La Cura

Il complesso edipico in A. Green. Silvana Lombardi

6/02/24
Il complesso edipico in A. Green. Silvana Lombardi

DORA CARRINGTON, 1924

Il complesso edipico in A. Green

Silvana Lombardi

Parole chiave: A.Green, Psicoanalisi, Edipo, Inconscio

Può essere interpretato come un tocco di originalità iniziare questa breve esposizione del pensiero di A. Green circa il complesso di Edipo, dalla fine: non del percorso intellettuale di Green, ovviamente, che solo la sua scomparsa nel 2012 poteva determinare. Ma la lettura postuma, rappresentata dall’ultima raccolta di scritti ad opera di F. Urribarri (2022),[1] tradotta e curata da A. Baldassarro, affida la chiusura, sotto forma di appendice, ad una recensione critica del 1972 di Green a L’Anti-Edipo di G. Deleuze & F. Guattari (1972). Questa scelta può essere, a mio avviso, interpretata come riconoscimento dell’attualità ed utilità di un pensiero, non tanto comune fra gli psicoanalisti, dopo quello di Freud, sui pilastri psichici della civiltà come espressione di un’economia del desiderio degl’individui. Certamente tale è il complesso edipico.

 Il termine “complesso”, pur allusivo al sofferto ridimensionamento del narcisismo infantile, esprime, piuttosto, la complessità di un microsistema [2](p. 158-159), il cui riconoscimento ha consentito alla psicoanalisi l’adozione di un decisivo strumento epistemologico e clinico. Nel saggio Il mito: un oggetto transizionale collettivo, Green estrae dall’ insieme dei rapporti che il bambino ha con i propri genitori, a mo’ di parametri, gli elementi strutturali e i meccanismi connessi in un tutto organico e funzionalmente unitario.

Il suo scritto più esaustivo, Edipo, Freud e noi, individua quattro punti: l’Edipo e i suoi contesti culturali; l’attualizzazione del mitico attraverso il tragico; l’articolazione del discorso tra verità, ragione e razionalizzazione; l’Edipo come complesso, struttura, modello (p. 125).[3]

Egli osserva che la scoperta fatta da Freud rapidamente nella clinica e testimoniata dalla comunicazione a Fliess nella lettera del 15-10-1897, non ne attiva la teorizzazione come tappa ineludibile dello sviluppo psicosessuale. Ce ne indicherà, piuttosto, gli esiti, una volta che sia tramontato (1924). Ne mostra, invece, la funzione strutturante negli scritti sulla cultura (1913), (1921). Green, infatti, condivide con Freud la transindividualità dello psichismo umano. E’ appunto il passaggio edipico a consentire la partecipazione di ciascuno con il proprio eros all’Eros culturale (p. 72) del processo di civilizzazione, l’evidenza della cui complessità non può essere solo opera della primitiva costituzione di un legame sociale come nel mito antropologico dell’Urvater e dell’orda. La proibizione dell’incesto, regola delle regole, comune a tutte le civiltà, insieme alla teoria sessuale infantile della castrazione, sono aspetti dell’Edipo.

Green si sofferma sul consenso ideologico di cui Freud poté godere per la scoperta del complesso di Edipo: il suo tempo era stato quello dell’ordine patriarcale nel familiare, nel sociale e nel politico. Ma, osserva, che, pur tentato dall’idea di ravvisare quello stesso complesso, ad esempio, in Amleto, inclinò decisamente all’universalità del mito greco, perché mai, come in quella civiltà, gli uomini si sono posti in rapporto al desiderio con la stessa acutezza (p. 79), consapevoli che la posta in gioco era affrancarsi dal sensibile maternoper porsi nell’ambito del paterno, ovvero dell’intelletto e della ragione. Il perfezionamento della metapsicologia, a cui Green lavora, si esprime nel porre questo snodo come evolutivo da quel “negativo” che la dipendenza dalla madre rappresenta e che si realizza tramite la rimozione (dell’affetto), la sconfessione (della percezione), la negazione (del linguaggio), la preclusione (della pulsione) (p. 84).

 Freud, tuttavia, nell’individuarvi il nucleo di ogni nevrosi, non fa riferimento al mito greco, di cui si rinvengono più versioni, accomunate dai temi del parricidio e dell’incesto, bensì alla tragedia sofoclea, perché la tormentosa acquisizione della verità da parte dell’involontario protagonista è pienamente illustrativa dell’intero processo, che, nel suo svolgimento abituale, regola i rapporti del soggetto con i propri oggetti secondo le coordinate della duplice differenza: dei sessi e delle generazioni. La rimozione del desiderio incestuoso, sia pur incalzata dall’angoscia di castrazione, dispone ad un esercizio di simbolizzazione e di tensione all’oggettualità. Nella tragedia sofoclea, invece, queste, soffocate da negazione e razionalizzazione, causano una disorganizzazione dell’intelletto ben più grave dell’atto trasgressivo (p.119-120).

Il consenso culturale di cui Freud poté usufruire non circoscrive, dunque, al suo tempo l’esistenza del complesso.

Esso è, infatti, una struttura psichica, garantita da una doppia appartenenza alla natura e alla cultura (p. 130). Originatosi nella reale bisessualità della riproduzione umana, si immette nella condizione sessuata (cioè, secata) dell’individuo e della necessaria, prolungata dipendenza dai genitori che trasmettono al figlio in eredità immediata il patrimonio genetico e, a seguire, i loro valori simbolici e culturali. Ogni bambino nasce con un suo destino edipico che si colloca nell’Edipo (e suoi derivati) dei genitori.

Per poter descrivere l’Edipo come modello, Green preferisce esprimersi in termini di relazioni d’oggetto (p. 144).

Bisogna partire da un triangolo aperto che unisce il padre, la madre e il bambino (p. 134) di cui la madre è il punto centrale poiché dotata di un corpo atto a congiungersi carnalmente con gli altri due (p. 144): non, dunque, da una relazione madre-bambino fondante, diretta ed evidente ai sensi. Poiché il padre, partner generativo del materno nella mente femminile, non è mai assente. Green argomenta il suo pensiero facendo un esplicito riferimento ai due diversi legami, “ante-edipici”, che il bambino neonato ha con i genitori: un investimento oggettuale, immediato e già sessuale “per appoggio”, della madre; un’identificazione con il padre (forse quello della propria, personale preistoria), debolmente o per nulla sessualizzata (p.136), preso come modello (Freud, 1922). In questo tempo, ancora ante-edipico ma di cui s’intravvede la tripolarizzazione, il padre effettivamente introdurrà l’interruzione del legame fusionale madre-bambino e potrà favorire, con la sua esistenza, la redistribuzione degli investimenti libidici fra il soggetto e l’oggetto, il bambino e la madre, sia pur entrambi connotati dal proprio, nostalgico narcisismo.  Egli vi si configura come un “secondo oggetto”, cui non si approda per semplice conquista evolutiva, ma per iscrizione nella preesistente struttura psichica triangolare. La fluidità della triangolazione non risparmia la comparsa del fantasma di una scena primaria, ovvero di un oscuro legame carnale fra i genitori da cui il bambino è stato escluso. Questa teoria sessuale infantile, supportata da quella della castrazione, incrocerà la naturale bisessualità psichica nel cui scenario si muoveranno oggetti delle identificazioni e oggetti del desiderio, nell’ambito di un Edipo e positivo e negativo.

Per Green la castrazione è la prova di un’irreversibilità della rottura del legame carnale con la madre ed è l’atto di nascita del padre (p.144).

Pertanto, a questo punto, piuttosto che parlare del padre come di secondo oggetto, è meglio dire che la triangolazione, inaugurata dalla sua esistenza allo stato presente tra la madre e il bambino, fa sorgere “l’altro dall’oggetto” (p.144-145).

La possibilità di un modo di relazionarsi diverso e con l’uno e con l’altro genitore, nonché dei genitori fra loro, attiverà nuove alternanze di tentativi di scissione. La formazione del Super-io, come interiorizzazione delle funzioni genitoriali interdittrici ma anche protettrici, scioglierà la fissazione dei legami.

Come riconoscimento dell’utilità del pensiero di Green per la contemporaneità, mi sembra importante annotare che, nel sottolineare l’importanza della funzione separatrice del padre, egli preveda la possibilità che questi non se ne faccia materialmente carico o che la cultura designi dei rappresentanti a tale effetto (p.144). Così come afferma che l’intuizione dell’oscuro legame carnale fra i genitori può essere comunque esteso agli eventuali sostituti che lo allevano (p.148). Le differenze che s’incontrano tra una cultura e l’altra possono sdoppiare gli agenti di certe funzioni (materne o paterne), complicare la rete dei loro rapporti, far intervenire più presto o più tardi il Super-io (p.149). L’essenziale si ritroverà nella struttura basilare della triangolazione e nel riverbero degli avvenimenti che essa attiva.

Lo scatto che Green imprime alla nascita della figura paterna come altro piuttosto che come secondo oggetto, appare generosa di buoni auspici circa il futuro di una scoperta infantile in sé drammatica perché introduttiva all’incontro dell’alterità ed all’esperienza creativa nella terzeità. Egli dice,” … con l’inaugurazione di questa serie mediante “l’altro dall’oggetto” grazie agli spostamenti occasionali dalla presenza di questo terzo, “primo altro”, si aprono le esperienze infinite della terzeità (1993, p.104)[4].

La sua teoria di una triangolazione generalizzata con terzo sostituibile[5] è esplicita circa la possibilità che la struttura ternaria composta dal soggetto e dall’altro dall’oggetto che tuttavia non è il soggetto (p.231) si estenda al di là del paterno, perché l’altro dall’oggetto potrà essere un altro oggetto del desiderio della madre che non sia il padre: sua madre, suo padre o l’uno o l’altro dei fratelli o delle sorelle, una balia o una governante.

Da temere è sempre l’imprigionamento nella relazione duale.


[1] A. Green, La clinica del negativo. Narcisismo, distruttività e depressione, Milano, F.Angeli, 2023

[2] A. Green, Il mito: un oggetto transizionale collettivo in Slegare

[3] Tutti i riferimenti, indicati in corsivo, sono da ricercare nel saggio Edipo, Freud e noi (1992) in Slegare, tranne quelli specificati in note apposite.

[4] A. Green (1993), Il lavoro del negativo

[5] A. Green (2002), Configurazioni della terzità in Idee per una psicoanalisi contemporanea

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

A. GREEN – M. Balsamo intervistato da A. Migliozzi

Leggi tutto

Complesso Edipico

Leggi tutto