Parole chiave: Psicoanalisi del Bambino e Adolescente, Infant – Observation, Gaddini, Freud
(A cura di Paolo Meucci)
In occasione dei cento anni compiuti da Gina Ferrara Mori questo 11 novembre, oltre che a complimentarci per la sua lucida longevità ed augurarle un sereno proseguimento della sua vita, crediamo sia doveroso riconoscerle il contributo che ha dato alla nascita della psicoanalisi infantile in Italia.
Gina si è formata primariamente come pediatra lavorando in ospedale con i neonati, poi come medico psicologo lavorando sia nei servizi di Igiene mentale del comune di Firenze che all’interno dell’Istituto di Psicologia dell’Università di Firenze. È da qui che è partita la spinta ad approfondire la sua formazione come psicoanalista sia di adulti che di bambini. È stata tra i pionieri della psicoanalisi infantile in Italia, formando generazioni di psicoterapeuti e psicoanalisti.
I contributi psicoanalitici di Gina sono vari (ha scritto sull’interpretazione, sulla formazione, sul sogno) ma la sua ricerca psicoanalitica è stata diretta primariamente ad esplorare le risorse del metodo osservativo ed il costituirsi della relazione madre-bambino. Un lavoro che parte dal suo primo articolo del 1955, Contributo allo studio delle relazioni madre-bambino nei primi anni di vita, per arrivare alla pubblicazione nel 2022 del suo inedito Nello stesso posto: il feto come paziente.
È all’interno di questa ricerca che si è quindi sviluppato il suo contribuito più originale, facendosi promotrice di un gruppo di Pre-Infant Observation da cui è maturato il costrutto della Maternità Interiore, che Gina definisce come un processo di sviluppo della identità femminile e un processo di elaborazione di rappresentazioni mentali. È il luogo delle fantasie, delle emozioni, dei desideri, dei sogni, è la residenza di legami, di affetti, di relazioni nuove, è il contenitore di quel bambino fantasmatizzato interno che diventerà il bambino reale esterno (2006).
NOTE BIOGRAFICHE
Gina Ferrara Mori è nata a Firenze nel 1923 e si è formata alla facoltà di Medicina dell’Università di Firenze.
Nel periodo universitario conobbe Franco Mori, con il quale ha poi condiviso la propria vita affettiva e professionale. Durante l’università entrarono entrambi a far parte dei gruppi antifascisti e si impegnarono a diffonderne la stampa clandestina.
Nel 1950 Gina si specializzò in pediatria. Nella frequentazione dell’Ospedale pediatrico scelse di dedicarsi primariamente ai lattanti, e fu lì che germinò l’attenzione anche ai genitori, che venivano all’epoca tenuti a distanza dal figlio ospedalizzato.
Decise poi di lavorare nei Consultori pediatrici dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, dedicandosi in particolare a favorire una buona relazione madre-bambino. Testimonianza di questa sua esperienza si ritrova nel suo primo articolo Contributo allo studio delle relazioni madre-bambino nei primi anni di vita, pubblicato su Infanzia Anormale nel 1955.
Essendo interessata ad approfondire la dimensione psicologica dell’infanzia nel 1952 accolse la richiesta di entrare a far parte dell’Istituto di psicologia dell’Università di Firenze.
In quegli stessi anni lavorava in qualità di medico psicologo nel Centro di igiene mentale del Comune di Firenze, dove iniziò sia un’attività psicoterapeutica con bambini, adolescenti e genitori sia un lavoro con gli operatori che si occupavano di bambini. Gina ha raccontato che nel dedicarsi al disagio mentale infantile sentiva però che le mancava una formazione più approfondita per cui -sollecitata anche dal marito Franco, che già si era formato come psicoanalista- decise nel 1967 di iniziare una propria analisi personale e quindi il training presso l’Istituto Milanese di Psicoanalisi, diventando nel 1975 Membro associato della SPI, poi membro ordinario, quindi analista con funzioni di training. In quegli anni abbandonò l’insegnamento universitario per dedicarsi quindi interamente all’attività psicoanalitica.
Insieme al marito Franco, oltre a far parte del Centro Psicoanalitico di Firenze -che si era costituito nel 1974- frequentava assiduamente anche i Centri di Bologna e di Milano. È qui che forma la propria identità analitica, grazie sia a quelli che lei riconosce come i suoi maestri (Cesare Musatti, Giovanni Hautmann, Franco Ferradini, Egon Molinari) sia grazie ai colleghi con cui svilupperà rapporti di amicizia (Luciana Nissim, Gilda De Simone, Mariangela Barbieri, Adda Corti).
La sua formazione si è poi arricchita in virtù dell’interesse che ha nutrito per la psicoanalisi kleiniana e post-kleiniana, partecipando ai tanti seminari condotti in quegli anni da H. Rosenfeld, B. Joseph, H. Segal, W. R. Bion, M. Spira, E. Bick (che aveva personalmente conosciuto a Londra) e D. Meltzer (con il quale presenta in ripetuti seminari il materiale clinico di un suo piccolo paziente).
Per quanto la sua formazione sia radicata essenzialmente sull’impronta post-kleiniana, si è anche interessata a quanto S. Lebovici e R. Diatkine andavano creando nei servizi per la prevenzione e la cura dei disturbi mentali dei bambini. Fu in questa ricerca di esperienze all’avanguardia che venne in contatto con Marcella Balconi, la quale stava tentando di utilizzare la psicoanalisi infantile nei servizi pubblici.
Gina racconta che quello che ha dato una grande svolta al mio lavoro , e credo anche al lavoro di tanti,è stata la conoscenza di Esther Bick e di tutto il gruppo che aveva lavorato con Esther Bick come la Balconi, la Di Cagno, Dina Vallino. Il lavoro si è polarizzato per inserire l’Infant Observation in Italia.
Così sul finire degli anni ’70 partecipò ai seminari di Infant Observation condotti da Lina Generali Clements e in seguito da Martha Harris e Donald Meltzer. In quell’esperienza è per lei stato possibile recuperare la propria pratica di pediatra e del tanto lavoro svolto con i piccoli pazienti ed i loro genitori.
Iniziò quindi a condurre a Firenze piccoli gruppi di Infant Observation e da lì ad espandere i suoi contatti e collaborazioni con gruppi di lavoro che in varie parti d’Europa si occupavano della formazione di psicoterapeuti e psicoanalisti attraverso l’esperienza di Infant Observation.
Parallelamente sin dagli anni ’80 si stava impegnando all’interno della SPI affinché si attivasse un training specifico per la psicoanalisi dell’infanzia e dell’adolescenza.
Al Congresso SPI del 1980 presentò una significativa relazione -scritta insieme a Lina Generali Clements – Correlazioni fra la relazione analitica e la relazione madre bambino (pubblicata nel 2008 in Quaderni di Psicoterapia Infantile n.55, Edizioni Borla)
Il suo ricco lavoro di osservazione delle primarie relazioni madre-bambino l’ha stimolata ad attivare nel 2001 un gruppo di studio sulla pre-Infant Observation e quindi sull’esperienza psichica della gravidanza, lavoro nel quale ha maturato quella che poi è diventata la ricerca e la teorizzazione della Maternità Interiore, i cui risultati sono stati riportati nel volume Un tempo per la maternità interiore, pubblicato nel 2008 in Italia da Borla e nel 2015 in Gran Bretagna da Routledge. Nel 2022 in Italia è comparsa una nuova edizione del volume –presso Mimesis- nel quale è inserito un inedito di Gina Mori, dal titolo Nello stesso posto: il feto come paziente.