Parole chiave: Psiche e Polis; salute mentale, Psicoanalisi
PSICHE E POLIS
XXII Congresso Società Psicoanalitica Italiana
In occasione del XXI Congresso della SPI, Psiche e Polis, che si terrà il prossimo 24-26 Maggio a Roma, il presidente Sarantis Thanopulos ha evidenziato la necessità per la psicoanalisi di tornare ad abitare lo spazio pubblico, la Polis, per aprire uno spazio che favorisca il confronto e un dialogo con gli altri saperi.
Oggi, sembra essere più che mai ineludibile un dibattito sulla salute mentale per uscire dalla logica di un trattamento impersonale, “… che mira solo alla sedazione del dolore, mettendo da parte la soggettività della persona sofferente e espropriandola del suo diritto di cittadinanza.”
Ci siamo rivolti a coloro che operano quotidianamente nell’ambito politico e sociale per la progettazione e organizzazione della Salute Pubblica.
A cura di P. Ferri e A. Migliozzi
Silvia Roggiani, Segretaria Regionale PD. Si occupa di Politiche Sanitarie, Regione Lombardia.
Quale intervento specifico pensa si renda necessario a proposito della salute mentale? E davvero lo considera un’emergenza? Se sì, può dirci dal suo osservatorio perché?
Il tema della salute mentale rappresenta un’emergenza reale dell’Italia, alla quale destiniamo solo il 3,4% della nostra spesa sanitaria, mentre altri in Europa stanziano anche più del doppio delle risorse.
Nel corso del tempo, il riparto dei fondi della sanità pubblica, ha gradualmente ridotto gli investimenti e gli stanziamenti sulla salute mentale e sui servizi territoriali, sia in termini di prevenzione che di trattamento e supporto, aumentando i divari regionali e anche tra territori infra-regionali. Oggi è tutta la sanità pubblica a soffrire di un costante definanziamento.
Si deve dunque partire dalle risorse, da un grande investimento pubblico per finanziare una nuova organizzazione integrata dei servizi, per la formazione e il perfezionamento dei medici e degli operatori, per implementare i servizi territoriali puntando sulla multidisciplinarietà e sulla sinergia. In moltissime regioni, a partire dalla mia, i servizi territoriali sono stati tagliati e ridotti, sia per bambini e adolescenti, sia per gli adulti. I reparti e i posti letto non vivono parimenti condizioni migliori.
Si pensi ai disturbi alimentari per i quali mancano non solo finanziamenti dei servizi territoriali, ma anche posti letto e strutture ad hoc, a fronte di una patologia purtroppo in crescita. La pandemia ha poi acuito moltissimo sofferenze e disturbi, per questo grande attenzione deve essere posta anche all’implementazione dei servizi di tipo psicologico. Non solo il bonus psicologico, che il governo ha eliminato ma grazie a un emendamento del Pd siamo riusciti a reinserire, ma politiche e finanziamenti strutturali, a partire dall’introduzione dello psicologo nelle scuole.
Le condizioni di cura si stanno vieppiù rarefacendo nel nostro Paese, come sappiamo tutti: lei come pensa si possa intervenire, in generale rispetto al welfare e in particolare relativamente al rapporto tra il cittadino e la Polis, la Comunità in cui noi tutti viviamo?
Si può intervenire attraverso un investimento pubblico che preveda una strategia complessiva sulla salute mentale, che coniughi attività di ricerca, prevenzione e cura, e che sia in grado di creare sul territorio una solida sinergia tra i servizi sociali, a cura degli Enti Locali e dei Comuni, e quelli dedicati alla salute mentale. Serve un nuovo modello che raggiunga con maggiore capillarità tutto il territorio nazionale, perché troppe persone oggi restano ancora escluse dall’accesso ai servizi e rinunciano a curarsi. Un intervento mirato dovrebbe comprendere l’implementazione di programmi preventivi e di sensibilizzazione nelle scuole e nei luoghi di lavoro, facilitare l’accesso ai servizi di salute mentale e promuovere una cultura che contrasti lo stigma associato ai disturbi mentali. Senza dimenticare il tema delle competenze e della formazione, che va implementato. Per raggiungere tutti questi obiettivi è necessario aumentare le risorse destinate alla salute mentale che vanno portate al 5% della spesa del Fondo Sanitario Nazionale, come accade negli altri grandi Paesi europei. Questo investimento, che si stima abbia un costo annuale aggiuntivo di 2,3 miliardi di euro, è fondamentale se vogliamo rilanciare un settore cruciale della sanità pubblica, che oggi è ancora troppo trascurato, e fornire un sostegno reale ai pazienti e alle loro famiglie.