La Cura

Gli Asili nido di Guerra (1940-1945): A. Freud e D. Burlingham. M. A. Tallandini

29/08/22
Gli Asili nido di Guerra (1940-1945): Anna Freud e Dorothy Burlingham. Maria Anna Tallandini 1

ANNA FREUD E DOROTHY BURLINGHAM

Gli Asili nido di Guerra (1940-1945): Anna Freud e Dorothy Burlingham

Maria Anna Tallandini

Parole chiave Anna Freud, Psicoanalisi, Asili nido, Guerra

Nel corso di una ricerca bibliografica, mi sono imbattuta in un volume con una consunta copertina di cuoio rosso,  la veste tipografica all’interno era quella di un vecchio ciclostile. Il titolo e la vasta raccolta di dati osservativi in esso contenuti hanno risvegliato la mia curiosita’.  Risulto’ essere lo scritto di A. Freud e D. Burlingham, War and Children, pubblicato nel 1943 nei Medical War Books. Questo scritto e’ la relazione delle due autrici del primo anno, il 1940, di attivazione degli asili nido di guerra (War Nurseries) a Londra. Solo una ridotta parte dei dati presentati in questo scritto trovera’ spazio nella pubblicazione successiva Freud A. , Burlingham, D. T., (1973), Infants without Families: Reports on the Hampstead War Nurseries, in The Writings of Anna Freud, vol.3. International Universities Press, 1973) in cui sono descritti anche gli anni successivi di tale esperienza. 

In un tempo in cui, dopo un lungo periodo di pace a cui l’Europa nel corso della storia non era abituata, i suoni della guerra si fanno sentire prepotenti, mi pare utile ricordare un intervento a favore dei bambini da zero a 5 anni realizzato da Anna Freud e Dorothy Burlingham a Londra. Entrambe non erano nuove a tale esperienza poiche’ avevano istituito e diretto dal febbraio 1937 al marzo 1938, a Vienna, le “Jackson nurseries” che si occupavano dei bambini e delle  loro famiglie provenienti dagli strati sociali poveri. Le “Jackson nurseries” erano un luogo di ricerca in cui le teorie psicoanalitiche sullo sviluppo infantile erano confrontate con quanto veniva rilevato dalla osservazinne diretta di bambini nei primi due anni di vita. In esse si provvedeva anche al training degli psicoanalisti. Questa esperienza ebbe termine forzatamente quando Anna Freud, per motivi razziali, dovette lasciare Vienna e si rifugio’ a Londra. 

All’inizio della IIa Guerra mondiale la citta’ di Londra fu colpita  da fitti bombardamenti giornalieri. Migliaia di famiglie si trovarono a trascorrere molte ore al buio in rifugi sotterranei, oppure dovettero dormire in letti a castello costruiti nelle stazioni della metropolitana. Al ritorno alla superficie, spesso, essi scoprivano che le loro case erano state bombardate e rese inabitabili. Di fronte alla morte  e alla distruzione che i bambini sperimentavano, Anna Freud volle costruire degli spazi per offrire loro un ambiente tranquillo e nello stesso tempo dare serenita’ ai genitori nel loro lavoro. Questa iniziativa e’ stata un importante contributo dato dalla psicoanalisi nell’aiuto ai bambini che si trovavano a subire le conseguenze delle esperienze, spesso traumatiche, che una guerra porta con se’.  

La realizzazione del progetto.

La realizzazione del progetto fu resa possibile dal sostegno economico dell’associazione   The Foster Parents’ Plan for War Children. Un’associazione  che aveva contribuito alla protezione dei bambini durante la guerra civile spagnola a partire dal 1936 e che si occupo’ anche di bambini in altri paesi europei colpiti dalla guerra. L’istituzione da parte di Anna Freud dei tre War Nurseries (asili nido di guerra) ebbe luogo nell’ottobre del 1940.

 Nel contesto bellico la situazione affettiva generale e le relazioni tra i componenti della famiglia sono profondamente modificate.  I bambini vedono i loro genitori in preda a timori profondi e, a volte, si sentono privati della loro protezione. Le fragilita’ dell’adulto non evidenti e tollerabili in tempi normali, divengono palesi nel contesto di guerra. Il bambino, di fronte alle difficolta’, sente venir meno il sentimento di sicurezza e di affidabilita’.  Mai come in tempo di guerra il senso della casa, della familiarita’ delle pareti domestiche e di quanto e’ in esse contenuto fa sentire il suo peso sul vivere quotidiano. La figura dell’adulto come fonte di sicurezza e tranquillita’ interiore risulta indispensabile e la separazione in una situazione cosi’ drammatica ancor piu’ intollerabile. . Per dare un senso di sicurezza e conforto ai bambini piu’ piccoli, Anna Freud volle costruire  uno spazio in cui I bambini si sentissero al sicuro degglieventi bellici.

Gli asili nido

Gli Hampstead Nurseries utilizzarono tre grandi case nella parte nord di Londra. Una era residenziale, in essa i bambini venivano ospitati giorno e notte; in una seconda i bambini erano accolti per le attivita’ giornaliere organizzate sia per i bambini di residenza permanente, sia per quelli che provenivano dai dintorni; infine era utilizzata una terza casa, nei dintorni di Londra, in cui erano accolti bambini londinesi che erano stati evacuati dalle loro abitazioni. I piccoli ospitati furono in media 90 al giorno e quindi gli asili richiesero un numero piuttosto elevato di persone che se ne occupassero in tutti i momenti della giornata e che fornissero loro assistenza anche di notte. Inoltre gli asili offrivano alloggio ai genitori quando essi si recavano a trovare i figli, ospitavano le madri e, se esse dovevano allattare, era fatto il possibile per procurare loro un lavoro all’interno degli asili stessi.

Gli ospiti degli asili dovevano avere un’eta’ inferiore ai 5 anni perche’, all’inizio della guerra, il programma governativo inglese di evacuazione non si era occupato di questa eta’, considerandola protetta dalla presenza materna, in realta’ non sempre possibile poiche’ le madri erano frequentemente impegnate nel lavoro al di fuori della famiglia, spesso di sostegno alla guerra. 

Tutti i bambini piu’ grandi avevano avuto esperienze traumatizzanti. Infatti tutti sapevano distiguere il suono degli aerei, dalle artiglierie anti-aeree, dalle esplosioni delle bombe. Molti erano stati testimoni di incursioni aeree e molti di loro avevano visto le loro case distrutte. Come conseguenza, tutti avevano subito il dissolversi della famiglia, avevano affrontato la separazione forzata dalle madri e dai padri. Di fronte alla morte  e alla distruzione, Anna Freud volle costruire degli spazi per offrire un ambiente tranquillo ai bambini e nello stesso tempo dare tranquillita’ ai genitori.

Il lavoro nelle War Nurseries

Nell’introduzione alle note relative a questa esperienza che si protrasse per tutta la durata del periodo bellico, Anna Freud e Dorothy Burlingham scrivono:

Il lavoro nelle War nurseries e’ basato sull’idea che la cura e l’educazione dei bambini piccoli non devono essere messi in secondo piano in tempo di guerra e non devono essere ridotti ad un livello di “tempo di guerra”. Gli adulti possono vivere in condizioni di emergenza e, se necessario, in razioni di emergenza alimentare. Ma la situazione negli anni decisivi dello sviluppo corporeo e mentale e’ completamente diversa…. E’ ormai riconosciuto che la mancanza di cibo essenziale, ….. nella prima infanzia causa permanenti malformazioni corporee piu’ tardi….Non e’ generalmente riconosciuto che lo stesso principio e’ valido per lo sviluppo mentale del bambino. Ogni volta che i bisogni essenziali non sono soddisfatti la conseguenza sara’ una malformazione psicologica permanente. Questi elementi essenziali sono: il bisogno dell’attaccamento personale, di una stabilita’ emotiva, e la permanenza di una influenza educativa….Per compensare queste mancanze la cura dei bambini in tempo di guerra deve essere piu’elaborata e piu’ attentamente pensata che in abituali tempi di pace”  (corsivo mio). (pag.12).

D. BURLINGHAM  nell’asilo di West, Hampstead, 1943

Le finalita’ di questa iniziativa, le linee direttive a favore della salute fisica e mentale dei bambini. erano molto chiare nella mente di Anna Freud.

Prima di tutto gli sforzi erano diretti a riparare i danni causati dalla guerra. Pertanto negli asili si provvedeva una sorta di casa per la convalescenza  ma anche una casa per i bambini con problemi.

In secondo luogo ci si proponeva che i bambini ospitati fossero protetti da ulteriori danni psicologici e si agiva in modo da prepararli al ritorno ad una vita normale. Per esempio facilitando il contatto con i genitori.

Il terzo aspetto, di grande rilievo per Anna Freud, fu quello di condurre una ricerca attenta e serrata sui bisogni infantile nei diversi momenti del primo sviluppo sostanziata da un’accurata capacita’ osservativa. 

Infine, e sempre al centro dei suoi scopi, fu posta la formazione di persone consapevoli delle  necessita’ psicologiche del bambino e la costruzione di un modello di asilo, che potesse essere utilizzato in tempo di pace.

Le innumerevoli pagine di osservazione infantile raccolte nelle nurseries stanno alla base del metodo che vide la sua attuazione nell’attivita’ clinica di psicoanalisi infanrtile svolta nell’Anna Freud Centre per lunghi anni.

All’inizio il personale era costituito da rifugiati fuggiti dalla Germania e dall’Austria, come Anna Freud stessa, che avevano all’origine interessi psicologici e psicoanalitici. Molti di essi diventarono nomi conosciuti nell’ambito della psicoanalisi come ad esempio Ilse Hellman che era stata studente di Charlotte Buhler e quindi in grado di portare la sua esperienza di ricerca empirica negli asili nido (Kennedy, H., 2009). Si trattava di persone giovani e profondamente interessate che erano passate attraverso l’esperienza della “evacuazione” dal loro paese di origine. Altre persone di spicco, erano i coniugi Robertson che continuarono piu’ tardi il loro lavoro con J.Bowlby a cui fornirono molti dei dati clinici su cui Bowlby documento’ la sua teoria sull’attaccamento. Una caratteristica generale, che continuo’ ad essere presente nella Hampstead Clinic anche dopo la guerra, era data dal fatto che qualsiasi persona presente negli asili e con qualsiasi mansione, doveva avere come base teorica una psicologia dello sviluppo psicoanalitica ed operare di conseguenza nei contatti con i bambini. Ad esempio, il compito di James Robertson, nella nursery era quello di agire come ”uomo tuttofare” che provvedeva alla manutenzione dello stabile e, in particolare, al funzionamento delle parti idrauliche, ma nel contempo era l’assistente sociale che doveva tenere i rapporti con i genitori. 

Un’attenzione costante era, ovviamente, dedicata ai bambini perche’ il prezzo che il bambino paga per essere sottratto ai pericoli della guerra e’ molto alto. I bambini nel contesto bellico, devono fronteggiare il trauma della separazione dalla madre che, commenta A. Freud, e’ un’esperienza  assai piu’ drammatica di quello che essi possono provare quando vedono la loro casa distrutta dalle bombe. 

“I bambini hanno a disposizione solo un tipo di punizione per chiunque li offenda : questa persona deve andarsene e non ritornare che, nel linguaggio infantile, significa che deve morire….. ma sono probabilmente questi sentimenti negativi a determinare la risposta alla separazione in questo periodo. Il padre e la madre ai quali, in un certo momento, e’ stata augurata la morte, subito dopo vengono restituiti all’affetto del bambino. … In questo periodo i sentimenti negativi verso i genitori sono solo transitori. …Non sembra pericoloso uccidere un genitore in fantasia se, contemporanramente, l’evidenza della realta’ esterna mostra che il genitore e’ vivo e sta bene….. Ma la separazione risulta un’intollerabile conferma di tutti questi sentimenti negativi. …il naturale dolore legato alla separazione si trasforma in un’intensa attesa del ritorno che e’ difficile tollerare. Gli ordini e le proibizioni che prima erano rifiutati, in assenza dei genitori, sono religiosamente osservati. In questa situazione i bambini sono particolarmente buoni “(pag.30) 

Uno dei compiti del personale dell’asilo era quello di osservare e tener nota dei comportamenti infantili utilizzando un’attenzione “fluttuante” simile alla disposizione mentale dell’analista. Le osservazioni dovevano essere scritte puntualmente usando un linguaggio non–teorico, specificando il piu’ possibile i comportamenti osservati. Non vi era alcuna interpretazione, ma piuttosto interventi definiti da Anna Freud “educativi” che tenevano conto delle osservazioni annotate. 

Il caso di Giovanni (pp. 81-82).

Giovanni, tra i due e i 3 anni, ha dovuto cambiare casa molte volte. Non e’ mai stato separato dalla madre fino ai due anni ed e’ vissuto con lei da solo per 14 mesi. Dopo che il padre e’ stato arruolato nell’ esercito, quando sua madre si ammalo’ di tubercolosi e fu quindi ricoverata in ospedale, il bambino incomincio’ ad essere spostato da una casa all’altra. La madre una volta ritorno’ a casa dall’ospedale perche’ le era stato riferito che il bambino era infelice nel posto dove era stato affidato.  Essa lo porto’ a casa dei suoi parenti sperando di poterlo lasciare li’, ma tutti familiari dovevano lavorare e quindi il bambino non pote’ essere affidato a nessuno. Si dovette quindi ricorrere ad una nuova “casa di accoglienza” dove la madre lascio’ il bambino per poter rientrare in ospedale. Nel contempo Giovanni aveva sviluppato una enuresi notturna e quindi fu rifiutato anche da questa “casa di accoglienza”. Ricomincio’ ad essere inviato da un posto all’altro finche’ arrivo’ nella nursery di campagna di Anna Freud. Le osservazioni condotte misero in evidenza che era diventato spaventosamente e completamente impersonale. Era un bambino grazioso ma completamente senza espressione; solo raramente faceva vedere un sorriso stereoptipato. Non era ne’ riservato ne’ aperto agli altri, accettava di stare dovunque fosse messo e non sembrava spaventato dal posto nuovo di collocamento. Non esprimeva nessuna preferenza di essere messo con uno bambino o un altro, non si affezionava a nessuno e non evitava nessuno.  Mangiava, dormiva, giocava e non disturbava nessuno. La caratteristica anomala era appunto che sembrava completamente privo di emozioni.  Per molte settimana non fu possibile avvicinarlo. Finalmente la situazione cambio’ quando si ammalo’. Per misurargli la tempertura l’infermiera lo prendeva in braccio e metteva il suo braccio attorno alle sue spalle in modo da tenere il termometro al suo posto sotto l’ascella. Fino a quell momento Giovanni aveva risposto con indifferenza a qualsiasi carezza. Forse questa posizione particolare risveglio’ in lui il ricordo di essere in braccio a sua madre. Si attacco’ in modo particolare a quella infermiera e chiedeva ripetutamente di “misurare la febbre” . In questo modo ritrovo’ la strada dei suoi sentimenti.

Se Giovanni ha ritrovato la strada dei suoi sentimenti lo deve al caso ma anche al fatto che “il caso” e’ stato compreso e utilizzato per riportare il bambino a permettersi di sentire.

L’esperienza dei War Nurseries si concluse con la fine della guerra nel 1945. In essa non osserviamo l’uso della psicoanalisi in un contesto di setting terapeutico ma in quello di una acuta e approfondita osservazione dei comportamenti infantili. L’attenzione e’ soprattutto sul modo in cui la guerra colpisce lo sviluppo psicologico del bambino nei suoi bisogni di attaccamento personale, di stabilita’ emotiva e di continuita’ del processo educativo. La comprensione, attraverso l’osservazione, dei bisogni emotivi del bambino ha la finalita’, in questo contesto, di rendere meno traumatica l’esperienza bellica nella  vita quotidiana e di aiutare il bambino a ritrovare ed usare le sue capacita’ emotive. A me pare un contributo estremamente importante che la psicoanalisi puo’ offrire in qualunque momento storico, anche in quello a noi contemporaneo.

Bibliografia

Freud, A.,Burlingham, D, (1943). War and Children, Medical War Books,New York

Freud A. , Burlingham, D. T., (1973), Infants without Families: Reports on the Hampstead War Nurseries, in The Writings of Anna Freud, vol.3. International Universities Press, 1973)

Hellmann, I. (1990). From War Babies to Grandmothers: Forty-EightYears in Psychoanalysis, London, Karnac Books

Kennedy, H. (20090 Children in Conflict. Anna Freud and the War Nurseries, The Psychoanalytic Study of the Child, 64,1,306-319. 

Robertson, J. and Robertson, J. (1967-1876). Young children in brief separations. Britain: Concord Films Coumcil; USA: New York, University Film Library Five Films Series.

Tallandini M. A. (2022) https://www.centrovenetodipsicoanalisi.it/war-and-children-anna-freud-e-dorothy-burlingham-gli-asili-di-guerra/

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