del Centro Psicoanalitico di Pavia pubblicati da Mimesis, daranno modo al lettore di approfondire gli stimolanti temi delle due giornate pavesi.

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

Fausto Petrella. Una vita per la psicoanalisi

Leggi tutto

Antonino Ferro: tradurre per diffondere la psicoanalisi italiana

Leggi tutto