Parole chiave: Psicoanalisi, Francia, Green, Lacan
SUL PERTURBANTE
COLLOQUIO ITALO-FRANCESE DI NAPOLI 10-11 GIUGNO
Presentazione a cura di C. ROSSO
Nella lettera a Ferenczi del 12 maggio 1919, Freud scrive: “Ho ripreso quel nonnulla sul perturbante.” Sarà questo nonnulla che darà vita a Das Unheimlich, Il Perturbante, un formidabile lavoro pieno di suggestioni che condensa l’apporto di teorie abbozzate in opere come l’animismo di Totem e Tabù (1912-13) o la coazione a ripetere di Al di là del principio del piacere (1920).
Ma cos’è dunque il Perturbante?
E’ “quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare” (p.82): dall’Heimliche all’Unheimliche, da ciò che è familiare a ciò che ci turba. Restiamo affascinati e quasi disorientati dall’elenco offerto da Freud stesso sulle possibili traduzioni di questo concetto.
Il motore della riflessione freudiana scaturisce dal saggio di Jentsch (1906) nel quale il perturbante è associato ai personaggi del racconto fantastico di Hoffman L’uomo della sabbia (1816), in particolare alla figura dell’automa Olimpia. Freud si concentra sull’analisi psicoanalitica di questo racconto e approfondisce il meccanismo della rimozione a partire dall’osservazione di Schelling relativa a ciò che “avrebbe dovuto rimanere segreto, nascosto e che è invece riaffiorato” (p.86).
Il Perturbante, dunque, ricapitola il pensiero metapsicologico freudiano oltre ad essere il prezioso scrigno di molteplici riflessioni. Dallo sguardo sui fenomeni bizzarri, come il vacillare del senso di realtà a proposito del carattere, inanimato o meno, di certi oggetti, al tema della morte e della vita e, infine, a quello del doppio.
L’immagine del doppio, come “energica smentita del potere della morte” (1919, p.96) o una sorta di baluardo contro la scomparsa dell’Io, è ripresa da Freud alla luce della figura del sosia di Rank (1914).
Dopo circa 10 anni di pausa questa nuova edizione del colloquio italo-francese che avrà luogo tra un mese( con ancora qualche disponibilità di posti), si cimenta col tema del perturbante secondo più vertici.
I lavori del sabato mattina si equilibrano tra teoria e clinica. Da un lato vi è l’approfondimento teorico del tema del doppio attraverso il riconoscimento dell’estraneo in sé stessi nella colta ed elegante proposta di Lucio Russo, dall’altro, Martine Pichon-Damezin pone luce su alcuni aspetti sfuggenti del perturbante riuscendo in qualche modo a “snidarlo” dalle pieghe di una clinica suggestiva.
I quattro atelier pomeridiani offrono l’occasione di un confronto arricchente con i nostri “cugini d’oltralpe” e alla polifonia del perturbante si aggiunge la pluralità dei nostri approcci sempre nell’ambito di uno scambio rispettoso e vivace, con largo spazio alla discussione.
Il materiale scelto e proposto per gli atelier è fonte di ricchi stimoli. Il tema del perturbante si articola con il profilo intrapsichico ma anche con la dimensione del sociale e sue complesse ricadute sulla clinica contemporanea. Si spazia infatti dagli aspetti perturbanti del lutto difficili alla riflessione sulla doppia valenza dello straniero /estraneità nella clinica dell’emigrazione. La tavola rotonda della domenica mattina esce dai canoni classici di interventi letti e preparati in precedenza centrandosi piuttosto sul dialogo dinamico tra i presidenti delle due società e i relatori del sabato mattina attorno a brevi di domande e brevi risposte coordinate dal chair. Segue la discussione generale.