Adolescenti oggi. Multidimensionalità dei fattori terapeutici: clinica psicoanalitica ed estensione a Gruppi e Istituzioni
A cura di: Cinzia Carnevali, Paola Masoni, Daniela Marangoni
(Alpes editore, 2021)
Recensione a cura di Giorgio Bambini
Gli adolescenti di oggi sembrano soffrire molto di più di quelli di ieri e in modo del tutto nuovo: è questo il senso di questo libro, che si declina esplicitamente fin dal titolo, dove si incrociano le due dimensioni dell’adolescenza e della attualità, indicando la necessità di riflettere su ciò che la psicoanalisi può, dialetticamente, apprendere e suggerire rispetto a questo cruciale passaggio, aggiornandone e affinandone gli strumenti.
La sfida che Cinzia Carnevali, Paola Masoni e Daniela Marangoni raccolgono è proprio quella di dare risposte a questa domanda sui nuovi adolescenti e la loro sofferenza, le cui manifestazioni sono oggi espressione (ed è questa la tesi che attraversa tutta l’opera) dei mutamenti culturali, sociali, familiari e tecnologici intervenuti dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi.
Il testo si presenta come una felice ed armonica raccolta di differenti contributi originali o presentati in precedenti occasioni su riviste o a congressi e sono utili a delineare i punti di passaggio, l’evoluzione del pensiero delle autrici attraverso i loro scritti e quelli di differenti autori che arricchiscono ed integrano i punti di vista presentati.
In questo percorso si alternano contributi a carattere prevalentemente teorico a presentazioni di situazioni cliniche che illustrano in modo vivace e creativo gli snodi problematici del percorso stesso.
Come dichiarato fin dalla introduzione “i giovani di oggi non sono quelli di ieri”, appoggiandosi alla riflessione di Galimberti che scrive: ”i giovani d’oggi toccano con mano che nessuno sembra aver bisogno di loro, nessuno li chiama per nome, nessuno offre loro uno straccio di prospettiva per il loro avvenire, per cui preferiscono vivere di notte […] oppure consegnandosi alla droga o per sentirsi vivi nonostante tutto, o per anestetizzare il dolore che scaturisce dal toccare con mano quotidianamente la loro insignificanza sociale”.
Gli adolescenti di oggi sembrano soffrire in modo nuovo, soprattutto rispetto all’uso del corpo quale portatore di questa sofferenza, uso che necessita di essere indagato.
A partire da queste premesse le curatrici definiscono la loro posizione rifacendosi a due contributi teorici di grande rilievo: quello di Raymond Cahn del 2004 sulle psicoterapie degli adolescenti, e quello di Gianluigi Monniello del 2016 sulla soggettivazione. Tutto il tema della soggettivazione è un passaggio cruciale sia nei due scritti che nella visione delle curatrici. Come dice Cahn “l’adolescenza ne costituisce uno dei momenti fondamentali”, e per gli adolescenti di oggi “la patologia si inscrive nel contesto attuale della crisi economica, sociale e culturale, con tutte le conseguenze che ciò implica in termini di difficoltà crescenti a rendere possibile il processo di soggettivazione. Infatti si osserva una prevalenza sempre più marcata di patologie narcisistiche. […] Questo impatto della crisi della società, insieme al ridimensionamento dei mezzi materiali che ci vengono concessi per la nostra azione, vengono a rendere ancora più difficile il nostro compito, pur senza mettere in dubbio il nostro orientamento generale di fronte alle patologie di questa età”.
Quale psicoanalisi quindi per questa adolescenza? Qui soccorre un altro contributo teorico di grande interesse: Giuseppe Pellizzari (recentemente scomparso ed alla cui memoria la Società Psicoanalitica Italiana ha deciso di intitolare il servizio dei CCTP, Centri di Consultazione e Terapia Psicoanalitica) nel 2006 scrive un articolo su “Il concetto psicoanalitico di Setting” che getta le basi per affrontare la delicata questione della gestione del setting terapeutico con le complicate situazioni che si presentano nei nostri studi. Situazioni che richiedono una buona dose di creatività, fantasia, flessibilità da non separare mai dalla valutazione consapevole delle loro implicazioni.
Gli adolescenti, e quelli di oggi in particolare, richiedono una grande disponibilità ad adattarsi alle loro modalità di comunicazione: mai come oggi gli adolescenti comunicano attraverso il corpo, l’abbigliamento, gli strumenti offerti dalla tecnologia, sollecitandoci ad entrare in contatto con loro con questi stessi strumenti.
Molti dei lavori che compongono questo libro ci mostrano svariate declinazioni concrete di questi concetti: con grande generosità le curatrici ci presentano numerose espressioni cliniche delle sfide suddette (vissute spesso in prima persona), facendoci toccare con mano vicende di grande sofferenza e differente gravità, affrontate con notevoli capacità di adattamento, tenacia nel gestire situazioni transfero-controtransferali, tolleranza di frustrazioni, provocazioni, perdite.
Nella seconda parte del libro il discorso viene ampliato ad una nuova dimensione oggi ineludibile: quello della genitorialità, gruppi ed istituzioni.
Appoggiandosi anche qui ad un contributo teorico di grande spessore, l’articolo di Simonetta Bonfiglio Senise su “Note su genitori e adolescenti: trasformazioni del legame e percorsi di soggettivazione”, si sottolinea come i percorsi, sia patologici che terapeutici, degli adolescenti di oggi siano embricati con la nuova genitorialità che la modernità si è portata dietro. La crisi degli uni partecipa di quella degli altri. Integrando un lavoro di Marcel Gauchet, dice Bonfiglio: “C’è una appropriazione nuova dell’infanzia da parte degli adulti, un investimento narcisistico senza precedenti, […] così importante che le aspettative dei genitori e della società finiscono per pesare come macigni. […] Un secondo aspetto riguarda la fine del principio di autorità, insieme alla fine della differenza fra le generazioni. […] La trasgressione è tollerata, quando non condivisa, le differenze attenuate, quando non annullate.”
La “violenza generazionale” tipicamente associata all’adolescenza ne esce diluita, attenuata, quando non congelata. Il lutto necessario, sottolineato anche da Racamier, viene bloccato, con genitori e figli che restano come impigliati in dinamiche finalizzate a proteggersi dalla sofferenza narcisistica.
I capitoli che seguono propongono un ventaglio di declinazioni concrete delle implicazioni accennate sopra e raccontano le esperienze delle curatrici e di altri autori nei contesti che si propongono agli psicoanalisti di oggi.
Troviamo quindi le tantissime situazioni in cui è necessaria la presa in carico dei genitori (laddove sia possibile) per accompagnare il lavoro sull’adolescente; vengono descritte esperienze di grande intensità e profondità collegate al campo sempre più ampio delle genitorialità collegate ai percorsi di affido e di adozione, dove fa spesso la sua comparsa anche un terzo soggetto coinvolto: quello istituzionale di ausl e servizi sociali.
La complessità di queste nuove situazioni porta alla presentazione ed alla discussione delle possibili intersezioni tra la teoria e la prassi psicoanalitica e le tante declinazioni degli interventi possibili quali i gruppi multidisciplinari istituzionali, i gruppi di autoaiuto (come quello dei genitori adottivi), i servizi di comunità, lo psicodramma analitico, la terapia di gruppo.
In ultimo, ma non meno importante, un interessante lavoro che presenta l’importanza del gruppo di pari costituito da analisti che associano liberamente su materiale portato nel gruppo da uno di loro come strumento di figurabilità e mentalizzazione degli elementi presentati in seduta: un’ irrinunciabile occasione di costruzione e crescita.
Alla fine della lettura rimane la sensazione di un generoso e nel complesso riuscito tentativo di fornire, a coloro che sono interessati al faticoso ma gratificante lavoro con gli adolescenti, spunti ed esempi che servano di orientamento in un tempestoso mare di emozioni: un libro che mi ha arricchito molto rispetto al lavoro nella mia stanza con gli adolescenti (quante associazioni con vicende con cui mi è successo di interagire!) ma che credo possa essere di aiuto e guida a operatori dei servizi per infanzia e adolescenza, educatori e, perchè no?, anche ai genitori.