Norman ROCKWELL
Gioco e sentimento
Matteo Terranova
parole chiave: gioco, desiderio, impotenza, creatività
Il gioco è un buon strumento che la natura e l’evoluzione ci hanno donato. Ci accompagna fin dall’infanzia, e con l’età adulta continuiamo a giocare sotto forme e modi diversi. Quando giochiamo siamo davvero noi stessi, scriveva Schiller (1794), medico e poeta.
L’uomo e la natura hanno inventato il gioco. Attraverso il gioco, superiamo il conflitto tra l’onnipotenza del nostro desiderio e l’impotenza che ci caratterizza, e diventiamo più umani giacché conosciamo attraverso i sensi con una mente così capace di contenere le varie sfumature della vita.
Il gioco è un’attività che parte da alcune impostazioni fisse per arrivare ad esiti imprevisti, proprio attraverso la creazione e la sorpresa che ne deriva.
Attraverso di esso, i bambini e gli adulti tollerano i limiti che la natura dà loro, come la finitezza del corpo, e danno libero sfogo al desiderio onnipotente che, pur non essendo saziato completamente, potrà raggiungere una buona soddisfazione.
Freud è stato il più grande teorico del desiderio (Galimberti, 2017) disvelando come l’uomo e la donna siano animati da un desiderio che fondamentalmente è onnipotente. Vorremmo sempre di più, e quando lo decidiamo noi. Esattamente come i bambini, anche noi adulti dobbiamo fare i conti con la frustrazione dei nostri desideri ed imparare a gestirla. Nel corso della vita l’uomo e la donna si scontrano con la loro finitezza e in ultimo la morte, ovvero con l’impotenza. L’essere umano vive all’interno di un conflitto tragico e sofferente che fa parte della vita stessa. Ineludibile.
Già nell’epilogo degli Studi sul’Isteria, Freud (1985) scriveva come l’esito di una buona cura fosse la trasformazione della sofferenza nevrotica in infelicità comune.
La dimensione tragica della sofferenza è dunque intrinseca alla vita stessa. È una stagione del nostro vivere, una delle tante, ma è fondamentale come l’inverno che precede la primavera con i suoi colori.
Se in passato, spesso, la religione ha enfatizzato questo stato emotivo come luogo di dolore che innalza lo spirito, la società produttiva contemporanea lo equipara al dolore fisico da eliminare, vendendo diverse strategie per farvi fonte. Strizza l’occhio all’onnipotenza dei nostri desideri che vorrebbero sempre maggior piacere, al contrario dell’ascetismo medioevale che invece taceva il desiderio.
Le soluzioni estreme però non risolvono il problema, il conflitto; anzi, per certi versi non l’affrontano proprio, lo nascondono e lo eludono. Lo rimuovono.
Il conflitto tra onnipotenza del desiderio e finitezza del’uomo pare dunque irrisolvibile; forse andrebbe superato piuttosto che risolto.
L’uomo attraverso la creatività sente di poter espandere il suo sé.
Banalmente prendiamo un foglio e una matita. Lo spazio della carta ha una forma e misura precisa, è delimitato. Il bambino disegna magari con un’idea ma non sa cosa verrà fuori di preciso. Si sorprende, e una buona creazione appaga il suo desiderio.
Lo stesso principio vale per il gioco tra bambino e analista in seduta, con l’utilizzo di materiale modellabile come la plastilina e la sabbia, ma anche attraverso la relazione stessa. Lo stesso posto e lo stesso orario (il setting) garantiscono una cornice entro cui diversi movimenti, discorsi e pulsioni possono dispiegarsi e crearsi.
I limiti e le regole di partenza costituiscono un medium entro cui può dispiegarsi la psiche, come nel gioco con la sabbia. Al paziente (bambino e adulto) viene data la possibilità di creare forme e paesaggi attraverso il movimento della sabbia e la deposizione di oggetti/personaggi scelti. In questo modo si creano dei “quadri” che possono rispecchiare lo stato d’animo della persona e i suoi movimenti inter e intrapsichici, attraverso l’uso di quella materia che richiama simbolicamente la terra e la creazione dell’uomo
Bibliografia
Freud S (1895). Studi sull’Isteria. Bollati Boringhieri, Torino.
Galimberti U(2017). Paesaggi dell’anima. Feltrinelli Editore, Milano.
Kalff, D.M. (1996). Il gioco della sabbia. Magi Edizioni (2022).
Pattis Zoja, E., Castellana, F. (2022). Sandplay e psicopatologie gravi. Moretti e Vitali Edizioni, Bergamo.
Schiller, F. (1794). L’educazione estetica dell’uomo. Bompiani (2021).
Winnicott, D.W. (1971) Gioco e realtà. Armando Editore (2019).
Vedi anche: