A cura di Rosa Spagnolo
Ti hanno diagnosticato una depressione, ti hanno prescritto degli antidepressivi ed inviato a casa con un controllo quindicinale. Ora ti senti intrappolato nella diagnosi che ti è stata fornita e senti di essere incurabile. Chiedere aiuto è stato il primo e più importante passo per avviare un percorso di cura. Quale percorso?
Se la depressione ti obbliga a restringere il campo degli interessi, ti allontana dalle persone che ami e, soprattutto, ti rende infelice per ogni scelta compiuta, in altre parole se un qualsiasi evento, ripetutamente, ti getta nello sconforto impedendoti di continuare a vivere come hai sempre fatto o come avresti voluto, forse è arrivato il momento di capire cosa alimenta la depressione, cosa dentro di te le permette di ripresentarsi puntuale ogni mattino corrodendo relazioni e spingendoti a pensare che niente valga la pena di essere vissuto. Consultare uno Psicoanalista aiuta a non sentirsi soli in questo lungo viaggio attraverso la cura, a scegliere la modalità di trattamento più adatta e a conoscere quanto sta accadendo per non sentirsene sopraffatti. Aiuta soprattutto a passare dal non senso della depressione come malattia al senso della depressione come esperienza vissuta di una persona che ha la sua storia, la sua fisionomia, il suo radicamento nel mondo.
Lo Psicoanalista ti aiuta a:
- Dare un senso alla tua storia
- Prendere coscienza di quei funzionamenti inconsapevoli che creano le condizioni interne per l’instaurarsi del malessere depressivo
- Esplorare lo stile di vita / lavoro / socialità
- Segnalare l’opportunità di includere/escludere cause mediche
- Integrare il trattamento farmacologico
- Valutare l’opportunità di un trattamento psicoanalitico
- Esaminare le possibili fasi del trattamento
Fasi del trattamento
Nessuno si ammala di depressione allo stesso modo, ognuno ha una sua modalità di reazione alla malattia: le cause scatenanti interne ed esterne possono essere a volte molto significative (traumi, lutti, separazioni, perdite), altre volte invece sono così ben celate da non essere immediatamente percepibili.
Il trattamento psicoanalitico rende il paziente soggetto attivo della propria cura attraverso l’interazione diretta con il proprio terapeuta: il coinvolgimento di entrambi nella comprensione della malattia attraverso l’esplorazione delle radici intrapsichiche, familiari ed ambientali della stessa serve da motore per riavviare un processo vitale che, in maniera del tutto inconsapevole, da qualche parte un giorno si è interrotto.
In sintesi la terapia psicoanalitica, tramite il lavoro sulla radice della depressione, cioè su quella singola e personale storia che il paziente porta in seduta, indaga i legami ed il radicamento della malattia nella vita del paziente. In tal modo lo psicoanalista aiuta a comprendere la depressione e, soprattutto, cosa innesca lo stato depressivo e contribuisce al suo mantenimento e quindi quali trasformazioni devono essere affrontate per ottenere un cambiamento stabile nel tempo.
A solo titolo semplificativo si possono considerare alcune fasi del trattamento psicoanalitico.
Fase iniziale del trattamento
Il paziente fornisce al terapeuta il materiale (racconti, sogni, narrazione di eventi) attraverso cui lo informa sul suo stato affettivo ed emozionale ed egli (il terapeuta) attraverso gli strumenti della tecnica analitica lo aiuta a sciogliere i nodi aggrovigliati dell’isolamento, del dolore, della fatica di vivere, dell’insonnia e di ciò che man mano emerge di seduta in seduta.
In questa prima fase vengono esplorate alcune caratteristiche della depressione che servono a:
• aiutare il paziente a comprendere che ci vuole tempo per trovare il giusto ritmo ed il giusto adattamento al trattamento. Qualche esempio: potrebbero essere necessari più colloqui per decidere il numero di sedute con cui iniziare; potrebbe essere necessaria una prima fase di psicoterapia di sostegno ad una sola seduta settimanale (ad esempio in fase acuta o nell’immediato post-ricovero), per passare in seguito ad un percorso psicoanalitico più intenso che meglio si adatta alle esigenza di cura; potrebbe, inoltre essere necessario un iniziale contenimento farmacologico da dismettere successivamente o al contrario, questo potrebbe essere aggiunto in corso di terapia. In altre parole entrambi, psicoanalista e paziente , si aprono al cambiamento attraverso la flessibilità del trattamento.
• Comprendere, insieme, che anche un trattamento farmacologico, prescritto dal proprio neurologo o psichiatra, può beneficiare dell’integrazione con un trattamento psicoterapico. Il farmaco allevia i sintomi della depressione, ma è giusto sapere che la sua efficacia aumenta affiancandogli un buon trattamento psicoterapico.
• Quando qualcuno sta molto male vorrebbe risolvere subito il suo malessere. Tutti intorno a lui gli danno consigli e in genere lo spingono a reagire e a rimboccarsi le maniche. La peculiarità dell’intervento psicoanalitico consiste nell’offrire uno spazio di ascolto e di sospensione del giudizio nel quale si solleva il paziente dall’idea che uscire dalla depressione sia solo una questione di buona volontà. Contemporaneamente si comincia a osservare insieme al paziente il suo senso di isolamento, quello che gli succede con le persone, come vede se stesso in relazione agli altri, se ci sono modalità fallimentari che si ripetono nelle sue relazioni come seguendo un copione. Questo delicato lavoro di collegamento fra esperienze apparentemente difformi e di ricerca di un senso profondo in genere aiuta la ripresa del contatto con gli altri e l’uscita dall’isolamento.
Il trattamento richiede tempo e impegno. Spesso la lentezza dell’evoluzione, i piccoli cambiamenti non avvertiti dagli altri, ma sperimentati solo in seduta, potrebbero creare confusione o frustrazione. Parlarne chiaramente con il proprio terapeuta aiuta ad esplorare i sentimenti di disperazione e di impotenza che accompagnano la guarigione e che a volte si manifestano con lunghe regressioni in cui sembra che nulla cambi.
Fase intermedia
E’ la fase più lunga in cui si alternano momenti di progressione, a momenti di regressione a periodi in cui sembra tutto fermo e che nulla cambi.
E’ in questa fase, che non si può predire in termini temporali, che l’intervento psicoanalitico dispiega la sua efficacia ed in cui il paziente prende dimestichezza con gli strumenti analitici .
Attraverso la relazione con il terapeuta, costruita durante la prima fase, si avvia il processo analitico cioè si dispiega la possibilità che all’interno di un setting condiviso avvengano delle trasformazioni condivise. Il rapporto di fiducia, già avviato e che continuerà ad essere alimentato per tutto l’arco dell’intervento, è essenziale nel trattamento della depressione per sentirsi adeguatamente sostenuti, ed insieme alla comprensione empatica, all’ascolto non giudicante, agli interventi (interpretativi, ricostruttivi, esplicativi, chiarificatori o di sostegno ) non intrusivi, permetteranno gradualmente al paziente di entrare in contatto con una modalità di trattamento nuova al fine di promuovere una modalità di rapportarsi a se stesso ed alla malattia in maniera differente. In questa fase il paziente e l’analista si confrontano con la malattia, con le sue radici storiche e con le modalità attuali attraverso cui si manifesta. Affronteranno la variabilità ed il susseguirsi dei sintomi nelle diverse forme con cui vestono la relazione analitica (diventata a questo punto specchio e riflesso delle relazioni private e sociali, attuali e storiche) e soprattutto acquisiranno maggiore consapevolezza di come ( e quanto) gli affetti in campo prendano vita e si animano solo dopo essere stati sciolti dal groviglio inconscio in cui inconsapevolmente erano stati relegati dalle proprie storie di vita.
Fase conclusiva
Quanto a lungo durerà la terapia? Freud avrebbe risposto: dipende dal passo del viaggiatore.
Ogni storia di vita è differente da un’altra. Mentre la malattia depressiva può manifestarsi sempre con gli stessi sintomi, la persona che ne è portatrice è differente da un’altra e porta una storia diversa. Quando le trasformazioni apportate dall’intervento terapeutico saranno evidenti ad entrambi, lo psicoanalista ed il paziente insieme decideranno come e quando lasciarsi. Cioè concorderanno la fine del trattamento.
Il paziente è guarito?
Senz’altro la vasta gamma di sintomi legata al quadro depressivo si sarà ridotta, senz’altro la modalità con cui si affronta la malattia sarà cambiata e senz’altro il paziente avrà acquisito un nuovo bagaglio carico di strumenti per far fronte alle future avversioni che potrebbero minare il suo stato di salute.
In poche parole, a fine trattamento, il paziente giunto inizialmente in terapia come soggetto passivo in preda ad uno stato depressivo che gli impediva di vivere, passato attraverso una lunga fase di esplorazione delle modalità di manifestarsi della sua malattia e avendo sperimentato le trasformazioni messe in atto per superare la malattia, sarà più consapevole delle sue modalità di funzionamento affettivo/relazionale e potrà agire attivamente su queste per controllare al meglio il corso della sua vita.
Review
Brenner C. (1991): la depressione secondo una prospettiva psicoanalitica. Tr. it. Rivista di psicoanalisi, 41,pp.453.472
Bleichmar, H.B.:(1996): Some subtypes of depression and they implications for psychoanalytic treatment. International Journal of Psychoanalysis, 77, pp.935-961
Freud S.(1917). : Lutto e melanconia OS_F vol.8
Gabbard G.O.(1994): Disturbi affettivi. in: Psichiatria Psicodinamica, R. Cortina, 1995
Migone P.(2009): Quanto sono efficaci i farmaci antidepressivi? Il Ruolo Terapeutico, 112, pp. 45-56 in www.psychomedia.it
PDM Manuale diagnostico psicodinamico (2006. tr.it R. Cortina, 2008 www PDM1.org)
Semi A. A.:(1989): Modelli psicoanalitici della depressione. In: SEMI A. A.(a cura di) Trattato di psicoanalisi, vol 2, R. Cortina
A chi rivolgersi
Per saperne di più
La depressione
Chiunque può aver attraversato momenti di tristezza nella vita.
In genere questi momenti sono collegabili a specifici eventi e non interrompono in alcun modo il normale cammino della vita fra affetti e relazioni.
Quando quindi bisogna iniziare a pensare che si tratti di “ depressione “?
Quando il senso di impotenza, la tristezza, la sensazione di vuoto e la disperazione bloccano l’evoluzione allora si può parlare di depressione.
Lo stato depressivo, al di là dei legami interni con la propria storia personale, trasforma tutto in negatività, rende tutto più difficile e niente sembra più funzionare. La routine quotidiana, il lavoro, la famiglia acquistano un peso schiacciante. La fatica di affrontare un’ intera giornata diventa enorme e la forza per andare avanti piano piano si affievolisce.
A volte è un processo improvviso altre volte è così lento e subdolo da non riconoscerlo e rimanerne intrappolati senza più la forza di uscirne.
Riconoscere i segni, i sintomi, le cause della depressione è il primo passo per capire come affrontare il trattamento per superarla.
IN QUESTA RUBRICA:
- Sei depresso?
- Segni e sintomi della depressione
- I volti della depressione
Sei depresso?
Alcuni usano la parola “depressione” per spiegare i sentimenti vicini alla tristezza, ma la depressione è molto più.
Alcune persone descrivono la depressione come “vivere in un buco nero”, “avere una sensazione di morte imminente”, oppure ancora come “non sentire più nulla”, cioè non percepire il contatto con le persone care. La gamma di sentimenti varia dal sentirsi senza vita, vuoti, e apatici; all’essere arrabbiati, aggressivi e irrequieti. La depressione è diversa dalla normale tristezza. La depressione inghiotte la vita giorno per giorno, interferendo con la capacità di lavorare, studiare, mangiare, dormire e divertirsi. I sentimenti di impotenza, disperazione, e inutilità sono intensi e implacabili.
Se ti identifichi con alcuni dei seguenti segni e sintomi, potresti essere affetto da depressione clinica
• non riesci a dormire o dormi troppo
• non riesci a concentrarti
• trovi che i compiti in precedenza facili ora sono difficili
• ti senti senza speranza e senza aiuto
• Non riesci a controllare i pensieri negativi
• hai perso l’ appetito o non riesci a smettere di mangiare
• sei molto più irritabile, irascibile, o aggressivo del solito
• stai consumando più alcool rispetto al normale
• Metti in atto comportamenti a rischio
• hai pensieri ricorrenti che la vita non vale la pena di essere vissuta
Segni e sintomi della depressione
La depressione varia da persona a persona, ma ci sono alcuni segni e sintomi comuni che ci aiutano a riconoscerla. Questi sintomi possono variamente presentarsi nel corso della vita e non necessariamente sono presenti contemporaneamente. Ma più sintomi si hanno e più è intensa e lunga la loro presenza nel corso della giornata, più si protraggono nel tempo, maggiore è la possibilità che si tratti di depressione.
Segni e sintomi della depressione
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- Sentimenti di impotenza e di disperazione Pensieri ricorrenti tipo: nulla andrà bene e non c’è niente che posso fare per migliorare la situazione
- Perdita di interesse nelle attività quotidiane Hai perso l’ interesse per gli hobby ed i passatempi che hai sempre praticato. Non senti alcuna capacità di provare gioia e piacere.
- Perdita di energia Sensazione continua di stanchezza. Tutto il corpo sembra appesantito; le piccole attività come lavarsi, vestirsi sembrano impossibili.
- Cambiamento di appetito o di peso Significativa perdita di peso o aumento di peso
- Cambiamenti del sonno Sia insonnia, soprattutto risveglio precoce nelle prime ore del mattino, che ipersonnia (dormire troppo)
- Disgusto di sé Si manifesta attraverso forti sentimenti di inutilità e senso di colpa per ogni piccola evenienza. Non risparmi a te stesso nessuna critica.
- Problemi di concentrazione Presenti difficoltà a concentrarti, non riesci a prendere decisioni e trovi moltissima difficoltà a ricordare le cose.
- Dolori inspiegabili Mal di testa, mal di schiena, dolori muscolari, mal di stomaco diventano disturbi quotidiani.
- Rabbia o irritabilità Sensazione di agitazione, irrequietezza, o addirittura attacchi di ira violenta. Il livello di tolleranza si abbassa e tutto ti irrita.
- Comportamento improvvisamente sconsiderato improvvisamente sei attratto e/ o inizi ad abusare di sostanze, di alcool, ti dai al gioco d’azzardo compulsivo, o provi a mettere in atto comportamenti quali guida spericolata o cerchi sport pericolosi.
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I volti della depressione
La depressione non si presenta allo stesso modo negli uomini, nelle donne, nei giovani e negli anziani. Esistono delle differenze che forse conviene sottolineare per una migliore conoscenza della depressione.
La depressione negli uomini
Spesso negli uomini la depressione ha un andamento più subdolo essendo percepita come un segno di debolezza sociale; inizialmente i maschi tendono a mettere in atto comportamenti impulsivi e solo successivamente presentano una franca depressione. Pertanto non è facile riconoscere la depressione in un maschio. Egli non riferisce i sentimenti di disgusto di sé e di disperazione che l’attanagliano, però magari lamenta stanchezza, perdita di interesse per il lavoro, dorme poco, è irritabile e non pratica i suoi soliti hobby. Frequentemente negli uomini la depressione si manifesta con attacchi di rabbia, aggressività, violenza, comportamento sconsiderato e abuso di sostanze. Il tasso di suicidio è più elevato che nelle donne.
La depressione nelle donne
Nelle donne la depressione ha una frequenza di due volte superiore a quella maschile. Il tasso più elevato è legato a fattori ormonali quali la sindrome premestruale (PMS), disturbo disforico premestruale (PMDD), la depressione post-partum, e la depressione perimenopausa.
La sintomatologia femminile presenta tutta la gamma dei sentimenti negativi: tristezza accentuata, sentimenti di indegnità e colpa, disgusto di sé, facile faticabilità e stanchezza eccessiva. Ma anche tutti gli eccessi quali dormire troppo, mangiare troppo con eccessivo aumento di peso, lamentele fisiche continue con riterati e svariati disturbi fisici.
La depressione negli adolescenti
La variabilità dei sintomi è una costante della depressione nell’adolescente. Alcuni possono essere veramente tristi e presentare una forte introversione con tendenza all’isolamento, altri presentano un velo di malinconia con scarsa propensione alla socialità. Fa parte della manifestazione della depressione in adolescenza anche l’eccessiva irritabilità, quella certa scontrosità che non permette alcun avvicinamento, l’ostilità verso tutto e tutti nonché una eccessiva lamentela su sintomi fisici variabili di giorno in giorno. L’esperienza di adolescenti che abusano di alcool e sostanze, che mettono continuamente in pericolo la propria vita (forma frequente di tentato suicidio) fino a forme estreme di violenza omicida e suicida fanno parte della non facile diagnosi di depressione in adolescenza. La depressione adolescenziale se riconosciuta è altamente curabile.
La depressione negli anziani
Nel corso della vita da anziani ci ritroviamo a dover affrontare i cambiamenti del corpo che si ammala, la perdita dell’indipendenza, la morte delle persone care, tutti fattori che predispongono all’insorgenza della depressione. Gli anziani senza una rete di supporto familiare e sociale si ammalano di depressione più frequentemente degli altri. Gli anziani si lamentano dei problemi fisici, ma tacciono e non esprimono i pensieri ed i sentimenti più chiaramente di stampo depressivo. Pertanto più facilmente la depressione nell’anziano si accompagna a peggioramento delle condizioni fisiche che portano all’aumento del tasso di mortalità.